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La normalità

La parola "normale" viene utilizzata spesso con significato di giusto riferendoci a qualcosa che si ritiene si debba fare. La normalità è associata alla frequenza e al valore dei gesti e delle azioni umane. La parola normale implica anche una discriminazione: "una parte di popolazione considera i gay non normali". Quando parliamo di normalità dobbiamo tenere presente che dobbiamo sempre collocarla entro un contesto delimitato, ovvero in un tempo, spazio e cultura specifiche (ci possono quindi essere diversi concetti di normalità).

In generale l'area della normalità possiamo considerarla come un intreccio tra: caratteristiche psicofisiche (e prestazioni associate a tali caratteristiche) e comportamenti ritenuti opportuni e adeguati a un individuo, in relazione a variabili come l'età, il genere, le condizioni economico-sociali e il livello di istruzione.

Ciò che mi aspetto dal comportamento di

Un 81enne non è quello che mi aspetto da un 20enne. Se dico che è normale che una donna abbia un comportamento di "sottomissione" all'uomo, non induco un cambiamento perché lo faccio passare come una cosa giusta.

La normalità è associata anche a un'idea di essere umano auspicabile, ovvero che viene ritenuto adatto e funzionale allo sviluppo sociale di un determinato periodo storico.

I comportamenti sono ritenuti appropriati o non appropriati in relazione alle norme (non solo legislative, che impongono e comandano, ma anche di costume che suggeriscono e orientano) vigenti in un determinato contesto spazio-tempo. Ad esempio, se butto la carta nel cestino ho un comportamento appropriato perché le norme ritengono giusta tale azione.

Non tutte le prestazioni collocabili all'esterno dell'area della normalità sono socialmente inaccettabili, inopportune e inadeguate. Sospettiamo dell'anticipo di prestazioni o

le politiche sociali ed educative, la normalità si riferisce al raggiungimento di un livello minimo di benessere accettabile sia individualmente che socialmente, nonché al possesso dei diritti e doveri di cittadinanza per ogni individuo. Dovrebbe essere considerato normale che ogni persona abbia accesso a questi fattori. Quando gli educatori implementano interventi educativi in un determinato contesto, è importante considerare la prospettiva dell'osservatore (che siamo noi) e il motivo per cui siamo interessati a quel particolare problema. Partiamo quindi dal nostro punto di vista con i nostri obiettivi di conoscenza e azione. I soggetti possono essere posizionati all'interno dell'area della normalità in base alle seguenti categorie: - Coloro su cui si agisce attraverso azioni finalizzate a mantenere la loro posizione all'interno della normalità e a evitare problemi di altro tipo.

persone che non hanno problemi sul proprio percorso di crescita; la nostra azione è finalizzata a far sì che continuino a crescere in un certo modo e ad avere ambizioni (è normale andare a scuola: forniamo servizi per rafforzare questo percorso).

-ai margini coloro su cui si agisce con azioni finalizzate affinché si avvicinino il più possibile all'area di normalità e si allontanino dalla loro condizione di malessere (perché consideriamo la normalità come il benessere).

-all'esterno coloro su cui si agisce attraverso un' "eliminazione", ovvero un allontanamento dall'area di chi non viene considerato normale. Si tratta di un'eliminazione impossibile perché o mandi via tutti e fai entrare in Italia solo chi è italiano da 14 generazioni o sennò è un problema che rimane costantemente. È senza dubbio una pratica inquietante perché molte volte

elimino considerando che sia una situazione accettabile. In questo modo, sto ampliando l'area di normalità e includendo anche le persone senza tetto. L'eliminazione non è solo fisica, ma può anche avvenire attraverso processi riabilitativi. Ad esempio, se una persona è malata, può essere spostata in ospedale per ricevere le cure necessarie e successivamente reinserirsi nell'area di normalità standard. Tuttavia, la soluzione ideale sarebbe allargare l'area di normalità in modo tale da non escludere nessuno. Attraverso interventi preventivi, cerco di evitare che il problema si verifichi e che quindi non ci siano persone considerate "non normali". Inizio quindi a tollerare situazioni che prima non consideravo normali, come ad esempio il fatto che i senza tetto dormano per strada. Ampliando l'area di normalità, sto cercando di eliminare l'esclusione e di includere tutte le persone nella società.

Considero normale. Ci sono tre tipi di azioni:

PROMOZIONE consiste in interventi rivolti a soggetti interni all'area di normalità, non caratterizzati da condizioni e/o rischi di disagio. Sono di carattere economico, fisico, psichico, relazionale, ecc. L'azione di tipo promozionale è rivolta anche verso coloro che non mostrano necessariamente una mancanza o una necessità di intervento. Lo scopo consiste nell'accrescere le potenzialità dei soggetti, immunizzarli e aumentare il loro benessere. Questo permette che l'incontro con agenti esterni (droga, alcool) veda il soggetto in questione più favorito.

PREVENZIONE è rivolta a soggetti che riteniamo deboli collocati ai margini dell'area di normalità. Soggetti che quindi consideriamo dei potenziali portatori di disagio e a rischio di emarginazione e devianza (es. migranti e tossicodipendenti). Tali interventi sono finalizzati a ridurre il rischio dell'incontro con

Un malessere/disagio, a volte, può essere affrontato attraverso la riabilitazione. Questo tipo di intervento è rivolto a coloro che sono considerati emarginati, devianti e fragili, e che necessitano di un supporto riabilitativo per recuperare le abilità che hanno perso. L'obiettivo del lavoro educativo è quello di fornire loro alternative praticabili, aumentare la loro consapevolezza e valorizzare il loro lato positivo. Questo approccio può essere utile non solo per gli adulti, ma anche per i giovani, poiché l'adolescenza è un periodo di cambiamento e rischio in cui si tende a controllare eccessivamente ogni loro azione, e per gli anziani. È importante instaurare una relazione di fiducia con il soggetto, rispondendo ai suoi bisogni primari e cercando di attivare una relazione significativa.

portarlo da un medico). In questo il soggetto inizia ad avere una prospettiva di cambiamento, per i senzatetto quella di avere una casa. La riabilitazione tocca quelle parti "sane" del soggetto e ha come scopo l'adattamento per rinuncia e la riduzione del danno, che consiste nel 'non risolvere' poiché la mia azione tende solo a limitare i danni (es. non togliere le siringhe ai tossici, ma dare loro delle siringhe pulite in cambio di quella sporca; in questo modo metto le basi di una possibile riabilitazione). Alcuni nodi del lavoro educativo Prevenzione: prevenire significa far incontrare e interagire due culture, punti di vista su uno stesso argomento sperando che l'incontro possa far intravedere la possibilità di comportamenti diversi (più virtuosi) da quelli ritenuti "cattivi" e dannosi. Si tratta di un dialogo tra pari basato non sulla trasmissione di informazioni o ammonimenti, ma su azioni che abbiano come

obiettivo dell'acquisizione del destinatario di specifiche conoscenze rispetto ai possibili rischi e danni.

Legalità e illegalità: l'educatore funge da ponte tra l'area della legalità e quella dell'illegalità; quello normativo potrebbe ritenere necessario l'invito ad agire entro i limiti della legalità esistente, quello non normativo potrebbe limitarsi a mostrare ai soggetti le conseguenze di eventuali comportamenti illegali e lasciar loro libera scelta se assumere o continuare con tali comportamenti. L'azione dell'educatore dipende da tanti fattori, specie dal tipo di legalità e dai costi che le azioni illegali comportano a chi le compie e a chi ne è vittima.

Accanimento educativo è l'eccesso d'insistenza operativa nel raggiungere obiettivi ritenuti auspicabili pur non essendovi le condizioni che possano consentirlo, senza effettive possibilità di successo.

inteso come il tentativo di non dichiarare la propria sconfitta, il proprio insuccesso o di rimandarli il più tardi possibile. Esso presenta due volti: il primo riguarda soggetti che non mancano di potenzialità psicofisiche e che quindi paiono sottrarsi alle intenzioni educative. In questo caso è necessaria un'analisi di tutto il percorso (bisogni, domande, obiettivi) per valutare come meglio agire; il secondo riguarda soggetti privi di prerequisiti psicofisici con cui l'educatore non può far altro che ritenere esaurite le sue possibilità d'intervento e delegarle ad altri operatori. Burnout è l'esaurimento delle motivazioni ed energie nella propria professione, l'incapacità di dotarsi di un progetto di cambiamento, la sfiducia nelle possibilità degli utenti, dei metodi utilizzati. È quindi l'espressione di una serie di disagi e di malesseri, che l'educatore può provare essendo.faticoso il lavoro educativo, a cui ha conferito dignità e ne ha autorizzato l'esplicitazione senza sensi di colpa. Tale sindrome può essere vista anche come una via di fuga da quei disagi non ancora riconosciuti dignitosi e quindi autorizzati ad essere esplicitati (es. avere a che fare con un'utenza stancante per molto tempo). La supervisione presuppone un'asimmetria di conoscenze ed esperienze e una diversità di posizione (distacco) nel coinvolgimento diretto e nella responsabilità tra il supervisore e chi viene supervisionato. Si divide in due tipi: quella psicologica, che si interroga rispetto al vissuto individuale o collettivo dell'esperienza operativa indipendentemente dal progetto in cui è inserita; quella pedagogica, finalizzata a predisporre le condizioni favorevoli all'esplicitazione del senso delle azioni educative. Può esservi supervisione anche in assenza di momenti critici, cioè per l'insieme.del progetto educativo. Alterità radicale
Dettagli
Publisher
A.A. 2022-2023
23 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/01 Pedagogia generale e sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Alessiaa__3 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia generale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Tramma Sergio.