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BUSINESS: IL “DOVE”
16.1 Il focus sull’evoluzione del portafoglio
Riguardo all’evoluzione del portafoglio business dobbiamo effettuare una distinzione
tra “dove” e “come”. Il dove implica la definizione del territorio in cui l’impresa
intende competere; il come riguarda la modalità con cui lo sviluppo del portafoglio
viene realizzato.
16.2 Le determinanti del “dove”
Di norma, l'attenzione è concentrata esclusivamente sullo sviluppo, cioè sul dove
entrare. Tuttavia, non bisogna dimenticare che la realizzazione di un'efficace corporate
strategy può suggerire l'opportunità di uscire da un business, per svariate motivazioni
(perdite non più sostenibili; liberare risorse da investire in aree d'affari a più alto
potenziale; ecc).
Nelle scelte del dove confluiscono moltissimi elementi che possiamo ricondurre a due
categorie principali: i fattori ambientali e le risorse aziendali.
Per quanto riguarda i fattori ambientali, qui facciamo riferimento ai cambiamenti
tecnologici, ad eventi traumatici, hai cambiamenti nei gusti dei consumatori, a
comportamenti aggressivi da parte dei concorrenti, a mutamenti sociali e politici a
livello paese, ecc.
Per quanto riguarda le risorse aziendali, invece, in base al loro grado di specificità
distinguiamo tre categorie di risorse: specializzate, generali e finanziarie.
Le risorse specializzate possono costituire il fulcro per una strategia di diversificazione
correlata, a patto che possano essere utilizzate in altri business all'interno dei quali
contribuiscono al vantaggio competitivo. Tuttavia, la diversificazione basata sulle
risorse specializzate può presentare alcuni ostacoli. Ad esempio, la coesione tra i
business porta con sé una serie di costi, ed inoltre, pur in presenza di risorse
specializzate non è detto che all'interno del nuovo business vi siano ulteriori risorse,
ugualmente importanti per il successo di quest'ultimo, che quindi dovranno essere
acquisite dall'esterno.
Le risorse generali, invece, rappresentano le competenze di general management e
funzionali (finanza, controllo, logistica, ecc). Queste possono essere fruibili in maniera
più estesa, cioè in business a bassa correlazione con quelli esistenti, anche se a causa
della più facile reperibilità tenderanno a fruttare ritorni inferiori.
Infine, abbiamo le risorse finanziarie. Dal punto di vista della diversificazione sono
risorse neutrali, nel senso che non indicano in alcun modo la direzione auspicabile per
lo sviluppo. 54
Mettendo in relazione questi due elementi, fattori ambientali e risorse aziendali,
otteniamo una matrice che ci permette di identificare le diverse tipologie di
diversificazione.
Nel primo quadrante si collocano le mosse di diversificazione più attraenti, In quanto
combinano l'ingresso in settori con prospettive molto positive con la valorizzazione
delle risorse specializzate. Nel secondo quadrante troviamo i casi di diversificazione
ad alto rischio; quando l'impresa entra in un nuovo business pur avendo a disposizione
solo risorse generali, le quali possono non essere sufficienti a garantire il successo. Nel
terzo quadrante rientrano le scelte di diversificazione autoreferenziale, dove l'impresa
è convinta circa il valore delle proprie risorse specializzate e tende a trascurare le
criticità del contesto in cui vuole entrare. Infine, nell'ultimo quadrante ritroviamo le
scelte di diversificazione indecifrabile. In questo caso l'impresa entra in contesti
scarsamente interessanti avvalendosi di risorse generali per svariate motivazioni; ad
esempio, una valutazione errata delle potenzialità del settore o l'ambizione del
management verso la crescita.
Favorevoli
Fattori ambientali
Non favorevoli Risorse rilevanti
Generali Specializzate
16.4 Diversificazione e risorse: alcune precisazioni
Gli studi in tema di diversificazione hanno rivelato che le imprese spesso commettono
due errori di calcolo rispetto alle risorse. Esse tendono a sovrastimare la trasferibilità
delle risorse specifiche e il valore delle risorse generali. Per via di questa tendenza è
importante che le risorse rispettino alcuni accorgimenti. Devono essere
competitivamente superiori nel nuovo business, all'interno del quale devono costituire
fattori critici di successo. Inoltre, anche quando le risorse potrebbero contribuire al
vantaggio competitivo in un nuovo business, occorre essere certi che sia effettivamente
possibile utilizzarle in quel contesto competitivo.
16.5 Diversificazione e performance economiche
Per quanto riguarda la relazione tra il grado di diversificazione e le performance
economiche, questa si traduce in una funzione non lineare. La diversificazione per
adiacenze (o vincolata), quella in cui l'azienda si espande intorno a un nucleo di risorse
55
specializzate, dà nella maggior parte dei casi risultati migliori rispetto alle altre
categorie di diversificazione; la diversificazione correlata dà risultati intermedi; la
diversificazione realizzata in settori molto lontani gli uni dagli altri, attingendo a risorse
interne così generali da risultare generiche, è quella che genera minor valore
economico. 56
CAPITOLO 17 – LA CRESCITA INTERNAZIONALE
17.1 I motivi della crescita internazionale
L'interesse di un'impresa verso la crescita internazionale può derivare da uno stato di
necessità oppure dalla presenza di opportunità.
Tra i fattori di necessità troviamo, ad esempio, l'aumento o il mantenimento dei volumi
di vendita utili ad assicurare la saturazione della capacità produttiva oppure la ricerca
di know-how distintivo.
Tra le opportunità di crescita, invece, ritroviamo il miglioramento della propria
reputazione aziendale nei confronti degli stakeholder grazie alla presenza a livello
internazionale, la possibilità di seguire in altri mercati clienti che operano a livello
globale facendo leva sulle relazioni già esistenti e la valorizzazione delle risorse in altri
mercati.
17.2 I rischi della crescita internazionale
Prima di intraprendere una strategia di crescita sui mercati internazionali è
fondamentale per un'azienda attuare un processo di accurata valutazione del rapporto
costi-benefici. Infatti, i rischi collegati alla crescita internazionale sono diversi:
− Il rischio economico, legato soprattutto alla fluttuazione della domanda sui mercati
internazionali;
− il rischio monetario e di cambio, dovuto alle oscillazioni dei tassi di cambio e alle
possibili svalutazioni della moneta;
− il rischio tecnico, legato alle caratteristiche e alla qualità del prodotto/servizio che
si offre, che potrebbero non essere conformi alle caratteristiche/esigenze dei clienti
locali;
− il rischio paese, legato alla presenza di leggi, regolamenti e sistemi istituzionali
differenti da quelli del paese di partenza.
17.3 La scelta delle aree/Paesi
La valutazione dei rischi è uno dei passaggi cruciali relativi alla scelta sul dove crescere
a livello internazionale. Alcuni paesi potrebbero essere più attrattivi di altri. E
necessario quindi effettuare un'analisi dell'attrattività dei paesi target, considerando i
trend di crescita del paese, le politiche pubbliche, i tassi di cambio, il livello delle
barriere di ingresso e della concorrenza.
Un fattore significativo per valutare l'opportunità di entrare in un business estero e la
distanza tra il paese d'origine e quello target, la quale non va intesa solo come
lontananza fisica, ma anche come l'insieme di elementi che vanno a comporre il divario
culturale, amministrativo, politico ed economico. Uno strumento utile per valutare
questo tipo di distanza è il modello CAGE (culturale, amministrativa, geografica,
economica) per la scelta dei mercati esteri. Secondo questo modello un'impresa
57
maggiore opportunità di successo in un paese target se la distanza CAGE tra il paese
target è il paese in cui l'impresa già opera è bassa.
La scelta dei paesi target comporta la necessità di individuare da quali contesti iniziare
o proseguire il processo di crescita internazionale e secondo quale velocità procedere.
A riguardo è utile il framework per la scelta dei mercati esteri, che evidenzia i fattori
principali per identificare le migliori opportunità per una crescita internazionale e le
tempistiche di ingresso. Il primo fattore è l'importanza strategica del mercato, che
considera la dimensione attuale e futura del mercato, della domanda e della
concorrenza, e le opportunità offerte in termini di risorse, tecnologie e conoscenza. Il
secondo fattore è la capacità competitiva dell'impresa nel mercato, che dipende dalla
replicabilità del modello di business attuale nel nuovo mercato, dalle barriere di
ingresso e dalla forza dei concorrenti già presenti.
La combinazione di questi due fattori da origine ad un modello che individua quattro
principali strategie di scelta dei mercati esteri:
I. In un mercato strategicamente molto importante ma dove l'impresa ha una bassa
capacità competitiva si consiglia un'entrata sequenziale, ovvero superare e gestire
gradualmente le diverse barriere;
II. in un mercato strategicamente molto importante dove l'impresa ha un'alta capacità
competitiva si consiglia un'entrata rapida, al fine di sfruttare tutto il potenziale nel
minor tempo possibile e anticipare la concorrenza;
III. in un mercato strategicamente poco importante ma dove l'impresa ha un'alta
capacità competitiva si può effettuare un'entrata opportunistica, sfruttando il
potenziale dell'impresa senza sforzi significativi;
IV. in mercati strategicamente poco importanti e dove l'impresa ha una bassa capacità
competitiva entrata è da evitare, in quanto le opportunità di successo sono scarse.
58
17.4 Le modalità di crescita internazionale
Le forme di internazionalizzazione possono essere molteplici, e sono collocate tra due
estremi, le esportazioni e gli investimenti esteri diretti (IDE).
Le modalità di entrata in un paese possono essere classificate in base al coinvolgimento
richiesto in termini di equity, distinguendo tra modalità non-equity, basate su
transazioni, in modalità equity, basate su investimenti diretti esteri.
Le modalità non-equity vanno dalle vendite occasionali all'esportazione diretta e
indiretta tramite contratti o agenti, e includono anche accordi commerciali di leasing e
franchising. Le modalità equity, invece, includono le joint venture, gli investimenti con
quote di minoranza e la creazione di proprie filiali all'estero.
Un altro fattor