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Banca d’Italia, Magistratura), dai partiti politici e dai sindacati.
Corrispondenti e uffici regionali: quindi i quotidiani non romani hanno una redazione a Roma, e i quotidiani
di Roma hanno una redazione a Milano (centro di informazioni soprattutto economiche). I quotidiani
nazionali che hanno pagine di cronaca regionale hanno nei capoluoghi di quelle regioni delle redazioni per
la raccolta delle notizie locali.
L'archiviazione delle informazioni
Non si fa buona informazione senza ricorrere al passato (quindi alle notizie pregresse tramite gli archivi). Se
non si conoscono i precedenti, un fatto isolato rischia di risultare incomprensibile (spesso i giornalisti
dicono oggi l’opposto di quello che hanno detto ieri e può essere utile far risaltare il contrasto; se si parla di
un delitto che impressiona è importante spiegare quanti delitti simili sono avvenuti di recente nella stessa
area ecc). Ogni buon giornalista e giornale hanno un archivio. Un archivio generale il giornale, un archivio
personale il giornalista.
Gli archivi cartacei: Tipi di archivio:
Il primo archivio del giornale a stampa è la collezione di tutte le sue edizioni. Fino ad alcuni anni fa
la collezione era di carta (in modo cronologico), oggi è archiviata elettronicamente; 12
Un altro tipo di archivio raccoglieva notizie di agenzia, ritagli di altri giornali ecc Il materiale era
contenuto in fascicoli, ognuno con un titolo riferibile ai fatti che raccoglieva (es: titoli riferibili a
fatti: “sciagure aeree”; titoli riferibili a temi: “terrorismo”; titoli riferibili a organismi istituzionali:
“Presidenza della repubblica”, “Corte costituzionale” ecc.);
Gli archivi su carta sono di difficile consultazione, occupano molto spazio e col tempo sono deperibili. Oggi
si preferisce dunque l’archivio elettronico di un’agenzia oppure trasferire su Internet le proprie ricerche.
Un archivio personale è di facile consultazione anche se su carta, ma ovviamente immagazzinare il
materiale su computer rende la ricerca ancora più rapida.
Gli archivi microfilmati: il passaggio dall’archivio cartaceo all’archivio in microfilm fu considerato un grosso
passo in avanti per il pochissimo ingombro e il facile modo di ricerca (a patto che si conoscesse la data della
notizia). La necessità di sapere giorno, mese e anno in cui era avvenuto un fatto limitava fortemente l’utilità
di un archivio in microfilm, che dunque serviva unicamente a collezionare in un numero limitato di bobine,
e quindi in poco spazio, tutti i numeri del giornale (dalla sua nascita). Le pagine del giornale a stampa
venivano fotocopiate per essere inserite negli archivi in microfilm.
Gli archivi elettronici: un grande passo in avanti è stato fatto con l’archivio elettronico, dunque con la
memorizzazione elettronica delle informazioni (l’archivio personale su un dischetto, un cd o sulla memoria
del proprio pc; l’archivio generale del giornale in un grosso elaboratore). Fino a qualche tempo le pagine del
giornale venivano nuovamente digitate per entrare nella memoria dell’elaboratore oppure scannerizzate.
Oggi, con i sistemi di video impaginazione elettronica, il materiale di un giornale a stampa può finire
direttamente nell’archivio elettronico. L’archivio elettronico ha due importanti vantaggi rispetto agli altri
tipi di archivio: nessun ingombro e facili procedure di ricerca.
Il Dea dell’Ansa: l’Ansa è una società cooperativa tra tutti i quotidiani italiani. All’archivio dell’agenzia –
noto come Dea (Documentazione elettronica Ansa) – può accedere ogni giornale. L’archivio raccoglie tutti i
notiziari trasmessi dall’agenzia a partire dal gennaio del 1975 fino alla mezzanotte del giorno precedente in
cui viene fatta la ricerca. Inizialmente il Dea era un archivio di sintesi, cioè raccoglieva in sintesi (max righe
con gli elementi essenziali della notizia) tutte le notizie trasmesse dall’agenzia. Successivamente nel Dea
sono stati inseriti i testi integrali di tutte le notizie più importanti. (per una storia più approfondita pag 94)
Il contenuti del Dea: l’archivio comprende:
Archivio globale: contiene i testi integrali di tutte le notizie trasmesse dal 1981 nel notiziario
generale italiano ed estero dell’agenzia; l’archivio è diviso in sottoarchivi/categorie (politica,
cronaca, economia, sport, spettacolo, estero ecc);
Archivio dei notiziari regionali: contiene i testi integrali di tutte le notizie trasmesse nei notiziari
regionali;
Archivio dei notiziari specializzati: contiene i testi integrali di tutte le notizie trasmesse nei notiziari
settoriali (motori, sanità, scienza, agroalimentare ecc);
Archivio english news: contiene i testi integrali di tutte le notizie trasmesse dal 1997 nel notiziario
di lingua inglese;
Archivio Dea: è una banca dati, contiene infatti materiale informativo non trasmesso nei vari
notiziari, raccolto in vari sottoarchivi: cronologie (contiene cronologie mensili con le sintesi delle
principali notizie), schede e riepiloghi (contiene schede con dati su enti e istituzionali e riepiloghi di
particolari avvenimenti), anniversari (contiene tutti gli avvenimenti per l’anno in corso), sintesi
13
(contiene tute le sintesi dei principali avvenimenti dal 1945 al 1996), biografie (contiene le biografie
dei personaggi più importanti, questo archivio è solo per uso interno dell’agenzia).
Le procedure di ricerca: ogni parola è parola chiave, quindi la ricerca avviene con i tradizionali “operatori
logici”: “and” se entrambe le parole devono essere nella stessa notizia, “with” se le due parole devono
essere nella stessa frase, “adj” se le due parole devono essere adiacenti, “or” se la notizia ricercata deve
contenere l’una o l’altra delle due parole, “not” se la notizia deve contenere la prima parola ma non la
seconda.
L’informazione fotografica e filmata
La foto non è solo un arricchimento del testo o utile per motivi di grafica, la foto può essere informazione e
a volte un’informazione con valore conoscitivo maggiore delle parole.
Fotocronista: il fotocronista (fotoreporter) è un cronista che usa la macchina fotografica invece del taccuino
degli appunti. Spetta alla sua professionalità inquadrare il fatto che merita di diventare foto-notizia. Le
norme che regolano una corretta informazione (e che prevedono l’aderenza ai fatti) sono identiche sia per
il cronista che per il fotocronista. Per molti lettori l’immagine fotografica è più credibile delle parole, ma
anche le foto possono ingannare. Un buon fotoreporter non deve solo saper fotografare il fatto ma deve
anche saperlo descrivere a parole.
Archivi fotografici: le foto vengono immagazzinate nella memoria di un elaboratore insieme a un testo che
contiene una sommaria descrizione del fatto.
Cineoperatore: anche i cineoperatori sono giornalisti, così come i fotoreporter. Il cineoperatori molto
spesso è un tecnico che, insieme ai tecnici del suono e delle luci, accompagna il giornalista che racconta il
fatto. Ma anche lo stesso giornalista può essere cineoperatore. Il giornalista-inviato deve riprendere il fatto
con la cinepresa digitale e al tempo stesso accompagnare verbalmente la visione, consapevole che
l’informazione primaria è data dall’immagine filmata e che le sue parole servono solo a spiegarla e ad
aiutare la comprensione.
Futuro dell’informazione televisiva: il telegiornale deve essere fatto con filmati di attualità, bisogna evitare
il ricorso a filmati di repertorio. In futuro è prevedibile che aumenterà il numero dei telegiornali locali,
anche di quartiere (come già accade negli USA).
I complementi del testo
La scrittura del testo: la lunghezza del pezzo è in genere predeterminata in funzione dello spazio a
disposizione nella pagina.
La colonna e la giustezza della colonna: La colonna è l’unità di misura per la composizione della pagina. Il
numero delle colonne può essere diverso da giornale a giornale, secondo la misura (o formato) della pagina
e la larghezza (o giustezza) della colonna. In Italia il formato della pagina è sui 38-53 centimetri. Le parti
non stampate della pagina si chiamano bianchi e sono i margini (sono gli spazi che delimitano la parte
stampata della pagina, in alto, in basso e lateralmente), le interlinee (sono gli spazi tra le righe) e la
spaziatura (è lo spazio tra le lettere). 14
I caratteri tipografici: il carattere tipografico è il segno grafico che corrisponde a ogni lettera dell’alfabeto,
esso varia secondo la dimensione (quindi la grandezza del carattere. Il suo spessore è detto corpo, es: corpo
8, corpo 10) e secondo la forma (ve ne sono diverse).
Il segno può essere dritto e il carattere si chiama tondo, oppure il segno può essere inclinato a destra e il
carattere si chiama corsivo. In gergo giornalistico, corsivo viene chiamata anche una breve nota polemica,
perché per essa si usa un carattere in corsivo. Accanto al tondo e al corsivo viene usato anche il neretto
(grassetto) che è un carattere più scuro e quindi più evidente (usato per: firma, data, domande
dell’intervista, didascalie delle foto, lead di un pezzo).
Firma e qualifiche: ogni pezzo del giornale porta il nome e il cognome dell’autore, ad eccezione del
materiale d’agenzia che quasi sempre è pubblicato anonimo sul giornale. Al materiale d’agenzia soltanto
qualche giornale appone la sigla di provenienza (cioè la sigla dell’agenzia). La firma serve a
responsabilizzare chi scrive. Anche gli articoli delle agenzie riportano in calce (o in testa) il nome e il
cognome dell’autore (o la sigla).
Quasi sempre il nome del corrispondente e dell’inviato è accompagno dalla qualifica: “dal nostro
corrispondente”, “dal nostro inviato”. Alcune volte il materiale è rielaborato a più mani e quindi non porta
la firma. Alcuni servizi elaborati dalla redazione con informazioni di diversa provenienza hanno sigle come
“r.int.” (redazione interni), “r.est.” (redazione esterni), “r.ec.” (redazione economica) o sigle analoghe.
La deontologia dell’informazione
L’etica del giornalismo: l’etica nel giornalismo è l’etica del giornalista, cioè la sua coscienza morale come
cittadino e come professionista. Il giornalista deve attenersi con rigore al rispetto della legislazione del suo
paese e soprattutto al rispetto della verità. È necessario l’uso del buon senso, secondo il quale non i
contenuti ma i modi di raccontarli devono tener conto sia della testata in cui si opera, sia del pubblico di
destinatari, sia – per le testate telev