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3. STILI EDUCATIVI, INFLUENZE CULTURALI E SVILUPPO DELL’AUTONOMIA
La capacità genitoriale di dosare sostegno e controllo, in relazione all’età e alle particolari
caratteristiche del figlio, realizza quella “protezione flessibile” che è riconosciuta come
fondamentale per lo sviluppo dell’adolescente. Essa é stata studiata in particolare attraverso l’analisi
degli stili educativi, che prende in considerazione due diverse dimensioni: la fermezza o severità,
che si riferisce alla misura in cui i genitori controllano e supervisionano il comportamento dei figli,
e la responsività o sostegno, che si riferisce invece alla capacità genitoriale di mostrare calore,
accettazione e coinvolgimento. In base alle variabili familiari del controllo e del sostegno lo stile
disciplinare o pedagogico dei genitori può essere classificato come: democratico o autorevole (alto
sostegno e alto controllo), supportivo (alto sostegno e basso controllo), autoritario (basso sostegno e
alto controllo) e indifferente o permissivo-inesistente (basso sostegno e basso controllo). Esiste una
relazione significativa tra gli stili genitoriali e l’autonomia dimostrata dai figli. Nelle famiglie
autorevoli, le linee guida sono stabilite in base al comportamento degli adolescenti: ci si aspetta che
le regole vengano rispettate, ma queste sono flessibili e soggette a discussione, perché le decisioni
da parte dei genitori sono prese dopo aver consultato i figli. Inoltre, si vive in un’atmosfera di
vicinanza, cura e imparzialità; poiché in queste famiglie vige la flessibilità, non è difficile per i
genitori andare incontro ai figli che sviluppano la propria autonomia sia dal punto di vista emotivo
che comportamentale. Nelle famiglie autoritarie, in cui le regole sono imposte rigidamente e
raramente discusse con i figli, è molto più difficile adattarsi ai cambiamenti che caratterizzano
l’adolescenza. I genitori, si oppongono al bisogno d’indipendenza dei figli, invece di incoraggiarlo.
Nelle famiglie indulgenti sorgono problematiche differenti. In questi casi i genitori non forniscono
una guida ai loro figli; di conseguenza, questi cresceranno senza aver acquisito standard adeguati di
comportamento. In assenza di guida e regole, i giovani educati. permissivamente, chiedono consigli
e supporto emotivo ai coetanei: in questo modo, diventano dipendenti psicologicamente dai loro
amici e, forse, emotivamente distaccati dai genitori, ma non sinceramente autonomi. Nel caso di
famiglie indifferenti, l’eccessivo permissivismo è esacerbato dalla mancanza di unione familiare: in
questo caso l’adolescente non riconoscerebbe l’autorità genitoriale e cercherebbe altrove quelle
regole da condividere, che il gruppo familiare non gli ha dato. È questo il caso in cui quello dei pari
può rappresentare l’unico gruppo di cui l’adolescente riconoscerebbe l’autorità e l’influenza.
4. INFLUENZE CULTURALI E AUTONOMIA ADOLESCENZIALE
La difficoltà di acquisizione d’identità può portare, come succede sempre più spesso, a un
prolungamento dell’adolescenza, anche fino ai trent’anni e oltre, determinando nei giovani una
condizione di eterno adolescente che non ha un’identità stabile e autonoma dalla famiglia d’origine.
A differenza di qualche decennio fa, attualmente l’adolescente gode di considerevoli quote
d’autonomia decisionale e libertà di scelta entro le mura domestiche, all’interno di un contesto
familiare supportivo e scarsamente conflittuale: i giovani, insomma, possono avventurarsi
nell’esplorare l’ambiente senza dover rendere conto, o quasi, dei loro comportamenti. Nella
condizione di giovane adulto sarebbero compresenti due condizioni di vita contraddittorie: quella
dell’adolescente/giovane, che non ha ancora raggiunto il suo stato definitivo, e quella dell’adulto
che ha conseguito il suo sviluppo completo. Il primo termine, dunque, starebbe ad indicate il
soggetto in fase di crescita, che richiede ancora nutrimento, il secondo si riferirebbe, invece,
all’individuo cresciuto che é già stato nutrito e che quindi ha ultimato la sua crescita.
Di fronte a un processo di sviluppo individuale sempre più improntato alla possibilità di
ripensamento delle scelte a livello personale e professionale, quindi con la possibilità di tornare
indietro sui propri passi, di non chiudere mai definitivamente con bisogni e desideri del passato,
assistiamo a cambiamenti rilevanti dell’attività lavorativa e a scelte di provvisorietà anche per
quanto riguarda i legami affettivi. I dati mettono in evidenza come oggi gli adolescenti desiderino
avere un periodo di moratoria in cui sperimentarsi nella vita lavorativa e affettiva, senza doversi far
carico, in maniera completa, delle responsabilità e dei vincoli che queste scelte implicano.
La protratta permanenza nel nucleo d’origine riduce la possibilità di comparsa di una nuova
generazione. È sempre più diffusa la scelta di uscire da casa per sperimentare un periodo di vita da
single o di convivenza non coniugale prima di sposarsi o in alternativa al matrimonio. In questi casi,
nella cultura familiare e sociale é dominante l’ideale realizzativo di sé, soprattutto sotto il profilo
professionale: quando si parla di realizzazione ci si riferisce all’indipendenza, a uno spazio
personale, alla riuscita sociale, all’autonomia economica e psicologica.
La percezione del tempo da parte del giovane é cruciale e sintomatica, poiché il presente domina la
scena, il futuro e percepito come sua dilatazione e il passato appare come una risorsa da mantenere
compatta e uniforme, di cui conservare tutto. A tale proposito, sembra evidente come un’adeguata
capacita di esplorazione e investimento delle relazioni extrafamiliari da parte degli adolescenti sia
altamente connessa alla percezione che le proprie relazioni con i genitori siano caratterizzate
contemporaneamente da autonomia e mantenimento di stretti legami. Al contrario, coloro che
percepiscono la famiglia come invischiata e sovrainvestita hanno maggiori difficoltà a relazionarsi
con il mondo esterno. Il dissolversi dei confini intergenerazionali e, in questo senso, il fattore che
determina le più grosse difficoltà nel processo di separazione-individuazione e di costruzione,
quindi, di un’autonomia adattiva.
CAP. 4
AUTONOMIA ADOLESCENZIALE E GRUPPO DEI PARI.
Durante l’adolescenza, la separazione dai genitori crea uno spazio nella sfera affettiva che offre la
possibilità di investire le proprie energie in nuovi rapporti e attività. Ciò spinge l’adolescente sia
all’ampliamento e all’approfondimento dei propri interessi personali che costituiscono temi di
condivisione e confronto con i propri coetanei, sia alla ricerca di nuove relazioni con quest’ultimi.
Hartup definisce interazioni orizzontali, quelle che hanno carattere di uguaglianza e sono basate
su scambi, tendenzialmente rappresentano il teatro in cui recitare la propria autonomia.
L’adolescente, quindi, deve emanciparsi soprattutto dal considerare i genitori gli unici referenti
emotivi: in questo periodo, il gruppo dei pari rappresenta sostegno e una sicurezza che sorreggono
l’individuo nei momenti in cui devono essere superate quelle barriere spesso erette dai genitori. Il
rapporto con i pari permette allora di esplorare nuovi spazi e verificare la propria autonomia. Il
gruppo dei coetanei diviene, in questo senso, un supporto fondamentale nel processo di
costruzione di un’individualità autonoma e nella strutturazione delle prime fondamentali
relazioni extrafamiliari: i pari rappresentano i nuovi oggetti di investimento emotivo che consentono
di riempire il vuoto che il ragazzo sente dentro di sé. Nei primi anni di adolescenza questi legami
sono diadici e non prevedono l’apertura ad altre persone, considerate spesso una minaccia al
rapporto. Il riconoscimento reciproco rappresenta il tratto fondamentale di tali relazioni: l’altro
diviene spesso una rappresentazione mentale dei desideri dell’adolescente e, in quanto tale, non
può permettersi di contraddire. Solamente in modo graduale, e a partire dalla media adolescenza,
l’individuo impara a relazionarsi all’altro in modo più adulto, riconoscendo le diversità reciproche
e, quindi, accettandolo per quello che è, con i suoi pregi e difetti. Le amicizie diventano pertanto più
solide, profonde e stabili nel tempo: viene a crearsi uno spazio reale per il confronto e per
l’arricchimento nella relazione. A partire dai 14 anni circa, l’adolescente inizia ad aprirsi a vere e
proprie relazioni di gruppo: si formano così compagnie spontanee all’interno delle quali diventa
possibile mettersi alla prova attraverso comportamenti autonomi. Il gruppo diventa così luogo di
sperimentazione dove apprendere a elaborare nuove strategie per la risoluzione dei problemi. Il
gruppo, tuttavia, è anche luogo di conformismo. Gli adolescenti che appartengono a un gruppo,
infatti, tendono all’omologazione sotto ogni punto di vista: abbigliamento, comportamenti o
ideologie. Il conformismo al gruppo risponde alla necessità di trovare nuovi modelli di
riferimento, dopo aver messo in discussione quelli genitoriali. Ovviamente quando l’adolescente ha
sviluppato un nuovo modello di comportamento basato su proprie norme e valori, può abbandonare
tale conformismo, affermandosi come persona autonoma e diversa dagli altri.
1. IL GRUPPO DEI PARI COME NUOVO CONTESTO DI INDIVIDUAZIONE
L’adolescente si affranca dai legami tipici della fanciullezza costruendo al contempo molteplici
rapporti d’interdipendenza: con i pari, percepiti portatori di valori nuovi e originali rispetto a quelli
familiari; con altri adulti, con cui si sforza di stabilire un rapporto di tipo interattivo e non di
dipendenza; talvolta anche con bambini, nei cui confronti attiva e sperimenta stili di rapporto di tipo
protettivo. L’espressione “gruppo dei pari” è spesso utilizzata in senso generale per indicare
complessivamente gli adolescenti di una stessa fascia d’età. Ma si vuole indicare come un nucleo di
adolescenti che intrattiene una relazione intensa e continuativa, fondata sulla condivisione di un
insieme di esperienze, interessi e valori, considerati importanti per il singolo e per il gruppo. Se la
funzione principale delle relazioni con i genitori è acquisire sicurezza, quella del gruppo dei pari è
la possibilità di mettersi alla prova in una serie di compiti di sviluppo, psicologici e sociali che, se
risolti adeguatamente, consentiranno all’individuo, una volta divenuto giovane adulto, di gestire
adeguatamente le relazioni importanti della propria vita, prima fra tutte qu