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UN MESSAGGIO POCO MINACCIOSO è Più UTILE DI UNO MOLTO MINACCIOSO.

MODELLO DELLA PROBABILITA’ DI ELABORAZIONE

Secondo questo modello, quando le persone ricevono un messaggio persuasivo esse pensano

alle argomentazioni implicite. Tuttavia non lo fanno necessariamente con profondità o attenzione,

poiché ciò richiede un notevole sforzo cognitivo. La persona comune è un economizzatore

cognitivo, motivato a produrre uno sforzo cognitivo solo su questioni per lui importanti. La

persuasione segue 2 percorsi, a seconda della quantità di sforzo cognitivo impegnato nel

messaggio. Se le argomentazioni del messaggio sono prese in carico in maniera approfondita è

utilizzato un percorso centrale. Se invece le argomentazioni non sono ascoltate con attenzione, si

segue un percorso periferico.

MODELLO EURISTICO-SISTEMATICO

Tratta gli stessi fenomeni utilizzando concetti leggermente differenti e distingue tra elaborazione

sistematica e euristica.

RESISTERE ALLA PERSUASIONE

Quando proviamo sentimenti forti riguardo a un tema riusciamo a dimostrarci alquanto caparbi

nell’opporci ai tentativi di cambiare la nostra posizione. Tuttavia molti dei contenuti presentati nel

capitolo evidenziano fattori che contribuiscono a modificare i nostri atteggiamenti, molto spesso

oltre un livello di consapevolezza diretta. D’altra parte, la stragrande maggioranza dei tentativi di

persuasione si conclude con un fallimenti piuttosto che con un successo. I ricercatori hanno

identificato tre principali ragioni: reattività, preavvertimento, immunizzazione.

REATTIVITA’

Teoria secondo cui le persone cercano di proteggere la loro libertà di azione. Quando ne

percepiscono la riduzione, agiscono al fine di recuperare il pieno possesso.

PREAVVERTIMENTO

Consapevolezza che si stia per diventare il bersaglio di un tentativo di persuasione. Tale

allertamento permette spesso di resistere alla persuasione.

IMMUNIZZAZIONE

Modalità con cui si rendono le persone resistenti alla persuasione. E’ una forma di protezione.

CONFORMISMO E CAMBIAMENTO SOCIALE – CAPITOLO 5

NORME

Credenze condivise circa la condotta del membro di un gruppo considerata appropriata. Sono sia

descrittive (“è”) sia prescrittive (“dovrebbe”).

CONFORMISMO

Cambiamento profondo, personale e duraturo nel comportamento e negli atteggiamenti dovuto alla

pressione del gruppo. Processo in cui le persone costruiscono una norma a partire dal

comportamento degli altri.

Esperimento: Asch creò un paradigma sperimentale ora divenuto classico. Studenti di sesso

maschile, che partecipavano a quello che pensavano essere un compito sulla capacità di

discriminazione visiva, si sedettero attorno a un tavolo in gruppi che variavano da sette a nove

individui. A turno, secondo un ordine fisso, ciascuno dichiarava in pubblico quale dei tre segmenti a

confronto fosse della stessa lunghezza di un segmento standard di riferimento. In realtà una sola

persona era un partecipante ingenuo e si trovava nel penultimo posto nell’ordine di risposta. Gli

altri erano collaboratori di ricerca che avevano ricevuto l’istruzione di dare risposte erronee su

dodici prove cruciali. 25% dei partecipanti rimasero sulle proprie idee, il 50% si conformò al resto

del gruppo su 6 delle 12 prove, nonostante fossero sbagliate, e l’altro 25% si conformò in tutte e 12

le prove.

La maggior parte era consapevole di vedere le cose in maniera diversa dal gruppo, ma percepiva

la possibilità che le proprie percezioni fossero imprecise e che in verità ad avere ragione fosse

proprio il gruppo.

CHI SI CONFORMA?

L’esistenza di forti differenze individuali nel livello di conformismo portò alcuni psicologi sociali a

indagare le caratteristiche di personalità che rendono certe persone più predisposte ad adeguarsi

di altre. Coloro che si conformano tendono ad avere bassa autostima, forte bisogno di sostegno e

approvazione, necessità di autocontrollo e basso quoziente intellettivo. Anche molta ansia e senso

di colpa e insicurezza nel gruppo.

PROCESSI DI INFLUENZA

Gli psicologi sociali reputano responsabili del conformismo due processi di influenza sociale:

l’influenza informativa e l’influenza normativa. La nostra tendenza ad accettare le opinioni degli altri

come prove della realtà è detta influenza informativa. Abbiamo bisogno di avere fiducia nel fatto

che le percezioni, convinzioni e sentimenti siano corretti. L’influenza informativa entra in gioco

quando siamo incerto, perché gli stimoli sono intrinsecamente ambigui o perché c’è disaccordo

sociale.

La nostra tendenza ad adeguarci alle aspettative positive degli altri è definita influenza normativa.

Il nostro bisogno di approvazione e accettazione sociale ci porta a “procedere insieme” al gruppo e

a evitare censura o disapprovazione. L’influenza normativa entra in gioco quando riteniamo che il

gruppo abbia la forza e la capacità di ricompensarci o di punirci a seconda di ciò che facciamo.

Perché essa sia efficace, dobbiamo anche sentirci sotto la sorveglianza del gruppo.

Influenza informativa del referente: quando essere parte di un gruppo diventa saliente avvertiamo

un senso di appartenenza e definiamo noi stessi nei termini del gruppo. Recuperiamo informazioni

dalla memoria e usiamo informazioni del contesto sociale per definire norme e attributi rilevanti del

gruppo.

Secondo la teoria della categorizzazione del sé, giungiamo a considerare noi stessi in termini di

gruppo e assimiliamo i nostri pensieri e sentimenti alla norma del gruppo.

OBBEDIENZA – STUDI DI MILGRAM

Esperimento della scossa elettrica. Una lista di coppie di parole, a ogni associazione errata

l’insegnante infliggeva una scossa elettrica. Per tutta la durata dell’esperimento, l’insegnante era

agitato e teso chiedendo di interrompere. A tali richieste, lo sperimentatore rispondeva con una

serie ordinata di risposte, che variavano da “per piacere, continui” a “l’esperimento richiede che lei

continui”, fino al definitivo “non ha altra scelta, deve continuare”. Quasi tutti gli “insegnanti”

continuarono fino a 255 V ed il 65% continuò fino alla fine, infliggendo scosse di oltre 300 V. Il

ruolo dell’allievo era ovviamente svolto da un collaboratore, su cui nessuna scarica elettrica veniva

inflitta.

INFLUENZA DELLA MINORANZA E CAMBIAMENTO SOCIALE

Processi di influenza sociale grazie ai quali minoranze, in termini di numero o potere, cambiano gli

atteggiamenti della maggioranza. Chiari esempi sono Greenpeace o il M5S.

OLTRE IL CONFORMISMO

Moscovici sostenne che i ricercatori, in maniera inconsapevole, fossero vittime della tendenza

sistematica al conformismo, che porta a considerare influenza sociale un’esigenza adattativa della

vita umana. Dovremmo sempre adattarci allo status quo, uniformarmi ed essere coerenti.

Moscovici credeva che i gruppi presentassero spesso conflitti al loro interno, al quale le persone

rispondevano in uno dei seguenti modi:

1) Conformandosi: la maggioranza persuade la minoranza.

2) Mediando: si raggiunge un compromesso che porta alla convergenza.

3) Innovando: una minoranza crea e accentua il conflitto, cercando di persuadere la

maggioranza.

COERENZA

Il conflitto sociale non piace alle persone. Una minoranza attiva sfrutta questa tendenza,

adoperandosi per creare, attirare l’attenzione su e accentuare il conflitto. Secondo Moscovici e

colleghi, questo comportamento può arrivare ad avere la meglio sulla maggioranza: la sua efficacia

dipende però dal modo in cui la minoranza affronta il proprio compito: dallo stile comportamentale

che essa adotta. Una minoranza coerente, in cui tutti i membri del gruppo diffondano rapidamente

lo stesso messaggio, ottiene i seguenti effetti:

1) Mette in crisi la norma della maggioranza e produce incertezze e dubbi.

2) Attira l’attenzione su di sé come entità.

3) Trasmette l’idea secondo cui un punto di vista alternativo e coerente esiste.

4) Dimostra sicurezza e deciso coinvolgimento nel proprio punto di vista.

5) Mostra che l’unica soluzione al conflitto è l’accettazione del punto di vista della minoranza.

Le minoranze efficaci sono quelle coerenti. Esse hanno bisogno anche di essere unanimi, di

distinguersi dalla maggioranza, di non essere mosse da interessi personali o da pressioni esterne.

INCLUSIONE

Nelle società i gruppi che diffondono i punti di vista minoritari sono spesso stigmatizzati dalla

maggioranza in quanto outgroup, oppure etichettati come individui devianti. Anne Mass e i suoi

colleghi hanno confermato che le minoranze esercitano un’influenza maggiore se la maggioranza

le percepisce come ingroup. Il trucco delle minoranze efficaci sembra quello di stabilire le proprie

legittime credenziali come ingroup, prima di attirare l’attenzione sul proprio distinto punto di vista

minoritario.

L’INFLUENZA DELLA MINORANZA è DAVVERO DIVERSA?

Moscovici ha sostenuto che le maggioranze e le minoranze esercitano influenza sociale attraverso

processi differenti. L’influenza della maggioranza produce acquiescenza pubblica diretta per

ragioni di dipendenza normativa o informativa. Le opinioni della maggioranza sono accettate

passivamente senza pensarci molto su. Al contrario, l’influenza della minoranza produce

nell’opinione un cambiamento privato, spesso latente, dovuto al conflitto cognitivo e alla

riorganizzazione derivati dalle idee devianti. Le minoranze provocano un effetto conversione come

conseguenza dell’attiva presa in carico del punto di vista della minoranza.

PERSONE NEI GRUPPI – CAPITOLO 6

I gruppi sono categorie, sebbene di persone piuttosto che di cose. Per questo esistono attributi che

identificano chi fa parte del gruppo e chi ne è escluso.

PRESTAZIONI IN PUBBLICO

La nostra prestazione migliora o peggiora con un pubblico? Fu uno dei primi esperimenti condotti

da Norman Triplett. Chiese ad alcuni bambini di avvolgere un nastro intorno a due bobine,

distanziate di alcuni metri, il più velocemente possibile, da soli o in una specie di gara con un altro

bambino. Lo studioso rilevò che i ragazzini che cercavano di vincere erano più veloci di quelli che

lavoravano da soli. Triplett rilevò anche che alcuni bambini non ottenevano grandi risultati quando

gareggiavano. Al contrario, “crollavano”. Nel 1920 Floyd Allport dimostrò l’effetto di facilitatore

sociale, grazie a cui la sola presenza di altre persone che non partecipano migliora l’esecuzione di

un compito, anche se non sempre.

La ricerca ha anche messo in luce la presenza sociale, come quella che caratterizza questi casi,

può produrre un effetto del tutto opposto: l’inibizione sociale o il peggioramento

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
31 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Scolari97 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Bergamo o del prof Boccato Giulio.