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12)ETNOCENTRISMO E REALTA’ DI GRUPPO

I gruppi sviluppano specifiche realtà di gruppo in base alla realtà circostante; queste realtà però

spesso divergono significativamente dai fatti oggettivi.

Il termine etnocentrismo fu introdotto da Summer nel 1906; con tale termine egli intendeva che

ciascun gruppo etnico si considera al centro del mondo e valuta gli altri gruppi lungo un continuum

che va dal meglio al peggio in cui il meglio è costituito dall’ingroup stesso. L’etnocentrismo

rappresenta la convinzione dei membri di un gruppo di essere superiori rispetto ad altri gruppi

anche quando le evidenze mostrano il contrario.

È a partire dai tempi degli esploratori che è emerso il concetto di realtà di gruppo: gli esploratori

dovevano riportare le realtà che scoprivano quando arrivavano in terre sconosciute, descrivendo

luoghi e abitanti.

Il concetto di etnocentrismo viene introdotto nel “Handbook of psychology” come una caratteristica

individuale, nutrita dalla socializzazione. L’etnocentrismo, al pari dell’antisemitismo, del fascismo e

del conservatorismo sarebbe una componente della personalità. Solo successivamente, grazie

anche al contributo di Pettigrew ci si rese conto che gli atteggiamenti etnocentrici avevano poco a

che fare con i tratti di personalità quanto invece con le convinzioni condivise dai gruppi.

2 scuole di pensiero

- new look: nato ad opera di Bruner, gli psicologi di questa scuola consideravano l’influenza

della motivazione sulla percezione. L’eperimento più noto è quello della partita di calcio

(Hastrof e Cantril), fatta osservare a 2 gruppi di studenti provenienti da 2 diverse università

ai quali era richiesto di contare il numero di falli commessi. Un gruppo notò come l’altra

squadra commise il doppio dei falli rispetto alla propria, l’altro gruppo notò invece come i

falli dell’altra squadra erano più gravi. Sembrò che avessero visto 2 partite completamente

differenti. I gruppi hanno costruito una realtà a favore del proprio gruppo. Questo

esperimento quindi esprime chiaramente favoritismo per il proprio gruppo.

- Realismo naive: secondo questa scuola le persone pensano che la loro percezione degli

eventi coincide con la realtà; le convinzioni sono scambiate per verità. L’esperimento più

famoso di questa scuola è quello di Vallone e colleghi: fecero vedere una cassetta

obiettivamente imparziale che riportava i fatti del conflitto tra israeliani e palestinesi in

Libano a 3 diversi gruppi di studenti: un gruppo aveva un atteggiamento neutrale verso il

conflitto, un gruppo era pro-palestinese e l’altro pro-israeliano. Il gruppo neutrale riconobbe

l’effettiva neutralità della cassetta, mentre i 2 gruppi che si schieravano a favore dei

contendenti la vedevano come riportante fatti a sfavore del proprio gruppo. Dal momento

che avevano dei preconcetti già prima di vederla, erano convinti della verità di ciò che

sapevano e considerarono la cassetta come fonte di informazioni errate. Chiaro esempio di

denigrazione dell’outgroup.

Favoritismo ingroup

Il favoritismo per l’ingroup trae origine dal lavoro di Tajfel sui gruppi minimali. Avendo diviso i

partecipanti in maniera random in 2 gruppi, l’autore dimostrò che in un gioco di guadagni e perdite,

i gruppi sceglievano le opzioni che andavano solo ed esclusivamente a vantaggio del proprio

gruppo piuttosto che preferire opzioni che magari sul momento andavano a favore dell’outgroup

ma che alla fine avrebbero fatto ottenere un punteggio totale superiore all’ingroup.

Denigrazione outgroup

Sebbene il favoritismo verso il proprio gruppo sia spesso associato alla derogazione dell’outgroup,

non sono necessariamente collegati. Ad esempio: il patriottismo esprime esclusivamente

favoritismo verso il proprio paese mentre il nazionalismo oltre al favoritismo associa anche

derogazione degli altri paesi; allo stesso modo anche l’attaccamento a un gruppo esprime solo

favoritismo, mentre la glorificazione del gruppo associa favoritismo e derogazione degli altri gruppi.

Processi che rinforzano le realtà di gruppo

Le realtà di gruppo hanno bisogno di essere rinforzate. Processi che contribuiscono a ciò sono:

- Aspettative: le persone si formano aspettative sugli altri e sul loro comportamento; le

aspettative spiegano come le persone in quanto gruppo costruiscono queste realtà che li

circondano.

- Attenzione selettiva: le persone prestano attenzione alle informazioni che contraddicono gli

stereotipi negativi su di loro e informazioni che rinforzano gli stereotipi sugli altri gruppi;

- Vigilanza: se le persone vogliono proteggere le realtà che costruiscono, devono essere

attente agli errori;

- Bias di conferma: le persone convinte della realtà o di un’idea si comportano

inconsciamente in quel determinato modo. Anche quando non hanno alcuna esperienza su

un gruppo, attribuiscono all’outgroup gli stereotipi condivisi dal proprio gruppo.

Due modelli hanno infine tentato di schematizzare le realtà di gruppo:

1) Modello del contenuto dello stereotipo – Fiske, Cuddy, Glick

2) Infra-umanizzazione: alcuni gruppi vengono considerati umani (o addirittura super umani),

mentre altri, spesso gli outgroup, sono deumanizzati o bestializzati. Leyens a tal proposito

ha esaminato l’attribuzione di sentimenti a ingroup e outgroup notando come le emozioni di

base, in comune con gli animali, vengono associate agli outgroup, mentre le emozioni

secondarie, tipicamente umane, vengono associate all’ingroup.

13)STRUTTURA SOCIALE

Il pregiudizio emerge nella struttura sociale al fine di preservare la posizione raggiunta dal gruppo.

Pensiero classico

Le prime ricerche sull’influenza delle strutture sociali nei confronti del pregiudizio si basavano su

relazioni competitive o cooperative tra gruppi. La relazione competitiva portava al pregiudizio,

mentre quella cooperativa ne determinava una riduzione. Secondo Allport, atteggiamenti ostili

verso altri gruppi sarebbero espressione della competizione intergruppo. Tajfel invece, nel

paradigma dei gruppi minimali dimostrò come la semplice appartenenza a un gruppo anche se

creato random porta al favoritismo verso l’ingroup.

si è quindi concluso che:

- La semplice divisione in gruppi può creare pregiudizi;

- Una relazione competitiva tra gruppi aumenta il pregiudizio;

- Una relazione cooperativa tra gruppi riduce il pregiudizio.

Il pregiudizio dipende da atteggiamenti ambivalenti

Secondo un primo punto di vista il pregiudizio nella struttura sociale deriverebbe da atteggiamenti

ambivalenti. Alcuni teorici misero in dubbio l’idea secondo cui un atteggiamento deve essere

necessariamente positivo o negativo e proposero un modello più complesso in base al quale è

possibile avere contemporaneamente attitudini positive e negative verso uno stesso target:

valutazioni positive e negative su questo steso target determinano l’ambivalenza.

Un esempio di ciò è rappresentato dalla teoria del sessismo ambivalente (Glick e Fiske) secondo

cui il sessismo ha 2 componenti:

- Una ostile che porta a relegare le donne nei ruoli tradizionali;

- Una benevola che valorizza le donne per i ruoli di mogli e madri.

Allo stesso modo anche nei confronti delle persone di colore si può provare razzismo ambivalente:

da un lato li si considera come persone pigre (ostile), dall’altro si riconoscono le condizioni di

svantaggio in cui sono nati e cresciuti (benevola).

L’ambivalenza si originerebbe dai rapporti di dominazione e subordinazione che esistono nelle

relazioni cooperative: i gruppi dominanti contano sulla collaborazione con i subordinati non

attraverso atteggiamenti ostili, ma attraverso atteggiamenti positivi con lo scopo però di mantenere

l’ineguaglianza. Nel caso delle donne ad esempio gli stereotipi positivi e negativi sono volti a far

concentrare le donne sulla famiglia piuttosto che sugli obiettivi personali.

Pregiudizio come incongruenza tra ruolo e stereotipo

Un secondo approccio considera invece il pregiudizio come incongruenza tra ruolo e stereotipo. Gli

individui che occupano un determinato ruolo, portano gli osservatori ad attribuire determinati tratti

associati a quello specifico ruolo. Questo processo si estende dall’individuo all’intero gruppo di cui

fa parte. Questi stereotipi portano a pregiudizi negativi nel momento in cui questi individui cercano

nuovi ruoli che li distanzierebbero dagli attributi che sono stati loro assegnati sulla base

dell’appartenenza al ruolo sociale originario. Vengono quindi svalutati.

Bisogna distinguere tra ruolo (set di aspettative associate ad una posizione sociale in uno specifico

contesto) dall’appartenenza a un gruppo (si basa su variabili demografiche quali sesso, razza, età,

status e variabili di appartenenza come l’attrattività).

Malleabilità situazionale e accuratezza di pregiudizi e stereotipi

Malleabilità  Non tutti gli atteggiamenti sono duraturi: essi vengono costruiti in uno specifica

situazione e in un preciso momento. La loro espressione è quindi malleabile: le valutazioni su un

nero ad esempio cambiano se questo viene presentato come un detenuto o come un avvocato (ciò

dimostra che gli atteggiamenti sono collegati al contesto di riferimento).

Accuratezza  sebbene la maggior parte degli stereotipi siano poco accurati, molti di essi risultano

moderatamente accurati se valutati rispetto a criteri oggettivi (quali campioni o metanalisi).

N.B. L’accuratezza a livello individuale differisce però molto dall’accuratezza a livello di gruppo:

Esempio, gli americani possono essere considerati materialisti, ma dire che John è materialista

solo perché è americano non è corretto in quanto ci sono sempre differenze tra individui.

Teoria dei ruoli sociali: la divisione del lavoro basata sul genere favorisce la credenza che ogni

sesso sia equipaggiato per rientrare direttamente nel suo ruolo lavorativo. Il comportamento di

ruolo nei contesti sociali costituisce l’elementare osservazione che produce gli stereotipi.

Modello della mancanza di adattamento (Hielman)

Le aspettative circa una performance in diminuzione derivano dall’inconsistenza percepita tra il

ruolo di lavoro e gli attributi tipicamente stereotipici della donna.

14)COMPETIZIONE INTEGRUPPO

L’essere umano non è mai riuscito a liberarsi della tendenza a formare gruppi e dunque alla

possibilità di competere con altri gruppi per risorse materiali o simboliche:

- Le risorse materiali sono ad esempio quelle economiche o il potere;

- Le risorse simboliche sono ad esempio i valori o la distintività di un gruppo.

Gli individui con alti livelli nell’SDO sarebbero portati alla competizione sulle risorse materiali,

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
54 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/05 Psicologia sociale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher TR0N di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia sociale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Sacchi Simona.