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Nello stesso anno, 1856, lo Zar pronunciò un discorso ai rappresentanti della nobiltà moscovita
che è considerato l'avvio del processo di emancipazione.
All'inizio del 1858, poiché il comitato segreto sulla questione contadina non doveva più rimanere
segreto fu rinominato “comitato supremo” e i giornalisti furono autorizzati a discutere liberamente
dell'emancipazione ma all'inizio del 1859 abolì il comitato supremo creando delle “commissioni di
revisione”, con il compito di preparare la stesura della legge.
Nel 1861, finalmente, Alessandro appose la sua firma alla legge, con cui sancì l'emancipazione dei
contadini e la fine della servitù della gleba. Lo Zar era consapevole del fatto che le norme
lasciassero molto a desiderare e ne rinviò la pubblicazione a qualche mese più tardi. La legge
dichiarava che la terra rimaneva di proprietà dei nobili. Per riscattarsi i contadini, oltre alla casa,
dovevano acquistare il terreno a loro assegnato ma solo se il proprietario decideva di venderlo.
Le reazioni immediate all'emancipazione furono ostili, poiché da un lato i contadini rimasero delusi
e dall'altro i nobili conservatori e lo stesso Alessandro si spaventarono dell'enormità del
cambiamento.
Nello stesso anno le università di San Pietroburgo e Kazan furono teatro di vaste dimostrazioni
studentesche contro le disposizioni delle autorità scolastiche. Per protesta per la chiusura
dell'università di San Pietroburgo si fecero delle collette e si istituirono "corsi accademici liberi" e
per la prima volta, erano presenti anche le donne. Si svilupparono in grande quantità, anche, i
prodotti di stampa clandestina che non solo si distribuivano per le strade ma venivano anche inviati
per posta allo zar e alle autorità politiche. Lo spirito che animava i gruppi rivoluzionari scaturiva dai
pensieri elaborati nelle discussioni tra slavofili e occidentalisti. Per effetto delle altre riforme che
Alessandro promulgò nei vari settori della società e dello stato, aumentarono i dibattiti sui possibili
ulteriori sviluppi dell'impero. Le riforme promulgate tra il 1863 e il 1874 miravano a un nuovo
ordinamento della vita pubblica, ci furono modifiche sull'amministrazione dello stato e della
giustizia, nel settore delle forze armate e nella vita culturale del paese, nonché nel campo
dell'istruzione popolare. L'obbiettivo era quello di adattare l'impero autocratico alle esigenze di un
paese moderno e le necessarie innovazioni furono realizzate per vie burocratiche. L'abolizione
della servitù della gleba comportò la soppressione di determinate funzioni amministrative e si rese,
quindi, necessario riorganizzare l'amministrazione delle campagne, poi in ogni città venne eletta
una duma e istituito un organo esecutivo permanente, formato dal sindaco e capo amministrativo.
Nei centri urbani il diritto al voto era legato alla proprietà e gli elettori erano divisi in 3 classi, a
seconda del censo. Le reti stradali urbane furono migliorate, così come l'illuminazione e
l'approvvigionamento idrico, nacquero centrali elettriche, gas nuove scuole, ospedali ecc.
Venne riorganizzato anche il diritto russo, e nel 1863 si emanò un decreto che limitava e in alcuni
casi aboliva l'uso della pena corporale. Nel 1864 conformò il diritto russo ai fondamenti su cui la
borghesia europea aveva concepito il diritto civile e penale. Nel 1867 fu promulgata la legge sulla
nuova competenza giuridica dell'esercito e della marina e nel 1874 fu emanato l'ordinamento che
estendeva a tutte le classi l'obbligo del servizio militare.
Anche nell'istruzione ci furono cambiamenti, vennero emanate numerose ordinanze che liberavano
le scuole, i licei e le università dalle norme poliziesche cui erano stati sottoposti e i programmi
d'insegnamento vennero riformati secondo modelli occidentali e, infine, anche le università
ottennero maggiore autonomia e vennero permessi i viaggi d'istruzione (vietati da Nicola I).
Il movimento rivoluzionario
Il movimento riformista nato sotto lo "zar liberatore" Alessandro II fu accompagnato non solo da
sollevazioni contadine ma anche da disordini studenteschi. Tra i gruppi rivoluzionari che si
proponevano di instaurare in Russia un sistema libertario di tipo agrario-socialista figuravano
l'organizzazione segreta Terra e Libertà, che agì negli anni compresi tra il 1862 e 1864, e l'unione
terroristica fondata nel 1863. Nel 1869 si costituì un nuovo movimento politico che elaborò anche
teorie sociali e filosofiche, sociologiche ed economiche, il populismo russo, essi vedevano nella
comunità contadina un'istituzione che rappresentava la possibilità di passare dal collettivismo
rurale al socialismo. Esso si sviluppo in 2 correnti, una caratterizzata da un pacifico lavoro di
formazione e di istruzione del popolo, l'altra di stampo terroristico e cospirativo. Seppur schierati su
posizioni diverse, i rivoluzionari concordavano sulla necessità di entrare in stretto contatto con le
masse contadine, per conquistarle alla rivolta contro l'ordine costituito ma il fallimento della
crociata populista portò alla luce la necessità di dare basi organizzative più solide alle attività
rivoluzionarie. La corrente caratterizzata dallo stampo terroristico aveva anche il compito di
individuare spie della polizia e traditori e di liberare i compagni in carcere. Nacque, in seguito, un
nuovo gruppo terroristico, denominato Libertà del popolo che aveva gli stessi obbiettivi di Terrà e
Libertà e che l'obbiettivo si poteva raggiungere solo con una sollevazione di massa. Questa presa
di posizione fu seguita da una serie di attentati terroristici e all'estero si constatava che la classe
dirigente russa era incapace di mantenere l'ordine e la pace nel paese. Nel 1879 avevano emesso
un verdetto di condanna a morte per Alessandro II, scatenando una caccia allo zar, tanto che il
fratello e diversi ministri consigliarono di cedere e di dare un indirizzo liberale alla politica interna,
ma a quest'idea si opposero il successore al trono Alessandro e i suoi sostenitori e nel 1881 fu
ucciso da una bomba scagliatagli contro. Fu il nuovo regime di Alessandro III a registrare il
successo, riuscendo ad arrestare l'autore dell'attentato e condannandolo a morte.
La resistenza sotto Alessandro III
Il primogenito di Alessandro II, Nicola, morì nel 1865, quindi toccò al secondogenito salire al trono,
Alessandro III (1881-1894) che non cedette alle richieste dei rivoluzionari ma si dimostrò deciso a
reprimerle. Nel manifesto del 1881, egli rese esplicito voler reprimere la rivoluzione e mantenere
l'autocrazia.
- venne avviata una politica di russificazione (un sovrano, una fede, una legge, una lingua)
- nacquero i regolamenti temporanei che vietavano agli ebrei di insediarsi in zone diverse da
quelle loro destinate
- aumentò la repressione nei confronti delle religioni non ortodosse, in particolare nei confronti
degli ebrei scoppiarono vere e proprie sollevazioni popolari antiebraiche
Industrializzazione e trasformazioni sociali
Nell'impero zarista prese piede il capitalismo ma nel raggiungere lo stesso grado di sviluppo dei
paesi occidentali, la Russia dovette affrontare difficoltà notevoli, dato che la Russia non si unì
prima all'occidente nel cammino verso lo sviluppo industriale e capitalistico, inoltre in Russia non
era avvenuta una rivoluzione agraria che avesse aperto la strada a quella industriale, né i governi
zaristi avevano adottato misure politiche finalizzate allo sviluppo di un'economia moderna.
In Russia il rapporto tra stato e società era strutturato in modo diverso di quello esistente nei paesi
occidentali dove si era formata una borghesia cittadina economicamente forte che era riuscita ad
assumere vari incarichi nell'ambito della vita pubblica.
La debolezza interna più evidente dell'impero zarista fu quello di non essere all'altezza delle
potenze occidentali, dal punto di vista militare, economico e politico. La creazione di una rete
ferroviaria moderna costituiva da un lato un presupposto importante per l'industrializzazione del
paese ma dall'altro rendeva necessaria una serie di misure cha la Russia doveva adottare se
voleva entrare a far parte del mondo moderno, come la riforma fiscale per poter investire
nell'impresa il capitale accumulato. Fallirono molti tentativi e con la rivoluzione industriale, in atto
dagli anni 80, nacque una nuova intelligencija che riuscì a contribuire notevolmente alla
modernizzazione economica e sociale dell'impero russo e assunse il comando della battaglia per
la libertà e per i diritti civili, per la trasformazione dell'autocrazia in uno stato democratico.
La politica difensiva e mire espansionistiche
Il contesto della politica internazionale di quel periodo vedeva la Germania e l’Austria già unite
nella duplice alleanza, la Francia avversaria della Germania dopo la sconfitta subita nella guerra
franco-prussiana, la Russia vicina alle potenze conservatrici della Duplice, e la Gran Bretagna
autonoma con il suo impero.
Già nel 1881 (due giorni dopo l’ascesa al trono di Alessandro) la Russia avrebbe concentrato la
propria attenzione sullo sviluppo interno del Paese ma nonostante queste premesse la politica
estera di Alessandro III fu molto attiva e determinò scelte decisive per gli equilibri europei.
Dopo vari indugi, Alessandro firmò l’alleanza dei tre imperatori. L’accordo difensivo fu stipulato
con Francesco Giuseppe d’Austria e Guglielmo I di Germania. Sebbene nazionalista e panslavista,
lo Zar decise di firmare l’alleanza mettendo da parte la sua diffidenza per la Germania. La Lega dei
3 imperatori non riusciva, comunque, a nascondere i conflitti di interesse che esistevano tra la
Russia e la monarchia Asburgica che sfociarono in una crisi orientale.
Con il congresso di Berlino del 1878, alla Russia le fu consentito di organizzare il governo e
l’esercito solo del territorio della Bulgaria che il congresso aveva posto sotto l’influenza russa.
Alessandro di Battenberg principe di Bulgaria, sotto il regno di Alessandro III, si allontanò
gradualmente dall’influenza della Russia e nel 1883 ripristinò la costituzione. Quando, nel
settembre del 1885, scoppiò nella parte della Bulgaria ancora ottomana (Rumelia orientale) una
rivolta anti-turca, Battenberg, ignorando gli avvertimenti di San Pietroburgo si mise a capo dei
rivoltosi e unificò il Paese.
Alessandro III, in seguito, si rifiutò di sottoscrivere ufficialmente una proroga dell'Alleanza,
sottolineando l'inconciliabilità degli interessi russi con la politica austro-ungarica nei Balcani e nel