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RIFLESSIONE
Come sappiamo il termine “anomia” è polisemico. Nella nostra ricerca abbiamo cercato di
individuare quali siano le norme istituite all’interno del gruppo dei Giovani Democratici, di
che tipo siano, come sono state istituite, da chi, se risultano essere condiviso meno.
Abbiamo cercato di indagare se queste regole siano solo uno strumento del potere o se a
livello pratico portino benefici futuri.
Abbiamo chiesto ai membri dell’organizzazione, tramite interviste e questionari, in che
modo vivono le regole istituite, e se essi le trovino una buona base di crescita oppure
come una rete che intrappola e irrigidisce l’organizzazione.
Abbiamo fatto queste domande per capire se i Giovani Democratici vivranno (o vivono)
serenamente il loro momento di anomia, sfruttandolo come una possibilità di crescita, o se
invece si faranno travolgere da una crisi che potrebbe distruggerli.
AUTORITA’
L’autorità implica una costante relazione di subordinazione e di dipendenza, che da vita ad
un rapporto gerarchico.
Dall’etimologia scopriamo che anticamente, l’autorità è prerogativa dell’autore, di chi crea;
da qui l’idea che ogni autore venga da Dio.
All’opposto di questa teoria c’è la psicologia biologica di Le Bon, che ipotizza “il mito del
capo nato”, ovvero che ci siano persone che possiedono naturalmente l’autorità (LEADER)
e coloro invece che non la possiedono (I GREGARI).
Da questa visione psico-arcaica si è passati, con una certa difficoltà ad un altro approccio,
quello di un processo di AUTORIZZAZIONE: attraverso il lavoro, l’educazione e le
esperienze di vita, ogni persona può diventare AUTORE o meglio, CO-AUTORE della
propria esistenza, cosicché diventiamo noi stessi la fonte della nostra autorità. Accade in
questo modo che l’atto formativo diventa l’obiettivo da perseguire, e ciò che dal lato
soggettivo - psicologico è autorità; dal lato socio-economico e giuridico diventa
AUTONOMIA.
Inoltre è bene ricordare che l’autorità non consiste semplicemente nel devolvere il potere,
ma è una possibilità di crescita per diventare se stessi.
QUINDI:
Autorità —> RAPPORTO GERARCHICO
• Etimologia arcaica VS. psicologia biologica (Le Bon)
• [Autorità di chi crea - Dio] VS. [Leader e Gregari]
PROCESSO DI AUTORIZZAZIONE = diventare se stessi — essere co-autori, tramite:
• lavoro, educazione ed esperienze di vita
AUTORITÀ (soggettivo-psicologico) = AUTONOMIA (socio-economico e giuridico)
• AUTORITÀ ≠ DEVOLVERE IL POTERE
•
RIFLESSIONE
Riflettendo sul passaggio dall’idea di autorizzazione come relazione gerarchica, all’idea di
un processo di autorizzazione che porta alla co-costruzione e al concetto di autorità e
autonomia, mi rendo conto di come il gruppo dei Giovani Democratici, offra proprio questo:
una possibilità di crescita come persona, ma anche come organizzazione; grazie ad un
processo continuo di formazione, approfondimento di tematiche sociali forti e lavoro
costante.
Dalle interviste è emerso che il Gruppo di Giovani Democratici, ha tra i suoi obiettivi
proprio quello di permettere ai giovani di approfondire tematiche sociali, e di cercare
insieme soluzioni innovative ed efficaci. Proprio grazie a questa dinamica i giovani
diventano co-autori; la formazione, il duro lavoro e le esperienze di vita che questo porta
loro, permette anche che essi diventino “se stessi” e mentre sfruttano questa possibilità di
crescita, anche la loro organizzazione acquista AUTONOMIA.
CAMBIAMENTO
Il concetto di cambiamento è decisamente polisemico, tuttavia possiamo provare a definire
il cambiamento, sia psicologico che sociale, come un passaggio di stato, uno scambio.
Interazione e scambio sono quindi il nucleo centrale del cambiamento. Di fatto si tratta di
cambiare, rimanendo sempre se stessi.
Vari approcci psicosociologici, si sono occupati di definire ed esplicare il concetto di
cambiamento, facendo emergere delle caratteristiche peculiari:
- il cambiamento è alla base di un’azione concreta (teoria messa in pratica)
- il cambiamento individuale è legato a quello sociale (è necessari un approccio
multidisciplinare)
- ricerca di condizioni più democratiche (storicità e democrazia)
- le strutture sociali intermedie rappresentano contesti d’azione
- una teoria dell’intervento e della consulenza, implica avere una teoria adatta
all’intervento per generare un cambiamento
- è necessario avere un pensiero critico
- dialettica tra inconscio e libertà
Tra cui il fatto che non possibile separare il cambiamento individuale dalla dimensione
sociale, e che necessità quindi di un approccio multidisciplinare per comprenderlo.
QUINDI:
concetto polisemico
• cambiamento = passaggio di stato / scambio / interazione
• cambiare rimanendo sempre se stesso
• dai vari approcci psicosociologici è emerso che:
• A. cambiamento individuale e sociale sono inseparabili
B. è necessario un approccio multidisciplinare
RIFLESSIONE
Il cambiamento è un evento inevitabile sia nella vita dell’individuo, che in quella delle
organizzazioni. Cambiare rimanendo sempre gli stessi, significa aprirsi nuovi approcci e a
nuove sfide. Di recente il tema del cambiamento ha coinvolto anche il Gruppo dei Giovani
Democratici di Monza e Brianza, che un mese fa si sono riuniti in congresso per eleggere
il loro nuovo segretario.
Tale cambiamento era necessario, per permettere a tutta una nuova generazione di
giovani, di portare alla luce nuove tematiche, nuove esigenze, ma anche nuove idee.
Il cambiamento rappresenta la crescita e la vita, l’immobilità è impossibile, i quanto
chiudersi ed irrigidirsi, rappresenterebbe la fine dell’organizzazione e la perdita di una
possibilità di crescita per i suoi membri.
CRISI
Il termine “crisi” rimanda ad una situazione di rottura delle dinamiche e degli equilibri
preesistenti, indica che la vecchia struttura non è più in grado di assolverle la sua
funzione connettivi e di sostegno.
Spesso non è segnato da nessuna disfunzione, i rapporti di potere prima della crisi, sono
vissuti come armoniosi ed efficienti. Tuttavia questa dinamica coesiva è solo una
maschera che serve a nascondere la fragilità: in realtà le dinamiche interne sono
caratterizzate da dipendenza, chiusura e rigidità.
Una volta che la crisi è cominciata, si ha la sensazione di non poter tornare indietro, ogni
scelta sembra distruttiva, e le contraddizioni interne vengono alla luce: contenuti negati,
rifiutati o rimossi.
Le relazioni si disgregano e le rivalità si manifestano o si acutizzano.
La crisi comincia da un punto poco importante, ma poi colpisce tutto il sistema.
La crisi può essere fermata solo con un cambiamento deciso. Il dopo crisi si caratterizza
sia con la ripresa, sia con lo smantellamento dell’organizzazione.
QUINDI:
Crisi —> situazione di rottura
• Fasi:
• - PRE-CRISI = rapporti di potere apparentemente armoniosi ed efficienti, che
mascherano contenuti nascosti (FRAGILITÀ)
- CRISI = sensazione di non poter tornare indietro, ogni mossa sembra
distruttiva —> serve un cambiamento deciso
- POST-CRISI = ripresa e smantellamento dell’organizzazione
RIFLESSIONE
La crisi può essere la fine dell’organizzazione o un momento di crescita e rinnovamento.
Nella nostra ricerca, tramite interviste e la somministrazione d un questionario, abbiamo
cercato eventuali contenuti nascosti, che magari sono stati trascurati; inoltre abbiamo
voluto verificare che tipo di relazione ci sia tra i membri e l’organizzazione e il modo
esterno.
Abbiamo pensato anche di verificare se la struttura interna al gruppo sia più dinamica o
rigida.
Tutta questa analisi ha lo scopo ultimo di verificare se esistono eventuali punti deboli che
possano compromettere il futuro delle organizzazione. Se tali punti deboli dovessero
venire alla luce, proporremo un adeguato piano d’azione, atto a generare un cambiamento
decisivo, in modo tale che l’organizzazione non solo superi la possibile crisi, ma che ne
esca anche rigenerata.
ISTITUZIONE
Il concetto di istituzione è polisemico, questo crea una sorta di tensione dialettica fra due
famiglie di significato:
L’istituzione come forma sociale stabilita (ISTITUITO), l’istituzione come insieme di
processi con cui la società si organizza. Nella prima accezione l’istituzione è un sistema
d’ordine superiore, che garantiscono continuità, stabilità e coesione sociale, tramite le
norme. Nella seconda accezione, l’istituzione è una forza sociale che altera la società
trasformando le forme che vanno a crearsi.
Sono state individuate tre dinamiche fra istituto e istituente:
1. Dallo studio sull’effetto Mühlmann (il fallimento della profezia), emerge che i
PROCESSI ISTITUENTI TENDONO A NORMALIZZARE LE INNOVAZIONI, sotto la
spinta di altre istituzioni;
2. Dallo studio del principio di falsificazione (il tradimento della profezia) emerge che, si
tende ad una PERDITA DELL’IDEA FONDATIVA E AD UN TRADIMENTO DEGLI
OBIETTIVI;
3. C’è la tendenza al FORMARSI DI GRUPPI OGGETTO E GRUPPI SOGGETTO. I
primi sono la forma di organizzazione dell’istituito, i secondi sono configurazioni che
aggregano forze trasversali, autonome, contrappositive e multiapparenti.
QUINDI:
Concetto polisemico
• Dialettica istituito / istituente
• Tre dinamiche istituito / istituente:
• A. I processi istituenti tendono a normalizzare le innovazioni;
B. perdita dell’idea fondativa e tradimento degli obiettivi;
C. gruppi oggetto e gruppi soggetto.
RIFLESSIONE
Si tratta di usare la socioanalisi (o analisi istituzionale) per decifrare storie e dinamiche
utilizzando tutta una serie di eventi della vita dell’organizzazione: cambiamenti, incidenti,
fraintendimenti, resistenze, disturbo della routine… Questi eventi possono essere
provocati dal ricercatore, nel nostro caso abbiamo sottoposto i membri dei Giovani
Democratici a questionari ed interviste, sottoponendogli anche domande di una certa
delicatezza e dal contenuto potenzialmente critico.
Abbiamo partecipato, purtroppo solo come osservatori, ad un congresso che si è tenuto in
occasione dell’elezione di un nuovo segretario provinciale, e abbiamo tentato di farci
coinvolgere il più possibile nelle dinamiche interne, raccogliendo così una notevole
quantità di dati dal contenuto veramente interessante.