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RAPPORTI TRA LEGGE PENALE E ALTRE FONTI NORMATIVE
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- Rapporto tra norme penali e norme comunitarie: normalmente si ha una preminenza
del diritto comunitario sul diritto interno in quando aderendo all’UE è stata ceduta una parte di
sovranità; il giudice quindi se una norma interna è in contrasto con una norma comunitaria
disapplica la norma interna. Questo principio tuttavia non vale per le norme penali: la norma
penale deve sempre passare da una legge formale in Parlamento. Seppure le norme
comunitarie non possano introdurre norme incriminatrici, queste possono paralizzare una
norme penale interna.
Esempio: la normativa italiana punisce l’esercizio di attività di giochi d’azzardo e scommesse
senza un organizzazione complessa, mentre l’Europa lo permette. In questo caso però un
diritto o una facoltà possono essere invocati dall’imputato e prevalgono sul diritto interno.
Le norme europee possono avere effetti favorevoli, ma non sfavorevoli.
- Rapporto tra norme penali e legge regionale: l’art. 117 l) della Cost indica come
materia esclusiva dello Stato la legge penale. Tuttavia le Regioni hanno ambiti con poteri
esclusivi (come l’agricoltura) o con poteri concorrenti (in cui si ha un concorso tra Stato e
Regioni). Può una Regione interferire con la norma penale, stabilendo ad esempio definizioni
diverse per un reato? La Corte Costituzionale ha escluso questa ipotesi (anche in via indiretta)
poiché ci sarebbe uno svuotamento del monopolio normativo dello Stato.
Esempio: può una Regione decidere di aprire autonomamente un casinò? L’apertura di un
casinò è un’attività che può essere vista sia come una competenza delle regioni, in quanto
ricadente nell’ambito del turismo, sia come materia dello Stato in quanto mette in pericolo
l’incolumità pubblica. Quando ci sono interessi diversi, se viene coinvolta la norma penale,
questa attrae tutto il resto.
- Rapporto tra norme penali e provvedimenti amministrativi: i provvedimenti
amministrativi non possono scriminare la norma penale in quando sono atti secondari e la PA
non esprime la volontà popolare.
- Norma penale e consuetudine e norme straniere: la consuetudine non è rilevante per la
materia penale; si possono rilevare solo in presenza di un richiamo in altre fonti: ad esempio
art. 896 c.c. che consente l’ingresso al fondo per la raccolta di frutti caduti secondo gli usi
locali (contrasto con l’ingresso abusivo su fondo altrui).
Le norme straniere valgono solo se richiamate da una fonte italiana (anche quelle del
Concordato della Chiesa cattolica).
ESERCIZIO DI UN DIRITTO
Art. 51. Esercizio di un diritto o adempimento di un dovere: “L'esercizio di un diritto o l'adempimento di
un dovere imposto da una norma giuridica o da un ordine legittimo della pubblica autorità, esclude la
punibilità.
Se un fatto costituente reato è commesso per ordine dell'autorità, del reato risponde sempre il
pubblico ufficiale che ha dato l'ordine.
Risponde del reato altresì chi ha eseguito l'ordine, salvo che, per errore di fatto abbia ritenuto di
obbedire a un ordine legittimo.
Non è punibile chi esegue l'ordine illegittimo, quando la legge non gli consente alcun sindacato sulla
legittimità dell'ordine”.
Questa norma sembrerebbe dare la preferenza al diritto. È una falsa impressione perché non è
sempre vero: occorre valutare il rapporto.
Esempio: incendio della cosa propria: punito dal codice penale e possibilità dal codice civile di
disporre dei propri beni. Interpretando male si potrebbe pensare che prevalga la norma civile. In
realtà non è così: non deve essere messa in pericolo l’incolumità pubblica, applicando il criterio del
bilanciamento. 31
Esempio: reati contro l’onore rispetto alla libertà di manifestazione del pensiero. Cosa fare con un
articolo in cui si offende un politico? Attuando il criterio gerarchico: prevarrebbe l’articolo della
Costituzionale, ma guardando gli interessi in gioco vediamo che l’onore ha rango costituzionale come
la libertà di espressione. Il criterio strutturale non può applicare. Quello cronologico ha scarsa
importanza: ha efficacia se regola le stesse materie. Il criterio di bilanciamento è quello più importante
e fluido in quando emana un giudizio di valore.
La giurisprudenza in questo caso ha elaborato dei criteri che limitano il diritto di critica: è legittimo
usare espressioni dure purché non si travalico condizioni (c’è un contemperamento): deve essere una
persona con un rilievo pubblico (deve essere di interesse pubblico all’informazione che si fornisce),
continenza della forma (non deve essere eccessivamente volgare), la notizia deve essere vera o
deve esserci verosimiglianza.
In relazione agli articoli 502 e 503 che punivano le serrate non c’è stata contemperazione (antinomia
totale), ma una prevalenza della libertà.
Con esercizio di un diritto si intendono: diritti soggettivi, facoltà di agire (libertà di associazione,
pensiero), potestà e facoltà legittime. La fonte può essere costituzionale.
Esempio: caso arresto da parte dell’autorità giudiziaria. C’è una norma penale che vieta il sequestro
di persona e c’è la norma di procedura penale che prevede che l’autorità possa mettere in arresto una
persona. In questo caso si applica il criterio di specialità che porta la norma del codice di procedura
penale a prevalere.
Esempio: libertà di manifestazione del pensiero
Art. 21 Cost. “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto
e ogni altro mezzo di diffusione.
….
Sono vietate le pubblicazioni a stampa, gli spettacoli e tutte le altre manifestazioni contrarie al buon
costume. La legge stabilisce provvedimenti adeguati a prevenire e a reprimere le violazioni”.
I limiti interni: si è passati da una lettura restrittiva (vale per il pensiero teorico degli intellettuali che si
tramuta in sapere pubblicato su libri: ma era una visione classista) a una più estensiva (anche
manifestazioni di opinioni non argomentate né motivate, e magari formalmente scorrette). La
Giurisprudenza ritiene che contenuti offensivi della reputazione siano giustificati solo se rispondenti a
verità. In una visione meno restrittiva il requisito della verità viene sostituito dalla verosimiglianza
(deve esserci un controllo dell’informazione). L’art. 21 copre espressioni dure, ma non l’insulto. Inoltre
deve esserci un interesse pubblico alla notizia.
Anche qualora si rientri nei limiti interni, occorre valutare i limiti esterni. Nel caso della libertà di
pensiero tali limiti sono: l’onore individuale, il buoncostume, il segreto (per fatti di delicato rilievo
politico e militare), l’ordine pubblico e il prestigio delle istituzioni (es. vilipendio).
Nel caso del segreto, ad esempio, se si ha un giornalista che entra in possesso di documenti coperti
da segreto militate: l’interesse prevalente è il diritto all’informazioni oppure sono gli interessi che
sottendono alle norme che puniscono il segreto militare? I segreti militari sono prevalenti.
I giudizi di bilanciamento possono variare nel corso degli anni (vedi il concetto di buoncostume).
Questo è un limite alla certezza del diritto, perché si rimanda al giudice.
Esempio: diritto di sciopero
Art. 40 Cost: “Il diritto di sciopero si esercita nell'ambito delle leggi che lo regolano”.
I limiti interni vengono stabiliti dalla prassi sindacale e dal diritto sindacale: è prevista la serrata,
l’astensione del lavoro per miglioramenti delle condizioni economiche e di lavoro o per solidarietà nei
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confronti di altri lavoratori. L’idea di sciopero si è dilatata nel corso degli anni anche al mondo dei
lavoratori autonomi.
Art. 340. Interruzione di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità:
“Chiunque, fuori dei casi preveduti da particolari disposizioni di legge cagiona un'interruzione o turba
la regolarità di un ufficio o servizio pubblico o di un servizio di pubblica necessità è punito con la
reclusione fino a un anno. I capi promotori od organizzatori sono puniti con la reclusione da uno a
cinque anni”. si è verificato ad esempio il caso dei tramvieri che hanno scioperato senza comunicare
e senza che vi sia stato il consenso. In questo caso però si è optato per una punizione amministrativa
e non penale.
Per gli scioperi che richiamino valori come la vita o l’integrità fisica e pubblica (casellante o vigilante di
una diga) non vale il diritto di sciopero in quanto prevale l’interesse dell’incolumità pubblica.
Esempio: libertà religiosa
Art. 19 Cost.: “Tutti hanno diritto di professare liberamente la propria fede religiosa in qualsiasi forma,
individuale o associata, di farne propaganda e di esercitarne in privato o in pubblico il culto, purché
non si tratti di riti contrari al buon costume”.
- Frate che compiva giri improbabili prima di recarsi da un boss latitante per fornirgli la
messa. Può essere accusato di favoreggiamento o prevale la libertà religiosa.
- Testimoni di Geova che negano al figlio trasfusioni di sangue
- Testimoni di Geova che rifiutano di far parte di una giuria giudicante
Nel caso del frate il criterio gerarchico non aiuta, in quanto non prevale la Costituzione in quanto
l’articolo penale fa riferimento a un valore di rango costituzionale (efficienza della giustizia). Occorre
attuare il criterio del bilanciamento andando a valutare se il fatto di aver sviato sia rilevante o meno.
Esempio: diritto di difesa
Art. 24 Cost.: “….a difesa è diritto inviolabile in ogni stato e grado del procedimento…”.
L’indagato ha diritto di mentire? Si, in quanto a differenza del testimone può non rispondere.
In questo diritto di mentire, è compresa anche la possibilità di accusare persone innocenti? Prevale il
diritto di difesa o l’efficienza della buona giustizia? La Giurisprudenza ritiene che prevalgano
l’interesse della buona giustizia e l’interesse dell’accusato ingiustamente; il diritto di difesa soccombe.
L’avvocato difensore che anticipa un provvedimento cautelare e avvisa l’interessato che compie atti
per tutelarsi. La Giurisprudenza distingue tra previsioni astratte (l’avvocato può fare previsioni di taglio
giuridico astratto su informazioni che ogni professionista può fare sulla base della propria esperienza)
e previsioni concrete (cioè previsioni dettate dalla avvenuta conoscenza di determinat