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Le arti multimediali digitali

Storia, tecniche, linguaggi, etiche ed estetiche delle arti del nuovo millennio

Introduzione

  1. La questione terminologica

Il termine "multimediale" indica l'uso simultaneo di più modalità, strumenti o supporti di comunicazione a carattere tecnologico.

Qualsiasi fonte può essere oggi, mediante il processo di digitalizzazione dei dati, convertita e trasportata in un unico metamedium tecnologico per essere riprodotta senza perdita di definizione o rielaborata e integrata con altri media.

Il termine risale agli anni Ottanta e precede la rivoluzione digitale, quando da una parte l'industria dall'altra la sperimentazioni artistiche cercavano una soluzione tecnologica per integrare in una stessa offerta commerciale o in una stessa opera artistica suoni e immagini.

Il prefisso "multi" evoca l'idea di un "insieme" dei media, dove la molteplicità differenziata rischia anche una possibile "con-fusione".

Per questo il candidato più favore alla sua sostituzione è, per molti addetti ai lavori, il termine "intermediale". Il prefisso "inter" comunica l'idea di una relazione interdipendente non gerarchizzata tra i media che conserva le loro specificità all'interno di un dialogo paritetico, e inoltre, riportato nell'attualità, richiama lo sviluppo delle interfacce.

C'è anche chi suggerisce di sostituire "multimediale" con "multimodale", soprattutto in riferimento all'impatto intervento dei Net e ora del Web, perché la differenza più rilevante di questi new media rispetto agli altri è proprio la loro modalità di fruizione.

Infine, altre tre definizioni sono emerse recentemente nel tentativo di cogliere l'essenza di un fenomeno assai complesso e in costante mutamento:

  • ipermediale si riferisce soprattutto al modello ipertestuale: confluenza di più testi in una lettura e in una scrittura simultanea, interattiva e non sequenziale
  • transmediale si può intendere la facoltà di un passaggio diretto tra un medium all'altro, la trasformazione di un atto comunicativo o di un'opera artistica mediante il suo attraversamento di più media
  • sinmediale termine che enfatizza l'unione dei media, suggerendo il passaggio dalla loro interazione a un'effettiva integrazione, e si ricollega all'esperienza sinestetica e all'utopia della sintesi delle arti

Alla fine però il termine multimedia mantiene una riconoscibilità collettiva, costituendo un utile "luogo comune" di riferimento. L'idea di multimedialità fonda e precede la nascita della multimedialità che oggi conosciamo, e che si presenta come intreccio di tre elementi:

  • interazione tra i media tecnologici
  • interazione fra linguaggi artistici e i loro rispettivi campi sensoriali
  • trasformazione permanente e reciproca dei due elementi precedenti

È opportuno accogliere l'indicazione di Nicholas Negroponte (informatico statunitense) che ha suggerito un'integrazione della definizione multimediale con il termine "digitale", per sottolineare l'importanza della "rivoluzione digitale" nella trasformazione delle modalità di relazione tra i media.

2. Verso una nuova estetica?

Il digitale diventa quindi lo specifico della multimedialità contemporanea. Sono tre le "inclinazioni" nell'ambito del rapporto tra arte, comunicazione e tecnica:

  • 1) riproducibilità tecnica
  • 2) la trasmissione e la riproducibilità tecnica a distanza in diretta
  • 3) riproducibilità digitale: sintesi digitale connettiva

Questo percorso prende avvio alla fine del XIX sec ed esplode nel XX sec. dall'utopia dell'opera totale alla decostruzione della dimensione temporale e spaziale dell'opera. Dall'uscita dal quadro, la rottura della bidimensionalità della tela, della frontalità della scena teatrale e della linearità della narrazione, letteraria e filmica; all'identificazione fra opera e artista mediante eventi performativi, la ricerca dell'inclusione dello spettatore nell'opera e di una sua attivazione creativa.

Le nuove tecnologie e i nuovi media, considerando il loro alto potenziale diffusivo, manipolatorio, innivativo e persuasivo, hanno posto e pongono anche a coloro che li usano creativamente nuovi interrogativi d'ordine etico e politico.

L'arte tecnologica in quanto pratica di ricerca e sperimentazione delle nuove tecnologie, potrebbe svolgere un ruolo di primo piano per consentire una corretta interpretazione della tecnologia stessa. In questo senso l'arte non si pone più nei confronti della riflessione filosofica soltanto come oggetto, ma anche come soggetto attivo sperimentale che mira a superare la crisi contemporanea dell'etica.

Vanno dunque considerati altri campi del pensiero post-umanista che ridefiniscono lo statuto stesso delle arti e della figura dell'artista:

  • • integrazione necrospecifica: la combinazione di forme artistiche e tecnologia produce forme espressive ibride
  • • immersione, sinestesia e interattività: la ricerca creativa tende a realizzare ambienti e percorsi interattivi, dove il fruitore non ha più un ruolo passivo ma si immerge con tutti i sensi e interagisce percettivamente e operativamente
  • • simulazione: le realtà virtuali simulano un'esperienza reale

Ovviamente questa trasformazione dello statuto delle arti comporta una metamorfosi della figura stessa dell'artista. In sostanza, tutto si gioca nel tipo di rapporto che l'artista stabilisce con la tecnologia

  • • tecnoartista/artigiano
  • • artista ingegnere e informatico
  • • artista neoscientifico

Un'altra dimensione che agisce meno sulla macchina e più con la macchina è quella legata alle esperienze performative:

  • • artista performer
  • • artista di relazioni, progetta delle opere-situazioni interattive che creano nuove relazioni tra l'opera e i suoi "visitatori"

3. Continuità o rottura?

Quando si parla di multimedialità dobbiamo riconoscere l'esistenza di una storia dell'idea di multimedialità. Un'idea che ha precursori illustri e remoti: la sua prima organica elaborazione risale all'utopia della sintesi delle arti, avviata dalle teorie di Wagner sull'opera d'arte totale, e poi ricercata in una straordinaria molteplicità di percorsi da tutta l'avanguardia artistica novecentesca.

La sintesi delle arti è un'intuizione/collettivo che attraversa più di due secoli, dalla fine del Settecento a oggi, in una costante metamorfosi, dove gli elementi di originalità si mescolano con quelli ereditati.

7. I futuristi, teatro sintetico, sinestesia e cinema

Il movimento futurista fu quello in cui i manifesti programmatici proliferarono in maniera più abbondante e la parte più cospicua di questi fu dedicata al teatro.

L'agente scatenante dell'interesse futurista per il teatro fu Filippo Tommaso Marinetti.

La varietà e la qualità dei testi e dei programmi teatrali futuristi realizzati nell'arco di un ventennio dimostrano un impegno collettivo non occasionale e anzi un intento preciso: fare della scena teatrale un luogo concreto ed emblematico di congerenza di tutti i linguaggi artistici rifondati dalla "rivoluzione futurista".

I diversi generi teatrali nascono dalle premesse di radicale contestazione del "teatro borghese".

Il nuovo teatro deve:

  • essere un'arte autonoma da qualsiasi legge limitativa e rappresentazione della realtà.
  • ispirarsi soprattutto alla comicità irriverente e alla fisicità esuberante dello spettacolo di varietà.
  • essere "sintetico", cioè condensare tutte le sue invenzioni in pochi minuti di azioni e parole.
  • privilegiare l'improvvisazione, l'azzardo, la sorpresa e il contatto emotivo e osmotico con lo spettatore.
  • coinvolgere il pubblico e coinvolgerlo emotivamente e fisicamente nello spettacolo.

Per i futuristi più che il "risultato artistico" è importante il "rinnovamento del procedimento".

Tra i progetti più estremi della ricerca sinestetica futurista c'è sicuramente l'idea rimasta a uno studio, programmatico, di un teatro tattile (gli spettatori seduti appoggeranno le mani su lunghi nastri tattili che scorreranno, producendo delle sensazioni tattili con ritmi differenti).

Per l'estetismo dei "Balli plastici" (1918), Depero elabora una poetica originale che mira all'astrazione della scena e dei personaggi. I costumi sono rigidi, geometrici e costringono a movimenti meccanici.

I fratelli Corradini già tra il 1910 e il 1912 pongono al centro delle loro riflessioni, esperimenti e teorie questa corrispondenza fra suono, luce, colore e movimento. Ne scaturiscono i progetti di musica cromatica. Provano inoltre a utilizzare l'allora nuovissimo mezzo cinematografico, realizzando pellicole cromatiche lunghe circa duecento millimetri, dipinte a mano con animazioni di linee e superfici che anticipano le sinfonie rivisate cinema astratto.

La sintesi visiva dei "drammi" futuristi, così come il dinamismo della pittura e la ricerca sulla simultaneità dei punti di vista, condurranno le arti visive e plastiche a uscire dalla staticità e a creare un nuovo spazio-tempo percettivo.

I futuristi, affascinati dal mitotecnologico, vedono nel cinema la sintesi perfetta tra arte e tecnica e intravedono nei primi le possibilità artistiche.

8. Il "noveau théâtre simultané": un dada e surrealismo

Il devotamente perificio delle scene teatrali del primo ventennio del Novecento esplose nel 1896 con la rappresentazione di "Ubu Roi" di Alfred Jarry a Parigi.

Jarry lo celebrava come precursore del surrealismo, e gli apriva il sipario su una dirompente, inquietante e inedita dimensione espressiva, che rinnegava l'imitazione della realtà, la logica, la razionalità, il "buon senso" comune e i tradizionali codici teatrali.

Dal 1916 fu il "Cabaret Voltaire" "il movimento dada a raccogliere e rilanciare i dardi futuristi, espressionisti, degli artisti del Cavaliere azzurro e dei cubisti, dando un nuovo impulso all'arte nuova nella sua forma più radicale.

L'obiettivo era provocare il pubblico, condurlo all'esasperazione tramite tutte le declinazioni scientifiche dell'assurdo e dell'insulto, rincentrarlo a furia di continui spiazzamenti e spingerlo a diventare partecipe dell'evento, autore egli stesso.

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
37 pagine
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SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ricky5 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia e teoria dei nuovi media e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Accademia di Belle Arti di Bologna - ABABO o del prof Degiovanni Piero.