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NIETZSCHE E LA CRITICA DELLA MODERNITA’ (LOSURDO)
La crisi della civiltà da Socrate alla comune di Parigi
1972 “La nascita della tragedia” è il debutto filosofico di Nietzsche. Non può essere
compresa senza la Comune di Parigi e guerra franco-prussiana immediatamente
precedenti a sua pubblicazione = dimostra con quanta intensità sia stata vissuta la
nuova ondata rivoluzionaria.
Bilancio storico teorico della Comune di Parigi in un passo della nascita della
tragedia: a causa dell’ottimismo la civiltà va incontro a un’orrenda distruzione, la
fede nella felicità terrena di tutti fa tremare la società fin nei + profondi strati,
seminando lo scontento in una classe barbarica di schiavi che, sedotta da idee
utopistiche, avverte la sua esistenza come un’ingiustizia ed esplode in rivolte
incessanti.
Non può servire il cristianesimo xchè ormai degradato a religione dotta, con scarso
seguito tra le masse popolari e contagiato esso stesso da spirito ottimistico del
presente.
Nietzsche inizia a mettere in discussione nel suo complesso la religione dominante in
occidente in cui svolge un ruolo troppo importante l’idea di felicità x tutti.
Il rimedio non può essere individuato neanche nella grecità se continua a essere letta
al modello neoclassicista (imperturbabile serenità) = così si sceglie solo l’apollineo
(scultura) ma tragedia/musica mettono in luce una ≠ dimensione. Dionisio mette a
nudo l’abisso dell’esistenza, spinge a immergersi nel caos della vita. La verità
dionisiaca assume un’espressione trasfigurata nell’arte apollinea, svolge una
funzione socialmente utile, aiuta l’uomo a sopportare i terrori e atrocità dell’esistenza
(contraddittorietà + irrazionalità).
L’intensità tragica e dionisiaca del mondo greco trova una potente espressione nel
Prometeo di Eschilo (l’intero flusso di dolori/affanni), si proclama x sempre una
verità “la schiavitù rientra nell’essenza stessa della civiltà”. È folle la pretesa della
felicità terrena x tutti che caratterizza il mondo moderno. 1
L’uomo dionisiaco sa che non può mutare nulla nell’essenza terna delle cose,
comprende che ridicolo e infame è ogni sogno di palingenesi sociopolitica.
Con Socrate emerge l’uomo teoretico, l’ottimista teorico che sviluppa la sua fede
nell’attingibilità della natura delle cose e pretende di correggere l’esistenza. Alla
grecità tragica e dionisiaca subentra quella alessandrina: anch’essa riposa su
concezione ottimistica dell’esistenza e nega la necessità di una classe di schiavi x
poter esistere durevolmente. Proclama la dignità dell’uomo e del lavoro gettando così
le premesse x l’incessante ciclo rivoluzione e successive rivolte servili che dilaniano
l’Europa.
Al centro di quest’opera c’è la kulturkritik = tradizione di pensiero profondamente
radicata in Germania che con Nietzsche subisce una profonda radicalizzazione. La
resa dei conti col presente deve iniziare dal filosofo greco che incarna l’ottimismo e
la cui influenza si è allargata su posterità fino oggi. La grecità tragica non è tot morta,
può conoscere una rinascita, lo dimostra la musica di Wagner (mette fine al
predominio esercitato dall’opera latina intrecciata con movimenti socialisti, che
riposa sull’assurdo presupposto dell’uomo buono primitivo, suoi diritti e prospettive
paradisiache realizzabili col mutamento delle istituzioni).
Il vittorioso esercitato tedesco ha rivelato l’antica salute germanica. La vita moderna,
tutta la vecchia Europa cristiana, la civilizzazione latina imperante rivela il male
incredibile da cui è afflitto il nostro mondo ma così emergono le forze capaci di
contrastare tutto ciò.
È necessaria l’espulsione dell’elemento neolatino (visione del mondo liberal-
ottimistica che affonda le sue radici nell’illuminismo francese e filosofia
antimetafisica).
Critica della civilizzazione e delegittimazione del moderno
Forte critica a Hegel: sua cultura conforme al t tutta all’insegna dell’utilità e del
guadagno tesa a conseguire un’estensione in modo da avere il > n. di impiegati
intelligenti e di rispondere alla crescente burocratizzazione e massificazione della 2
società, celebrazione dello stato e istituzioni politiche che omologano e livellano non
lasciando posto al genio (Hegel = espressione modernità). Hegel cancella la
distinzione schiavi/signori, legittima filosoficamente la tesi della razionalità del reale,
distoglie la Germania dal compito di riproporre la grecità tragica.
Nietzsche, allo spettacolo ripugnante del presente, oppone la metafisica del genio e
denuncia ogni visione della storia che democratizza i diritti del genio.
Ciò che caratterizza Nietzsche non è il tema, ma la radicalità con cui si sviluppa;
rifiuto della tesi della razionalità del reale e processo storico rappresenta il culto della
> numerica che si esprime con la democrazia e la crescente presenza delle masse;
essa fa sentire il suo peso quantitativamente sul piano politico e finisce con ottenere
un inaccettabile riconoscimento anche sul piano della filosofia della storia.
Al bisogno storico della cultura moderna oppone il mito senza cui ogni civiltà perde
la sua creativa forza di natura + denuncia l’eccesso di storia, propone l’antistorico e il
sovrastorico come rimedi naturali al soffocamento della vita da parte della storia.
Contro la malattia storica propone la Grecia tragica (necessità di confutare la
coscienza storica di cui si alimenta la modernità).
Dalla negazione della coscienza storica alla sua radicalizzazione
Ora il quadro storico è sensibilmente mutato, è caduto in crisi il piano politico-
ideologico della nascita della tragedia, non ci si può limitare ad opporre il mito a
mediocrità massificata del presente. Si è dileguato il pericolo di estendere aldilà della
Francia la comune, la 3° repubblica si è consolidata. Nietzsche esprime disappunto x
l’attuale guerra di conquista tedesca lo spaventa il rischio dell’internazionale, èp
rovinosa la gallofobia dei nazional-liberali tedeschi che minacciano di far riesplodere
il conflitto e dissanguare l’Europa con lotte fratricide e quel che resta di aristocrazia e
classi dirigenti.
Delusione xchè non si è realizzata nessuna speranza di rigenerazione con l’avvento
del 2° Reich; la Germania non costituisce un’alternativa alla modernità, né sul piano
politico né economico, anzi lo sviluppo capitalistico è una carica di volgarità, come la 3
diffusione dell’istruzione/obbligo scolastico. Germania come covo di idee moderne
sovversive (movimento sindacale, femminista, partito operaio). Non è + possibile
leggere il conflitto Francia-Germania come antitesi civilizzazione – autentica civiltà,
modernità – rigenerazione tragica. Non ha senso il tentativo dei nazional-liberali di
considerare estraneo a storia della Germania il morbo rivoluzionario.
La critica al cristianesimo come movimento plebeo e sovversivo (fede superstiziosa,
fanatismo morale e missionario) non può non investire anche la Germania (intrinseca
contraddittorietà dell’immagine di una Germania erede della grecità tragica ma anche
modernità). Alla parabola rovinosa della modernità deve essere posta una ≠
tradizione culturale che, pur partendo sempre dall’ellenismo, include il rinascimento
e non esclude neppure l’illuminismo. Le opere dell’illuminismo si propongono di
relativizzare i sentimenti superiori dell’eversione plebea: prezioso contributo di
Montaigne e moralisti francesi capaci di mettere a nudo il lato oscuro della natura
umana e confutare la tesi rousseauniana della bontà originaria dell’uomo.
Capovolgimento dell’indagine storica = la modernità non è + condannata come
sinonimo di enfatizzazione storica; ora accusa la mancanza di senso storico come
difetto ereditario dei filosofi del t.
“L’uomo è divenuto, anche la facoltà di conoscere è divenuta, non ci sono fatti
eterni” = la coscienza storica è chiamata a investire il + intimo della natura umana
dove annidano i sentimenti nobili cui fanno appello gli schiavi. L’obiettivo è scalzare
l’antica fiducia su cui i filosofi x millenni hanno edificato come sul + sicuro
fondamento (morale).
Otium, lavoro e schiavitù
Critica di Nietsche contro la diffusione dell’istruzione: se si vogliono degli schiavi
non si devono educare come padroni. Lo schiavo lavora oppresso dal sentimento di
fare qualcosa di spregevole. La nobiltà e l’onore sono solo nell’otium. Respinge con
sdegno gli sviluppi della società industriale e liberalismo, riconoscimento della
necessità di affidare il lavoro a una classe di schiavi la cui terribile condizione 4
permette a un ristretto n. di uomini olimpici la produzione del mondo dell’arte e
civiltà.
“Tutti desiderano l’abolizione della schiavitù, ma bisogna ammettere che gli schiavi
vivono + sicuri e felici del moderno operaio”. La stessa splendida fioritura della
Grecia antica non sarebbe stata pensabile senza la presenza del beneficio istituito
dalla schiavitù.
Data la difficoltà a reinserire in occidente la schiavitù propriamente detta, è
necessaria 1 distanza radicale fra signori e servi e il riconoscimenti dei primi come
razza superiore.
Morale del gregge, morale dei signori e doppiezza
Gli schiavi non sono mossi da sentimenti di giustizia, ma da invidia (ressentiment)
rancore e spirito di vendetta. La violenza è esercitata da entrambe le parti ma in modi
≠: quella dei signori è attiva (estrinsecazione spontanea di una forza vitale che
abbatte gli ostacoli che le si frappongono), quella dei servi è reattiva (mira
all’avvelenamento dell’esistenza xchè scaturisce da falliti smaniosi solo di
generalizzare il loro fallimento, cerca di colpire i ben riusciti con il senso del
peccato).
Con la predicazione evangelica la gioia di vivere dell’occidente apapre avvelenata: il
sog è tormentato con la condanna della carne e sentimento angoscioso del rimorso +
il senso del peccato si associa all’istinto gregario che ostacola lo sviluppo di
individualità autonome. A tutto ciò Nietzsche oppone una nuova morale (Così parlò
Zarathustra), il protagonista è simbolo di una cultura e saggezza di vita estranee
all