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L’INTERAZIONE NEI GRUPPI

8.

Cos’è il gruppo?

Non esiste una definizione unanime di gruppo, ma vi sono numerosi significati associati a tale termine.

Brown propone quella che oggi è la definizione di gruppo più accreditata. un gruppo esiste quando due o più

individui definiscono sé stessi come membri e quando la sua esistenza è riconosciuta da almeno un’altra

persona. Kurt Lewin, invece, definisce il gruppo come una totalità dinamica che è qualcosa di diverso dalla

somma delle sue parti; il gruppo, secondo lui, ha una struttura propria, fini peculiari e relazioni peculiari con

gli altri gruppi. Quel che ne costituisce l‟essenza non è la somiglianza riscontrabile tra i suoi membri, bensì

la loro interdipendenza. Ciò significa che un cambiamento di stato in una sua parte interessa lo stato di tutte

le altre. Lewin distingue due tipi d‟interdipendenza: l‟interdipendenza del destino, cioè il destino comune,

e l‟interdipendenza del compito, che implica che sforzi combinati per raggiungere un obiettivo

determinano un legame tra i membri tale che le azioni di ciascuno hanno delle implicazioni sui risultati degli

altri. Nella sua concezione architetturale, infine, Sherif afferma che un gruppo si definisce tale quando

presenta due proprietà essenziali: una struttura dei suoi membri (che si differenzia per funzioni, potere o

che regolano il comportamento nell‟attività

posizione sociale) e dalla presenza di una serie di norme o valori

in cui si è inseriti.

Cosa sono i gruppi primari e i gruppi secondari?

I gruppi primari sono caratterizzati da stabilità, associazione e cooperazione intima tra un numero limitato di

membri, uniti da una forte interdipendenza. Le persone appartenenti al gruppo primario perseguono un fine

condiviso che risponde ai loro bisogni più profondi, i legami sono intimi e spontanei, di tipo affettivo e

favoriscono il senso di appartenenza e di identificazione; infine, persistono sulla base della condivisione di

valori, obiettivi e sfide. Esempi di gruppi primari sono la famiglia e il gruppo di amici.

I gruppi secondari, o organizzazioni, sono caratterizzati dall‟orientamento verso uno scopo specifico che

giustifica l‟appartenenza dei membri al gruppo stesso, e la strutturazione è molto elevata. Esempi di gruppo

secondario sono una scuola o un‟industria.

Cosa sono l’identità personale e l’identità sociale?

Il concetto di sé è costituito dall‟identità e dall‟identità

personale sociale: la prima è la descrizione che le

persone danno di sé stesse sulla base di caratteristiche individuali; la seconda è l‟insieme degli aspetti di sé

che derivano dalla consapevolezza di appartenere a uno o più gruppi e dal sentimento suscitato da tali

appartenenze. La consapevolezza di appartenere a un gruppo fa in modo che l‟io diventi noi; in breve, si

attua il cosiddetto processo di autocategorizzazione, ovvero il processo attraverso cui si giunge a

sociale. L‟autocategorizzazione è flessibile e muta

considerare sé stessi come componenti di un gruppo

rapidamente a seconda del contesto sociale in cui ci si trova, ad esempio allo stadio come tifoso,

all‟università come studente. Sebbene le appartenenze mutino da contesto a contesto, alcune rimangono

stabili nel tempo. Inoltre, i comportamenti possono essere influenzati anche dall‟appartenenza a un gruppo

sociale fittizio o creato sperimentalmente in base ad elementi arbitrari: tale situazione viene chiamata

situazione intergruppi minima.

quando l’appartenenza a un gruppo diventa negativa?

Cosa succede

Quando il gruppo cui apparteniamo diviene un gruppo stigmatizzato, abbiamo diverse strategie a

disposizione per risolvere il problema. Se non vengono individuate alternative, sono messe in atto strategie

all‟insegna della mobilità sociale, ossia di fuga individuale dal gruppo. La mobilità sociale può assumere

ossia l‟allontanamento psicologico attraverso la minimizzazione delle

due forme: la disidentificazione,

proprie connessioni personali con il gruppo stesso e la dissociazione, ossia il distanziamento fisico. Se

invece riteniamo che vi siano delle alternative alla valutazione negativa che gli altri danno del nostro gruppo,

adottiamo la strategia del cambiamento sociale, volta a migliorare la situazione complessiva. Il

cambiamento sociale può essere attuato attraverso:

1. la creatività sociale, ad esempio esaltando caratteristiche rispetto alle quali ci sentiamo superiori;

2. la competizione sociale, in cui si tenta di cambiare le condizioni sociali che ci sono avverse;

3. la ricategorizzazione, ossia la modifica della definizione di ingroup attraverso, per esempio, la

categorizzazione trasversale, per mezzo della quale membri che per una certa dimensione risultano

in un‟altra diventano

outgroup, ingroup; si tratta di una strategia volta a reindirizzare il pregiudizio.

Quali sono gli elementi che lo caratterizzano? ossia l‟insieme di pattern stabili di comportamento. Alcuni

I gruppi si caratterizzano per la loro struttura,

aspetti strutturali che definiscono i confini e le relazioni del gruppo sono lo status, i ruoli e le norme.

è la posizione che una persona occupa all‟interno di un gruppo sociale e la valutazione di tale

Lo status

posizione in una scala di prestigio; lo status imposta una gerarchia di valori a seconda del potere: in altre

termini, riflette la distribuzione di potere tra i membri. Le differenze di status sono spiegate dalla teoria

dell’aspettativa di status, che sostiene che lo sviluppo del potere di un gruppo sia basato sulle aspettative

merito al contributo degli altri al raggiungimento dell‟obiettivo di gruppo. Queste aspettative

dei membri in

non sono basate solo su caratteristiche rilevanti per il compito, ad esempio capacità sociali ed esperienze

quali il genere e l‟età.

passate, ma anche su caratteristiche diffuse di status,

I ruoli, invece, riflettono le aspettative che le persone hanno circa il modo in cui dovrebbe comportarsi chi

occupa una certa posizione nel gruppo. I ruoli servono a mantenere una divisione del lavoro, a rendere i

comportamenti delle persone più prevedibili e disciplinati e a ridefinire la propria identità. Alcuni ruoli sono

il capro espiatorio, il nuovo arrivato e il leader, che assume una posizione centrale. Il leader è quella persona

a cui viene permesso di influenzare e motivare gli altri per aiutarli a conseguire gli obiettivi del gruppo.

Alcune persone eccellono nella leadership del compito, altre nella leadership della relazione, che consiste nel

mediare conflitti, essere supportive e favorire il clima di gruppo.

Uno dei modelli più noti sul funzionamento della leadership è il modello della contingenza di Fiedler, che

poggia sul teorema della corrispondenza tra lo stile adottato dal leader e il controllo della situazione che lo

stesso possiede. Lo stile è misurato con un punteggio nominato Least Preferred Co-worker (LPC): le persone

a basso LPC descrivono in termini sfavorevoli i collaboratori, nello specifico quelli che risultano meno utili

per portare a termine il compito; le persone con un alto punteggio LPC, orientate verso la relazione,

descrivono positivamente anche i collaboratori con i quali vanno meno d‟accordo. Il controllo della

situazione, invece, dipende da 3 fattori: le relazioni del leader-gruppo, che possono essere più o meno

positive, la struttura del compito, che può essere più o meno chiara, e il potere del leader, forte o debole.

Infine, i gruppi si strutturano intorno alle norme sociali, ossia modi di pensare, sentire o comportarsi

ampiamente accettati a causa della pressione al conformismo che permea il gruppo. Le norme contribuiscono

al raggiungimento degli obiettivi di gruppo, mantengono in vita il gruppo stesso (ne sono esempio le norme

che sanciscono incontri regolari del gruppo nel tempo) e consentono di costruire una realtà sociale condivisa.

Come si sviluppa un gruppo? modello temporale di sviluppo dell’appartenenza a un gruppo,

Moreland e Levine hanno proposto il che

si basa sull‟assunto che i cambiamenti che si verificano nel tempo nei membri del gruppo sono dovuti alla

loro mutua influenza. I processi psicologici che inducono una persona a far parte di un gruppo sono 3:

1. la valutazione iniziale che persona e gruppo effettuano reciprocamente; questa si basa su un duplice

processo: no relativo alla capacità del gruppo di soddisfare i bisogni della persona (ricognizione

e l‟altro relativo alla capacità della persona di soddisfare i bisogni del gruppo

individuale)

(reclutamento di gruppo);

sentimento d’impegno

2. il che segue questa valutazione;

d‟impegno nel gruppo.

3. le transizioni di ruoli che derivano dal cambiamento

A parere di Moreland e Levine, la vita dei gruppi attraversa 5 fasi, a ciascuna delle quali corrisponde un

differente ruolo giocato dalla persona; tutta via, non tutti i gruppi seguono passo passo questi stadi:

decisiva per l‟entrata nel gruppo;

1. fase di esplorazione,

2. fase di socializzazione, in cui le persone si conoscono;

3. fase di mantenimento, in cui si stabiliscono i ruoli;

4. fase di risocializzazione, in cui il membro marginale e il gruppo cercano di esaudire le proprie

aspettative;

5. fase del ricordo, in cui il membro marginale diviene ex membro.

Forsyth ha declinato il modello di Moreland e Levine nel contesto dei gruppi che si riuniscono per uno

scopo ben preciso, come per esempio un lavoro. Anche secondo lui, gli stadi di sviluppo sono 5: formazione,

conflitto, evoluzione, esecuzione del compito e conclusione.

Cos’è la deindividuazione?

In generale, in situazioni di gruppo le persone tendono alla deindividuazione, una situazione nella quale

di un‟identità di gruppo e il loro comportamento è guidato dalle norme del

vedono sé stesse solo nei termini

gruppo stesso. L‟ampiezza del gruppo, l‟anonimato e la diminuzione della coscienza di sé sono i tre fattori

che favoriscono la deindividuazione, che accresce il comportamento della folla qualunque esso sia, positivo

o negativo.

Come si può osservare la produttività di un gruppo a partire dalle sue dinamiche?

Per quanto riguarda la produttività, i gruppi possono facilitare o inibire i compiti a seconda che siano facili o

difficili. Triplett ha evidenziato le conseguenze della cosiddetta facilitazione sociale, un effetto prodotto

dalla presenza di altre persone per cui le risposte altamente accessibili (i compiti semplici) diventano più

probabili, e quelle meno accessibili (i compiti più complessi) meno probabili. La facilitazione sociale può

essere dovuta a due motivazioni: il timore della valutazione altrui e l‟effetto di distrazione, dovuto al fatto

che la presenza di altri ci distrae perché siamo portati ad osservarli e a controllare quello che stanno fac

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
18 pagine
4 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher paulweston di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Camussi Elisabetta.