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SPENSER
Fu il più grande poeta del regno di Elisabetta. La sua carriera poetica si ispira a quella di Virgilio,
andando dalla pastorale all’epica. Le sue opere da ricordare sono The Shepherd’s Calendar e
soprattutto la Faerie Queene (1590-96, con una parte postuma). The Shepherd’s Calendar:
raccolta di 12 ecloghe dove il poeta si ispira esplicitamente a Virgilio. La più nota di queste è la
quarta, April, dedicata a Elisabetta, “regina dei pastori” della quale Spenser fa l'elogio – che più
tardi svilupperà fino a promuoverla a “regina delle fate” nel suo capolavoro The Faerie Queene .
Ciascuna ecloga è inoltre seguita da una glossa in cui vengono fornite spiegazioni sul lessico
arcaico usato da Spenser in omaggio a Chaucer. The Faerie Queene si presenta come un libro di
cortesia che ha lo scopo di istruire e formare la classe dirigente di Elisabetta I / Gloriana. L’autore
ha deciso di impartire le sue istruzioni morali attraverso l’uso della historical fiction di re Artù. E’
insieme poema epico e romance. Uso fortissimo dell’allegoria: è dunque richiesta attenzione
costante e profonda del lettore. (Cfr. episodio delle Grazie e del pifferaio Colin Clout con Calidore:
le Grazie, e con loro la civiltà, possono essere invocate solo dal soave suono della poesia-piffero;
autoritratto del poeta come importante strumento di civiltà). In ambito italiano, questo poema si può
avvicinare ad Ariosto e Tasso: è un lungo poema cavalleresco, il primo poema epico in inglese
moderno, con avventure fantastiche e celebrazione della Regina. Non viene completato. È
pubblicato in parte fra il 1590 e il 1596, in parte postumo nel 1609. Il progetto dell'opera prevedeva
12 libri ma l'autore ne riuscì a scrivere solo 6, e il 7 restò incompiuto (12 è il numero delle virtù
stabilite da Aristotele nell’Etica Nicomachea e a ognuna di esse avrebbe dovuto essere dedicato
un libro).
Il sonetto in Inghilterra
L’influenza della poesia italiana è importante, addirittura determinante. Il sonetto, forma poetica
chiusa dalla struttura determinata (14 versi con schema prosodico fisso), è importato in Inghilterra
dai poeti Wyatt e Surrey. L'importazione del modello culturale e letterario di Petrarca e quello
immensamente diverso di Wyatt non avveniva però senza modificazioni creative e soggettive.
Nell'argomento tipicamente petrarchista dell'amante perpetuamente insoddisfatto dell'amore
dell'amata, per esempio, Wyatt immette l’evocazione nitida della sua presenza fisica: l'amata
diventa oggetto di un desiderio problematico e concreto. Non è solo l’eros il centro delle poesie di
Wyatt, ma anche la corte e i suoi abitanti. E’ infatti alla cinica politica della corte che è dedicata la
sua poesia più importante They Flee from Me, scritta nella rhyme royal (prediletta da Chaucer), in
cui il poeta lamenta la legge impietosa che muta i rapporti tra gli uomini secondo il posto che essi
occupano nella gerarchia di corte. Surrey mise appunto la forma definitiva del sonetto inglese.
Inoltre inventò il verso che ebbe una enorme fortuna nei successivi quattro secoli: il famoso blank
verse, che sarà essenziale nel teatro elisabettiano – verso che egli usò nella traduzione del
secondo quarto libro dell'Eneide. Proprio come Wyatt, Surrey pubblicò le sue poesie in vita per il
semplice fatto che esse erano destinate al ristrettissimo pubblico di corte presso il quale
circolavano. Esse furono pubblicate solo nella famosa raccolta Tottel’s Miscellany, che prende
nome dallo stampatore che decise di raggruppare poesie di Wyatt, Surrey e altri autori, creando
un'antologia che esercitò una grande influenza sui poeti successivi.
Altri autori e opere fondamentali:
Philip Sidney, autore delle Arcadie (Old Arcadia e New Arcadia); sono due romanzi che si
rifanno al genere pastorale (Virgilio). Uso alternato di prosa e poesia. La Old Arcadia si
presenta come una tragicommedia con una doppia trama, una seria e una comica. La New
Arcadia, rimasta incompleta, è un nuovo romanzo che, pur conservando i medesimi
protagonisti, possiede un impianto narrativo del tutto diverso dal romanzo pastorale.
John Donne, grande poeta contemporaneo di Shakespeare. Poeta metafisico, wit =
ingegno, capacità di creare arditi accostamenti verbali producendo sorpresa e
consapevolezza. Songs and Sonnets, Holy Sonnets.In A Valediction – Forbidding Mourning
troviamo una metafora degli amanti come le gambe di un compasso elemento
intellettuale/sentimentale. Caratteristica dei poeti metafisici, come anche dei drammaturghi
del periodo, è l’inclusione nelle opere di elementi non tradizionalmente poetici e di molti
aspetti della vita, incluse filosofia e scienza. Esempio, la citazione della “new philosophy”,
che si riferisce alle scoperte copernicane.
Il teatro elisabettiano
Vecchia periodizzazione:
Si definiva teatro elisabettiano dagli anni ‘70 del 500 fino al 1642 quando i puritani avevano chiuso
i teatri.
Nuova periodizzazione:
• Sotto Elisabetta, abbiamo il teatro elisabettiano in senso stretto (1576-1603);
• Poi il teatro giacomiano (Jacobean Theatre: 1603-1625);
• Infine il teatro carolino (Caroline theatre: 1625-1642);
Nel 1576 viene costruito il primo teatro, The Theatre.
I teatri all’aperto (open-air), detti public theatres:
Il Rose, lo Swan, il Globe, e così via. Struttura circolare, gallerie e parte del palcoscenico
al coperto, outer stage e platea allo scoperto.
Gli spettacoli sono rappresentati di giorno; assenza di scenografia;
Prezzi molto bassi per i groundlings (chi stava in platea);
Pubblico variegato: popolo e nobili, fino ai gradi più alti della scala sociale;
Si tratta di teatri molto grandi: 2000 o 3000 posti.
I teatri al chiuso (indoor), detti private theatres:
Basta citare il Blackfriars;
Sono presenti già dalla seconda metà del ’500;
Vi recitano principalmente le compagnie composte da boy actors;
Dal 1608 viene affittato dai King’s Men;
Interni più curati e raffinati, prezzo del biglietto piuttosto alto;
Sono più piccoli di quelli all’aperto e più esclusivi, il pubblico che li frequenta è composto di
nobili o di persone facoltose.
Gli attori e le compagnie:
I ruoli femminili sono interpretati da boy-actors per tutto il periodo, fino alla Restaurazione.
Comincia nel periodo elisabettiano la protezione delle compagnie da parte di nobili, e più avanti
anche del Re: la compagnia di Shakespeare sono i Chamberlain’s Men, che nel 1603 prenderanno
il nome di King’s Men. Alcuni drammaturghi sono free-lance, ma altri hanno un rapporto più stretto
con le compagnie, di cui sono azionisti (sharers). Scrivono comunque i loro drammi pensando ad
attori specifici.
I generi teatrali principali:
Chronicle plays, o drammi storici: prevalentemente si occupano di regnanti (Shakespeare,
celebrazione della storia inglese, costruzione di una identità nazionale) o di nobili. Talvolta
si occupano anche di cittadini illustri. Se ne scrivono prevalentemente nel decennio 1590-
1600.
Tragedy of blood; revenge tragedy – or tragedy of revenge: Kyd, Shakespeare,
Webster (soprattutto 1590-1615, ma ne esistono esemplari anche fino al 1640). Di solito
queste tragedie si concludono con un elemento metateatrale, cioè con un masque recitato
in scena.
Romantic plays: importanti le shakespeariane, ad esempio A Midsummer Night’s Dream,
As You Like It e Twelfth Night: anni Novanta del ‘500. Per Twelfth Night la critica recente
ipotizza una datazione al 1602.
Il masque: si teneva a corte e nelle case nobiliari. È un genere sostanzialmente mondano.
Importanti sono soprattutto scenografia, costumi, invenzioni sceniche. Costosissimo.
City Comedies (Middleton, Ben Jonson): genere satirico tipicamente giacomiano,
soprattutto 1600-1610. Protagonisti cittadini, trame basate su problemi economici e di
classe. Variante, la city tragedy. A differenza della maggioranza delle tragedie
elisabettiane (che hanno setting italiano e spagnolo), generalmente le city comedies sono
ambientate a Londra.
Tragicomedies (Beaumont and Fletcher) (1607 la prima, ne esistono esemplari fino al
1640). Effettistiche, spesso audaci, pruriginose.
Autori fondamentali del periodo elisabettiano:
La prima opera con caratteristiche teatrali elisabettiane è il Gorboduc, 1561, di Sackville e
Norton.
Gli University Wits (Peele, Lily). The Anatomy of Wit di Lily ha una trama esile e
inconsistente e si presenta al lettore come una sorta di arguto e dotto dibattito inteso a
Dimostrare le virtù dell'intelligenza e dell'esperienza da raccomandare a ogni gentiluomo.
Thomas Kyd (Probabilmente Kyd fu autore di un Ur-Hamlet). The Spanish Tragedy,
probabilmente 1587-89. Si tratta di una tragedia di vendetta.
Plot: All’inizio del dramma compare il fantasma di Andrea che chiede vendetta. Bellimperia
cerca di vendicare l'amato Andrea, ucciso in guerra da Balthazar, il quale insieme ad un altro
personaggio si vendica dell'amore che nasce tra la fanciulla e Horatio, uccidendo quest'ultimo;
infine Hieronimo uccide Balthazar per vendicare la morte del figlio Horatio fingendosi pazzo.
L'opera si conclude con un'impressionante carneficina alla quale non si sottrarrà nessuno dei
personaggi della vicenda, Hieronimo incluso.
Per il solo dramma che è arrivato fino a noi è a Kyd che viene convenzionalmente attribuita
la paternità del teatro elisabettiano. Ci sono fortissime influenze di Seneca, importante
drammaturgo latino le cui Tenne Tragedies (titolo della traduzione) sono tradotte e
pubblicate nel Cinquecento. L’influenza di Seneca si estende anche ad altri tipi di tragedia.
L’influenza senechiana si vede anche dall’uso della sticomitia (dialoghi di un verso per
ciascun interlocutore).
Christopher Marlowe: anni ’90: Doctor Faustus, Tamburlaine the Great, Edward II, The
Jew of Malta.
-The Tragical History of Doctor Faustus- data probabile di composizione: 1590. Si tratta di
una tragedia. Per ottenere una conoscenza infinita (dei cieli e della terra) proibita dalla
dottrina cristiana (ricerca autonoma e libera della verità da sempre in contrasto con la
teologia), il protagonista venderà l’anima al diavolo assumendo così le sembianze sinistre
di un negromante. Prima di morire, Faustus si immerge nelle braccia di Elena di Troia;
l’abbraccio è sacrilego e mistico, Elena infatti rappresenta la Sapienza. Nel monologo
finale, Faustus affronta la morte e la dannazione che spetta al filosofo miscredente.
-Tamburlaine the Great, I and II- Si tratta di tra