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C.2 DESIDERI DI UN BAMBINO E SCELTE RIPRODUTTIVE
Istinto materno o costrizione sociale?
Oggi il modo di rapportarsi al processo riproduttivo si è radicalmente modificato; nei sec.
precedenti sex’ e gravidanza erano legate inestricabilmente; negli ultimi decenni la diffusione
di pratiche contraccettive, la liberalizzazione dell’aborto, le nuove tecnologie di riproduzione
assistita hanno reso la sex’ femminile sganciata dalla riproduzione = la maternità non è
necessariamente legata all’atto sex o matrimonio.
La scelta di diventare genitori: i primi autori l’hanno motivata riferendosi all’istinto materno
(motivazione innata alla maternità); la spiegazione sociobiologica + recente interpreta il
desiderio di un figlio in chiave evoluzionistica (assicurare la sopravvivenza del patrimonio
genetico). La psicoanalisi lo spiega con l’invidia del pene e complesso edipico. In Erikson la
generatività rappresenta la disposizione a farsi carico di un altro. I modelli economici vedono
la decisione riproduttiva come faticosa ricerca di equilibrio costi/benefici.
Nelle società occidentali i bambini sono percepiti come fonte di gioie e gratificazione malgrado
i costi fisici/emotivi connessi alle cure parentali + favoriscono un avanzamento dello status
sociale e offrono la possibilità di ampliare la rete sociale.
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La maternità contribuisce a strutturare la vita della donna assegnandole un ruolo e funzione
sociale definiti e > autonomia e controllo in ≠ aree della sua vita (convalida del ruolo adulto,
conferma dell’identità femminile, maturazione personale).
La decisione di avere un figlio
Oggi è considerato un fatto naturale e normale, esperienza essenziale della vita adulta, anche
se sono emerse ≠ idee relative alla genitorialità connesse a molteplici fattori:
1. credenze/ideologie relative alla procreazione che ogni società
Aspetti macroculturali:
elabora forniscono le idee guida x le azioni; oggi aumento dell’eterogeneità dei percorsi
di vita femminile caratterizzati da esperienze meno vincolanti a tappe prevedibili
(spinta a realizzarsi sul piano lavorativo e a formare famiglia con figli)
nelle società industrializzate a liv + elevati di istruzione e
2. Livello socioculturale:
status socioeconomico corrisponde un n. < di figli x motivi legati alla > qualificazione
professionale femminile e ≠ qualità di investimento sui figli (opportunità di svago e
formazione)
3. influenza della rete sociale sulla scelta di avere figli (società
Rete di relazioni:
patriarcali esercitano una forte pressione a riprodursi)
la qualità/stabilità della relazione di coppia incide sulle scelte
4. Relazione di coppia:
riproduttive (coppia caratterizzata da complicità/solidarietà si associa a buon
adattamento alla genitorialità); la scelta di avere un figlio è un vero test x coppia
5. percezione della donna della propria identità, x alcune la fertilità
Identità personale:
coincide con femminilità (ansia di procreazione); la scelta è influenzata dalla salienza
del ruolo genitoriale rispetto ad altri (professione)
6. il valore attribuito a un bambino è collegato a categorie di status
Percezione figli:
sociale , dimensione affettiva, fattori etico-economici. Nella psicologia sociale è stato
elaborato un modello teorico che individua 9 categorie di valutazione relative alle
funzioni svolte dai bambini o bisogni dei genitori:
- Stato e identità dell’adulto (bisogno di essere considerato membro adulto della
comunità)
- Espansione dell’io dell’adulto (bisogno di avere qualcuno che sopravviva alla propria
morte)
- Valutazioni morali (bisogno di occuparsi e sacrificarsi x qualcuno)
bisogno di soddisfare la richiesta d’intimità del bambino)
- Legami affettivi primari:
- Stimolazione/divertimento (il figlio aggiunge interesse alla vita)
- Potere e influenza su un altro (bisogno di esercitare influenza su un altro)
(gratificazione e prestigio che si ottiene confrontando il proprio
- Confronto sociale
bambino ad altri) 7
- Utilità economica (come potenziale aiuto x i genitori o incremento di risorse)
diffusione delle pratiche contraccettive,
7. Opportunità di pianificazione familiare:la
aumento delle possibilità riproduttive x coppie infertili, opportunità di test genetici
(fare un figlio non è + un vincolo biologico ma una scelta individuale)
= lo status della donna e la percezione del suo ruolo influiscono in modo trasversale su tutte le
componenti della scelta; a fondare la maternità non sono tanto la dimensione istintuale o la
funzione genitoriale ma il ruolo sociale attribuito alla madre.
La decisione di un figlio si iscrive nella storia di vita della coppia, 4 modelli di processo
decisionale:
1. Coppie pianificatrici (decisione di comune accordo)
2. Che accettano il destino
3. Ambivalenti (contemporanea presenza di sentimenti positivi/negativi rispetto alla
genitorialità)
4. Si/no: conflitti profondi/irrisolti legati alla prospettiva di un figlio
La gravidanza
La sua evoluzione fisiologica e alcune esperienze legate al modificarsi del corpo
Evento femminile e sviluppo del feto sono universali /es. senso di estraniamento,
biologico vulnerabilità, squilibri emotivi, ansie)
Altre componenti sono radicalmente ≠, in relazione ai cambiamenti sociali,
Evento medici
sociale
Lo sviluppo di conoscenze mediche e l’aumento della possibilità di controllo hanno contribuito
a trasferire il potere dalla donna al medico (donna come paziente) + aumento del
coinvolgimento dei padri (ruolo attivo nel sostenere la moglie durante la gravidanza).
L’adattamento psicologico alla gravidanza
Nell’interpretazione psicoanalitica + recente, 2 orientamenti verso la maternità che
evidenziano ≠ bisogni femminili:
- Facilitatrice: donne che si abbandonano allo svolgimento emotivo rappresentato dalla
gravidanza
- Regolatrice: si contrappongono ad esso, ricercano il controllo razionale delle situazioni,
è difficile rinunciare alla propria autonomia
Le ≠ disposizioni sono alla base anche del 1° rapporto col figlio. Indipendentemente dai singoli
casi è normale che la gravidanza susciti reazioni contrastanti: emozioni positive coesistono con
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ansie e sentimenti depressivi. L’adattamento ai cambiamenti fisici/psicologici di questo
periodo è un’esperienza faticosa + lo stato psichico materno agisce sul feto: le reazioni negative
non sono conseguenza ineluttabile dell’aver vissuto esperienze stressanti ma sono orientate a
strategie di coping (sforzi adattivi che la persona è in grado di compiere x fronteggiare
situazioni problematiche).
C.3 LA FASE PERINATALE E IL PUERPERIO
Assistenza al parto e qualità dell’esperienza
Nei paesi occidentali il luogo del parto si è spostato dall’ambiente domestico all’ospedale con
l’obiettivo di ridurre il + possibile mortalità e complicanze.
(cambiare il parto), del governo inglese anni 90: il parto, in
Progetto Chaining Childbirth
quanto evento fisiologico, necessita non tanto di un’alta tecnologia ma di un adeguato
supporto che permetta alla donna e sua famiglia di partecipare attivamente all’esperienza nel
contesto/modalità desiderate. L’obiettivo è riportare la madre al entro dell’esperienza
rispettando i suoi valori e preferenze. 3 principi di base x favorire l’adattamento alla nascita:
1. possibilità di esprimere proprie preferenze su opzioni assistenziali durante
Scelta:
gravidanza, parto, periodo postnatale integrando i 2 principi di informazione +
conoscenza.
2. grado di coinvolgimento attivo della donna nell’assistenza
Controllo:
3. consente di spostare l’attenzione dall’evento parto al processo riproduttivo
Continuità:
garantendo adeguate forme di assistenza dal concepimento al puerperio (anche il
periodo postnatale, x apprendere le abilità parentali e sviluppo della relazione col
bambino)
Il parto strumentale
Ricerche del 70: la medicalizzazione del parto e ricorso alla tecnologia ostetrica privano la
donna della possibilità di vivere quest’esperienza in modo creativo e gratificante.
L’Italia è il paese europeo con + parti cesarei; le ricerche mostrano che attenua l’esperienza
positiva della nascita, con possibili conseguenze psicologiche negative (i contatti col bambino
sono posticipati, ritardo del contatto, uso anestesia riduce la possibilità di allattamento).
La ripresa fisica dopo il parto
Il puerperio sono le prime settimane dopo il parto, fase delicata nella vita femminile in cui la
donna si ristabilisce fisicamente e instaura una 1° relazione col bambino. I primi giorni sono
caratterizzati da debolezza fisica e fragilità psicologica. La riduzione del t di ricovero è un
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indicatore di esito positivo. Esigenza spesso segnalata di avere > info sul comportamento da
adottare (necessità di aspettative realistiche sul proprio stato di salute).
Reazioni emotive nel puerperio:
- Baby blues: forma depressiva lieve (80%) che non è un vero disturbo dell’umore ma una
normale reazione emotiva (tristezza, ansia, irritabilità, stanchezza), nei confronti del
bambino è possibile scarso coinvolgimento, sensazioni di incapacità (si risolvono in
genere in 15 g)
- Depressione post partum: 10-15% delle donne, fino a 6 mesi dopo parto; sintomi
analoghi alla depressione che interferiscono su impegni domestici, lavorativi e relazione
col bambino (impotenza, colpa, ansia, vergogna, fallimento, panico, fantasie di fuga, di
fare del male al bambino. Difficoltà di concentrazione e memoria, rifiuto contatti
sociali, disinteresse x cura personale). Le cause non sono chiare (ipotesi organiche ma
probabile psicologiche/sociali), spesso presenza di problemi psichiatrici pregressi,
difficile relazione di coppia, assenza di supporto sociale. Richiede un intervento
adeguato (psicoterapia, antidepressivi)
La transizione alla maternità nei ≠ approcci teorici
Opinione comune che la maternità, + del matrimonio, apra una nuova fase nella vita della
donna (> equilibrio e maturità personale); essere madre diventa l’elemento centrale
dell’identità ma è un processo faticoso nella 1° fase di adattamento alla presenza del bimbo.
- Approccio medico: focalizzato su gravidanza e parto ma valuta il post partum come
periodo di relativo benessere; in realtà possibili esperienze stressanti (aumento fatica,
perdita libertà, mancanza di t x sé)
- Studi sociologici: il passaggio da diade a triade implica una riorganizzazione familiare e
comporta una crisi; occorre s