Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
Scarica il documento per vederlo tutto.
vuoi
o PayPal
tutte le volte che vuoi
A)
tempi dell’educazione
Significativo è il riferimento alla Piattaforma comune per gli educatori sociali in Europa,
documento prodotto dall’AIEJI nel 2005.
Col termine “competenze” si indica il “potenziale di azione” di cui gli educatori dispongono e che
deriva dalla combinazione di conoscenze, abilità espressive e sociali, doti intellettuali e manuali.
Vengono definite competenze fondamentali quelle riflessive, di intervento e di valutazione.
Non ci può essere educazione intenzionale senza capacità di analisi delle problematiche
dell’utenza, di quelle sociali e dei contesti di intervento e senza capacità di rileggere le
esperienze per valutare i nessi tra intenzioni, azioni e obiettivi raggiunti.
Sono definite competenze centrali le competenze personali, relazionali, sociali, comunicative e
sistemiche necessarie per rendere educativa l’esperienza di incontro con gli utenti, con la loro
rete di supporto familiare, con il contesto di appartenenza e l’intera collettività.
Al fianco di queste, riconosciamo le competenze generate dalle pratiche che sostengono le
azioni quotidiane attraverso metodologie, al contempo, consolidate ed innovative.
Si può considerare come competenza legata alla valutazione, quella relativa alla
documentazione, pratica utile per esercitare il pensiero, analizzare la prassi e i contesti
operativi, suscitare domande di senso. La scrittura è una pratica vissuta dagli educatori
prevalentemente come forma di rendicontazione periodica dell’attività svolta, che risponde ad
esigenze di controllo quantitativo sull’efficienza, piuttosto che alla necessaria valutazione
qualitativa del lavoro educativo svolto. dell’osservazione
Altra competenza essenziale è quella che richiede metodi diversi a seconda
degli oggetti e degli obiettivi.
Duccio Demetrio distingue varie tipologie di osservazione:
osservazione per definire l’altro:
1) si tratta di uno sguardo valutativo e diagnostico, in
particolare se rivolta a soggetti considerati devianti rispetto ai comportamenti normati e accettati
in un certo contesto;
osservazione per riconoscere l’altro:
2) si manifesta mediante uno sguardo aperto, che
manifesta un interesse autentico per le storie di vita dei soggetti;
osservazione per riconoscersi nel rapporto con l’altro:
3) sguardo che serve ad osservare
le relazioni educative, soprattutto in contesti istituzionali, al fine di ricalibrarne alcuni aspetti.
Si osserva per conoscere, progettare, documentare, costruire la professionalità educativa, porsi
continuamente nuove domande a cui cercare risposte.
25
B) competenze specifiche legate alla strutturazione dei servizi educativi
La comunità deve diventare “casa”, cioè deve essere riconosciuta
1) servizi residenziali -
come ambiente in cui le vite individuali e le attività sociali possono intrecciarsi.
L’esperienza attraverso cui il soggetto può ristrutturare se stesso è la quotidianità, spesso
problematica, che richiede il rispetto di nuove regole e modalità relazionali e la condivisione di
compiti e responsabilità.
L’educatore deve progettare e realizzare, spesso lavorando in équipe, interventi educativi
riabilitativi e/o riparatori ricostruendo una “normalità possibile” fatta sia di persistenze
rassicuranti, ma anche di momenti destabilizzanti, con la presenza costante di educatori che
rivestono simbolicamente il ruolo di genitori e che svolgono funzioni d sostegno, contenimento,
rispecchiamento e risignificazione di eventi.
Si sottolinea in questo caso il ruolo di affiancamento dell’educatore, che
2) servizi domiciliari -
deve essere in grado di essere osservatore discreto in un contesto che non gli appartiene e
che, in modo almeno in parte disfunzionale, ha segnato con la propria impronta educativa la vita
dell’utente.
L’educatore deve possedere spiccate competenze di negoziazione per introdurre nuove regole,
rappresentazioni ed obbiettivi in una storia consolidata fatta anche di oggetti e azioni.
Il rischio che l’ingresso dell’educatore in una famiglia possa generare il rifiuto dell’intervento è
alto, per questo l’educatore deve praticare la sospensione del giudizio e l’empatia.
Spesso si manifesta una diffidenza verso l’educatore da parte dei familiari del soggetto preso in
carico, i quali, se da un lato possono sentirsi sollevati per la condivisione della propria
responsabilità, dall’altro possono sentirsi squalificati rispetto alle proprie capacità educative e di
cura.
L’educatore deve saper ascoltare e saper coinvolgere tutti i soggetti, promuovendo la loro
partecipazione attiva nella ricerca comune delle risorse latenti o residuali, per poterle
potenziare. “leggeri”
3) servizi residenziali - Si tratta di servizi nei quali la dimensione educativa
individuale propria degli interventi domiciliari si unisce alla residenzialità territoriale.
In questo caso, la dimensione della condivisione della quotidianità in una struttura residenziale
presidiata dagli educatori, si affianca alla gestione individuale di legami col territorio vissuti
come opportunità relazionali, professionali ricreative, culturali.
L’educatore deve essere in grado di gestire adeguatamente le tensioni che derivano, da un lato
dal sostegno ad un progetto volto a condurre il soggetto verso l’autonomia, dall’altro le modalità
per raggiungere l’obiettivo, che prevedono di privare temporaneamente il soggetto della propria
autonomia.
L’educatore svolge un’attività ad ampio raggio, che tende a promuovere un miglioramento della
qualità di vita e di lavoro e che coinvolge molti soggetti che abitano il medesimo territorio.
26
Il lavoro educativo deve prevedere la predisposizione di contesti esperenziali protetti, in cui il
soggetto possa sperimentare nuove modalità comunicative e di azione.
La “leggerezza” di questo tipo di servizio residenziale consiste nella presenza non totalizzante
degli educatori, che intervengono negli appartamenti abitati dagli utenti, decidendo i tempi in
base ai loro bisogni e che monitorano il contesto di vita e di lavoro in modo da elevare i livelli di
inclusione sociale e limitare le dinamiche espulsive.
4) servizi territoriali - Questi servizi svolgono attività preventiva e/o promozionale destinate
all’intera popolazione, particolarmente minori e famiglie, oppure attività riparativa e/o riabilitativa
destinate a soggetti che vivono situazioni di malessere o disagio.
Gli educatori che lavorano nei servizi territoriali devono essere in grado di lavorare in rete,
sviluppando competenze comunicative ed organizzative. Occorre quindi che essi promuovano
legami, medino conflitti, sostengano processi di collaborazione tra soggetti diversi, comprese le
figure istituzionali.
A ben vedere, infatti, sono proprio le politiche sociali che definiscono i compiti degli educatori in
base al taglio prevalente (promozionale, riabilitativo, preventivo) che viene dato all’intervento e
al servizio. Consideriamo singolarmente le diverse tipologie:
● interventi a carattere promozionale - Si tratta di attività culturali, formative, informative
volte a favorire il benessere dei cittadini, fornendo loro strumenti adeguati per un miglior
adattamento all’ambiente e alla gestione delle situazioni contingenti. Si tratta di interventi
che rinforzano l’autonomia e la consapevolezza dei soggetti e li sostengono nelle
decisioni che riguardano presente e futuro;
● interventi a carattere preventivo - Si tratta di agire per ridurre i rischi di
manifestazione di un disagio. Essi vengono realizzati intervenendo sulle
rappresentazioni e attribuzioni di senso della realtà;
● interventi a carattere riabilitativo e riparativo - Si tratta di azioni indirizzate verso
coloro che si trovano in situazioni di difficoltà e disagio conclamati e che si concretizzano
in pratiche di cura per il ripristino di condizioni psicofisiche, relazionali e sociali adeguate
al contesto.
Criticità attuali e prospettive di sviluppo
Le principali difficoltà del lavoro educativo riguardano due aspetti:
1) esso si svolge in un panorama caratterizzato da innumerevoli variabili e possibilità;
2) la sua banalizzazione e semplificazione che deriva dallo scarso riconoscimento sociale.
In un’epoca caratterizzata da rapidi mutamenti economici, sociali e culturali occorrerebbe fare il
punto della situazione, rivedere criticamente le premesse e i significati delle immagini di
educazione e professionalità educativa.
I principali dubbi che andrebbero risolti sono: 27 l’autonomia dei soggetti (individui o
1) il mandato sociale: il lavoro educativo deve promuovere
collettività) o contenere i comportamenti problematici e conformare i soggetti alla cultura
dominante? è una finalità reale o un’enunciazione di principio?
2) la tutela dei diritti di cittadinanza:
3) l’universalità delle prestazioni: bisogna tendere alla tutela di tutti i cittadini o solo di alcune
categorie?
Considerando queste tre direttrici, occorre che una riflessione avvenga nelle università dove si
attua il processo di formazione della professionalità educativa. I soggetti che operano
nell’ambito formativo hanno realizzato una relazione con l’ambito professionale attraverso
l’attività di tirocinio a cui è riconosciuta importanza formativa. Manca invece un rapporto tra
sistema formativo universitario e istituzioni a cui spetta la formulazione delle politiche sociali.
Gli educatori non sono ancora riusciti ad elaborare modalità di relazione e negoziazione con i
soggetti politici e non hanno nemmeno individuato mediatori efficaci per la presentazione delle
proprie istanze.
La privatizzazione del terzo settore aveva tra i suoi obiettivi quello di favorire la scelta libera
ed autonoma dei cittadini circa i servizi a cui rivolgersi per soddisfare i propri bisogni. Di fatto, il
settore dei servizi educativi rischia di subire un impoverimento economico e pone questioni
serie circa le reali capacità di tutti i cittadini di formulare adeguatamente le proprie domande
scegliendo tra i soggetti che potrebbero dare una risposta.
Volendo considerare le prospettive future che potranno interessare gli educatori professionali,
fondamentale è valutare le conseguenze dell’impronta imprenditoriale che è stato data ai servizi
dalle nuove norme legislative.
Una prima conseguenza è quella che investe la stessa organizzazione dei servizi rispetto alla
quale tende a prevalere la logica di erogazione dei soli servizi essenziali, finendo per ridurre il
lavoro educativo alla sola componente assistenziale e sanitaria.
Se prevalgono i criteri di valutazione basati su effi