vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
Il colloquio è una costante relazionale del lavoro educativo, la cui finalità è la persona con
cui l’educatore lavora e con cui persegue la realizzazione personale. Nella pratica
educativa l’obiettivo è il cambiamento, ossia una nuova e diversa rappresentazione di sé.
Il mezzo è la relazione, come principale strumento d’intervento dell’educatore.
L’educatore è continuamente in colloquio, senza di esso perderebbe ogni significato della
sua presenza nel lavoro sociale.
La competenza progettuale dell’educatore: capacità di pensare, ricercare, costruire
contesti di comunicazione e relazione che favoriscano lo scambio di info, azioni, pensieri,
emozioni utili a sostenere l’ipotesi di cambiamento (relazione educativa ha la funzione di
costruire eventi significativi finalizzati al cambiamento).
A differenza di altri professionisti, l’educatore non formula diagnosi, non opera sulle
patologie, ma utilizza la relazione per favorire la comunicazione e aumentare il loro potere
decisionale, mobilitare le risorse e potenzialità senza sostituirvisi.
La finalità del colloquio educativo è favorire il cambiamento e aumentare la
consapevolezza di sé, facendo emergere e mobilitando le risorse personali con cui il
soggetto possa affrontare la realtà in modo autonomo. Gli ambiti di intervento
dell’educatore sono i progetti di vita delle persone, il loro adattamento
cognitivo/relazionale/sociale al piano di realtà. L’indagine sulle cause delle condizioni
psichiche e comportamenti non è pertinente al ruolo educativo (lo indurrebbe ad un
atteggiamento interpretativo): qualsiasi contenuto emerga va riportato all’influenza
(evolutiva/involutiva) che può avere nel presente o futuro- se nei colloqui viene dato troppo
spazio al passato, l’educatore rischia di trovarsi invischiato in un ruolo che non gli
compete.
Perciò è necessario organizzare degli spazi formali in cui costruire significati coerenti e
condivisi su ciò che sta avvenendo (colloquio educativo).
Gli stili relazionali
La dimensione del controllo: la gestione del ruolo educativo dal punto di vista normativo e
organizzativo. Gli atteggiamenti possono essere:
Autoritario: regole istituzionali e sociali rigide, controllo dei comportamenti di
- devianza, sanzioni/punizioni, distanza dall’altro, pretesa di riconoscimento della
superiorità del ruolo, interventi direttivi = svaluta le potenzialità dell’altro, inibisce
la creatività, induce sentimenti di sfiducia o ribellione. Può essere utilizzato in
situazioni di pericolo/emergenza
Antiautoritario: completa simmetria, delega responsabilità, evitamento conflitto,
- promozione del libero arbitrio = sentimenti di impotenza/onnipotenza,
deresponsabilizzazione, incapacità di tollerare frustrazioni. Può essere utilizzato
quando si intende far sperimentare al soggetto la mancanza di sostegno e
necessità di autoregolazione
Autorevole: relazione chiara con l’altro, rispetto reciproco, interventi
- orientativi/regolativi, dialettica libertà/autorità = valorizzazione potenzialità
Ogni colloquio educativo è innanzitutto uno scambio comunicativo, pertanto sottosta alle
regole della pragmatica della comunicazione. Possibili ostacoli:
limitazioni dell’interlocutore: disabilità, stati di disagio, stress emotivo
- linguaggio: uso di terminologia troppo specialistica o professionale (necessaria
- richiesta di feedback)
differenze tra gli interlocutori: rischi di pregiudizi
- atteggiamenti dell’educatore: mancanza di fiducia nel proprio ruolo o
- competenze, sensazioni di minaccia, mancanza di tempo
Le fasi del colloquio
preparazione dell’incontro: controllare fattori di disturbo (rumori, interferenze,
- idoneità del luogo, sovrapposizione con altri colleghi, reale disponibilità di tempo)
accoglienza: importante per come può influenzare anche i successivi incontri, è
- sempre un incontro tra premesse e aspettative reciproche (fondamentale il
linguaggio del corpo). L’obiettivo principale è gettare le basi per la costruzione di un
rapporto significativo- l’educatore si deve presentare brevemente (proprio ruolo,
spazio di intervento professionale); può sintetizzare le eventuali info sulla situazione
da lui in possesso e poi partire con domande aperte mirate a conoscere la richiesta
della persona (come e come mai ci si rivolge al servizio)
focalizzazione: obiettivo è definire con chiarezza il bisogno sotteso al motivo del
- colloquio; questa fase si ritiene conclusa quando l’educatore è in grado di
rispondere alle domande: come il soggetto definisce il problema, da quanto t esiste
il problema, quali persone sono implicate. Se il problema è di competenza
dell’educatore prosegue il colloquio.
approfondimento: obiettivo è approfondire natura, termini e importanza di quanto è
- stato focalizzato ed eventuali strategie/risorse da mettere in gioco. L’educatore
promuove da parte di tutti i partecipanti l’esplicitazione delle proprie letture della
situazione indagando sulla visione che ognuno ha del passato (x es. tentativi di
risoluzione effettuati), presente (natura della richiesta d’aiuto attuale), futuro
(aspettative di cambiamento).
conclusione: si ritiene concluso quando l’obiettivo è stato raggiunto (definizione
- chiara e condivisa del problema, ipotesi di risoluzione). È necessaria una verifica
della condivisione della lettura della situazione.
Tipologie di colloquio educativo:
colloquio di consulenza: spazio formale in cui l’educatore offre la possibilità di
- confrontarsi sulle rappresentazioni della situazione che si ritiene problematica per
superare il disagio. Il suo compito è attivare/valorizzare il potenziale delle persone,
restituire alle persone autonomia, competenze, responsabilità; se ritiene non
sufficiente, può proporre l’attivazione di un percorso di progettazione educativa
colloquio di progettazione: ruolo più complesso in quanto deve saper governare i
- processi relazionali di tutti gli attori coinvolti per il raggiungimento dell’obiettivo;
contemporaneamente ruolo di guida, orientamento, mediatore. L’obiettivo
fondamentale è consentire alle persone di identificarsi col progetto, partecipando
con un ruolo attivo e motivante alla sua realizzazione. Occorre lavorare alla
definizione dell’obiettivo macro e specifici, divisione di compiti/strategie, definizione
dei tempie modalità di verifica
Tecnica del sì-ma:
- Momento del sì (accoglienza): incondizionata disponibilità ad aiutare la persona, a
prescindere dai suoi comportamenti inadeguati (non giudica, non colpevolizza, ma
riconosce che il sogg ha appreso le proprie strategie relazionali in sistemi in cui
apparivano funzionali, ma segnala che dono inadeguate)
- Momento del ma (normativo): riposta l’attenzione alla necessità del rispetto delle
regole del contesto; non è una reazione contro i comportamenti dell’altro, ma
finalizzata ad apprendere le strategie funzionali ad agire nel contesto in modo
adeguato
La gestione del colloquio
1. ipotizzazione: strumento che garantisce all’educatore di dirigere la ricerca
seguendo un filo logico, di ricostruire la mappa delle relazioni dell’interlocutore;
consiste nell’esplicitare un’ipotesi su cosa sta avvenendo e chiedendo ai membri di
esprimersi su di essa
2. circolarità: per comprendere le connessioni tra idee e comportamenti
delle persone coinvolte; l’educatore pone una domanda facendola girare a tutti i
membri , se le risposte rimandano a punti di vista diversi, occorre approfondire per
capire le diverse punteggiature, su come sono rappresentati i problemi. La
circolarità consente all’educatore di non rimanere invischiato in racconti
interminabili e privi di notizia e di mantenere un atteggiamento di equidistanza dai