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II PARTE
INTRODUZIONE
Nel Romanticismo in generale e in quello tedesco, agiscono l’analogia (il sussistere di
corrispondenze) e la metamorfosi (trasformazione di ciò che è secondo un principio della
forma), principi poi colpiti dal nichilismo (destituzione di senso di quell’universo governato dai
suddetti principi). Due sono le tappe di questo processo:
La trasposizione nel piano estetico (compiuta per primo da Schlegel) dell’idea di
produttività infinita del soggetto
Annuncio di Nietzsche dell’infondatezza del valore come categoria tradizionalmente
intesa.
L’ultimo rappresentante dell’analogia e della metamorfosi come forme di conoscenza di
Goethe. Kant nella sua ‘Critica del giudizio’ teorizza la soggettività dell’analogia come
strumento di conoscenza (per Herder aveva messo in dubbio la corrispondenza metafisica tra
sostrato
uomo e natura come rivelazione divina oggettivo dell’analogia).
Goethe subisce il fascino kantiano ma rigetta l’idea di Hegel dove non solo l’analogia è una
forma inferiore di conoscenze ma la metamorfosi diventa finalistica (non è più un processo
amorale).
Analogia e metamorfosi autorizzano, in ambito artistico, all’interpretazione del mondo nella
bellezza. La forma della conoscenza del bello si presenta come ‘riconoscimento’ o ‘creazione’
(differenza tra Heidelberg e Jena). La comprensione di analogia e metamorfosi parte dalla
riflessione sulla natura e dal vedere il soggetto come tale perché all’interno o all’esterno di
essa; nell’ultimo caso opera un’estraneazione del soggetto della fisicità natale (nichilismo). Ciò
che rimane nella metamorfosi è la corrispondenza tra natura e storia, è un’identità simbolica.
CAPITOLO 1 –IDEALISMO E ROMANTICISMO
Nell’analisi di questo rapporto si fa riferimento al pensiero di Herder e Schlegel. Risolvere
questo problema è però difficile perché complessa è la definizione del ‘romanticismo’ per la
sua essenza multiforme che coinvolge poesia e mito, linguaggio e sacralità e che ha messo in
crisi le categorie del pensiero occidentale.
Herder ha spostato l’attenzione dalla ragione al sentimento. Le domande che nelle ‘Selve
critiche’ solleva sull’arte, la poesia, la storia e il mito, segnano un cambiamento nella metafisica
del tempo. Egli, infatti, parla di una storia del mito scontrandosi coll’estetica vigente per cui le
divinità fossero creazioni arbitrarie del poeta e potesse usarle a suo piacimento. I modelli da
cui parte sono Winckelmann e Lessing, quest’ultimo nel ‘Lacoonte’ fa un riferimento ad una
rappresentazione di bacco con le corna e si interroga sulla presenza di quelle appendici.
Infatti, se Bacco rappresenta la bellezza e la bellezza la forma umana, vi è una contraddizione
perché l’uomo non ha le corna. Lessing allora pensa ad un ornamento che l’artista ha arbitra
rimanete scelto per il dio ma Herder focalizza l’attenzione sulla storia del sacro e del divino,
ricordando come in alcune allegorie le corna fossero essenziali. È un primo riconoscimento di
una provenienza ‘altra’ dell’Occidente greco, su cui si concentreranno Schelling,Gorres e
Creuzer.
Rapporto romantico ‘verità-storia’: due interpretazioni, la prima vede il passaggio della
storia umana da oriente a occidente come uno sviluppo involutivo (un allontanamento
dalla verità originaria, una decadenza) mentre la seconda in questo passaggio vede
uno sviluppo simbolico in cui la storia e mito producono una situazione nuova dove
però permane l’essenza originaria.
Con Herder inizia una prospettiva religiosa nella considerazione dell’arte; il sacro che
egli individua è la natura (da qui l’idea schellinghiana di un’imitazione artistica della
forza della natura).L’artisticità vitale per Herder è il sentire originario di una natura che
si evolve sacralmente attraverso l’organismo umana. Herder rifiuta la distinzione che fa
Lessing tra poesia ed arti plastiche perché non accetta l’idea di una natura ‘morta’ da
evitare; inoltre egli aspira ad unificare in un solo territorio le arti plastiche. La natura da
‘oggetto’ diventa ‘soggetto’ e sostiene con la sua energia ogni manifestazione della vita
(physis). Herder, leggendo Lessing, si dichiara d’accordo nel vedere l’artista come
l’inventore della mitologia ma contesta che le creazioni mitologiche siano solo
un’elaborazione dell’artista col solo scopo di rappresentare idee astratte. La mitologia
ha un fondo poetico( l’artista plastico nel rappresentarla si fa poeta) che unisce la
facoltà intellettuale dell’uomo e il sentire vitale. Quindi un’opera d’arte è tale se l’artista
coglie il fondo poetico dell’esistenza conducendolo a figurazione. Se l’artista riesce a
raggiungere una tale profondità rende la partecipazione dello spettatore ‘automatica’
perché poggia sul sentirsi appartenente all’umanità che accomuna tutti.
Parlando di Omero, Herder spiega la nebbia che avvolge eroi e dei come parte
dell’apparire meraviglioso della figura: il dio e la nube hanno la stessa essenza poetica
(la nuvola non è prosaicizzabile).
Herder diversamente da quanto affermato da Kant, vuole mostrare un concetto di
ragione legato alla sensibilità (eredità di Rousseau). L’idea giusta per Herder per la
concezione della lingua e l’indagine sulla storia, è la fisica co-appartenenza tra spirito e
natura. Quest’idea rinvia alla sacralità intrinseca e alla poeticità del movimento della
vita naturale. La fede herderiana nell’analogia tra lo sviluppo umano e quello storico è
una sorta di anticipazione del rapporto tra filogenesi e ontogenesi. Quest’analogia si
spiega con l’idea di una natura la cui legge di sviluppo viene vissuta sacralmente da
vegetali - animali (non umani)-minerali (movimento rivelatore del divino nella vita).
La storia è dell’uomo perché egli le appartiene; la legge dell’analogia herderiana è il modo
essenziale di quel poetico svilupparsi storico-naturale. L’uomo riconosce la natura nella storia
perché è la natura vivente in lui a permetterglielo proprio grazie all’analogia(il manifestarsi del
cosmo è una sapienza poetica, analogica. Il mito in quanto espressione della sapienza antica,
è poetico).
il problema estetico per Herder è quello di applicare il canone poetico classico alle realtà
viventi diverse. In tal mondo Herder si pone il problema della possibilità della poesia in
Occidente perché qui vi è stato il dominio dello spirito sulla natura.
L’analogia per Herder non è arbitraria: essa è sua la molla del divenire che la chiave che
l’uomo ha a disposizione per cogliere quella forza (polarità sessuale).
La dimensione della conoscenza non è data dall’immediatezza né una mediazione dialettica,
bensì da un processo in cui l’uomo è posto al centro o al margine. Essa è la ‘riflessione’ che
Herder vede non come coscienza bensì come besinnen (=pensarci su) legato al senso e che si
apre alla poesia.
Herder restituisce popoli e culture al loro principio propulsore non per raggiungere un’obiettività
storica ma per scoprire la sacralità del manifestarsi storico-naturale. L’uomo delle origini
descritto da Herder “apre gli occhi al mondo” , stupendosi di tutto, fantasticando. Con Herder
prende il via la tendenza esotica di vedere in Oriente la massima espressine vitale e sacra
della natura. Egli giustifica l’uguaglianza dei popoli riconducendo la spontaneità dei prodotti
naturali: i popoli, seppur diversi, sono ‘formen’ di un’unica ‘uregestalt’(religione panteistica di
Herder che influenza Goethe). Il passato è sacro e mitizzato nel nome di Oriente. Per Herder,
l’Oriente è la rivelazione religiosa originaria che è necessariamente una rivoluzione naturale.
Passaggio da Settecento e Ottocento, segnato da una riscoperta della
spiritualità con l’immagine di una Natura produttiva, divina, di cui diventa
portavoce Goethe. Vedendo la natura come un simbolo vivente, la storia è mito
(come detto da Gorres e Bachofen) perché solo il mito può mantenere la
poeticità della natura.
Sul piano religioso, l’eredità pagana è vista con una sua verità storica e rivisitazione del mito nella
sua serietà.
Sul piano artistico, le opere d’arte per essere comprese vanno ricondotte al sostrato religioso
naturale storico (per Herder).
Herder alla visione illuministica della storia contrappone il vedere la storia dell’uomo come quella di
una pianta (processo naturale). Dal filosofo in poi si aprono due strade, la simbolica della storia
romantica e l’idealismo della filosofia fischtiana-hegeliana. La prima approfondisce l’intuizione di
Herder dell’Oriente come culla dell’umanità; la seconda vede l’Oriente come alba della razionalità
e un positivo allontanamento dall’origine. I romantici di Heidelberg sostengono il principio di Herder
sull’Oriente.
Herder attacca il proprio secolo perché ha misconosciuto il ruolo della finitezza fisiologica
dell’uomo per via dell’illuminismo. Herder si rivolge contro la volontà illuministica dei ascrivere alla
ragione un ambito di applicazione senza attenzione per la vita nel suo divenire, con una sottile
ironia (riprende quella schlegeliana). Tuttavia i romantici di Heidelberg non furono mai ironici
poiché l’ironia è la mancanza di fede nella presenza dell’origine nella storia.
Analogia=forza di Heidelberg; creazione libera e arbitraria di un Io fichtiano che
debordava potenza (per Jena)
Genialità romantica= estranea a Heidelberg, indica il soggettivismo senza limiti
a Jena.
Herder criticava l’illuminismo ed eurocentrismo e l’appiattimento: senza rendersi conto essi erano
la conseguenza dell’unificazione europea compiuta dal cristianesimo in nome di una verità
superiore (non ne ammetteva altre). Hegel, erede dell’illuminismo, saldò filosofia della storia-della
religione e dell’arte. Herder con la Simbolica preannuncia la difesa del paganesimo di Schlegel,
Schelling e Gorres poiché la simbolica esclude il paganesimo per permettere di interrogarsi sulla
sua formazione storica. Nella Simbolica della storia, quindi, si ospita il paganesimo e accoglie il