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Di tutti i personaggi in Amleto, Ophelia è la più importante in termini di significati simbolici.
Il suo comportamento, il suo aspetto, i suoi gesti, la sua maschera, i suoi arredi scenici, sono
caricati di significati emblematici, e per molte generazioni di critica shakespeariana, la sua
parte nell'opera è sembrata essere innanzitutto iconografica. I significati simbolici di Ophelia,
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inoltre, sono specificatamente femminili. Mentre per Amleto la pazzia è metafisica, collegata
alla cultura, per Ophelia è il prodotto di un corpo e una natura femminile, forse quella più
pura forma della natura. Ophelia veste in bianco, si adorna con ghirlande di fiori selvaggi ed
entra distratta suonando il liuto. I suoi discorsi sono caratterizzati da stravaganti metafore,
libere associazioni poetiche ed esplosive immagini sessuali. Ella canta ballate malinconiche e
sconce, e finisce la sua vita annegandosi. Tutti questi elementi suggeriscono specifici
messaggi sulla femminilità e la sessualità.
Il bianco verginale di Ophelia contrasta con l'abito da studente di Amleto. I suoi fiori
suggeriscono immagini duplici e discordanti sulla sessualità femminile, come l'innocenza e la
malizia; lei è la ragazza pura e verginale, ma anche la donna folle e sessualmente esplicita
che, donando i suoi fiori ed erbe selvatiche, simbolicamente svergina se stessa. I magri trofei
e le falliche viole che indossa alla sua morte, indicano una sessualità sconveniente e
discordante, che l'elegia amorevole di Gertrude non può del tutto oscurare. Le canzoni sconce
e la licenziosità verbale della folle Ophelia, le danno accesso a un diverso tipo di esperienza
rispetto a ciò che le è concesso come figlia disciplinata; e ciò sembra essere una decisa forma
di affermazione di sé come donna, subito seguita, dalla sua morte.
Anche l'annegamento era associato al femminile, con la fluidità femminile opposta all'aridità
maschile. L'annegamento diventa la vera morte femminile nei drammi della letteratura e della
vita, che è una bellissima immersione nell'elemento femminile. L'acqua è il simbolo profondo
e organico della donna i cui occhi si inondano così facilmente di lacrime, come il suo corpo è
il deposito di sangue, fluido amniotico e latte. Un uomo che contempla questo suicidio
femminile, lo comprende scoprendo la èarte femminile di sè, come Laertes che, dopo un
momentaneo abbandono alla sua fluidità - cioè, le sue lacrime; egli diventa di nuovo un
uomo, tornando ancora una volta asciutto - quando le sue lacrime si fermano. Il
comportamento e l'aspetto di Ophelia sono caratteristiche della malattia che gli elisabettiani
avrebbero diagnosticato come amore-malinconia femminile, o erotomania. Dal 1580, la
malinconia è diventata una malattia di moda tra giovani uomini, specialmente a Londra e
Amleto stesso è il prototipo dell'eroe malinconico.
Tuttavia, la diffusione della malinconia associata con il genio intellettuale e fantasioso
“curiosamente oltrepassa le donne”. La nostalgia delle donne era vista invece come biologica
ed emozionale in origine. Sulla scena, la follia di Ophelia era rappresentata come l'esito
prevedibile dell'erotomania. Dal 1660, quando le donne per la prima volta apparvero sui
pubblici palcoscenici, agli inizi del 18° secolo, le più celebrate delle attrici che recitavano
Ophelia, erano quelle cui i pettegolezzi attribuivano delusioni in amore. Il trionfo più grande
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fu riservato a Susan Mountfort, prima attrice al Lincoln's Inn Fields che era impazzita dopo il
tradimento del suo compagno. Queste leggende teatrali alimentarono le convinzioni che la
follia femminile era parte della natura della donna.
Gli ultimi stereotipi augustiani sull'amore-malinconia femminile erano versioni sentimentali
che minimizzavano la forza della sessualità femminile e rendevano l'insanità femminile
stimolante per la sensibilità maschile. Molte attrici recitarono Ophelia con questo stile
decoroso, facendo leva sulle immagini familiari con vestiti bianchi, capelli sciolti, fiori
selvatici per mostrare una distrazione femminile educata, altamente appropriata per le
riproduzioni pittoriche, come per la descrizione di Ophelia di Samuel Johnson: una fanciulla
giovane, bella, pia e innocua. Per molto tempo, le obiezioni augustiane all'indecenza e alla
superficialità del linguaggio e comportamento di Ophelia conducono alla censura della sua
parte. Le sue battute erano frequentemente tagliate e il ruolo era spesso assegnato a una
cantante piuttosto che un'attrice, rendendo la modalità della rappresentazione musicale
piuttosto che visuale o verbale. Ma, mentre la risposta augustiana alla follia fu un rifiuto,
quella romantica fu l'imbarazzo. La figura della donna pazza permea la letteratura romantica,
dagli scrittori gotici a Wordsworth e Scott, dove lei rappresenta la vittimizzazione sessuale, il
lutto e l'estremità emotiva ed emozionale. Nel teatro shakespeariano, la rimessa in scena
iniziò in Francia piuttosto che in Inghilterra. Ophelia fu impersonata da una giovane irlandese,
Harriet Smithson, che usò la sua mimica per rappresentare con gesti precisi, lo stato della
mente confusa di Ophelia. Il pubblico francese ne fu sbalordito.
Sebbene Smithson non recitò mai Ophelia sui palcoscenici inglesi, la sua intensa performance
influenzò le produzioni inglesi; e infatti, la romantica Ophelia - una giovane ragazza
visibilmente guidata da una follia pittoresca - divenne lo stile dominante a livello
internazionale per i successivi 150 anni. Mentre il romantico Amleto, nella famosa
affermazione di Coleridge, pensa troppo, ha uno 'sbilanciamento della facoltà contemplativa' e
un intelletto iperattivo, la romantica Ophelia è una ragazza che sente troppo, che annega nei
sentimenti. I critici romantici ritenevano che non fosse importante ciò che veniva detto su
Ophelia, perchè il punto era guardarla. Mentre gli augustiani rappresentarono Ophelia come
musica, i romantici la trasformarono in un oggetto d'arte, come se, per prendere letteralmente
il lamento di Claudius, “povera Ophelia/divisa tra se stessa e il suo giudizio/, senza il quale
noi siamo oggetti figure immagini”.
Nelle tragedie di shakespeare, la posizione delle donne è complicata. In esse, mogli e madri
piuttosto che fanciulle sono più spesso al centro della scena e le questioni sulla castità delle
mogli sono fonte di ansia per i protagonisti maschi. In Amleto, ad esempio, il giovane
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