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Estratto del documento

Elemento importante è quello visto come pietra di paragone per riconoscere se stessi sia nella

sensazione di straniamento (le segretarie scheletriche) sia come elemento di immedesimazione

(l'amico di provincia). Il sogno di solidarietà in tutta l'umanità sembra essere realizzabile da un

modello di rapporto umano regolato unicamente dall'interesse. È l'allarme lanciato da Bianciardi.

Eppure, secondo Husserl, Merleau-Ponty e Paci è impossibile ignorare l'umanità, il rapporto con

l'altro. Un soggetto da solo non può e non è il nulla. Persino l'indifferenza è una forma di rapporto

con l'altro, con tutte le conseguenze del caso. Un altro elemento importante è l'ironia, la quale è

propria solo delle persone intelligenti ed è difficile da definire. Di certo per averla bisogna avere

una visione distaccata e diversa da qualcosa e da qualcuno. In un certo senso è perfino

inquietante, perché spesso propone una lettura di un certo fenomeno che spesso sottolinea la

tragicità del fenomeno stesso. Inoltre, sintetizza i fatti in una sola immagine totalmente diversa. È

ovvio che la battuta ironica deve essere elaborata e capita in un lampo. E quando sentiamo una

battuta ironica, siamo subito chiamati a reagire, sia in accordo che in disaccordo. Questa è una

caratteristica fondamentale che il sarcasmo non ha. L'ironia e l'umorismo mascherano la realtà,

con la differenza che il secondo a puramente tentativo di evasione.

Cap 2.

( L'attualità della relazione tra agire e percepire pare connotarsi secondo un diffuso

sentimento di libertà. Si tratta di un sentimento della libertà di conoscere, di esperire, di scambiare,

e quindi di muoversi e di agire liberamente nell'orizzonte di un possibile già in gran parte a

disposizione. La scelta della propria modalità di essere nel mondo, che corrisponde alla propria

forma, a ciò che l'educazione ha fatto e fa di noi, implica l'assunzione critica della libertà, essa ha a

che fare proprio con la capacità di decostruire la propria esperienza del mondo, e quindi, in primis,

la propria percezione del mondo. Una capacità critica, la quale, coltiva la consapevolezza che il

ruolo della percezione superi il già-dato soltanto laddove a quest'ultimo corrisponde una qualche

attribuzione di senso. In questa chiave, per la quale relazione percezione sono strettamente

connesse, "imparare a fare" significherà, "reimparare a vedere e sentire", a cominciare

esattamente dal mondo-proprio.)

Cap 3.

Di tutto questo parla "La caduta di Albert Camus". Il parlante si rivolge a un interlocutore muto in

un dialogo pieno di ironia. Si svolge in un caffè del porto di Amsterdam e il protagonista è un

avvocato parigino che racconta il proprio successo professionale con molto autocompiacimento, a

ritrarre un personaggio contraddittorio, che ha sempre difeso i poveri pur disprezzandoli. Tutto il

romanzo è dunque una confessione di una vita passata nella menzogna. Persino l'atto stesso del

confessare è ambigua. Del resto, dice, tutti agiscono come lui: esaltano le loro virtù, non i difetti. Il

romanzo è la prova che la confessione è un modo per conoscere davvero se stessi, in quanto la

personalità è molto complessa.

Seconda parte - Testimoni dell'io

Cap 1.

Nella "Metamorfosi" di Kafka, il protagonista intuisce la propria trasformazione innanzitutto dal

cambiamento della propria voce, che quindi simboleggia anche il cambiamento dell'identità. Il

mutamento di Gregor in insetto non è altro che la reincarnazione fisica della propria abiezione, un

personaggio che peraltro è respinto dai familiari. Kafka lavora quindi sul corpo per simboleggiare in

modo forte la degradazione morale.

(Egli usa la formula della metamorfosi per rendere il più evidente possibile la mutazione dell'angolo

di visuale, indicando, in questo modo, un'alterità che, pur essendo relativa ad un "altro" che

conosciamo, vieppiù dobbiamo imparare a conoscere. Si tratterebbe, dunque, di un vero e proprio

processo di ri-conoscimento, attraverso il quale liberarsi della consuetudine, della scontatezza,

della lievità del guardare, per appesantire e abbozzare lo sguardo su quelle alterità dell'altro che ci

sono del tutto o in parte sconosciute. La voce, insomma, pur essendo certamente fenomeno, si fa

portatrice di quei significati inaccessibili all'evidenza del "dato". Eppure essa è e resta elemento

della corporeità/fisicità e si aggiunge ai tratti somatici di ogni essere umano attingendo il carattere

di riconoscibilità. In questo senso essa si rivela quale strumento di ri-conoscimento, di

avvicinamento, di rappresentazione di sé. E diventa, uno dei luoghi formativi della propria entità.

La voce è fondamentalmente e mezzo di riconoscimento, ne consegue che il suo "essere-nel-

mezzo "acquisisce significati molteplici. Essa è, dunque, medium tra il soggetto e il mondo, tra Dio

e la coscienza di sé, tra la coscienza di sé e la coscienza del mondo.)

Del tema della connessione tra voce e personalità è Jacques Derrida, autore di "La voce e il

fenomeno". La voce è un segno che indica ed esprime qualcosa. Indicare vuol dire, ad esempio,

che una certa spiegazione può avere una interpretazione ambivalente, ma è la voce che esprime il

vero significato del messaggio. Infatti, nel caso di Gregor, il vero significato della sua situazione

drammatica è espressa prima di tutto dalla voce.

Secondo lo studioso francese la comunicazione effettiva è possibile solo in base linguaggio,

perché solo il parlante capisce davvero ciò che vuol dire. In altre parole, il linguaggio verbale è

troppo riduttivo per rendere appieno il significato astratto. Non a caso si parla di "voce della

coscienza".

Quando il bambino sente la voce della madre, la riconosce subito come tale. Quando sono più

grandi, caricano e loro linguaggio apparentemente confuso di un tono di voce ben preciso, che fa

capire agli altri cosa vogliono. Contemporaneamente, il bambino prova piacere ad ascoltare la

propria voce. Persino il pensiero corrisponde alla nostra voce interiore. Un altro esempio è quando

si parla da soli, lo facciamo per provare il nostro pensiero. Bisogna poi distinguere l'oralità dalla

vocalità. La prima è la concretizzazione della voce del linguaggio, la seconda è la voce del nostro

pensiero. Ovviamente dobbiamo fare i conti con la prima, la quale si materializza col tono, i timbri,

le fasi…in una parola, l'espressività. Quando parliamo, esprimiamo del tutto noi stessi, o meglio,

per dirla con Derrida, esponiamo del tutto noi stessi. Ad esempio, quando siamo divertiti,

tratteniamo il riso finché non parliamo. La voce è uno strumento fondamentale del nostro rapporto

con gli altri. Noi riusciamo a cogliere la sensibilità dell'altro dalla sua voce. Se si può obiettare che

la voce è un elemento fragile, allora, anche le relazioni umane sono molto fragili.

(in conclusione è possibile affermare che la voce è fattore formativo in sé, per la sua funzione di

rappresentazione e per quella identitaria, che riguardano sia il suo movimento pre-sonoro che

quello sonoro-vocale e orale. La voce è chiave educativa per la sua valenza strumentale e per

quella di significante - individuale e universale).

Cap 2.

( La questione si fa ancora più spinosa a proposito di un testo "La cerimonia degli addii" in

cui la scrittrice racconta la morte di Jean-Paul Sartre, uomo pubblico e compagno di vita;

intellettuale di primo piano sulla scena nazionale e internazionale, e, protagonista indiscusso della

vita dell'Autrice. "La cerimonia degli addii" non è stato il primo tentativo di Simone de Beauvoir di

raccontare una morte: nel 1964, è stata preceduta da "Una morte dolcissima". Eppure quella, la

morte della madre, e questa, la morte di Sartre, sono eventi diversissimi non solo per quanto

riguarda il vissuto dell'autrice, ma anche soprattutto per ciò che attiene all'impatto pubblico. "La

cerimonia degli addii" è diviso in due parti: nella prima, l'autrice ripercorre con la memoria gli ultimi

giorni di vita di Sartre, nella seconda, invece, viene riportata la registrazione al magnetofono di una

lunga conversazione con lui, nella quale viene ripercorso il tragitto umano ed ideologico inerente la

sua opera. Di fronte allo smarrimento per la perdita l'autrice ricorre alla propria memoria di ciò che

ha appena trascorso, ma solo la memoria sembra essere di poca consolazione ed ecco allora che,

attraverso il magnetofono, ritrova la voce della persona scomparsa, si riavvia un dialogo.

Il problema è quello del rapporto anfibolico tra memoria e oblio, tra deformazione e fuga. Il testo

diventa un pretesto l'indagine, più precisamente, diventa il luogo tremendamente formativo in cui

l'esperienza della morte dell'altro si incarna nella più tragica delle forme: ciò che "non mi riguarda"

eppure mi costituisce radicalmente. Simone de Beauvoir è testimone di questa scena, nella quale

viene narrato l'impudico sguardo sull'altro che muore: l'unica "esperienza della morte" possibile

che chiama l'altro alla responsabilità. È qui, infatti, nel luogo della solitudine estrema, che memoria

e oblio rischiano di confondersi alterando la realtà, ma soprattutto alterando il senso di ciò che

"non si può raccontare, non si può scrivere, non si può pensare; si vive e basta". "La cerimonia

degli addii" è il luogo di una esperienza vissuta di cui l'autrice intende portare testimonianza. La

morte, in questa chiave, rientra pienamente nella logica dell'intera vita di Sartre: essa esiste

soltanto in quanto vécu dell'altro. La responsabilità dell'autrice-testimone, in questo caso, sembra

avere a che fare con la regolazione dei propri vissuti e sul paradigma dell'autenticità: liberare

quegli stessi Erlebnisse dalla tendenziosità della memoria sentimentale e dalla malinconia

dell'oblio. L'oblio è smarrimento intenzionato eppure inconsapevole, è ciò che è necessario

nascondere a se stessi. Esso non può mai confondersi con la dimenticanza, che è svagatezza, ma

può essere viceversa "sospensione dell'essere", quasi che l'estrema superficialità e l'estrema

introflessione del pensare possono coincidere con un luogo assoluto, senza dimora: sospeso,

appunto, al di là di qualunque form

Dettagli
A.A. 2015-2016
6 pagine
24 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher MrsGessleItalien di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Madrussan Elena.