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Cratino alle Lenee del 430 Dionisoalessandro, Emippo nelle Moire, agoni dionisiaci; Eupoli nei
Prospaltii). E’ possibile che attacchi di questo tipo fossero stati commissionati da avversari politici di
Pericle. Influenza sull’opinione pubblica delle commedie testimoniata anche dall’azione legale mossa
da Cleone contro Aristofane dopo la rappresentazione dei Babilonesi.
Dalla produzione teatrale di Aristofane e dai frammenti emerge che le commedie di quel periodo
presentavano di norma elementi strutturali la cui varietà comportava, una diversità di metri e di
lingua.
Tra i commediografi: Cratino (considerato il massimo esponente del filone politico da Aristofane),
Eupoli, Aristofane; ulteriori commediografi Magnete, Cratete, Ferecrate, Platone comico (pp. 183-
185).
Commedia di mezzo (mese)
Fine della commedia antica nel 385, ma già una 20ina d’anni prima è riconoscibile un mutamento di
contenuti e forme. Gli ultimi anni della guerra contro Sparta e la sconfitta del 404 condussero Atente
all’instabilità e persa ogni fiducia nelle istituzioni pubbliche i cittadini si rifugiarono nel privato. Di
conseguenza il teatro comico portò sulle scene tematiche della commedia “disimpegnata” di
Cratete e Ferecrate. Iniziò così la commedia attica di mezzo. Oggetto di attacchi satirici furono solo
eccezionalmente personaggi politici e non di rado furono invece i filosofi; i veri protagonisti però
furono figure sociali di infimo rango e maschere comiche del teatro di Epicarmo (cuochi, medici,
parassiti, contadini). Il Persa plautino (rifacimento di una commedia delle mese) dimostra che in quel
periodo si affacciò sulle scene il tema amoroso che poi avrà fortuna nella commedia nea.
La maggior parte della produzione si occupò di temi mitologici, spesso parodia del teatro di Euripide.
Periodo in cui si assenta la parabasi, già a partire dall’ultimo Aristofane processo di decadenza del
coro che comportò l’impoverimento dei metri nelle commedie delle mese. Aristotele nell’Etica
Nicomachea attesta inoltre la perdita del linguaggio osceno. Ateneo (Sofisti a banchetto) afferma di
aver letto più di 800 commedie della mese: ciò significa che i commediografi più prolifici non si
limitavano solo agli agoni lenaici e dionisiaci, ma le misero in scena nei teatri dei demi attici in
occasione delle Dionisie rurali e probabilmente anche fuori dell’Attica. Dei 57 commediografi della
mese, i più importanti furono Alessi e Antifane; un ruolo di rilievo anche per Anassandride e Eubulo.
Antifane: Atene (408-405, muore a 74 anni). 13 vittorie, di cui 8 alle lenee. Compose tra le 280 e le
365 commedie delle quali conosciamo 138 titoli e 330 frammenti. Temi mitologici (alcuni con li
stessi titoli delle tragedie del V secolo), trame sui tipi umani, vincoli familiani, professioni;
commedie con protagoniste delle etere; altre in cui agivano maschere del teatro comico antico.
Attaccò spesso i filosofi e spesso polemizzò sulla produzione dei tragici e ditirambo grafi: celebre il
frammento della Poesia in cui si lamenta che il mestiere del commediografo è più difficile di quello
tragico perché deve inventare situazioni sempre nuove.
Alessi: originario di Turi, trascorse la sua vita ad Atene, superò gli 80 anni, fu attivo almeno dal 350
al 270. Dalla testimonianza del Suda fu lo zio di Menandro, ma forse ne era solo il maestro. 245
commedie, noi ne abbiamo 137 titoli e 350 frammenti; sappiamo che vinse almeno 1 volta alle
dionisie e 2 alle lenaiche. Commedie di argomento mitologico (Odisseo al telaio; Lino). Sua p anche
la commedia Oreste citata da Aristotele e la cui trama presupponeva che il matricida ed Egisto
fossero amici. Tante commedie con delle etere, temi scabrosi trattati con umorismo senza volgarità.
Oggetto di scherno fu spesso Platone, ma anche i Pitagorici (di cui si metteva in ridicolo il regime
vegetariano), il metodo didattico di Aristippo. Contro i filosofi non solo per un gioco comico, in
quanto il commediografo si rallegrò quando Demetrio Poliorcete emanò la legge con ciu mise i
filosofi al bando da Atene. La fama di Alessi durò vari secoli: da Gellio sappiamo che era noto a
Roma; forse il suo Cartaginese fu modello per il Poenulus di Plauto.
La commedia nuova (nea)
Il processo di crisi della polis si acuì nel 338 quando, con la vittoria di Cheronea, Filippo II di
Macedonia sottomise tutta la Grecia: gli ateniesi erano ormai consapevoli che la loro città aveva
perso la libertà e l’indipendenza di cui aveva usufruito fino a quel momento. Quando Alessandro il
Grande, il giovane erede di Filippo il Macedone, conquistò territori immensi e lontani dalla Grecia, si
affermò una nuova realtà storica profondamente diversa da quella del passato; nella società greca alla
fine del IV secolo emerse una visione cosmopolita che era del tutto scevra da quella ideologia della
città che aveva caratterizzato l’Atene precedente. Questi mutamenti anche in teatro, che perse la
funzione ideologica di celebrazione della potenza ateniese. Non sappiamo se il theorikon fosse
ancora in vigore, ma è possibile che fosse stato abrogato a causa della difficile situazione economica
in cui versava Atene; in favore della sua eliminazione va rilevano che il pubblico menandreo sempre
esser stato formato dai cittadini più abbienti e culturalmente più progrediti.
Cambiamenti che si riversano anche nella commedia: quella tra IV e III secolo che fino a metà XIX
secolo si fondava solo su qualche frammento di Menandro e Filemone e sulle rielaborazioni di Plauto
e Terenzio. Grazie alle scoperte papiracee del XX secolo la nostra conoscenza di Menandro ha fatto
progressi ed è possibile tracciare qualche elemento caratteristico della commedia nea.
I testi della nea ispirati ad una visione cosmopolita della vita, trattavano temi universali (precarietà
del destino umano, amicizia, solidarietà, avarizia, generosità) e un ruolo centrale ha la tematica
amorosa (si afferma la maschera del giovane innamorato). Sempre più esili si fecero le allusioni alla
contemporaneità e alla politica (ad eccezione di Timocle e di Filippide); si rinuncia così ai temi
mitologici. Visione cosmopolita anche perché molte commedie furono composte per essere
rappresentate fuori dall’attica in occasione degli agoni comici che si svolsero a Delfi, Delo,
Orcomeno e Samo; inoltre molti commediografi non erano di origine ateniese.
Altre caratteristiche rinuncia di elementi osceni; costumi privati dei falli. Ruolo di rilievo per il
giovane innamorato, ma anche servi astuti, etere, mezzane e lenoni; ruoli importanti anche alle
maschere. Un ruolo del tutto marginale svolse il coro, puro intermezzo.
Commediografi attivi nella nea circa 64; gli antichi grammatici individuano una triade: Menandro,
Filemone e Difilo; famosi furono anche Filippide, Posidippo e Apollodoro di Caristo.
- Difilo: Sinope 360/50-Smirne dopo il 300, maggior parte della vita ad Atene. 3 volte
vincitore alle lenee, scrisse circa 100 commedie. Una parte fondamentale della produzione
incentrata su commedie di argomento mitologico, anche se i titoli forse traggono in inganno
(es: Eracle non è il figlio di Zeus ma un personaggio contemporaneo). Argomento letterario
Saffo. La parte più consistente della produzione si incentrava su temi “borghesi”.
- Filemone: visse fino quasi ai 100 anni. Attestate 3 vittorie lenaiche e una
dionisiaca. , circa 97 opere. Qualche commedia mitologica, la maggior parte borghese. A lui
si ispirò Plautoo. Mise spesso alla berlina i filosofi; mise in scena maschere tradizionali.
Filemone ammirava Euripide e ciò è confermato indirettamente dalle parodie euripidee
presenti nei frammenti conservati, dai quali si ricava che il commediografo indulgeva a tirate
moraleggianti (il grammatico Demetrio lo ritiene un autore più da leggere che da
rappresentare).
Rivalità tra Menandro e Filemone, testimone Aulo Gellio Filemone sarebbe stato inferiore a
Menandro ma vinceva con brogli.
8. ARISTOFANE
Vita e opere
Sappiamo poco, notizie tramandate da un’anonima Vita, per lo più autoschediasmi, ricostruzioni
biografiche di antichi grammatici fondate sulle scherzose affermazioni autobiografiche presenti in
alcune delle parabasi. Si evince che la fama di Aristofane era giunta alla core del Gran Re di Persia, e
ch Aristofane fosse originario di Egina (dati ricavati dai grammatici antichi dalla parabasi degli
Acarnesi). Di certo era figlio di Filippo, ateniese del demo di Citadene e che ebbe due figli (Ararote e
Filippo, entrambi poeti comici. La data di nascita fissata tra il 445 eil 444 e si fonda su un dato
congetturale, cioè l’età minima per richiedere ufficialmente il coro all’arconte (20 anni): età che
avrebbe compiuto nel 424, quando esordì con i Cavalieri. Ipotesi non reggenella parabasi Aristofane
spiega i motivi per cui ha indugiato ad essere regista di una sua commedia ma non accenna a
problemi di minor età, ma ricorre ad una motivazione soggettiva (« sono del parere che curare la
regia di una propria commedia sia l’impegno teatrale più difficile»). Se è vero che nel 427 (anno
della prima commedia rappresentata, i Banchettanti) aveva già collaborato alla stesura di altre
commedie, si fissa la sua nascita come termine ante quem, nel 450.
L’affermazione di alcuni commediografi contemporanei che Aristofane era nato il “quarto del mese”
(= lo stesso giorno di Eracle) va intesa come battuta scherzosa per volgere in ridicolo il paragone che
il poeta aveva seriamente ed orgogliosamente istituito nelle parabasi delle Vespe e Pace, tra sé e
Eracle.
Primi anni dell’attività teatrale: intransigente impefno contro il potente leader della demorazia
radiccale, Cleone (appartenente allo stesso demo di Aristofane). Si è ipotizzato che tra loro lo scontro
inizialmente fosse di “contrada”: il commediografo si sarebbe fatto portavoce degli abitanti del demo
di Cidatene che protestavano perché la fabbrica di cuoiami della famiglia di Cleone aveva inquinato
il corso d’acqua, ammorbando l’aria con l’odoraccio della conceria. Dopo la rappresentazione dei
Babilonesi (426, Dionisie) Cleone intentò un processo contro Aristofane (si fa esplicito riferimento
negli Acarnesi rappresentata 10 mesi dopo) da cui si evince che l’attacco di Cleone non ebbe
successo.
La carriera di Aristofane fu caratterizzata dalle polemiche letterarie che lo videro protagonista nei
confronti di altri commediografi (Cratino, Eupoli e il rivale Kàntharos di cui in una scena iniziale
della Pace, farà un gioco linguistico con la parola kantharos (= scarabeo stercorario) e quindi taccia il
rivale di essere uno skatophàgos (=mangia merda), uomo rozzo e pre