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Il Corago (manoscritto anonimo del 1637) propone una ricca sintesi delle modalità dello spettacolo
di corte dei primi del 600. La fig. del corago è quella che sovraintende una serie di arti specifiche
ciascuna delle quali concorre alla realizzazione della messinscena. La scena barocca coinvolge in
pari dignità l’arte dei legnaioli, architettura, pittura, costumisti, recitazione, musica, danza,
illuminotecnica (competenze che il corago deve possedere in modo generale da permettergli di
operare delle scelte). Si distingue tra allestimenti mediocri (costi limitati) e grandiosi (in età
barocca gusto x gli ingegni).
La scena mutevole è tipica degli intermedi. L’autore del Corago ha ancora una concezione
rinascimentale del luogo teatrale (rifunzionalità degli spazi preesistenti); considera 3 possibilità di
recitazione (recitar-cantando, parola, ballo/pantomima). Gli strumenti + consigliati sono quelli a
corda; il coro è un intermedio in cui la danza ha funzione primario.
Carattere fondamentale dell’intermedio è la medietà: collocazione tra un atto e l’altro di una
rappresentazione scenica + funzione di indicatore di nuove concezioni e codici teatrali.
Il teatro dell’utopia: poetica, ideologia e storia
Territorio milanese del 400 occupa un ruolo primario sulla scena politica (centro propulsore di
cultura/commercio), ma a fine 400 instabilità. Discesa di Carlo 8° di Francia: contesa di regnanti
europei x il predominio dell’Italia, la vita teatrale di Milano è caratterizzata da trionfi allegorici e
parate militari. Poi incursioni, scorribande, pestilenza del 1524, miseria. Ma Milano si risolveva a
metà del 1500 con Filippo 2°, diventa provincia decentrata dell’impero spagnolo: la nuova cultura
è vista con sospetto, i caratteri della cultura lombarda sono mantenuti. Milano non rinuncia
all’autonomia e mantiene una tradizione di stato, coscienza politica centrata nel senato milanese.
Policentrismo politico = 3 centri di potere (da un lato la chiesa persegue il suo ideale di
sacralizzazione della vita, rilegittimando il dramma a partire dai dettati conciliari, dall’altro la
nobiltà locale e la classe dirigente tendono alla loro autonomia, infine la monarchia impone potere
assoluto). I 3 centri sono accomunati dallo stesso linguaggio: ritualità civile e religiosa che
appartiene alla teatralità come rappresentazione di un progetto comune dato da una determinata
visione del mondo, concezione del potere.
Il teatro drammatico si configura come modalità che pervade la cultura in tutte le sue direzioni,
non in modo elitario, ma come cultura aperta alla società di massa non omologata (varie forme di
teatralità che offrono al pubblico ≠ piani di intellegibilità). Il teatro è connesso alla celebrazione
festiva, laica o religiosa; tra 2 polarità l’intermedio è un elemento di raccordo (partecipa a
entrambi gli statuti spettacolari). L’intermedio è contemporaneamente torneo, ballo, festa,
microdramma e rivela il sussistere di una interscambiabilità fra le ≠ forme teatrali dell’epoca.
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Eventi di spettacolo fra 500 e 600
Il cerimoniale festivo (legato a ingressi reali, nascite, passaggi x la città, pompe funebri)
comprendeva complesse liturgie di potere: cortei, parate, banchetti in un’inscindibilità di
sacro/profano, religioso/civile.
Anche il carnevale, che tradizionalmente si apriva con la sfilata dei carri organizzata da
municipalità = t di trasgressione dalle forti radici rurali, ma non si sottrae al controllo
religioso/politico. Il periodo di carnevale è anche periodo di teatro, che dalla 2° metà del 500 non è
+ appannaggio della corte. Dalla fine 500 intensificazione degli eventi teatrali sia del dilettantismo
cortigiano che professionista, intensa produzione di tragedie e drammi.
Dalla metà del 600 il gusto del pubblico si orienta x l’opera in musica, svolta decisiva, rapida ascesa
del melodramma. Dai primi del 700 incertezza causata dai conflitti x l’ascesa spagnola, ma la vita
teatrale non si ferma.
Esperienza drammaturgica dei gesuiti: con Carlo Borromeo si inaugura una politica contro lo
spettacolo profano che ha l’intensione di instaurare la città di dio (rituali tragico-emozionali con
struttura retorica allo scopo di produrre nel pubblico un coinvolgimento e strumento educativo).
Il torneo e la mascherata come analoghi dell’intermedio
Il dominio milanese vive tra 500-600 un notevole fermento che si rispecchia nelle celebrazioni
festive piuttosto che in una vita specificatamente teatrale. Mascherata e torneo sono le evenienze
spettacolari + vicine all’intermedio che ne anticipano il successo (attingono alla stessa pluralità di
codici x realizzare le proprie finalità celebrative attraverso simili situazioni tematiche).
Entrate trionfali e mascherate
Uno dei tratti ricorrenti dei vari tipi di intermedio fin dal 500 è l’impianto processionale (sfilate,
con l’uso di vari strumenti: carri allegorici, tableau vivant). Il modello è l’ingresso trionfale,
strettamente legato alla rinascita del mondo classico; già a fine 400 esso si trasforma in un vero e
proprio trionfo imperiale, spesso accompagnato da pubblicazioni con minuta descrizione
dell’evento. Progetto comunicativo: monarca-ogg di celebrazione che convoglia i sentimenti di
fedeltà del popolo, manifestazione assoluta del re.
La forte valenza comunicativa di questi cortei si esplicita nella loro struttura rituale che si ripete +/-
immutata nelle occasioni: percorso della via romana, personaggi accompagnatori, accoglienza
sovrano nel centro città, soste presso gli archi trionfali = immagine encomiastica con cui il sovrano
cerca di organizzare il consenso sull’idea di monarchia assoluta e con cui il popolo mostra il suo
grado di fedeltà e adesione.
Ingresso trionfale e intermedio condividono tutti questi elementi con la ≠ che il 1° li enfatizza in un
contesto di manifestazione pubblica, il 2° riserva la comunicazione a un ambito ristretto e spazio
limitato conservando una molteplicità di piani di lettura.
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La mascherata è una forma tipica di festeggiamento della corte tra 500/600, ha origine dalle
sublimazioni cortesi dell’amore che in epoca tardomedievale seguivano i tornei e consistevano
nell’entrata solenne dei cavalieri nella sala da ballo in cui erano stati invitati dalla dama. Nel 500 le
mascherate organizzate durante il carnevale o x celebrare eventi importanti degni di allegrezza,
mantengono inalterate le proprie caratteristiche e si svolgono sia all’int del palazzo che x le vie
della città secondo una struttura generalmente individuata dalla progressione: torneo, banchetto,
ballo, mascherata allegorica.
Tornei = forma di spettacolarità cortese che affonda le sue radici nel rapporto inscindibile tra
guerra, regolamentazione giuridica e gioco proprio della cultura medievale che concepisce il duello
come espressione ludica e ritualizzata dei rapporti umani.
Il duello medievale è un compendio simbolico di pratica sostitutiva della guerra e trova
espressione nel torneo; deve essere collegato all’istituzione della cavalleria e sua idealizzazione
letteraria nella chanson de geste e nei romanzi cavallereschi. I tornei sono strettamente associati
al trionfo come strumento x la diffusione di una precisa idea di monarchia. Dal 500 il torneo vive
una rinnovata stagione di successo come forma di celebrazione di una casa regnante e del loro
diritto al potere, anche se non rinuncia alla componente propriamente militare come tirocinio di
addestramento e sublimazione delle rivalità in disciplina del corpo. Dal 500 si afferma
progressivamente una cultura dell’immagine e lo sviluppo dell’iconologia e della scienza araldica
intesa come codificazione formale dei simboli del potere.
Tutte le forme di teatralità urbana di corte diventano strumenti x la verifica del rapporto
potere/consenso.
Il torneo deve esser letto in chiave metaforica, come rappresentazione spettacolare dei valori e
ideali di una nuova cavalleria richiamata in vita anche dalla minaccia dell’impero ottomano.
Tra 500/600, torneo a sogg: situazione drammatica pretestuale su cui era architettata la sfida
informata al + rigido schematismo di regole/rituali che assumerà le caratteristiche proprie del
nascente teatro musicale. È a tal punto che il torneo viene a coincidere con l’intermedio, in tale
organizzazione di materiali spettacolari e codici, la vicenda pretestuale si configura come unt esto
intermediale che di volta in volta interrompe il combattimento. Il torneo diventa a tutti gli effetti
uno spettacolo teatrale costituito da una scena montata su un palco e dotata di sofisticati
macchinari e il luogo del pubblico disposto in tribune, al centro si trovava la piazza del
combattimento.
Altra forma di questo periodo è il balletto: Carosello e Balletto Equestre in cui la valenza
agonistico-competitiva si coniuga con quella coreutica-ludica.
In Italia a inizio 600 è difficile distinguere fra torneo, balletto, carosello equestre, intermedio. La
denominazione comune di queste manifestazioni della teatralità di corte è il tableau allegorico che
intende evocare con mezzi propri dell’arte (simboli figurali, allegoria, musica e movimento)
l’analogia fra micro e macrocosmo = l’aspirazione di tutto ciò che è terreno alle armonie celesti.
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Un 2° elemento comune a tutti questi spettacoli è la danza che serve a dare origine sulla scena a
immagini di cosmica armonia. Configurazioni che riflettono la ricerca ossessiva di una nuova unità
in un’epoca in cui la società ha subito le conseguenze della frantumazione del mondo cristiano e
aspira a una rinnovata armonia.
Dalla fine del 600 questo tipo di eventi festivi assume nuove caratteristiche: la politica militaristica
della monarchia spagnola e il clima di trasformazione assolutistica dell’Europa ripropone la
messinscena ecumenica finalizzata alla teofania del potere. La manifestazione pubblica diventa
parata fortemente militare, lo spettacolo vero e proprio è relegato all’int del palazzo x esclusiva
fruizione aristocratica e si esaurisce nell’adulazione dei personaggi a cui la festa si rivolge.
INTERMEDIO E DANZA TEATRALE
Spazi e t dell’intermedio milanese
L’evenienza intermediale x Milano è in stretta relazione con le forme di teatralità urbana che
anticipano il gusto x l’intermedio aulico teatrale. L’intermedio non costituisce ma a Milano una
forma teatrale autonoma e ben definita ma continua a essere 1 dei tanti elementi di una + ampia e
articolata organizzazione festiva; non ebbe t propri né progetto unitario, ma si legò di volta in volta
alle ≠ occasioni celebrative dettate dalle esig