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LO SVILUPPO COME FUNZIONE DELLA QUALITÀ DI DIPENDENZA DELL’OGGETTO:

Come viene concepito lo sviluppo da Fairnbairn? Anche Fairnbairn ha tre fasi o stadi. La crescita completa

nell’individuo riguarda sostanzialmente una sequenza di stadi di maturazione di relazioni con altri.

1) stadio della dipendenza infantile;

2) fase di transizione;

3) stadio di dipendenza matura (reciprocità). (in Winnicott era indipendenza. Fairnbairn parla di dipendenza

matura perché se l’essere umano è costantemente alla ricerca degli oggetti non sarà mai completamente

indipendente dagli oggetti).

 ciò che distingue la dipendenza matura dalla dipendenza infantile è che nella dipendenza matura c’è una

reciprocità fra me e il mio oggetto.

DIPENDENZA INFANTILE (’40):

 Come Winnicott, Fairnbairn parla di una fusione con la madre, in continuità con lo stato uterino. La madre

costituisce l’ambiente del bambino.

 il bambino quindi è completamente dipendente dalla madre. Manca la differenziazione dalla madre (uguale

a Winnicott) e solo in questo senso il bambino si trova in uno stato di narcisismo primario.

Fairbairn contesta l’idea di un narcisismo primario e sostiene la centralità della funzione dell’Io nella ricerca

di relazioni con oggetti esterni.

 Fairbairn distingue due stadi all’interno della dipendenza infantile (un po’ come nel pensiero kleiniano).

1) stadio pre – ambivalente: il bambino è completamente fuso con la madre e il dilemma che si pone è

“succhio o non succhio il seno?” In altre parole: “entro in relazione o non entro in relazione?”.

Questo per Fairnbairn lo ritroviamo negli stati schizoidi.

2) succhiare o mordere: con lo sviluppo dei dentini del bambino, il dilemma diventa “succhio o mordo?”.

Questo è molto simile alla Klein, è il dilemma depressivo della distruttività: io legandomi posso nuocere

l’oggetto, posso danneggiare l’oggetto buono.

FASE DI DIPENDENZA MATURA:

La dipendenza qui è condizionale. Si creano tutta una serie di oggetti: si passa dal primo oggetto madre e

poi padre alla capacità di legarsi a più oggetti. Anche questo l’abbiamo già visto nella Klein (dopo la

posizione depressiva entra in gioco anche in padre  la triade).

La caratteristica di questa relazione è data dalla reciprocità: io ti do tu mi dai (collaborazione con l’oggetto).

L’oggetto non è un oggetto che deve soddisfare i miei bisogni, ma c’è una reciprocità.

In Fairnbairn la genitalità, un po’ come l’oralità, nulla ha a che fare con spostamenti di libido, ma a che fare

con uno dei tanti modi per esprimere intimità, un legame, una relazione oggettuale.

Non è come in Freud il segno di una maturità avvenuta.

FASE DI TRANSIZIONE: PONTE FRA LE DUE FASI:

Durante la dipendenza assoluta, quella immatura, il bambino è indifferenziato dagli oggetti esterni, è confuso

con gli oggetti esterni e si confonde anche con i propri oggetti interni di compensazione, che ha creato a

causa di una madre non gratificante. Invece nella dipendenza matura il bambino acquisisce la capacità di

relazionarsi a tanti oggetti esterni e non è più limitato agli oggetti primari (mamma e papà) e agli oggetti

interni che riguardano mamma e papà.

Quindi il conflitto che si crea nella fase di transizione è fra “voglio restare aggrappato ai miei oggetti primari

(mamma, papà interiorizzati) oppure voglio abbandonare i miei oggetti primari per volgermi verso altri oggetti

che implicano una separazione”.

 Il conflitto che si crea non è fra pulsioni e Super – Io ma è un conflitto fra il tentativo di andare incontro a

relazioni oggettuali diversificate e la riluttanza di abbandonare legami che l’individuo ha con i primi oggetti e

gli oggetti interni cattivi.

 Il conflitto è fra relazioni oggettuali.

STRUTTURA PSICHICA (1944):

A differenza di molti altri autori, per Fairnbairn, il bambino nasce con un Io unitario, integro e questo Io

ricerca essenzialmente le relazioni oggettuali. Solo quando le cure sono insoddisfacenti, e Fairnbairn dice

che per tutti noi in qualche misura le cure sono insoddisfacenti, l’Io interiorizza oggetti cattivi di

compensazione.

Fairnbairn, e poi la Klein (perché la posizione schizo – paranoide della Klein è presa da Fairnbairn)

suggerisce che ogni qualvolta che si crea un oggetto interno, una parte dell’Io rimane appiccicata all’oggetto

interno.

In altre parole l’Io unitario si scinde e pezzi dell’Io vanno a legarsi agli oggetti interni.

Il risultato è che dall’Io unitario, con l’interiorizzazione degli oggetti cattivi l’Io si frammenterà sempre di più.

ESPERIENZE CHE FA IL BAMBINO DELLA MADRE:

Per Fairbairn, la madre assume un’importanza fino a quel momento ignorata dalla teoria psicoanalitica.

Fairbairn sostiene che l’esperienza della relazione con la madre reale è organizzata su due dimensioni, una

gratificante e una non gratificante (come in Klein).

L’esperienza non gratificante può essere ulteriormente divisa in due componenti:

- può fare riferimento a una esperienza di rifiuto

- può fare riferimento a una esperienza di rifiuto preceduto da un senso di speranza o di promessa: la madre

lascia la speranza che può essere anche diversa, non rifiuta solamente il bambino.

TRE CARATTERISTICHE DELLA MADRE VENGONO INTERIORIZZATE:

Quindi per Fairbairn, il bambino vive nella sua relazione con la madre tre possibili esperienze: madre

gratificante, madre deprivante, madre allettante/eccitante.

Per ognuna di queste esperienze è associato un certo tipo di oggetto interno:

- esperienza di gratificazione: l’oggetto ideale corrisponde agli aspetti gratificanti dell’esperienza con la

madre.

- esperienza di non gratificazione (rifiuto): l’oggetto rifiutante corrisponde alle dimensioni di deprivazioni e di

negazione della madre.

- esperienza di non gratificazione (speranza): l’oggetto eccitante corrisponde agli aspetti allettanti e

promettenti della madre.

Queste caratteristiche materne vengono quindi interiorizzate e l’Io che inizialmente è completamente

integrato, entra in relazione con esse. In questo modo parti dell’Io vengono scisse e legate con questi oggetti

interni.

Fairnbairn, in contrapposizione alla Klein dice che solo gli oggetti cattivi vengono interiorizzati, invece in

alcuni scritti sostiene che oltre a interiorizzare l’oggetto eccitante/allettante e l’oggetto rifiutante, il bambino

interiorizza anche l’oggetto ideale. (è un controsenso).

L’oggetto eccitante e rifiutante vengono interiorizzati per controllare gli oggetti cattivi e per preservare la

madre reale esterna, che a quel punto non ha più lati cattivi (perché gli ho interiorizzati) e quindi diventa una

madre ideale.

In alcuni scritti Fairnbairn dice che ciò che resta della madre, una volta deprivata di tutte le parti cattive,

viene anch’essa interiorizzata. Questa è una distorsione.

Fairnbairn parla anche degli affetti che accompagnano questo legame fra io e oggetti interni:

- affetti che accompagnano l’oggetto rifiutante: rabbia, tristezza, paura.

- affetti che accompagnano l’oggetto eccitante: amore non ricambiato, dipendenza dall’altro.

Questo perché non solo vengono interiorizzate parti cattive della madre, ma anche gli affetti che provo nei

confronti di questa madre vengono portati dentro.

UN SOGNO PRIVO DI DESIDERIO:

Per Fairnbairn, a differenza di Freud, i sogni rappresentano sempre delle parti della personalità dei pazienti.

Sono una sorta di drammatizzazione del mondo interno del paziente.

Quindi nei sogni, le varie figure del sogno rappresentano da una parte gli oggetti, e dall’altra le parti scisse

dell’Io legate agli oggetti.

Il sogno può essere quindi considerato una rappresentazione di strutture che Fairnbairn chiama

“endopsichiche”.

L’IO E I SUOI OGGETTI:

Abbiamo detto che queste tre caratteristiche materne vengono interiorizzate e l’Io che inizialmente è

completamente integrato, entra in relazione con esse. In questo modo parti dell’Io vengono scisse e legate

con questi oggetti interni.

In particolare le parti dell’Io legate con l’oggetto rifiutante vanno a formare quello che Fairbairn chiama Io

antilibidico (o sabotatore interno), in quanto le parti dell’Io si identificano con le caratteristiche rifiutanti

dell’oggetto, assumendo caratteristiche di ostilità e rifiuto per la ricerca di relazioni con il mondo esterno.

Le parti dell’Io che si legano all’oggetto eccitante vanno a formare quello che Fairbairn definisce Io libidico, in

quanto le parti dell’Io si identificano con gli aspetti legati alla ricerca e alla speranza di una relazione.

Le parti dell’Io che si legano all’oggetto ideale vanno a formare quello che Fairbairn definisce Io centrale, in

quanto le parti dell’Io si identificano con gli aspetti gratificanti della relazione.

Di questi tre tipi di Io, solo l’Io centrale può essere utilizzato per ricercare relazioni con il mondo esterno,

mentre l’Io libidico e l’Io antilibidico, che vengono definiti da Fairbairn Io sussidiari, non possono essere

utilizzati per cercare contatti con il mondo esterno, in quanto rimangono legati agli oggetti interni.

 L’Io centrale è a livello pre – conscio, mentre gli Io sussidiari sono a livello inconscio e vengono secondo

Fairbairn rimossi.

 Per Fairnbain all’inizio esiste un io centrale, unitario, fin dalla nascita. Dato che tutti noi abbiamo un

ambiente relativamente non gratificante, secondo Fairnbain, succede che il bambino, per salvaguardare

l’ambiente esterno e per poter concepire che il suo ambiente esterno è positivo anche se non lo è, introietta

degli oggetti cattivi, introietta quindi le parti non gratificanti, per esempio della madre. Questo perché nel

momento in cui io introietto le parti cattive, l’oggetto esterno che permane (mamma), sarà privo degli aspetti

cattivi.

Il bambino lo fa per il fatto che per un bambino avere dei genitori cattivi significa essere sottoposti, senza

alcuna speranza, alla cattiveria genitoriale. Se invece io introietto la parte cattiva dei genitori e divento anche

io cattivo, allora io giustifico il fatto che i miei genitori sono stati cattivi, in quanto io me lo merito perché sono

stato cattivo, ma soprattutto io posso sperare che diventando bravo i miei genitori saranno gentili con me.

(In Klein io introietto il cattivo per salvaguardare il buono. In Fairnbain è lo stesso ma lui lo rielabora).

Da qui deriva necessariamente una

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
8 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/07 Psicologia dinamica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ali7877 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dinamica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Tangini Angela.