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LA COLLETTIVIZZAZIONE AGRARIA

La collettivizzazione agraria, decisa tre anni dopo la riforma agraria e la distribuzione delle terre ai

contadini, risponde alla necessità di risolvere le difficoltà di sfruttamento, dovute allo

spezzettamento della proprietà.

La collettivizzazione delle terre viene preparata dall’istituzione di un Sistema unificato di acquisto e

di vendita, che costringe i contadini a vendere le loro eccedenze di grano allo Stato in proporzioni e

prezzi da esso fissati.

Per placare le inquietudini e le resistenze generate da questo monopolio, lo Stato lo presenta come

un sistema di maggiore sicurezza, affermando che in caso di cattivi raccolti sarà proprio lo Stato a

vendere le granaglie a basso prezzo ai contadini.

La politica di collettivizzazione si presenta come prudente e graduale, e si basa sull’adesione

volontaria dei contadini.

Inizialmente deve far leva sull’esistenza delle squadre di aiuto reciproco.

Si tratta di squadre stagionali che, all’epoca dei grandi lavori, riuniscono i contadini poveri e medi

che mettono in comune i propri utensili e la forza lavoro.

A partire da queste squadre si formeranno innanzitutto delle cooperative di produzione agricola di

tipo inferiore, o semisocialiste, che radunano da venti a quaranta famiglie, al cui interno la

e dell’apporto iniziale in utensili e in terra.

retribuzione verrà stabilita in funzione del lavoro

In una seconda fase le cooperative di tipo superiore, o socialiste, aboliranno queste sopravvivenze di

proprietà private, e le attrezzature, il bestiame e le terre diverranno beni collettivi.

La retribuzione sarà dunque versata tenendo conto del lavoro unicamente del lavoro fornito.

Nei primi anni il programma di collettivizzazione viene eseguito con prudenza, rispettando il

principio dell’adesione volontaria dei contadini alle cooperative.

I problemi si aggravano quando Mao Zedong, nel 1955, impone una brusca accelerazione alla

formazione delle cooperative, e alla fine del 1956 il 90% dei contadini si è arruolato nelle

cooperative socialiste.

Si affida la contabilizzazione del lavoro a quadri incompetenti e incapaci di applicare un sistema di

riforme razionali.

I contadini cinesi allora reagiscono allo stesso modo dei piccoli proprietari minacciati dallo Stato

socialista, abbattendo il bestiame.

Nel suo desiderio di veder stabilizzare la produzione tra il 1950 e il 1953, il Partito Comunista ha

permesso che si instaurassero le Quattro Libertà: vendere le terre, affittare la manodopera, prestare

denaro, commerciare.

In questo modo ha incoraggiato le famiglie ad arricchirsi, ma allo stesso tempo è riuscito a

controllare lo sviluppo delle tendenze capitaliste e la rinascita di un’ideologia contadina.

La collettivizzazione agraria, nonostante le violenze da cui è accompagnata, si compie in Cina con

facilità. VALUTAZIONE DEI PRIMI RISULTATI

Il primo piano quinquennale potrebbe apparire come un successo.

Il tasso di crescita del prodotto nazionale lordo raggiunge il 9%, ma l’espansione è maggiormente

del settore industriale, a scapito di quello agricolo.

I progressi sono anche qualitativi, poiché la produzione si diversifica, e si sviluppano nuove attività

come lo sfruttamento del petrolio e la fabbricazione di concimi chimici, di acciai speciali e di

attrezzature meccaniche.

SQUILIBRI ECONOMICI E INQUIETUDINE SOCIALE

L’Unione Sovietica, dotata di ampie riserve di terre arabili, poteva permettersi di sacrificare la

crescita dell’agricoltura a vantaggio dell’industria.

Ma in Cina, dove la popolazione era maggiore e le risorse più limitate, non era possibile seguire la

stessa strategia.

L’agricoltura cinese ha in effetti molte difficoltà a soddisfare gli obiettivi imposti dal primo piano,

poiché non riesce a nutrire la popolazione.

Per risolvere il problema, l’economista Ma Yinchu raccomanda un rigoroso controllo delle nascite.

I suoi consigli vengono ascoltati e viene lanciata una campagna antinatalistica, che però si conclude

senza successo.

Il Sistema unificato di acquisto e di vendita ha permesso di raddoppiare la quantità di cereali

commercializzati, ma i prelievi operati dallo Stato riducono al minimo vitale il consumo contadino.

La crisi alimentare dell’inverno 1954-1955 e le inondazioni delle province del basso Yangzi

costituiscono un serio avvertimento.

Per soddisfare le numerose richieste di acquisto di granaglie presentate dai distretti sinistrati, le

autorità sono costrette ad aumentare i prelievi nelle zone risparmiate dalle calamità naturali,

privando così i contadini delle loro riserve.

La miseria e il panico causati dagli eccessi di questa politica portano a una grande ondata di fughe

dalle campagne. CAPITOLO 4

PRIMI DUBBI

L’EVIZIONE DI GAO GANG E DI RAO SHUSHI

Dopo più di trent’anni, il caso Gao-Rao resta avvolto nell’oscurità.

Questo caso collega tra loro due uomini che apparentemente non avevano niente in comune.

stabilito la sua base nello Shanxi all’inizio degli anni Trenta, per

Gao Gang è un partigiano che ha

poi fare carriera nell’apparato regionale del nordovest.

Nel 1945 viene eletto al Comitato Centrale, poi partecipa alla conquista della Manciuria,

assumendone la direzione nel 1949.

viene chiamato a Pechino, entra nell’Ufficio Politico e diventa presidente del Comitato di

Nel 1952

Stato per la pianificazione.

Nel 1954 viene destituito e nel 1955 viene condannato ufficialmente, ma nel frattempo si è suicidato.

si svolge nelle “zone bianche”.

La carriera di Rao Shushi invece

Dopo dieci anni di studi negli Stati Uniti, torna in Cina durante la guerra sino-giapponese, combatte

con la IV nuova armata, accanto a Liu Shaoqi.

Eletto al Comitato Centrale nel 1945, assume il comando del Partito e del governo della regione nel

1949.

Nel 1952 viene chiamato a Pechino assieme a Gao Gang, viene nominato direttore al dipartimento

dell’Organizzazione del Comitato Centrale e siede alla Commissione di Stato per la pianificazione,

presieduta da Gao Gang.

scompare dalla scena politica assieme a quest’ultimo.

Infine

Sembra che essi, all’interno della Commissione di Stato per la pianificazione, si siano opposti alla

politica di riequilibrio che favoriva le regioni del nord e dell’ovest, a danno di quelli che erano stati

poli di modernizzazione, Shanghai e Manciuria, di cui Gao Gang e Rao Shushi erano i responsabili.

Quanto a Gao Gang, è possibile che le sue tendenze filosovietiche lo abbiano avvicinato a Peng

Dehuai. limitano ad accusarli di aver creato “regni

I testi che annunciano la loro destituzione si

indipendenti”, ossia di aver usato le strutture regionali di potere, che controllavano, per imporre i

loro punti di vista al centro. sulle zone

Inoltre Gao Gang, con la sua teoria del primato delle basi rivoluzionarie e dell’esercito

bianche, avrebbe mirato a consolidare i propri meriti e mettere in cattiva luce Liu Shaoqi e Zhou

Enlai, di cui il primo aveva diretto l’azione clandestina del Partito nelle regioni occupate dai

giapponesi e dai nazionalisti, e il secondo aveva servito come ufficiale di collegamento con il

governo di Chiang Kai-shek a Chongqing.

L’INSTABILE FAZIONALISMO DEGLI ANNI 1955-1956

Dopo il cattivo raccolto del 1954 e le difficoltà di rifornimento dell’inverno 1954-1955, i dirigenti

hanno preso coscienza della necessità di rimediare al ritardo dell’agricoltura.

Ma i mezzi con cui pensano di servirsi non sono gli stessi, e la crisi scava opposizioni tra radicali e

moderati.

Mao Zedong raccomanda l’accelerazione della collettivizzazione nelle campagne, e per lui questo è

un mezzo sicuro per aumentare la produzione.

A questo si aggiungono argomenti di ordine politico e ideologico.

Occorre evitare che si ricostituisca una classe di contadini ricchi e appagare le aspirazioni dei

contadini poveri.

I punti di vista di Mao non sono però condivisi da tutti i dirigenti del Partito, e infatti economisti e

pianificatori danno prova di molta prudenza.

Li Fuchun, nel suo Rapporto sul primo piano quinquennale, prevede che nel 1957 soltanto un terzo

delle famiglie contadine si sarà unito alle cooperative di forma inferiore, e il vice primo ministro

Deng Zhihui afferma che bisogna tenere conto delle capacità limitate di inquadramento e rispettare

il principio di adesione volontaria dei contadini alle cooperative.

Inoltre Liu Shaoqi sostiene che il ritmo della collettivizzazione è condizionato dai progressi della

meccanizzazione agricola, e la consegna di attrezzature meccaniche moderne alle fattorie collettive

può suscitare l’adesione volontaria dei contadini.

Nel dibattito che ne deriva, Mao Zedong prevale.

Il sesto plenum allargato del VII Comitato Centrale approva l’accelerazione della collettivizzazione.

“Piano

Mao Zedong, forte del suo successo, nel 1956 lancia il Dodecennale per lo sviluppo della

produzione agricola”.

La produzione deve aumentare del 150% tra il 1956 e il 1967, e per questo si aumenterà la

superficie coltivata e la produttività, grazie all’uso di concimi, semine intensive etc.

della manodopera ormai riunita all’interno

La realizzazione del piano si basa sulla mobilitazione

delle strutture collettive.

Ma per operare questa mobilitazione, le incertezze di alcuni dirigenti contrastano con l’entusiasmo

dei quadri locali. l’attuazione del nuovo

I dirigenti denunciano gli sprechi e gli abusi di potere che accompagnano

programma, il cui maggior esempio è la sovrapproduzione di aratri muniti di vomere e doppio

versoio, inadatti al terreno cinese, e la mancanza dell’acciaio per la realizzazione dei progetti di

primaria importanza.

Così l’opposizione della maggioranza pone rapidamente fine a quest’esperienza, e il 4 Aprile 1956

una circolare congiunta del Comitato Centrale e del Consiglio degli affari di Stato richiama i

comitati di Partito, gli uffici del governo e i quadri delle cooperative alla prudenza e alla

ragionevolezza.

LE INIZIATIVE DI MAO: DAL “PROBLEMA DELLA COOPERAZIONE

AGRICOLA” AI “DIECI GRANDI RAPPORTI”

“Sul

Il discorso del luglio 1955 problema della cooperazione agricola”, segna il ritorno di Mao

Zedong sulla scena politica.

Dal 1949 infatti Mao si è tenuto da parte, e non ha assunto un ruolo diretto nell’assunzione di

decisioni.

A lui si deve inoltre la critica al modello sovietico, perché quando gli altri dirigenti vogliono

dall’adozione di questo modello, Mao comincia già ad

rimediare agli squilibri provocati

allontanarsene. “Sui Mao attira l’attenzione sull’agricoltura e sull’industria

Nel suo discorso dieci grandi rapporti”,

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
54 pagine
16 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/14 Storia e istituzioni dell'asia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher DARIO9529 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e Istituzioni della Cina e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi L'Orientale di Napoli o del prof Paderni Paola.