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3. I PROCESSI DI CATEGORIZZAZIONE E GLI SCHEMI DELLA PERCEZIONE SOCIALE
Ogni volta che incontriamo un nuovo oggetto sociale cerchiamo di definire la categoria di appartenenza e poi fare
ricorso alle nostre precedenti conoscenze circa la categoria, ovvero gli schemi. Le funzioni primarie dei processi di
categorizzazione sono la semplificazione dell'ambiente e la possibilità di compiere rapide inferenze. Ciò conduce ad
un'importante conseguenza: gli specifici esemplari racchiusi all'interno di una medesima categoria verranno trattati in
modo analogo, privati delle proprie peculiarità individuali. Le caratteristiche che le differenziano sono messe in secondo
piano e sottovalutate.
Effetti di assimilazione intracategoriale: la differenza percepita tra gli stimoli appartenenti ad una stessa categoria
viene ridotta rispetto quanto non sia nella realtà. Si tenne percepire un grado di omogeneità interna alla categoria
superiore rispetto a quanto i dati oggettivi suggeriscano.
Effetto differenziazione intercategoriale: la differenza esistente tra due categorie di viene estremizzata e percepita
come ben superiore rispetto alla realtà.
Modelli di categorizzazione.
Modello classico: prevede che i tratti che definiscono una categoria siano singolarmente necessari e complessivamente
sufficienti per poter includere un esemplare nella categoria. Un insieme di caratteristiche che devono essere
obbligatoriamente presenti affinché si verifichi l’inclusione categoriale.
Modello probabilistico: prevede che le persone si formino un’immagine astratta di un membro della categoria che
assommi in sé le caratteristiche peculiari di essa. Questa specifica rappresentazione viene definita prototipo.
Modello basato sugli esemplari: per decidere se un nuovo individuo sia membro di una specifica categoria si
procederà verificando il grado di somiglianza tra questo esemplare ed il prototipo. Quando abbiamo limitate conoscenze
circa le caratteristiche astratte di una categoria, sfruttiamo le rappresentazioni di persone conosciute.
Categorizzazione, processo automatico o controllato?
Sicuramente la categorizzazione può essere portata avanti in modo controllato e consapevole, ma i dati di ricerca
sembrano suggerire che in molte occasioni essa avvenga in modo automatico. Nella percezione sociale vi sarebbe
un’iniziale categorizzazione automatica e spontanea delle persone che incontriamo, la quale si concentra soprattutto
sulla loro appartenenza etnico razziale, appartenenza di genere sessuale e degli indicatori che segnalano la loro età.
Gli schemi. Schema: può essere definito come un insieme organizzato di credenze e pensieri basato sulle precedenti
esperienze. Gli stereotipi rappresentano esempi di schema. Costituiscono dei contenuti mentali che guidano
l’esplorazione dell’ambiente, influenzano l’elaborazione e la codifica in memoria delle informazioni raccolte, così come
la loro interpretazione.
a) Schemi di persona: si riferiscono all’insieme di caratteristiche che riteniamo siano associate ad alcuni profili
tipici di persona, come ad esempio l’estroverso, il macho. Ci aspettiamo quindi che se una persona viene
considerata un macho dovrà possedere tutta una serie di attributi interni, elementi di abbigliamento,
comportamenti e pose che si accordino con questa definizione. Lo specifico esemplare che meglio racchiude in
sé le caratteristiche previste dallo schema viene definito prototipo.
b) Schemi di sé: rimandano all’autopercezione, all’immagine che la persona ha di sé stessa. Ciascuno si
percepisce come caratterizzato da una serie di tratti di personalità, all’interno dei quali alcuni sono
estremamente importanti per la propria autodefinizione, altri lo sono decisamente meno. Quando una persona
reputa importante per sé una determinata dimensione si dice essere schematica (altruismo), mentre la persona
si dice essere aschematica lungo un’altra dimensione.
c) Gli schemi di ruolo racchiudono le aspettative associate al ruolo sociale occupato dalla persona oggetto di
percezione (barman socievole). Come si “dovrebbe essere” per ricoprire tale ruolo.
d) Schemi di eventi non riguardano tipologie di persone, ma definiscono le sequenze comportamentali (script)
più adeguate in determinate circostanze. Ogni situazione richiede forme di comportamenti specifici e, con
l’esperienza, queste sequenza comportamentali vengono apprese in modo tale da poter essere eseguite in
maniera spontanea senza dover ogni volta riflettere sul da farsi.
Il nostro sistema cognitivo recupera in modo automatico tutte le conoscenze più rilevanti che abbiamo depositato in
memoria circa la categoria che abbiamo appena applicato. Possiamo pensare che i concetti depositati in memoria
vengano codificati sotto forma i complessi reticoli, in cui i concetti vengono definiti nodi, e in cui vi sono dei canali
(link) che collegano tra loro concetti semanticamente relati.
Non appena un nodo viene attivato, questa attivazione si diffonde anche a tutti gli altri nodi collegati, privilegiando
quelli con il più forte legame associativo.
Priming semantico: paradigma di ricerca che si basa sulla presentazione sequenziale di due stimoli. Il primo
denominato prime, ha la funzione di attivare un concetto, i partecipanti non devono far nulla in risposta e lo
sperimentatore deve sincerarsi che questo stimolo sia stato recepito dal sistema percettivo. Successivamente compare un
nuovo stimolo, il target, in seguito al quale i partecipanti devono compiere delle operazioni o formulare dei giudizi.
Attraverso la presentazione del concetto prime vengono immediatamente attivati anche tutti i concetto collegati, quindi
se lo stimolo target nella rappresentazione è collegato a prime, verrà elaborato con maggiore facilità in quanto ci sarà
una pre-attivazione.
Devine si è chiesto quali siano le conseguenze derivanti dall’attivazione di una categoria sociale e delle connesse
rappresentazioni stereotipiche. È partita dal presupposto che tutte le persone che vivono in uno stesso ambiente socio-
culturale, abbiano una comparabile conoscenza stereotipica associata a determinati gruppi sociali. La ricerca dimostra
una sostanziale coincidenza tra le risposte delle persone con basso e alto livello di pregiudizio. Sebbene solo le persone
con un più elevato considerino gli stereotipi come accurate descrizioni dei gruppi, tutte sono a conoscenza dei contenuti
degli stereotipi. Poiché nel corso dei processi di socializzazione non è possibile evitare di venire esposti agli stereotipi,
attraverso gli agenti primari e secondari di socializzazione, tutti apprendono queste immagini stereotipiche. Le persone
tendono a percepire, dopo che la categoria sia stata attivata, anche in modo subliminale, dei fatti come se fossero in
accordo con lo stereotipo attivato. Nei giudizi controllati invece le persone con un basso pregiudizio tenderanno a
limitare l’influenza degli stereotipi. Attraverso un attento controllo è quindi possibile depurare i propri giudizi e
comportamenti.
Si è particolarmente sensibili rispetto alle informazioni presenti nell’ambiente, che siano in accordo con le conoscenze
pregresse. I dati di ricerca mostrano la forza con cui notiamo e ricordiamo, però anche informazioni altamente
discrepanti rispetto ad uno schema. Hastie ha proposto un modello che lega la probabilità di ricordo di un evento al
grado di coerenza/incoerenza di tale evento rispetto allo schema: quando l’evento è fortemente inusuale o all’opposto
altamente tipico, il ricordo diventa altamente probabile;
Poiché le informazioni coerenti con uno schema non si accordano con le aspettative dell'individuo percepente, di fronte
ad esse avranno luogo processi di pensiero volti a cercare di spiegare cosa sta succedendo e a ristabilire ordine. Questo
lavoro mentale implica che alle informazioni incoerenti venga dedicato maggior tempo di elaborazione nonché una
maggiore integrazione tra esse e le altre informazioni disponibili.
I modelli attualmente esistenti prevedono che la percezione sociale si realizzi attraverso due momenti distinti: in una
prima fase vi è l’automatica categorizzazione delle persone incontrate così come l’automatica attivazione delle
conoscenze stereotipiche associate. In una seconda fase la persona si trova di fronte due possibilità: può fermarsi
limitandosi ad una percezione sommaria legata alle più evidenti appartenenze categoriali della persona percepita,
oppure può procedere oltre cercando nuove informazioni più dettagliate. Da un estremo abbiamo l'esclusivo utilizzo di
informazioni categoriali, all'estremo opposto il pieno utilizzo di tutte le possibili informazioni individuali disponibili.
Per comprendere quale delle due opzioni avrà il sopravvento è necessario considerare il grado di motivazione
dell’individuo nell’esaminare le informazioni a disposizione. La motivazione non è tutto, occorre anche possedere le
necessarie risorse cognitive per potersi muovere verso la parte destra del continuim; tanto più ci si sposta tanto
maggiore è il dispendio di risorse cognitive. La motivazione è la condizione necessaria ma non sufficiente per la ricerca,
così come le risorse cognitive sono necessarie ma non sufficienti. Solo dalla combinazione di alti livelli di entrambe si
creano le premesse affinché le persone vengono percepite nella loro complessità che va ben al di là della semplice
appartenenza categoriale.
Gli stereotipi funzionano come delle euristiche di giudizio. Il potersi basare sui propri schemi stereotipici non solo
agevola il compito di formazione di impressioni, aumentando il ricordo di quanto visto, ma livera risorse cognitive che
potevano essere impiegate nel secondo compito richiesto, ovvero il prestare attenzione alla registrazione audio.
Ogni persona che incontriamo appartiene simultaneamente a varie categorie, ma solo alcune di esse saranno in un dato
momento rilevanti nella percezione del nostro interlocutore. La valutazione finale sarà di conseguenza profondamente
differente a seconda di quali appartenenze categoriali risultino predominanti. Gli stati motivazionali dell’individuo
intervengono influenzando quali categorie sociali andranno a dominare la percezione sociale. Una delle più importanti
spinte motivazionali è quella dell’autoaccrescimento, ovvero il desiderio di preservare un’immagine positiva di sé.
Nella percezione delle persone che ci circondano, verranno selettivamente utilizzate le loro appartenenze categoriali che
consentiranno di massimizzare la positività della propria autorappresentazione (medico nero).
Nel caso delle categorie sociali, oltre agli attributi fisici e alle caratteristiche di personalità, vengono racchiusi anche i
comportamenti tipicamente eseguiti dai membri di tale gruppo, così come i comportamenti solitamente eseguiti