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ATTIVITA’ CAMPO DELLA REALTA’ ATTEGGIAMENTO INTERIORE
Giudizio Facoltà del giudizio Obiettività
Desiderio Natura universale Consenso al Destino
Impulso all’azione Natura umana Giustizia e altruismo
I pensieri ripetono incessantemente la formulazione delle tre regole di vita secondo il modello ternario, più o meno
esteso.
4. Gli esercizi dell’immaginazione
Nei Pensieri non si esercita soltanto la ragione ma anche l’immaginazione: per esempio non si limita a dire che la vita è
breve e presto bisognerà morire, ma fa rivevere davanti ai suoi occhi il tempo passato, evoca morte celebri.
5. La scrittura come esercizio spirituale
I Pensieri hanno moltissime riprese e ripetizioni perché i temi sono circoscritti. Esempio:
Tutto è effimero, sia ciò che ricorda, sia ciò che è ricordato (IV)
Ha vita breve…sia chi ricorda sia chi è ricordato (VIII)
Quasi 10 volte ripetuto, con leggere varianti, il consiglio di distinguere in ogni cosa l’aspetto causale e l’aspetto
è
materiale, principio fondamentale della filosofia stoica. Questa distinzione per Marco Aurelio aveva un’importanza
fondamentale, perché permette di individurare il principio di libertà che delimita la sfera di ciò che dipende da noi e ciò
che non dipende da noi, senza però spiegare che cosa significhi nella pratica. In effetti Marco Aurelio ci propone delle
formule che hanno la funzione di induttore che riattiva, per associazione di idee, tutto un insieme di rappresentazioni e
di pratiche che per l’autore, che scrive per se stesso, inutile esprimere nei dettagli.
è
La vita filosofica stoica consiste essenzialmente nella padronanza del discorso interiore, per questo i Pensieri sono
esercizi di scrittura che conducono a necessarie ripetizioni: i Pensieri non sono fatti per essere riletti, ciò che importa è
l’atto di scrivere, di parlare a se stessi ogni volta che se ne sente il bisogno. Così si susseguono i tentativi di nuove
redazioni, le riprese delle stesse formule, le variazioni senza fine sugli stessi temi.
La scrittura dunque un esercizio spirituale che serve allo stoico per influenzare se stesso, per trasformare il suo
è
discorso interiore con meditazione dei dogmi e delle regole di vita dello Stoicismo. 10
La cittadella interiore Pierre Hadot
6. Esercizi “greci”
Come mai Marco Aurelio, la cui lingua madre era il latino, scrive i Pensieri in greco? Motivazioni:
L’imperatore era perfettamente bilingue
1) Il greco a Roma la lingua della filosofia
2) L’imperatore scrive non in modo spontaneo (quindi in latino), ma in modo sistematico, secondo un programma
3) che ricava dalla tradizione stoica, in particolare da Epitetto (che scrive in greco) > si basa su un materiale
greco con un lessico altamente tecnico, difficilmente traducibile in latino
Marco Aurelio nell’urgenza della conversione alla filosofia non può dedicarsi al compito della traduzione, preferisce
immergersi totalmente nell’atmosfera dell’insegnamento di Epitetto, ricordandosi delle formule che gli forniscono i temi
sui quali egli sviluppa le sue variazioni. 11
La cittadella interiore Pierre Hadot
Capitolo quarto
Lo schiavo-filosofo e l’imperatore-filosofo.
Epitteto e i Pensieri
1. Ricordi di letture filosofiche
Nei pensieri appaiono citazioni di filosofi antichi, alcuni probabile che Marco Aurelio li abbia letti direttamente, altri
è
magari li conosceva attraverso lo stoicismo.
Vediamo chi cita:
ERODOTO > Marco Aurelio parla delle persone che e agiscono dormendo”, quindi vivono
“parlano
➢ nell’incoscienza, alludendo forse al fr.1 di Eraclito. Il tema del sonno dell’incoscienza era molto caro ad Marco
Aurelio, che tuttavia riteneva che anche gli addormentatiincoscenti collaborano all’opera del mondo, perché la
Natura ha integrato tutto ciò che essa implica, cioè anche l’incoscienza o la resistenza.
EMPEDOCLE > lo cita per lo Sphairos perfettamente rotondo, il modello del saggio
➢ DEMOCRTIO > Marco Aurelio lo cita per criticare il suo consiglio di non occuparsi di troppi affari per
➢ mantenere la tranquillità dell’animo; lo critica anche per un altro testo in cui Democrito sostiene che la vera
realtà sono gli atomi e il vuoto, e che tutto il resto esiste solo per convenzione (nomisti): Marco Aurelio crede
che esista solo il logos, la legge della Natura, e la materia.
CINICO > Marco Aurelio lo riprende per il pensiero che questione di giudizio”, approfondendo questa
“tutto è
➢ sentenza in diverse declinazioni.
PLATONE > Marco Aurelio riprende il Platone prestoico, in particolare per: il problema importante non la vita
è
➢ o la morte, ma il bene o il male; bisogna restare al posto che ci stato assegnato; non bisogna salvarsi la vita,
è
ma bisogna trascorrerla nel modo più degno…
TEOFRASTO > Marco Aurelio allude a un testo in cui Teofrasto pone il problema dei diversi gradi di
➢ responsapilità in un crimine, teoria con cui l’imperatore concorda, sembrando quasi infedele allo stoicismo
(che predicava la medesima gravità per tutte le colpe).
EPICURO > Marco AAurelio riporta delle massime di Epicuro scritte con vocabolario stoico e interpetate in
➢ chiave stoica: bisogna essere felici nel presente; il dolore non può essere contemporaneamente insopportabile
ed eterno; bisogna sempre avere davanti agli occhi le virtù degli antichi.
Stoici ed Epicurei avevano in comune soprattutto la concezione del tempo, per cui bisognava concentrarsi sul
presente e vivere nell’istante.
2. L’insegnamento di Epitteto
Marco Aurelio cita spesso Epitetto, esprimendo la sua riconoscenza a Rustico per avergli comunicato gli appunti che
Arriano aveva preso a lezione da Epitteto stesso.
Epitetto nacque nel I secolo d.C. a Ierapoli, in Frigia. Nella seconda metà del secolo fu portato a Roma come schiavo di
un liberto di Nerone, Epafrodito, il quale gli permise di seguire le lezioni del filosofo stoico Musonio Rufo. Epitteto era
così povero che la casa dove abitava a Roma non aveva bisogno di serrature: aveva solo un pagliericcio e una stuoia
12
La cittadella interiore Pierre Hadot
per dormire. Il filosofo aveva adottato un orfano e aveva preso con sé una donna per allevarlo, ma non la sposò mai.
Non conosciamo la data della morte.
Epitteto non scrisse mai nulla ma possiamo farci un’idea del suo insegnamento grazie ad Arriano di Nicomedia, un
uomo di stato che da giovane aveva seguito le sue lezioni a Nicopoli e che pubblicò gli appunti presi durante i suoi
corsi. Tali appunti riportano le Diatribe e il Manuale (Encheiridion).
La parola Encheiridion significa che si tiene in mano”, allusione all’esigenza della vita stoica di avere a portata di
“ciò
mano i dofmi, le fondamentali regole di vita per potersi mettere nella giusta disposizione d’animo per agire bene e per
accettare il proprio destino. Arriano dice di aver voluto pubblicare gli appunti per trasmettere al lettore quel che Epitteto
trasmetteva ai suoi uditori, cioè di indirizzarli verso il bene.
ho sentito dalla sua bocca, questo ho cercato di scrivere con le sue stesse parole, per quanto mi era possibile,
“quanto
per conservare per il futuro e per il mio uso personale note per il ricordo del suo pensiero”
il motivo per cui l’opera di Arriano non in uno stile letterario ma in una lingua popolare (koinè).
…questo è è è
Per quanto l’opera di Arriano sia collegata strettamente all’insegnamento di Epitteto, non dobbiamo pensare che lo
esaurisca totalmente: leggendola, ci rendiamo conto che ci sono allusioni a parti del corso di cui non tratta, per esempio
non abbiamo nulla della parte dell’attività pedagogica, che consisteva nella spiegazione del tresto. Le Diatribe
“tecnica”
corrispondono a uno dei momenti più rilassati della lezione, in cui il maestro dialoga con il pubblico > per questo non
abbiamo l’esposizione tecnica e sistematica della dottrina di Epitteto. Tra l’altro Arriano ha seguito i corsi di Epitteto solo
per uno o due anni, quindi un periodo circoscritto che non copre tutto l’insegnamento. Come ultima cosa va detto che
è
ci sono pervenuti solo i primi 4 libri, e non sappiamo quanti fossero in tutto.
Il libro di Arriano stato diffuso verso il 130 e con tutta probabilità quello che ha letto Marco Aurelio era più completo di
è
quello che abbiamo noi.
Alcuni hanno ipotizzato che Marco Aurelio aveva letto appunti che aveva preso direttamente Rustico, ma la cosa è
improbabile visto che nei suoi Pensieri ci sono citazioni letterali dalle Diatribe di Arriano.
3. Le citazioni di Epitteto nei Pensieri
Nei Pensieri ci sono due citazioni esplicite di Epitteto, ma ce ne sono anche molte occulte: capita che Marco Aurelio
riporti interi passi di Epitteto senza citarne l’autore. Inoltre l’intera parte finale del libro 11° sembra essere un centone di
testi di Epitteto. Infine non dobbiamo trascurare il fatto che magari nell’opera dell’imperatore ci siano dei frammenti di
Epitteto che noi oggi non riusciamo a identificare e isolare, in quanto Marco Aurelio si era a tal punto impregnato del
vocabolario da non distinguerlo più da quello del suo maestro.
“epitteticizzante”
4. Le tre regole di vita o discipline secondo Epitteto
La triplice regola di vita propone una disciplina del giudizio-rappresentazione, del desiderio e
dell’azione; essa è presente in Marco Aurelio ma anche in Epitteto in modo assolutamente
coincidente.
5. Influenza di Aristone?
Hadot aveva creduto di poter rintracciare in alcune formule usate da Marco Aurelio un’eco
dell’insegnamento di Aristone di Chio, vissuto nel 3° secolo a.C., in particolare un passo riguardo
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La cittadella interiore Pierre Hadot
all’indifferenza verso ciò che è indifferente. Qui Hadot ritratta, dicendo che le interpretazioni che
Aristone e Marco Aurelio danno dell’argomento sono differenti.
Capitolo quinto
Lo stoicismo di Epitteto
1. I caratteri generali dello Stoicismo
Lo stoicismo è stato fondato da Zenone e Crisippo, e consiste non solo nel conoscere i principi
stoici ma anche nel vivere una vita stoica.
Lo Stoicismo è nato dalla fusione di tre tradizioni:
La tradizione etica socratica l’unico valore al quale tutto deve essere subordinato il bene morale.
1. è
La tradizione fisica e materialistica eraclitea visione dell’universo come in perpetua trasformazione, che ha
2.
come elemento originario il fuoco, ordinato da un Logos, una ragione, secondo la quale gli avvenim