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Estratto del documento

(XI-XII

nascono ordini come i vallombrosani ed i camaldolesi, in Francia in certosini, i cistercensi, i grand-

montiani ed i premostratensi. Nel XII secolo, ad opera di Bernardo di Chiaravalle, domina il mona-

chesimo cistercense, il quale non sembra in grado di rispondere alla sfida che proviene dalle città e

dai dinamici ceti urbani protagonisti della rinascita economica del periodo, sfida che sarà invece

raccolta dai nuovi ordini mendicanti.

Un mutamento radicale si ebbe come conseguenza all’espansione islamica in Egitto e dalla

Siria fino alla Spagna: terre tradizionalmente cristiane, in cui il cristianesimo scomparve del tutto o

rimase in netta minoranza. Un secondo evento di grande importanza fu la diffusione del cristianesimo

tra gli Slavi. Nel 988 esso fu proclamato religione ufficiale di Kiev ed iniziava così la sua millenaria

espansione nella Russia. Nel frattempo, Oriente ed Occidente, a seguito di complicate vicende, si

erano progressivamente separati, come effetto del modo in cui le due chiese si erano venute costi-

tuendo. In Occidente, decisiva risultò la riforma gregoriana, operata da papa Gregorio VII. Nella sua

lotta contro l’Impero per la «libertà della Chiesa», il pontefice si propose di modellare un clero fedele

a Roma; per questo combatté la simonia (compravendita di cariche ecclesiastiche) ma anche il ma-

trimonio dei preti, praticato invece in Oriente. Inoltre, impresse al papato caratteristiche che ne se-

gneranno tutta la storia successiva: esso diventò un istituto di governo di tipo monarchico, che riven-

potere temporale. S’impose così un’ecclesiologia ormai incon-

dicava una superiorità teocratica sul

ciliabile con quella che caratterizzava la Chiesa d’Oriente. Le crociate – in particolare la quarta, che

si volgerà contro Costantinopoli finiranno per scavare un abisso che il Concilio di Lione (1204)

tenterà inutilmente di colmare.

Un movimento di riforma, tendente ad instaurare un modello di vita apostolica basata sulla

mendicità, condivisione coi poveri, predicazione itinerante del vangelo, percorse la Chiesa occiden-

tale nel corso del XIII secolo. Esso si tradusse nel sorgere, da un lato, di movimenti ereticali, dura-

mente combattuti dal papato, dall’altro, degli ordini religiosi mendicanti (francescani, domenicani,

carmelitani, serviti, ecc.), che verranno invece integrati nella vita istituzionale della Chiesa. Le ten-

sioni interne all’istituzione saranno però destinate a permanere, per sfociare un secolo dopo nel

grande scisma, che vedrà la coesistenza di due (e poi tre) papi, senza possibilità di stabilirne uno

legittimo.

In Oriente, la continuità della tradizione cristiana ed in particolare del rapporto con lo Stato

inaugurato da Costantino e teorizzata da Eusebio di Cesarea, è garantita dalla continuità del quadro

istituzionale, che permarrà fino al 1453, data della caduta di Costantinopoli sotto i colpi dei Turchi.

Fra VIII e IX secolo sorse e s’affermò nella chiesa e nella società bizantina un movimento contrario

al culto delle immagini, definito iconoclasta. Le radici religiose dell’iconoclasmo affondano nel cri-

nel suo anaconismo (assenza d’immagine), conseguenza della proibizione

stianesimo delle origini e

biblica delle immagini, sia dalla lotta antiidolatrica contro il culto pagano delle immagini divine. Il

sorgere di un’arte cristiana (IV secolo) s’incontrò col diffondersi del culto delle reliquie, collegato

alla nascita del culto dei santi.

Nel 730 l’imperatore Leone III emanò un decreto in cui si proibiva il culto delle immagini.

Le controversie che ne derivarono conobbero due fasi distinte, rispettivamente nel corso dell’VIII e

[48]

secolo. Il primo periodo vide il culmine dell’iniziativa durante il regno di Costantino V, che

nel IX

non si limitò a rimuovere e distruggere le immagini, ma perseguitò duramente i loro difensori. La

dottrina dell’iconoclasmo venne formulata in chiave cristologica dall’imperatore e trovò sanzione

formale nel Concilio di Hiereia (754), che dichiarò l’eucaristia unica immagine appropriata di Cristo.

Grazie al sostegno dell’imperatrice Irene, la resistenza degli iconofili ebbe invece modo d’affermarsi

niceno (787). Tuttavia, nel corso del IX secolo, s’assisté ad una reviviscenza

al secondo Concilio

dell’iconoclasmo, ma in forme meno violente. Il ripristino definitivo del culto delle immagini ebbe

luogo nell’843. Con questa vittoria, la chiesa bizantina considerò compiuta la propria elaborazione

dottrinale, al punto da indentificare l’icona come espressione per eccellenza della fede ortodossa.

Nonostante queste situazioni conflittuali, la Chiesa bizantina visse un periodo di pace e di

spiega l’incomprensione con l’Occidente per le decisioni del Ni-

fioritura dottrinale-spirituale. Ciò

ceno II sul culto delle immagini e l’acuirsi delle tensioni tra Roma e Costantinopoli, che affiorerà in

due episodî: poco dopo la metà del IX secolo col patriarca Fozio e nel 1054 col suo successore Mi-

chele Cerulario. Né l’una né l’altra crisi produssero formalmente uno scisma tra ortodossia orientale

e cattolicesimo latino, ma portarono alla lunga verso una situazione scismatica di fatto. In seguito,

l’Occidente, teologi e concilî si sforzeranno d’eliminare le

nella stagione del ritrovato dialogo con

cause di questo processo. Per i bizantini esse sono d’ordine dottrinale (introduzione del Filioque al

credo niceno-costantinopolitano), istituzionale (affermazione del primato romano), rituale (celebra-

zione dell’eucaristia col pane azzimo). rappresentò un grande episodio d’inculturazione del

La cristianizzazione dei popoli slavi

cristianesimo, grazie all’azione di due missionarî, Cirillo e Metodio, che, traducendo la Bibbia in

lingua slava con caratteri poi detti cirillici, pose le basi della cultura slava. Si formò così la comunione

ecclesiale bizantina, contrassegnata fino all’epoca moderna dal contrasto tra vocazione all’unità e

tendenze centrifughe. Col tempo emergerà una federazione di chiese nazionali indipendenti tra loro,

rispetto alle quali la sede costantinopolitana esercita un primato d’onore. Nei nuovi stati slavi, la

rivendicazione d’autonomia si manifestò mediante la richiesta di «autocefalia», che nelle realtà più

motivate arriverà ad ottenere il patriarcato (come per i Bulgari).

Il vero protagonista della vita spirituale fu il monachesimo: esso offrì il modello di santità

per eccellenza, senza che il ruolo del laicato fosse visto entro un’ottica gerarchica come in Occidente.

L’Oriente non conobbe le congregazioni ben organizzate dell’Occidente, né il loro ruolo sociale e

culturale. A partire dal X secolo, fondamentale divenne il ruolo svolto dal monte Athos, che, con

l’avvento dell’esicasmo, diventerà il cuore della tradizione spirituale ortodossa.

L’esicasmo è un movimento ascetico e monastico che si diffuse nella chiesa ortodossa prima

in area greco-bizantina e poi slava (XII-XVI secoli). Il suo scopo era quello di raggiungere una con-

dizione di solitudine e di «quiete» (hesychía), in seguito alla quale il monaco sia in grado di conse-

la comunione con Dio. Agli esercizî abituali dell’ascesi monastica (digiuno, mortificazione),

guire

l’esicasmo aggiunse una nuova tecnica psicosomatica d’orazione, destinata ad accompagnare la «pre-

Gesù». L’invocazione continua del nome di Gesù viene sorretta da un ritmo regolare di

ghiera di

respirazione. Secondo le formulazioni più ardite del movimento, chi s’impegna di più arriverà a ve-

dere la luce del Tabor. del monte Athos, l’esicasmo acquisì

Affermatosi inizialmente fra le comunità monastiche

nel XVI un’egemonia spirituale sull’intera ortodossia, grazie all’opera di Gregorio Palamàs. Grazie

alla sua visione, l’esicasmo divenne dogma della Chiesa bizantina e contribuì a preservarne l’identità,

forte richiamo all’eredità patristico-monastica ed alla centralità dell’esperienza spirituale,

grazie al

in contrapposizione alle tendenze umanistiche e razionalistiche che desideravano allacciare rapporti

più stretti con la cultura dell’Occidente cristiano.

La Riforma protestante. Esigenze di riforma percorrono tutta la storia del cristiane-

simo. Queste erano particolarmente vive nel XVI secolo. Con Riforma s’intende il periodo che va

dagli anni Venti, quando il rinnovamento evangelico nacque in Germania ad opera di Martin Lutero,

e la morte di Giovanni Calvino, comprendendovi così il pensiero e l’opera dei riformatori classici

(Lutero, Calvino, Zwingli e Bucero), sia dei riformatori radicali, rappresentati soprattutto da Thomas

Müntzer e dei capi del movimento anabattista. Quanto al termine protestante che la qualifica, occorre

tener presente che in origine esso non aveva il significato odierno, in cui prevalgono accenti critici e

polemici. Infatti, quando fu applicato per la prima volta ai seguaci e fautori della Riforma, esso si-

gnificava «rimostranza» fatta attraverso una pubblica dichiarazione. La protesta fu quella, alla se-

conda dieta di Spira (1529), di cinque prìncipi elettori tedeschi e da altri rappresentanti di città libere

[49]

contro l’annullamento, decretato dal partito cattolico, nei confronti della decisione presa alla prece-

dente dieta di Spira (1526), di lasciare libere le autorità politiche locali d’applicare o meno nei ri-

spettivi territorî l’editto di Worms (1521), in cui Lutero veniva dichiarato eretico e messo al bando

dall’Impero. Questa protesta era per un lato di natura politica, per un altro di natura confessionale,

ad opera di laici. Si affermava così uno dei caratteri originarî del protestantesimo: la libertà di co-

scienza del singolo, a partire dalle Scritture, in materia di fede.

Promuovendo questa forma di protesta contro il papato, Lutero qualificò le sue posizioni

come catholica fides, rivendicando la continuità delle sue concezioni con quelle della Chiesa primi-

tiva. Due sono i punti chiave della sua dottrina: si è giustificati per fede e salvati non dalle opere ma

l’autorità della

dalla grazia misteriosa di Dio mediante il sacrificio espiatorio del Figlio; Bibbia è

superiore all’autorità della Chiesa e del papa. Ne usciva duramente diminuita l’autorità in genere

della gerarchia come mediatrice del sacro ed un obbligo in particolare per il credente a prestare

ascolto direttamente

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Publisher
A.A. 2014-2015
69 pagine
18 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/06 Storia delle religioni

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Giacometallo di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia delle religioni e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Spineto Natale.