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• I NEMICI DELLA DIDATTICA
I nemici più accaniti sono i sostenitori della didattica, anche se pedagogia e didattica sono la stessa cosa in
quanto sono teoria e metodologia dell’esperienza pedagogica, dentro e fuori la scuola. In mancanza di una
teoria pedagogica la didattica si ridurrebbe ai soli contenuti. Poi ci sono gli psicologi che si appropriano di
qualunque discorso sulla formazione della persona. Gli esteti e i moralisti sono convinti di sapere quale
dev’essere una buona forma di sviluppo degli individui. Lo stesso vale per formatori aziendali e esperti in
organizzazione. La pedagogia è troppo esitante nel far valere la sua specificità e la sua crisi può definirsi
irreversibile. Un altro nemico importante è l’antipedagogia, cioè la visione della pedagogia come qualcosa
di repressivo. Foucault è il più grande esponente della pedagogia contemporanea perché critica l’idea di
repressione e mette in evidenza la funzione coercitiva della scuola e di tutte le pratiche moderne.
• LA FALLACIA DIDATTICA
La fine della pedagogia si accompagna al deficit della didattica che si illude di rendere scientifiche le
pratiche educative trascurando le condizioni sociali e affettive dell’insegnamento, non tenendo conto dei
mutamenti culturali delle generazioni, non andando ad intaccare la forma- scuola tradizionale, obsoleta e
fallimentare rispetto ai bisogni educativi attuali. È necessaria una tecnologia educativa nel senso di una
strategia pedagogica complessa, basata sulla disciplina, ma operante nella socializzazione diffusa.
• L’ENFASI COMUNICATIVA
Le scienze della comunicazione risultano fondamentali, esse sono intervenute potentemente in ambito
didattico e il fronte più avanzato delle scienze dell’educazione e della didattica è ispirato ad esse, anche se
questo non ha prodotto un cambiamento della profondità di analisi della situazione didattica o un
cambiamento scolastico. Il rischio è quello di una riduzione delle scienze dell’educazione in scienze della
comunicazione, ignorando ancora una volta le dimensioni emotive - affettive. I teorici della comunicazione
credono che il buon insegnante debba essere solo un buon comunicatore, però in ogni situazione educativa
è in gioco una dinamica relazionale profonda, quindi oltre a formare gli insegnanti alla comunicazione
bisogna renderli consapevoli dei diversi significati pedagogici in cui si inscrive la comunicazione didattica.
Alcuni pedagogisti hanno messo in risalto il fatto (ignorato dalla didattica o posto ai margini) che a scuola si
ottengono risultati differenti a seconda del tipo di comunicazione che si attua in classe. La comunicazione
richiede di inscriversi nel tronco delle procedure metodologiche complessive dell’azione educativa.
• L’ILLUSIONE FORMATIVA
L’illusione formativa consiste nella pretesa di fare della formazione il rimedio di tutti i mali e di tutti i guai.
In questo modo è stata possibile una strategia di rilancio della pedagogia , specie con le nuove facoltà di
scienze dell’educazione. La cultura pedagogica dovrebbe dimostrare di essere all’altezza di questa sfida e di
evitare l’ennesima psicologizzazione del campo. Le psicologie invadono i discorsi sull’educazione scolastica
ed extrascolastica.
• LA GRANDE FORMATRICE
La televisione è la grande formatrice e i discorsi pedagogici e sulla scuola non devono prescindere da essa.
La televisione può esercitare effetti buoni e cattivi sull’intelligenza, sui valori e sul comportamento dei
ragazzi a seconda dell’uso che se ne fa e del contesto educativo in cui il trattamento delle produzioni e degli
utilizzi televisivi viene svolto. L’esposizione televisiva modifica di per sé la “materia” di qualunque elemento
didattico e pedagogico. Essa è un sistema diffuso e pervasivo di rappresentazioni sociali, allora si rivela
come un grande dispositivo pedagogico. In questo senso la televisione è fin troppo educativa.
• PARADIGMI E MODELLI
I discorsi sulla scuola e sull’educazione richiedono di ragionare sui grandi paradigmi epistemologici e sui
modelli impliciti da cui sono orientati. Essi sono innumerevoli e prolificano continuamente. Il dibattito sulla
scuola fatica ad assumere i modelli sistemici e costruttivisti propri del paradigma materialista che renda
possibile l’esplicazione di modelli pedagogici in cui cognitivo e affettivo, insegnamento e apprendimento,
condizionamenti biologici e determinazioni sociali risultino essenziali. Uno scenario epistemologico che
imponga alla scuola un cambiamento della propria forma e del proprio dispositivo.
• PENSARE L’EDUCAZIONE
Tutto ciò pone una domanda essenziale che è quella delle reale possibilità di pensare l’educazione in
maniera libera da qualunque pregiudizio. Questo è il compito della filosofia dell’educazione che dovrebbe
aiutare gli uomini di scuola a pensare l’educazione. Quello che conta per la cultura pedagogica è rivendicare
lo spazio di pensiero lasciato vuoto dai filosofi e dagli esperti di didattica sulla strutture dell’esperienza
educativa; riprendendo sul serio l’educazione.
• UTOPIA E IDEALOGIA
L’educazione e la scuola possono essere collocate all’interno di una prospettiva utopica (illusoria), di una
funzione ideologica o di un esercizio critico. Utopia, ideologia e critica sono i tre presupposti concreti di
queste forme di pensiero. Nel pensare l’educazione, prima di assestarsi in una posizione critica, ci si trova a
oscillare tra utopia e ideologia. I sistemi di pensiero sull’educazione derivano da determinate condizioni
sociali, alcuni di questi vogliono trasformare le condizioni da cui derivano tentando di negarle e
oltrepassarle (in genere si tratta di idee irrealizzabili); altri finiscono per perpetuare le condizioni da cui
provengono; altri ancora, pur non riuscendo a realizzarsi compiutamente, svolgono una funzione di
cambiamento. -L’utopia è un sistema di pensiero che non ha un valore in sé, in quanto non è realizzabile,
ma svolge comunque una funzione di progresso, emancipazione e avanzamento sociale. –L’ideologia è un
sistema di idee che deriva da condizioni determinate, le riproduce e le conferma. Il senso dell’oscillazione
tra utopia e ideologia è il rinvio ad un’attitudine critica che non si accontenta di riprodurre la forma-scuola,
non rinuncia ad una visione utopica, ma non si illude di poterla realizzare se non come stimolo al
cambiamento. Il marxismo ha permesso di iniziare a pensare all’educazione come una critica alle ideologie
dominanti anziché come a una trasmissione di esse.
• EDUCAZIONE E FINITUDINE
Rousseau pensa l’educazione in negativo. Il pensiero di è utopico in quanto radicalmente critico.
Rousseau
Con lui emerge il pensiero della morte come forza animatrice di un nuovo modo di pensare l’educazione.
L’educazione deve tener conto del fatto che il bambino è destinato alla morte e quindi non dev’essere
subordinata alle esigenze di un tempo futura, ma integrare la finalità alla felicità terrena. L’umanizzazione
del mondo consiste nel difendere la felicità dei propri figli dall’educazione corrente. Si devono creare le
condizioni perché il bambino sia felice in ogni momento della sua crescita; sacrificare il suo presente al
futuro è inutile e disumano.
• LE RADICI DELLA SCUOLA ATTIVA
pensa l’educazione come un processo che riguarda l’esercizio attivo di una strumentazione
Dewey
cognitiva volta alla soluzione dei problemi sociali, come esperienza vissuta densa di valenza affettive, come
rapporto costitutivo con l’ambiente naturale e con la vita sociale. L’attivismo nasce con Dewey, ma sarà
superato dal cognitivismo.
• L’EDUCAZIONE BUONA
Marx, educazione = solo ideologia e svolge una mistificazione ideologica.
Freud, educazione = sublimazione, repressione, rimozione degli istinti in ambito inconscio.
Rousseau, educazione = sviluppo spontaneo che si contrappone alla corruzione della società.
Dewey, educazione = processo di ricostruzione e incremento continui dell’esperienza.
Emerge qui l’idea di educazione come strutturazione di visioni false del mondo che si sottopongono a
interessi dominanti. Dentro a queste idee è stato possibile pensare l’educazione in anni recenti. Ritenere
l’educazione cattiva significa rimanere nell’orizzonte di un’educazione buona.
• EDUCAZIONE E FORMAZIONE
Solo pensare educazione permette di pensare la formazione. Il termine formazione viene usato come
sinonimo di educazione e più spesso di istruzione. La determinazione dell’educazione come struttura della
materialità e della proceduralità in atto in qualunque ambito di esperienza e in qualunque fase della vita
permette di accedere all’idea di formazione da un punto di vista pedagogico. L’educazione come dispositivo
pratico-discorsivo di soggettivazione e assoggettamento.
• EDUCAZIONE E SCUOLA
È possibile pensare l’educazione e la scuola solo con una teoria sull’infanzia, sull’adolescenza, sull’età
adulta e sulla senescenza; con un’ elaborazione adulta sulla condizione infantile e adolescenziale;
considerando anche la differenza di genere. Parlare di scuola significa parlare di educazione, si pone quindi
l’esigenza di specifiche professionalità educative. Il paradosso della scuola resta quello di istituire la propria
separatezza dalla vita sociale allo scopo di interagire con essa, di costituirsi come ambiente artificiale e
specializzato per riprodurre al proprio interno qualcosa di naturale e vitale. La scuola dev’essere uno spazio
anche di contatto diretto con la realtà.
• I CODICI SIMBOLICI
A scuola non sono praticabili la sessualità, il soddisfacimento dei bisogni, la sperimentazione diretta con le
conoscenze, la forza fisica. Una didattica priva di questi elementi risulta deficitaria rispetto ai propri
obiettivi cognitivi, essi vanno riconosciuti, esplicitati e rielaborati anziché rimossi. Scuola come setting
pedagogico in cui sia possibile riappropriarsi dei significati della vita reale rielaborandoli, rigiocandoli e
risignificandoli continuamente entro uno scambio con l’esterno; come spazio e tempo di rielaborazione
culturale (area potenzialmente difficile da pensare e da governare). Un teatro pedagogico come dispositivo
e come campo di esperienza in cui possano essere giocate le forme comunicative, espressive ed
esperienziali della vita diffusa. Bisogna istituire la scuola come ambiente di insegnamento e apprendimento
che segni con esattezza i propri confini, ma che sappia tenerli mobili e aperti, che sappia rielaborare i codici
della vita esterna dentro di essi.
• EDUCAZIONE E VITA
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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