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Autismo: una mente umana che non può concepire altre menti

Considerato disturbo pervasivo dello sviluppo, l'autismo coinvolge molti aspetti della crescita, tra cui il linguaggio, la percezione, l'intelligenza, le abilità sociali e le emozioni. Le persone con autismo hanno un QI inferiore a 70 e incontrano grossi problemi nell'interagire socialmente, trattando le persone come oggetti inanimati e sembrando inconsapevoli delle altre menti. Hanno anche difficoltà nell'elaborazione percettiva, con ipersensibilità agli stimoli uditivi e tattili e una scarsa tolleranza a un eccesso di stimoli. Le reti neurali sembrano essere iperattive e i movimenti ripetitivi potrebbero servire a contenere la sensazione di essere sopraffatti dal mondo esterno.

Secondo la teoria, durante il periodo critico dello sviluppo, alcune circostanze eccitano eccessivamente i neuroni dei bambini geneticamente predisposti all'autismo, consolidando tutte le connessioni cerebrali, non solo quelle più importanti. Di conseguenza, il bambino possiede una quantità eccessiva di mappe cerebrali indifferenziate, il che può contribuire ai sintomi dell'autismo.

Il cervello è ipereccitabile e ipersensibile (ad esempio quando sentono una certa frequenza si eccita l'intera corteccia uditiva). Per mantenere viva la mente è necessario imparare qualcosa di veramente nuovo e con grande concentrazione.

Sistema del piacere: nel cervello abbiamo 2 distinti sistemi del piacere:

  • Uno che ha a che fare con l'eccitazione: è in relazione con il piacere appetitivo che proviamo immaginando qualcosa che desideriamo. È un sistema ampiamente connesso con la dopamina e aumenta il nostro livello di tensione.
  • L'altro regola la soddisfazione del piacere: ha a che fare con il piacere consumatorio che accompagna l'esperienza concreta. È connesso con il rilascio di endorfine, sostanze oppiacee che danno un senso di rilassatezza e benessere.

I centri del piacere si trovano nel sistema limbico, una regione cerebrale che riveste un ruolo importante nell'elaborazione delle emozioni. I centri del piacere fanno parte del sistema.

cerebrale della ricompensa = sistema mesolimbico dopaminergico. Quando si attivano i centri del piacere, tutto ciò che facciamo appare piacevole, anche l'apprendimento.

Durante l'innamoramento viene abbassata la soglia di attivazione del sistema appetitivo del piacere (piacere di pregustare qualcosa che desideriamo).

Si verifica una massiccia riorganizzazione neuronale in 2 fasi della vita: innamoramento e crescere i figli.

Questa notevole riorganizzazione plastica diventa possibile grazie ai neuromodulatori, sostanze diverse dai neurotrasmettitori (rilasciati da sinapsi per eccitare/inibire i neuroni). I neuromodulatori aumentano/riducono l'efficacia complessiva delle connessioni sinaptiche e determinano un cambiamento duraturo.

Quando ci innamoriamo viene rilasciato l'ormone ossitocina, permettendo alle connessioni neurali esistenti di sciogliersi completamente così da produrre cambiamenti su larga scala. L'ossitocina rinforza le relazioni tra

mammiferi (innamoramento, sesso, travaglio, accudimento prole, allattamento). La dopamina produce eccitazione, ci rende euforici e stimola l'eccitazione sex. L'ossitocina induce un umore calmo e rilassato che favorisce tenerezza e attaccamento. La proprietà dell'ossitocina di cancellare i comportamenti acquisiti ha portato gli scienziati a chiamarla ormone amnesico: essa elimina le connessioni neurali esistenti alla base dei legami in atto in modo che possano formarsi nuovi neuroni e così nuovi schemi di comportamento. Due cervelli innamorati possono attraversare un periodo di accresciuta plasticità che permette loro di adattarsi a vicenda. Ossessioni: nelle ossessioni sono coinvolte 3 regioni cerebrali che risultano iperattive: - gli errori vengono individuati da corteccia orbitofrontale (parte del lobo frontale situata proprio dietro agli occhi) - giro cingolato riceve il segnale e induce un'ansia molto intensa, di qualcosa di negativo che staperaccadere meno che non correggiamo l'errore e invia segnali alle viscere e cuore che provocano sensazioni fisiche di paura- nucleo caudato, che si trova in profondità del cervello, regola il cambio automatico, fa in modo che i nostri pensieri scorrano uno dopo l'altro a meno che non accada qualcosa che blocchi la fissazione, come nelle ossessioni. Il nucleo non cambia marcia automaticamente, per cui la corteccia e il girocingolato continuano a emettere segnali aumentando la sensazione di errore e ansia. Dolore: come l'immagine corporea, viene prodotto dalla mente e proiettato nel corpo. Il sistema dolore è diffuso in tutto il midollo spinale e nel cervello, che controlla i segnali dolorosi che avvertiamo: ci sono dei punti di controllo tra il sito della lesione e il cervello. Quando vengono inviati i messaggi dolorosi dalla lesione al cervello, passano alcuni "cancelli" a cominciare dal midollo spinale, fino al cervello. Tuttavia questi messaggi si

spostano solo se il cervello concede il passaggio, dopo aver stabilito se sono davvero importanti. Se accade, la sensazione di dolore aumenta, attivando neuroni e trasmettendo il segnale. Il cervello può anche bloccare il segnale tramite un rilascio di endorfine (sostanze che calmano il dolore, ad esempio soldati feriti sul campo di battaglia spesso non avvertono il dolore finché continuano a combattere o si mettono al sicuro). Anche l'effetto placebo funziona così (il cervello disattiva le regioni che rispondono al dolore). Il dolore, come l'immagine corporea, è un costrutto del cervello.

Immaginazione: è possibile modificare l'anatomia del nostro cervello semplicemente utilizzando l'immaginazione; tutto ciò che la mente immateriale immagina lascia delle tracce materiali: ogni pensiero altera lo stato fisico delle sinapsi cerebrali a livello microscopico. Da un punto di vista neuroscientifico immaginare un'azione non è

Poi così diverso dall'eseguirla: quando chiudiamo gli occhi e immaginiamo un oggetto (esempio lettera A), nel nostro cervello la corteccia visiva primaria si attiva proprio come la stessa mossa veramente guardando. Nell'azione e nell'immaginazione vengono attivate le stesse regioni cerebrali = la visualizzazione può migliorare la performance. La spiegazione sta nei motoneuroni che programmano il movimento.

Prova: quando calcoliamo il t necessario per immaginare di scrivere il nostro nome con la mano dominante e poi lo si scrive i risultati saranno simili; se si immagina di scriverlo con la mano non dominante, ci vorrà più tempo anche ad immaginarlo (la nostra mano mentale è più lenta come quella reale). Immaginazione e azione sono rallentate dallo stesso programma motorio cerebrale.

Memoria e ricordi: quando si formano ricordi a lungo termine, i neuroni modificano la propria struttura anatomica e accrescono il numero di connessioni sinaptiche.

Verso altri neuroni. Affinché i ricordi a breve termine diventino a lungo termine deve prodursi una nuova proteina (chinasi A): si sposta dal corpo cellulare del neurone al nucleo dove sono immagazzinati i geni.

Quando impariamo, interveniamo su quali geni vengono espressi o attivati nei neuroni. I geni hanno 2 funzioni: la prima consiste nel fungere da modello, permettendo ai geni di reduplicarsi e produrre copie che vengono trasmesse alle generazioni successive (fuori dal nostro controllo). La seconda è di trascrizione: ogni cellula del nostro corpo contiene tutti i nostri geni, ma non tutti sono attivi/espressi. Quando viene attivato, il gene produce una nuova proteina che altera struttura e funzione della cellula. Le informazioni su come produrre le proteine vengono trascritte dal singolo gene (funzione influenzata da ciò che facciamo e pensiamo).

Quando impariamo anche la mente influenza la trascrizione genetica dei neuroni: possiamo modellare i nostri geni, influenzando

l’anatomia cerebrale a livello microscopico. L’apprendimento produce cambiamenti nell’espressione genetica che modifica l’intensità delle connessioni sinaptiche e attraverso cambiamenti strutturali che alterano lo schema anatomico delle interconnessioni tra le cellule nervose del cervello. A 26 mesi le mappe si stanno differenziando e completando la loro struttura di base con l’aiuto degli stimoli esterni e interazione col mondo. L’emisfero dx ha appena completato una fase di sviluppo improvviso, quello sx sta iniziando ad accrescersi. Quello dx nei neonati è più grande fino al 2 anno di vita, per cui domina nei primi 3 anni di vita. Fino a quest’età i bambini sono creature complesse, emotive e legate soprattutto all’emisfero dx. Dai 10 ai 18 mesi si sviluppa un’area fondamentale del lobo frontale dx = il sistema orbitofrontale dx che permette di intrattenere rapporti umani e regolare le emozioni. Questo sistemainclude anche i collegamenti al sistema limbico, ci permette di leggere le emozioni del volto e controllare le proprie. Durante questo periodo l'adulto insegna continuamente al proprio bambino cosa sono le emozioni attraverso la musicalità del linguaggio e le espressioni gestuali non verbali: es. la madre guarda il bambino che ha ingoiato un po' d'aria col latte: "Vieni qui tesoro, sembri spaventato, non aver paura, il pancino ti fa male perché hai mangiato troppo in fretta. Lascia che la mamma ti faccia fare il ruttino e ti abbracci, vedrai che ti sentirai meglio" - dice il nome dell'emozione - che cosa l'ha scatenata - che è associata a una sensazione corporea - che rivolgersi agli altri è utile. I bambini hanno bisogno di vivere queste interazioni centinaia di volte nel corso del periodo critico. Il sistema della memoria ben sviluppato nei bambini di 26 mesi è la memoria procedurale o implicita: entra in gioco quandoimpariamo una procedura o una serie di azioni ripetitive, automatiche, fuori dalla nostra attenzione e in cui in genere non è richiesta la verbalizzazione. Durante i primi 2-3 anni il bambino si affida soprattutto alla memoria procedurale e i ricordi sono inconsci. I ricordi impliciti esistono e vengono comunemente evocati quando le persone si trovano in situazioni simili. L'altra memoria è quella esplicita/dichiarativa e a 26 mesi è ancora all'inizio del suo sviluppo, è supportata dal linguaggio. L'ippocampo converte i ricordi impliciti a breve termine in ricordi espliciti a lungo termine. Il sonno permette il consolidamento dell'apprendimento: se durante il giorno impariamo un'attività, dopo una buona notte di sonno, il giorno successivo la performance sarà migliore. Invecchiamento: con l'invecchiamento muoiono milioni di neuroni. Nell'ippocampo però sono state trovate cellule staminali neuronali che

possono dividersi e differenziarsi diventando neuroni o cellule gliali (che sostengono i neuroni). Le cellule staminali continuano a riprodursi, dando copie esatte di se stesse, senza dare segni di invecchiamento = neurogenesi.

Dettagli
Publisher
A.A. 2006-2007
7 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Ankh79 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dello sviluppo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Giani Gallino Tilde.