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CONFORMISMO:
29.1) L’ESPERIMENTO DI ASCH SUL CONFORMISMO:
Nel 1951 Asch eseguì un esperimento che divenne un vero punto di riferimento sull’influenza sociale.
Asch riscontrò che anche quando la consegna del compito è semplice e le persone sono sicure del proprio
atteggiamento privato, talvolta tendono comunque ad adeguarsi al punto di vista della maggioranza.
29.2) LE SPIEGAZIONI DEL CONFORMISMO:
Deutsch e Gerard (1955) ipotizzarono due tipi di influenza sociale:
1) INFLUENZA INFORMATIVA: conformismo a una norma del gruppo che diventa uno strumento per
ottenere informazioni riguardo alla risposta giusta da dare. (ad esempio nell’esperimento di Sherif, in cui
c’era una situazione incerta). L’influenza informativa comporta cambiamenti sia nell’atteggiamento pubblico
sia in quello privato, poiché l’individuo si serve delle opinioni degli altri per formarsi un proprio atteggiamento.
Questo tipo di conformismo può essere denominato CONVERSIONE.
2) INFLUENZA NORMATIVA: conformismo a una norma del gruppo, anche quando questa non coincide con
la propria opinione privata, dovuta al desiderio di ottenere accettazione e approvazione, per evitare
esclusione e isolamento dal gruppo per aver assunto un atteggiamento divergente da quello degli altri
membri. (ad esempio nell’esperimento di Asch, in cui c’era una situazione certa).
L’influenza normativa modifica l’atteggiamento pubblico di una persona, ma non ha effetti sull’atteggiamento
privato.
Questo tipo di conformismo può essere denominato ACCONDISCENDENZA.
29.3) FATTORI MODERATORI DEL CONFORMISMO:
1) FATTORI MODERATORI DELL’INFLUENZA NORMATIVA:
esistono fattori che possono aumentare o diminuire l’influenza normativa:
A) coesione del gruppo: più il gruppo è coeso, più è rapido a manifestarsi il tasso di conformismo.
B) dimensione del gruppo: con l’aumentare delle dimensioni di un gruppo, si assiste ad un corrispondente
aumento del livello di conformismo osservato.
C) supporto sociale: anziché aumentare il livello di conformismo, lo fa diminuire.
2) FATTORI MODERATORI DELL’INFLUENZA INFORMATIVA:
esistono fattori che possono aumentare o diminuire l’influenza informativa:
A) fiducia in se stessi: minore è la fiducia che i partecipanti hanno in se stessi, più è probabile che siano
soggetti all’influenza informativa.
B) difficoltà del compito: maggiore è la complessità del compito, meno è probabile che il partecipante abbia
un’idea chiara sul giudizio da dare, e tenderà quindi a rivolgersi agli altri perché lo aiutino a rispondere nel
modo giusto.
C) norme sociali: il conformismo è influenzato dalla nostra appartenenza al gruppo.
LA POLARIZZAZIONE DI GRUPPO:
un risultato costante nei lavori sui processi di gruppo è la POLARIZZAZIONE (tendenza del gruppo a
estremizzare le norme iniziali) rispetto all’atteggiamento iniziale. Turner descrive la polarizzazione come
DEPERSONALIZZAZIONE, processo che si verifica quando l’appartenenza al gruppo è saliente, inducendo
gli individui a percepire se stessi secondo le caratteristiche condivise che definiscono l’appartenenza al
gruppo, a pensare e a comportarsi come membri del gruppo più che come individui singoli.
IL PENSIERO DI GRUPPO:
forma estrema di polarizzazione in grado di spingere i gruppi a prendere decisioni poco meditate.
INFLUENZA DELLA MINORANZA:
gli psicologi hanno scoperto che l’influenza sociale può funzionare in entrambi i sensi: in certi casi le
minoranze possono far cambiare atteggiamenti e comportamenti alle maggioranze. (vedi per es. film “La
parola ai giurati”).
Le minoranze possono essere in grado di contrapporsi ad alcune conseguenze negative legate all’influenza
della maggioranza (es. il pensiero di gruppo), promuovendo una considerazione più attenta e approfondita
del tema in discussione.
30.1) COERENZA E FIDUCIA:
a volte una minoranza riesce a cambiare le opinioni della maggioranza, ma potrà avere una vera e propria
influenza solo se è coerente e sicura. Se invece qualche volta la minoranza si adegua alla maggioranza e
qualche volta no, allora la maggioranza può considerarla “strana” e finire semplicemente per scartare le sue
risposte.
30.2) COME LE MINORANZE ESERCITANO LA LORO INFLUENZA:
Secondo Moscovici (1980) i processi mediante i quali le maggioranze e le minoranze esercitano la loro
influenza sono diversi. In particolare:
Le maggioranze: creano conformismo attraverso un processo di confronto sociale, che non richiede un
ragionamento approfondito sul tema. Quindi dovrebbero creare solo un conformismo pubblico:
l’accondiscendenza.
Le minoranze: possono spingere le maggioranze a riesaminare con attenzione la loro posizione.
Tale processo dovrebbe implicare la valutazione della posizione della minoranza e di conseguenza una certa
accettazione di questa: il conformismo privato.
OBBEDIENZA:
le persone cercano a volte di esercitare influenza sociale sugli altri in modo più diretto, evidente ed esplicito.
Non si parla quindi di conformismo (adeguarsi a una norma implicita) ma di obbedienza (adeguarsi a un
ordine esplicito).
31.1) LO STUDIO DI MILGRAM SULL’OBBEDIENZA:
Lo studio sull’obbedienza fu ispirato dalle atrocità accadute nel corso della Seconda Guerra Mondiale.
Milgram era interessato a scoprire cosa indusse i soldati nazisti ad obbedire agli ordini e a commettere
atrocità nei confronti degli ebrei, così fece un esperimento. La sua ricerca dimostrò come gli individui
possano seguire gli ordini anche quando essi sono evidentemente discutibili o immorali.
31.2) LE SPIEGAZIONI DELL’OBBEDIENZA:
secondo Milgram, nei contesti dove il tasso di obbedienza è elevato entrano in gioco 3 fattori:
1) NORMA CULTURALE: si obbedisce all’autorità e gli individui sono generalmente premiati quando sono
ubbidienti.
2) richieste di obbedienza sono GRADUALI.
3) cambiamento nello “STATO DI AGENTE”, per cui le persone non si consideravano più personalmente
responsabili, ma attribuivano la responsabilità ad altri individui presenti nel contesto.
31.3) DETERMINANTI DELL’OBBEDIENZA:
1) CONDIZIONE dell’ambiente circostante e dello sperimentatore. (aspetto autorevole = maggior
ubbidienza).
2) SUPPORTO SOCIALE. (porta ad una minor ubbidienza).
3) VICINANZA tra sperimentatore e allievo. (maggiore è la vicinanza, maggiore sarà l’ubbidienza).
TEORIA DELL’IMPATTO SOCIALE:
Latanè sostenne la teoria dell’impatto sociale, in cui ipotizzò che la portata dell’influenza sociale delle
persone dipenda dal loro numero (numero di persone che costituiscono il gruppo di potere), forza (status
della persona o gruppo che esercita l’influenza) e immediatezza (vicinanza) nei confronti di coloro che
stanno cercando di influenzare.
PROCESSI DI GRUPPO:
I GRUPPI:
32.1) CHE COS’È UN GRUPPO?:
un fattore caratterizzante di un gruppo è la COESIONE. I gruppi coesi tendono ad esercitare un’influenza
sociale maggiore e i loro membri dimostrano in genere un maggior coinvolgimento nel gruppo. La coesione è
inversamente proporzionale alla dimensione del gruppo: quanto più numerosi sono i membri di un gruppo,
più è difficile conservare la coesione.
32.2) ENTITATIVITÀ:
l’entitatività si riferisce al grado in cui un insieme di individui può essere percepito come gruppo.
Più un insieme di individui mostra caratteristiche come coesione, interconnessione, somiglianza, obiettivi
comuni ecc, più possono essere definiti come appartenenti a un gruppo.
Secondo Lickel è possibile suddividere i gruppi in 4 classi con entitatività crescente:
1) GRUPPO INTIMO (alta entitatività alta): per esempio famiglia, amici, partner in una relazione
sentimentale.
2) GRUPPO DI LAVORO: per esempio colleghi, associazione, task – force.
3) CATEGORIE SOCIALI: per esempio donne, musulmani, inglesi.
4) AGGREGATI DI PERSONE (bassa entitatività): per esempio persone che vivono nella stessa strada o
persone che amano lo stesso genere di musica.
LA PRODUTTIVITÀ DI GRUPPO:
33.1) FACILITAZIONE E INIBIZIONE SOCIALE:
Floyd Allport (1920) coniò il termine FACILITAZIONE SOCIALE per descrivere la tendenza delle persone a
migliorare la propria prestazione quando si è in presenza di altri individui. Tuttavia talvolta la reazione è
opposta e in alcune circostanze la presenza di un pubblico può avere sulla prestazione un effetto negativo
(INIBIZIONE SOCIALE).
33.2) SPIEGAZIONI DELLA FACILITAZIONE E DELL’INIBIZIONE SOCIALE:
sono state elaborate 3 teorie per spiegare perché la presenza di altri individui sembri facilitare la prestazione
in compiti semplici e inibirla in compiti più complessi: la teoria della pulsione, l’apprensione per la valutazione
e il conflitto di attenzione.
LA TEORIA DELLA PULSIONE:
secondo Zajonc (1965) gli effetti della facilitazione e dell’inibizione della prestazione possono essere spiegati
dall’attivazione fisiologica. Se avrà luogo una facilitazione o un’inibizione sociale dipende dal fatto che la
risposta dominante evocata dall’attivazione fisiologica sia corretta oppure no per il compito che si sta
affrontando.
(Ad esempio se il compito consiste nel correre, allora secondo la teoria delle pulsioni dovremmo correre più
velocemente in presenza di un pubblico, poiché il pubblico aumenterà l’attivazione fisiologica e migliorerà la
risposta dominante. Se invece il compito è risolvere un problema di matematica, che per la maggior parte
delle persone potrebbe non essere un’attività particolarmente ben appresa, allora l’attivazione fisiologica che
si verifica in presenza di un pubblico, potrebbe inibire la nostra capacità di risolvere il problema).
Tuttavia Michaels insieme ai suoi collaboratori dimostrò che gli esperti hanno prestazioni migliori in presenza
di altre persone, a differenza dei giocatori mediocri, che invece peggiorano in presenza di un pubblico.
APPRENSIONE PER LA VALUTAZIONE:
questa seconda spiegazione nega l’idea che sia la semplice presenza degli altri a causare l’attivazione.
Alcuni teorici infatti hanno sostenuto che sia l’apprensione per la valutazione a causare l’attivazione
fisiologica in presenza di altre persone. L’APPRENSIONE PER LA VALUTAZIONE è la preoccupazione di
essere valutati negativamente da altri individui (di fare brutta figura). Tendono ad essere più nervosi per una
eventuale valutazione negativa da parte di altre persone coloro che possiedono una consapevolezza di sé
pubblica.