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UN’APPLICAZIONE PRATICA: IL COMMERCIO INTERNAZIONALE
Tutti i paesi traggono beneficio dallo scambio perché il commercio permette a sciano di specializzarsi in ciò che sa
fare meglio.
Le determinanti dello scambio
L’equilibrio in assenza di scambi
Non essendoci commercio internazionale, il mercato dell’olio d’oliva a Isolandia è composta soltanto da
compratori e venditori islandesi. Come mostra la figura qui a lato, il prezzo interno si aggiusta in modo da
garantire l’eguaglianza tra la quantità offerta dai produttori interni e la quantità domandata dai consumatori
interni. Il grafico mostra anche il surplus del consumatore e quello del produttore in condizioni di equilibrio, in
assenza di commercio internazionale. La somma dei surplus del consumatore e del produttore misura il beneficio
totale realizzato da compratori e venditori nel mercato dell’olio d’oliva.
Se un sistema economico non può intrattenere scambi con il resto del mondo, il prezzo si aggiusta in modo da garantire
l’eguaglianza tra la quantità domandata dai consumatori interni e la quantità offerta dai produttori interni. Nel grafico
vengono mostrati anche il surplus del consumatore e quello del produttore nella situazione di equilibrio di mercato chiuso nel
settore dell’olio d’oliva nel paese immaginario di Isolandia.
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Il prezzo mondiale e il vantaggio comparato
Il prezzo mondiale è il prezzo prevalente nei mercati mondiali. Se il prezzo mondiale è più elevato del prezzo
interno, una volta aperte le frontiere, Isolandia diventerebbe esportatrice di olio d’’oliva. Al contrario, se il prezzo
mondiale fosse inferiore a quello interno, Isolandia diventerebbe importatrice.
In sostanza, attraverso il confronto tra il prezzo interno e quello mondiale si può stabilire se Isolandia gode di un
vantaggio comparato nella produzione di olio d’oliva. Il prezzo interno, infatti, riflette il costo opportunità dell’olio
d’oliva, cioè la quantità di moneta locale (e quindi la quantità di altri beni) a cui un islandese deve rinunciare per
ottenere una unità di olio d’oliva. Se il prezzo interno è basso, produrre olio d’oliva a Isolandia ha un costo basso e
possiamo ipotizzare che Isolandia abbia un vantaggio comparato nella produzione di olio d’oliva rispetto al resto
del mondo; se il prezzo interno è alto, allora produrre olio d’oliva a Isolandia è molto costoso e possiamo
ipotizzare che gli altri paesi abbiano un vantaggio comparto nella produzione di olio d’oliva.
Il commercio è vantaggioso perché permette a ciascun paese di specializzarsi in ciò che sa fare meglio.
Vincitori e vinti nel commercio internazionale
I guadagni e le perdite di un paese esportatore
Una volta liberalizzato il commercio, il prezzo interno si allinea a quello mondiale, dal momento che nessun
venditore di olio d’oliva accetterebbe un prezzo inferiore a quello mondiale e nessun compratore sarebbe
disposto a pagarne uno superiore.
Con il prezzo interno uguale al prezzo mondiale, la quantità offerta dai produttori interni differisce dalla quantità
domandata dai consumatori interni. Poiché la quantità offerta dai produttori interni eccede la quantità
domandata sul mercato interno, Isolandia vende olio d’oliva agli altri paesi, divento esportatrice.
Sebbene la domanda e offerta interne differiscano, il mercato dell’olio d’oliva di Isolandia continua a essere in
equilibrio, dal momento che ora esiste un terzo attore nel mercato: il resto del mondo.
Gli scambi internazionali spingono il prezzo interno verso l’alto, fino al livello del prezzo mondiale. I produttori
interni di olio d’oliva sono favoriti, potendo vendere l’olio d’oliva a un prezzo più elevato, ma i consumatori
interni subiscono un danno.
Il surplus del consumatore, ovvero l’area compresa tra la curva di domanda e il livello del prezzo interno, è
rappresento dalle aree A + B; il surplus del produttore, ovvero l’area compresa tra la curva di offerta e il livello del
prezzo interno, è rappresentato all’area C; il surplus totale in assenza di commercio internazionale, pari alla
somma dei surplus del consumatore e del produttore, è rappresentato dall’area A + B + C.
Con l’avvento del commercio internazionale il prezzo interno aumenta, adeguandosi a quello mondiale, e il
surplus del consumatore si riduce all’area A.
Quando un paese apre le proprie frontiere e diventa esportatore di un bene, i produttori interni ne traggono un
beneficio, mentre i consumatori interni subiscono un danno.
Il commercio internazionale fa aumentare il benessere totale della nazione, dal momento che i guadagni dei
venditori sono superiori alle perdite dei compratori. 5
In seguito all’apertura delle frontiere, il prezzo interno aumenta fino a eguagliare il prezzo mondiale.
L’aumento del prezzo interno, che si porta al livello del prezzo mondiale avvantaggia i venditori e arreca un danno ai
compratori.
I guadagni e le perdite di un paese importatore
L’offerta interna è inferiore alla domanda interna; la differenza tra la quantità domandata e la quantità offerta
internamente viene colmata dai produttori stranieri, e Isolandia diventa importatrice di olio d’oliva.
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In seguito all’apertura delle frontiere il prezzo interno diminuisce fino a eguagliare il prezzo mondiale.
Quando le forza del mercato spingono verso il basso il prezzo interno, i consumatori vedono migliorare le proprie
condizioni (potendo comprare l’olio d’oliva a un prezzo più basso), mentre i produttori nazionali subiscono una
perdita (essendo costretti a vendere l’olio d’oliva a un prezzo inferiore). Le variazioni dei surplus del consumatore
e del produttore ci perso metteranno di misurare guadagni e perdite.
Possiamo stabilire chi trae beneficio e chi un danno dal commercio internazionale in un paese importatore: i
consumatori ci guadagnano, dal momento che il loro surplus aumenta dell’area B + D; i produttori ci perdono,
perché il loro surplus diminuisce mentre il benessere totale del paese aumenta perché il surplus totale aumenta.
Quando un paese apre le frontiere e diventa importatore di un bene i consumatori interni traggono un beneficio
mentre i produttori interni subiscono un danno.
Il commercio internazionale fa aumentare il benessere totale del paese, dal momento che i guadagni dei
compratori sono superiori alle perdite dei venditori.
La diminuzione del prezzo interno, che si porta al livello del prezzo mondiale, danneggia i venditori (il surplus del produttore
diminuisce da B+C a C) e arreca un beneficio ai compratori (il surplus del consumatore aumenta da A ad A+B+D).
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Il surplus totale aumenta di un quantitativo pari all’area D, il che indica un aumento del benessere complessivo del paese.
Gli effetti di un dazio
Quando gli economisti di Isolandia passano ad analizzare gli effetti dell’imposizione di un dazio, ovvero
un’imposta sui beni importati, capiscono immediatamente che il dazio non avrebbe alcune effetto se Isolandia
fosse esportatrice di olio d’oliva, dal momento che in quel caso nessun isolandese sarebbe interessato a
importare olio d’oliva. Il dazio diventa rilevante solo nel caso in cui Isolandia sia importatrice.
Un dazio fa aumentare il prezzo dell’olio d’oliva importato, rispetto al prezzo mondiale, di un ammontare
corrispondente al dazio stesso: i produttori interni, che competono con quelli esteri, possono ora vendere il
proprio olio d’oliva a un prezzo pari alla somma del prezzo mondiale e dell’ammontare del dazio. Quindi il prezzo
dell’olio d’oliva, sia prodotto internamente sia importato, aumenta dell’ammontare del dazio e si porta a un
livello più vicino a quello che si determinerebbe in un mercato chiuso.
Il dazio riduce le importazioni e fa muovere il mercato interno verso una posizione più vicina all’equilibrio in
assenza di scambi.
Essendo aumentato il prezzo interno, i venditori nazionali sono avvantaggiati e si compratori nazionali
danneggiati; inoltre lo Stato può contare su entrate fiscali aggiuntive. Per misurare guadagni e perdite occorre
stabilire che cosa accade ai surplus del consumatore e del produttore e alle entrate fiscali.
L’introduzione del dazio fa aumentare il prezzo interno rispetto a quello mondiale di un ammontare
corrispondente al dazio stesso.
Per valutare l’effetto complessivo del dazio sul benessere economico si devono sommare le variazioni del surplus
del consumatore (negativa), del surplus del produttore (positiva) e delle entrate fiscali (positiva).
Un dazio provoca una perdita secca. Come tutte le imposte sulla vendita di un bene distorce gli incentivi e
provoca un’allocazione sub-ottimale delle risorse scarse. In questo caso il dazio provoca due effetti distinti:
- fa aumentare il prezzo applicato dai produttori nazionali di olio d’oliva rispetto al prezzo mondiale e, di
conseguenza, li stimola ad aumentare la produzione;
- fa aumentare il prezzo pagato dai compratori nazionali, inducendoli così a ridurre i consumi.
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L’introduzione di un dazio riduce la quantità delle importazioni e sposta il mercato in un punto più prossimo all’equilibrio di
mercato chiuso. Il surplus diminuisce di un ammontare corrispondente alle aree D+F. Questi triangoli rappresentano la perdita
secca causata dal dazio.
Gli effetti di un contingentamento delle importazioni
Il contingentamento è un limite massimo alla quantità importabile di un bene.
Al di sopra del prezzo mondiale la curva di offerta si sposta verso destra di un ammontare corrispondente alla
quantità di importazioni contingentata.
Il contingentamento spinge il prezzo interno al di sopra del prezzo mondiale: la quantità domandata interna si
contrae mentre la quantità offerta internamente aumenta.
Essendo aumentato il prezzo interno i venditori nazionali sono avvantaggiati e i compratori nazionali danneggiati;
anche i detentori di licenze di importazione sono avvantaggiati perché realizzano un profitto acquistando olio al
prezzo mondiale e rivendendolo al prezzo interno più elevato.
Prima dell’introduzione del contingentamento il prezzo interno e quello mondiale sono identici.
L’introduzione del contingentamento e la distribuzione delle licenze di importazione fanno aumentare il prezzo
interno rispetto a quello mondiale. Il surplus del consumatore diminuisce, quello del produttore aumenta mentre
i detentori di licenze di importazione realizzano per ogni unità importata un profitto pari alla differenza fra il
prezzo dell’olio d’oliva a Isolandia e il prezzo mondiale. Il loro surplus è pari al differenziale di prezzo moltiplicato
per la quantità di importazioni autorizzate.
Per valutare l’effett