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PRATICHE DI ORIENTAMENTO
Evoluzione dell’orientamento 10
Considerando l’evoluzione storica del concetto di orientamento a livello scolastico,
riconosciamo tre fasi:
1) orientamento diagnostico e psicoattitudinale, considerato come modalità per far
emergere e individuare attitudini, interessi, motivazioni individuali in modo che le scelte
corrispondano ad essi.
In questo senso, l’orientamento usava strumenti di tipo psicometrico, era svolto da
professionisti nel campo e terminava con la formulazione di un consiglio orientativo.
2) orientamento informativo, volto a fornire l’informazione più ampia e completa possibile
riguardo alle scelte possibili e alle strade praticabili.
Spesso queste due modalità sono state praticate congiuntamente, dando vita ad un
approccio ‘misto’.
I precedenti approcci hanno in comune il fatto di considerare l’orientamento come processo
realizzato ad hoc, per periodi brevi, concentrato nelle fasi di passaggio da un ciclo scolastico
a un altro o di scelta tra un futuro scolastico o lavorativo.
3) orientamento formativo, che riconosce l’orientamento come dimensione essenziale di
qualsiasi attività formativa, perché volto a formare negli studenti le competenze di
consapevolezza personale, di progettazione del proprio percorso di vita, di comprensione
dei contesti di appartenenza e di autovalutazione. In questo senso, l’orientamento deve
essere costantemente presente nel percorso di formazione e che sia realizzato attraverso
attività volte a stimolare le competenze di base dei processi di scelta e di progettazione
personale.
Mentre in passato il successo dell’orientamento era attestato dalla scelta corretta e
adeguata da parte dello studente (orientamento alla scelta), oggi l’orientamento è
considerato efficace quando riesce a promuovere nello studente le capacità di realizzare
scelte e orientare il proprio percorso di vita (orientamento nel percorso).
Ripensare l’orientamento
Occorre ripensare l’orientamento nella scuola per valutare la possibilità di superare la
visione tradizionale di un orientamento pensato come compito aggiuntivo, concentrato in
alcuni momenti particolari, sostituendola con una visione che lo considera come qualcosa di
naturalmente contenuto nella proposta formativa della scuola.
Probabilmente la ragione per cui il legislatore nel 1962, istituendo la Scuola Media unica, le
assegnava in maniera chiara il compito di curare l’orientamento, era proprio quella di fornire
ai preadolescenti un adeguato sostegno nella capacità di compiere scelte consapevoli.
Resta aperta la questione di riflettere dal punto di vista pedagogico su come concretamente
realizzare i compiti propri dell’orientamento formativo.
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Identità pedagogica
Considerando un orientamento che consiste nel legare diversi cicli scolastici, studio e lavoro,
cioè parti separate, l’immagine ricorrente è quella del ponte che tende a creare continuità tra
parti staccate.
Focalizzando l’attenzione sull’orientamento formativo, si delinea l’immagine di ponte che, pur
collegando esperienze diverse, mira fondamentalmente a mettere in relazione lo studente
con se stesso, con ciò che è e che vuole essere.
Presupposto e obiettivo fondamentale di un lavoro educativo volto all’orientamento è la
collocazione consapevole di sé. Il collocarsi è infatti la premessa indispensabile per il
dirigersi che, a sua volta, richiede conoscenza del contesto di riferimento.
La consapevolezza di sé e il rapporto col contesto, a loro volta, producono la possibilità di
attribuire significato all’esperienza e ciò sostiene la capacità di valutare e scegliere.
Se si considera l’orientamento come una competenza, si riconosce che la capacità di
orientarsi è qualcosa che si può imparare e che la scuola può insegnare.
In generale, orientarsi significa:
1) sapere chi si é e dove ci si trova;
2) sapere cosa c’è intorno a noi;
3) valutare le possibili direzioni percorribili;
4) commisurare le opportunità esterne con le proprie risorse;
5) saper riorganizzare la propria esperienza.
La dimensione della progettualità diventa centrale in questo modo di intendere
l’orientamento: lavorare per l’orientamento vuol dire creare premesse e competenze affinché
un ragazzo riesca ad essere protagonista di un progetto proprio, che è poi l’obiettivo più
elevato della stessa educazione.
Le pratiche
Di seguito vengono elencate alcune pratiche pedagogiche volte all’orientamento,
focalizzate su:
1) attivazione della relazione del soggetto con se stesso, con il contesto e con le
informazioni;
2) sostegno alla valorizzazione dell’individualità;
3) stimolo di competenze di progettazione esistenziale;
4) incremento della pratiche valutative;
5) fare oggetto di discorso le stesse pratiche formative;
6) incoraggiare i processi di scelta.
Particolarmente importanti, in tema di orientamento, sono le attività centrate sul
deuteroaprrendimento (concetto formulato da Bateson, anche denominato
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“apprendimento di secondo livello”, fa riferimento all’apprendere ad apprendere) che
hanno come scopo l’apprendimento sul come si impara, sulle strategie utilizzabili, sul
riconoscimento dei molteplici fattori, anche affettivi, che favoriscono o ostacolano
l’apprendimento stesso.
Altrettanto importanti sono le attività centrate sulla riflessione e sulla ricerca dei significati
dell’esperienza. Sono pratiche formative sperimentate in alcune scuole, con la
collaborazione di pedagogisti e esperti di scienze dell’educazione.
Sono stati realizzati progetti che favoriscono la riflessione degli studenti sul loro rapporto con
le pratiche scolastiche, l’apprendimento e lo studio.
Essi hanno ottenuto valutazioni positive sia dagli studenti che dai docenti, che hanno
evidenziato come questo dispositivo abbia permesso di aumentare la conoscenza personale
e interpersonale e di fondare un nuovo contratto formativo, basato soprattutto sul
superamento di situazioni di routine e comportamenti legati al ruolo, spesso assunti
inconsapevolmente e automaticamente.
L’educazione alla progettualità deve offrire spazio ad attività che favoriscono il proiettarsi in
scenari possibili, allenando il pensiero strategico, favorendo simulazioni di ruoli e situazioni,
e la costruzione di percorsi possibili.
Considerando l’orientamento informativo, l’attenzione deve essere posta sulla capacità di
selezionare e usare le moltissime informazioni (addirittura troppe) di cui oggi ciascuno
dispone.
In questo senso, occorre realizzare attività che favoriscono un atteggiamento di ricerca attiva
delle informazioni funzionali alle proprie esigenze, per superare posizioni di semplice
esposizione passiva alle informazioni stesse.
In conclusione, un dispositivo formativo volto all’orientamento deve:
1) valorizzare la continuità, legando tempi, luoghi ed esperienze;
2) valorizzare la discontinuità, sottolineando la necessità e la bellezza di esplorare il
nuovo e il diverso.
Chi orienta?
L’orientamento spetta in generale a due soggetti:
1) la scuola, che privilegia un’ottica pedagogica;
2) le agenzie professionali che operano nel campo dell’orientamento, che realizzano
progetti e usano metodi fondati sulla loro particolare cultura di riferimento.
Volendo definire il profilo generale di un formatore che svolge una funzione orientativa nella
scuola, egli dovrà operare per:
1) creare le condizioni per apprendere;
2) istituire setting che facilitino il rapporto tra gli studenti e le attività proposte;
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3) gestire la comunicazione, mettendo in atto competenze di ascolto, osservazione,
gestione del gruppo, ecc., in modo da rendere possibile ed efficace un discorso sui
significati dell’esperienza in atto e sui progetti e prospettive possibili.
Si tratta di accentuare alcune dimensioni particolari, riconoscibili in ogni lavoro formativo,
che purtroppo non trovano spazio nel lavoro quotidiano dei docenti, che ritengono quindi di
dover affidare l’orientamento a esperti esterni.
Sistemi di orientamento
A volte vengono realizzati dei progetti di orientamento in cui gli operatori della scuola
collaborano con quelli della formazione professionale, con esperti di orientamento scolastico
e con le agenzie per il lavoro.
Si parla di orientamento di sistema, che coinvolge molti soggetti, tradizionalmente separati
e che difficilmente comunicano tra loro.
L’obiettivo di questi progetti è quello di attivare lo scambio e la comunicazione tra mondo
della scuola, mondo della vita e mondo del lavoro.
Nella pratica, risulta evidente la difficoltà di integrare il codice scolastico con quello che
caratterizza un’altra cultura e un altro sapere.
Di fatto, le nuove norme (legge di riforma della cosiddetta “Buona Scuola”) che prevedono
l’obbligo di destinare un certo monte ore per realizzare l’alternanza scuola-lavoro, mirano ad
assottigliare i confini tra realtà finora percepite come diverse e separate.
La scuola è chiamata a mettere in discussione la propria routine, modificando in parte la sua
logica e le sue pratiche.
Si apre la questione del rapporto tra la logica di progetto (caratterizzata da dinamismo,
flessibilità, apertura al possibile) e la logica di programma, predominante nella scuola
(caratterizzata dalla sua più rigida definizione di obiettivi finali e intermedi, tempi, procedure
e metodi).
Un progetto volto all’orientamento, che ha come obiettivo quello di favorire negli studenti
l’elaborazione di un “progetto di sé” deve necessariamente riferirsi alla logica di progetto e
ciò comporta la necessità di ridefinire il ruolo di studente rispetto ai tratti abituali che esso
presenta nel lavoro scolastico.
Orientare gli adolescenti
Come precedentemente notato, gli adolescenti si trovano oggi in un mondo complesso,
ricchissimo di stimoli e informazioni, ma povero di ideali forti e di modelli in cui identificarsi.
La loro reazione è spesso di tipo difensivo e l’atteggiamento prevalente è quello del
realismo, che si caratterizza per la dimensione “orizzontale”, cioè per la restrizione spazio-
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temporale dei propri progetti, con la conseguente rinuncia alla sfida e alla tensione ad
andare avanti e in profondità.
Prevalgono atteggiamenti di prudenza, di realistica limitazione delle proprie aspirazioni e di
difficoltà ad andare oltre la quotidianità per immaginare e progettare il proprio futuro.
Si tratta di un insieme di tratti che caratterizzano gli adolescenti e che ren