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ATTRAZIONE E RELAZIONI INTIME

Ad un primo livello l’attrazione è necessaria per iniziare qualsiasi tipo di amicizia e di relazione

amorosa. Le ricerche dimostrano che le persone che sono attraenti ottengono una serie di

benefici: hanno più successo nel lavoro, sono più sicure di sé, fanno migliore impressione sugli

altri, i bambini li guardano più a lungo, ecc. Il fatto che siamo attratti da certe persone (sia in amore

che in amicizia) viene spiegato dagli studiosi con la teoria dell’evoluzione ( dalla quale si è

sviluppato la “psicologia sociale evoluzionista”) cioè scegliamo le persone che permettono alla

nostra specie di sopravvivere. Quindi i fattori che determinano la nostra attrazione verso un’altra

persona sono: - la capacità riproduttiva (cioè cerchiamo di capire se un potenziale compagno ha

buoni geni, attraverso indizi quali la salute, l’aspetto giovanile, la simmetria del corpo e del viso;

effetto normalità: l’evoluzione ha portato a preferire visi regolari e simmetrici rispetto a visi con

caratteristiche insolite o distinte) – il calore – affidabilità (se dimostrano interesse e intimità) – lo

status sociale e le risorse (occupare un ruolo di rilievo nella società e godere di sicurezza

finanziaria) – la prossimità (cioè la vicinanza con la persona perché questa ci richiede poco sforzo)

– la familiarità (ci fa sentire più a nostro agio se la persona ha caratteristiche per noi familiari e

quindi conosciute) – la somiglianza (fisica, nella cultura e negli atteggiamenti, negli interessi, negli

hobby, si parla in questo caso di unione assertiva, cioè un unione non casuale di individui basata

sulla somiglianza di una o più caratteristiche).

FATTORI CHE CONSIDERIAMO NELL’INTRAPRENDERE UNA

RELAZIONE INTIMA

- amiamo le persone che ci ricompensano (in quanto a queste associamo un piacere, un

sentimento positivo e odiamo quelle che ci puniscono perché le colleghiamo alla sofferenza)

- calcoliamo costi e benefici della relazione (scambio sociale, cioè vi è uno scambio nella

relazione di risorse come beni, informazioni, amore, denaro, status, ecc) nel fare questo

usiamo una strategia minimax cioè cerchiamo di minimizzare i costi e massimizzare i benefici

(possiamo anche non essere consapevoli di farlo). Nel caso in cui i costi superano i benefici la

relazione è insoddisfacente. Nel valutare i costi e i benefici di una relazione usiamo un livello di

confronto cioè uno standard soggettivo che ci siamo formati dai risultati delle relazioni avute in

passato o anche dei risultati delle relazioni degli altri di cui abbiamo sentito parlare. Secondo la

“teorie dell’equità” poi una relazione è equa quando la proporzione fra costo e beneficio

ottenuto è considerata uguale da entrambi i partner (ad esempio Pietro valuta il rapporto tra ciò

che ha dato nella sua relazione con Silvia e cioè che ha ricevuto in cambio; quindi confronta

questo rapporto con quello di Silvia). Se questi rapporti sono uguali Pietro sentirà che entrambi

sono stati trattati in modo equo e corretto, magari per Silvia non sarà invece così).

L’impulso che ha l’uomo ad entrare in contatto con gli altri e a creare rapporti è definito “bisogno di

affiliazione”. Secondo alcuni studiosi essere in compagnia serve a l’uomo per ridurre l’ansia (infatti

le persone possono servirci da distrazione inoltre possono fungere da elemento di confronto su il

modo corretto o socialmente appropriato di pensare di comportarsi) e al contrario essere isolati per

lungo tempo può produrre effetti sociali e intellettuali allarmanti. ( es. i bambini lasciati negli

orfanotrofi si dimostravano mentalmente e socialmente ritardati e il loro tasso di mortalità era

estremamente alto) L’attaccamento implica un passo in più dell’affiliazione è c’è una relazione

intima che di solito avviene in un particolare momento e con una sola persona. L’attaccamento non

avviene però solo fra madre e figlio ma è un processo attivo che dura tutto l’arco della vita, però il

tipo di legame di attaccamento che si crea nell’infanzia può influenzare in modo significativo la

formazione delle successive relazioni. Sono stati individuati tre stili di attaccamento: - sicuro : in

questo caso l’individuo presenterà fiducia negli altri facilità nell’avvicinarsi a loro, ecc. – evitante :

repressione dei bisogni di attaccamento, rifiuto ricevuto nei passati tentativi di intimità e di

conseguenza in questo caso l’individuo poi presenterà difficoltà ad avere fiducia negli altri,

nervosismo quando qualcuno si avvicina ecc. – ansioso : in questo caso l’individuo presenterà

paura che partner lo abbandoni, che non contraccambi il suo amore, ecc.

Relazioni intime

L’amore è alla base delle relazioni intime, ma il risultato difficile per gli studiosi portarlo in

laboratorio per analizzarlo non ostante la conoscenza di questo stia aumentando. In genere si è

d’accordo sul fatto di suddividere l’amore in due punti : amore amicale (meno intenso) – amore

appassionato o romantico (è un insieme di sentimenti ed è molto più intenso). Alla base di una

relazione amorosa vi è poi un immagine ideale dell’altra persona. Questa immagine si costruisce

attraverso amanti precedenti, oggetti di amore dell’infanzia come i genitori o personaggi di

fantasia. E’ può capitare che una caratteristica fisica dell’altra persona simile a quella di una

persona amata può far si che a questa vengano trasferite di conseguenza altre caratteristiche,

creando una persona ideale che però in realtà non lo è . Secondo la “ teoria a tre fattori dell’amore”

l’amore romantico dipende da tre fattori- una nozione culturale di amore ( cioè sapere cosa è

l’amore) – la presenza di una persona di amare.- l’attivazione emotiva. Anche se questi fattori sono

necessari, non sono però sufficienti affinché l’amore si verifichi. Secondo invece il “ modello di

Stenberg dell’amore completo” l’amore può avere diversi livelli di intensità in base alla presenza o

meno di questi tre fattori : - passione (che equivale all’attrazione sessuale) – intimità ( sentimenti di

calore,vicinanza, condivisione)- coinvolgimento ( determinazione a mantenere la relazione anche

in momenti di crisi ) se sono presenti tutti e tre questi fattori l’amore è completo, altrimenti si

parlerà di amore amicale, infatuazione, amore romantico, ecc. Per quanto riguarda poi il

funzionamento o meno di una relazione, sono : - i benefici- il comportamento altruistico (cioè a

favore dell’altro) . Un fattore che invece ostacola è il costo. Comunque una relazione è duratura

quando entrambi i partner si adattano e cambiano le reciproche aspettative. Nel caso invece di

rottura di una relazione un alternativa che risulta utile è il perdono. Secondo gli studiosi ci sono 4

fattori che pronunciano la fine di una relazione : - una nuova vita sembra essere l’unica soluzione –

sono disponibili partner alternativi- manca il coinvolgimento- ci si aspetta che la relazione finirà.

Delle strategie che usa l’individuo per rendere una relazione duratura sono : - valorizzazione delle

qualità del compagno- abbassamento delle proprie aspettative- adeguamento delle proprie

percezioni per far si che il partner si avvicini il più possibile al nostro partner ideale – un altro modo

ancora è la regolazione del partner, cioè spingere il partner a fare delle cose che lo avvicinano al

proprio modello ideale di partner . Secondo il “ modello della fine di una relazione “ la fine di una

relazione è un processo lungo che comporta diverse fasi : - fase “intrapsichica” : è una fase di

riflessione su gli aspetti negativi o positivi della relazione con scarsi elementi esteriori forse nella

speranza che le cose migliorino. – fase “ diadica” : riflessione se tentare o meno qualche azione e

nel migliore dei casi i due partner discutono affondo dei loro problemi- fase “sociale” qui vie una

negoziazione con gli amici sia per avere un sostegno in caso di rottura sia per essere rassicurati di

avere ragione e la creazione di storie da poter poi raccontare in caso di rottura per salvare la

faccia- fase “ elaborazione del lutto” : comprende una riflessione a posteriori sulla relazione, una

diffusione pubblica della propria versione sulla rottura e le attività per superare la rottura.

Danneggiare gli altri

All’aggressività vengono date diverse definizione, quella più semplice e attuale è questa : infliggere

in modo intenzionale qualche tipo di danno a gli altri. L’aggressività poi può avere diversi livelli e

per misurarla gli studiosi non possono effettuare azioni concrete di aggressività in laboratorio e

quindi sono costretti ad usare dei sostituti ( delle azioni concrete) come prendere a pungi un

pupazzo. Le teorie su da cosa dipende l’aggressività si possono dividere in due grandi classi :

quelle secondo cui l’aggressività dipende dai nostri geni ( e quindi è un qualche cosa di inevitabile

per l’uomo) e quelle secondo cui l’aggressività viene acqusita dall’ambiente. Si dividono quindi in

teorie biologiche e teorie sociali dell’aggressività :

-teorie biologiche : una prima teoria fu la “ teoria psicodinamica” di Freud secondo cui all’inizio il

bambino a un istinto di morte che è diretto all’autodistruzione ma quando cresce questo istinto si

dirige verso gli altri e determina l’aggressività, secondo questa teoria, dipende da un innato istinto

di morte. Quando però si cresce tale istinto si sviluppa in tensioni fisiche e ha necessità di essere

espresso. Un'altra teoria sviluppatasi invece in etologia, sostiene che c’è un istinto innato

aggressivo, ma perché esso si traduca in un comportamento reale ci devono essere degli stimoli

specifici dall’ambiente a suscitarlo (es. cibo, territorio, difensore dei propri cuccioli) un'altra teoria

più recente è la “ teoria dell’evoluzione” secondo cui l’aggressività è innata e serve per permettere

all’individuo di vivere abbastanza a lungo da permettergli di riprodursi e continuare la specie.

Teorie sociali : alcune di queste teorie prevedono anche un elemento biologico e per questo

vengono definite “teorie biosociali” (parlano comunque di una componente innata ma non di u

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
28 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher maxedeb di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi Roma Tre o del prof Carrus Giusseppe.