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I. INTRODUZIONE TERMINOLOGICA

Con la caduta di Gerusalemme del 587 si apre un periodo insieme di crisi e sviluppo. Il periodo

dell'esilio durò dal 587 al 521 a.C. e fu caratterizzato dalla vita parallela e avversa delle comunità dei

restati in patria, e degli esiliati. Le tensioni finirono intorno al 400 a.C. con l'affermazione definitiva dei

rimpatriati, che consideravano gli altri dei non-ebrei. Il periodo post esilico non è più definito

dall'ebraismo, bensì dal giudaismo: il periodo che va fino al 70 d.C. è detto “del secondo tempio”,

perché all'inizio si pone la ricostruzione del tempio e alla fine si pone la sua distruzione per mano

romana.

Questo lungo periodo può suddividersi in diversi modi: in base al popolo dominante, in base agli

avvenimenti interni, o sul piano della storia del pensiero religioso.

II. ISRAELE E L'ESILIO BABILONESE

Nabucodonosor occupa la Giudea e saccheggia il Tempio di Gerusalemme nel 587, dopodichè

provvide alla sua riorganizzazione sociale, esiliando la classe dirigente, il sacerdozio, i latifondisti. La

cultura ebraica continuò a sopravvivere in patria con altri ebrei, a cui vennero riassegnate le terre

sottratte ai ricchi deportati. Il legittimo discendente al trono Yehoyakin, anch'egli esiliato, fu comunque

riconosciuto principe ereditario, o talvolta re vassallo. Per gli ebrei rimasti in patria, i deportati erano i

cattivi giustamente puniti; per questi ultimi invece, gli ebrei rimasti in patria non esistevano: Dio era

andato in esilio a Babilonia con il popolo eletto (pensiero del profeta Ezechiele). Anche a Babilonia

comunque ci furono tensioni tra la gli ebrei di corte e il sacerdozio, perché la casa regnante non poteva

più comandare sui sacerdoti! Si sviluppò dunque la teologia del Palazzo (o della Promessa), mirata

a proteggere la dinastia, unica salvaguardia del popolo ebraico. La promessa del regno eterno può

considerarsi il centro di questa teologia: intorno al 735 il profeta Isaia aveva predetto che sarebbe

giunto un periodo di pace e giustizia grazie a un discendente di Davide (“un germoglio spunterà dal

tronco di Yesse,....), e questa è la base del messianesimo, cioè dell'attesa nell'unto di Dio, attesa di un

mondo senza male.

Fra gli esiliati fu rilevante la figura di Ezechiele, guida spirituale e politica che elaborò invece la

teologia del Patto, secondo cui l'attesa della salvezza presuppone il ritorno all'osservanza della

Legge → condanna quindi tutto il passato di Israele, compresa la monarchia, causa di tutti i mali. Ez

scrisse anche una nuova costituzione mai osservata, in cui il potere era naturalmente perlopiù in mano

ai sacerdoti. Sul piano della dottrina messianica invece, Ez continuò a proclamare l'avvento del

Messia, che sarebbe però Davide stesso. Questa formulazione staccava il popolo dalla fedeltà alla

casa regnante.

Prima dell'esilio YHWH era una divinità che abitava in alto; con Ez comincia una visione che va aldilà,

la volta del cielo non separa più solo acque inferiori da acque superiori, ma anche il mondo di Dio da

quello degli uomini (es. visione del carro).

Le sue visioni avvengono normalmente di domenica, primo giorno della settimana, oppure di venerdi,

quando il tempo sta per entrare nella sfera del sacro. La scuola sacerdotale ed Ez stesso diedero vita

a una precisa formulazione circa il rapporto tra sacro e profano, tra puro e impuro: l'uomo che entra in

contatto con l'impurità è indebolito, ma il contatto è inevitabile nella vita comune. Si può tornare puri

con una serie di riti adeguati. L'impurità è legata a due serie principali di elementi: gli animali (es.

serpente, sangue, animali da preda, pesci) e il ciclo vitale. Bisognava essere assolutamente puri se

viaggiatori, soldati, o sacerdoti. La concezione del sacro ha in sé una

profonda ambiguità in quanto è il tremendum che uccide, e il fascinans che attrae; questo concetto non

è più applicato solo a una forza cosmica ma anche ad una realtà storica: indica infatti uno stato di

appartenenza a Dio, per il suo intervento nella storia. Si crea così una scala di valori umani che va dal

più sacro al meno sacro (dal sacerdote al pagano).

È difficile stabilire quando si hanno nella Bibbia le prime affermazioni sull'esistenza di un solo Dio,

YHWH. “Non ci saranno altri dei all'infuori di me” indica un chiaro uditorio politeista. Il testo della

Genesi sembra derivare da testi originariamente politeisti, poi interpretati come monoteisti. La

coscienza dell'unicità originaria e assoluta di Dio si fa sentire chiaramente con Isaia II (VI sec.a.C.) che

si scontrò contro la teologia persiana che vedeva l'esistenza di due dei, uno buono e uno cattivo, e

rivendicò l'esistenza di un solo dio, creatore della pace come del male. Entrò così la concezione del dio

unico nella tradizione ebraica, divenendo la sua caratteristica più notevole.

Ciro occupò Babilonia nel 539 a.C. e concesse la libertà di culto; provvide anche alla restituzione

degli arredi sacri del tempio di Gerusalemme, dati in mano non al sacerdote ma al sovrano di Giuda.

La tradizione ricorda che il sovrano Zorobabele ebbe un titolo in più rispetto ai suoi predecessori: oltre

che governatore e re della Giudea, fu anche capo dei deportati ebrei. Si occupò infatti della

reintegrazione degli esiliati, che rientrarono in patria a partire dal 520 a.C., stesso anno di inizio di

ricostruzione del Tempio. Ci fu una vera e propria guerra civile tra rimpatriati e il resto di Giuda, vinta

dagli esiliati. La monarchia però diventò di fatto una repubblica.

Probabilmente accanto al sacerdote rimaneva un governatore, ma stando a Flavio Giuseppe la

maggior parte del potere era sacerdotale, secondo il governo di un'aristocrazia oligarchica teocratica.

Tra i sacerdoti prevalsero i Sadociti, discendenti di Giosuè, fino alla deposizione di Onia II nel 173 a.C.

III. IL PRIMO SADOCITISMO (515-400 a.C. circa)

Con l'avvento della repubblica si ponevano gravi problemi di carattere teologico: la promessa del regno

eterno valeva per Davide e la sua discendenza. La soluzione fu trovata da Isaia II, che affermò che il

re era il patto stesso che univa Dio al suo popolo, e che i privilegi di Davide, cioè la promessa del

regno eterno, erano inamovibili (?) e passavano per sempre a tutto il popolo nel suo insieme.

Comincia il periodo giudaico, caratterizzato dallo sforzo di trovare un'unità tra le due teologie .

I Sadociti rimpatriati e vittoriosi dovettero rinunciare a riprendere il possesso delle loro terre e

contentarsi dei proventi delle attività connesse col culto. Il potere di giudicare rimase in mano ai laici,

solo in caso di incertezza si ricorreva ai giudici levitici. La povertà del sacerdozio è ricordata da

Malachia, secondo cui il sacerdote è custode della retta interpretazione della Legge. Levi era

considerato l'antenato di tutti i sacerdoti. In quanto al re, si ammise che in futuro un re avrebbe potuto

governare su Israele, purché di stirpe ebraica.

La profezia provocò non pochi problemi: i movimenti profetici avevano infatti sempre interferito nella

politica degli stati ebraici, allora il Deuteronomio cercò di limitarne l'attività in modo molto severo. C'era

una forte contrapposizione tra profeti e profeti nemici dei profeti: il carisma della profezia poteva infatti

investire anche uomini che non appartenevano a gruppi profetici in modo istituzionale.

Altri problemi furono quelli relativi all'impurità. Nella Giudea, agli inizi della repubblica controllata dal

sacerdozio, le norme di purità erano applicate con difficoltà e rilassatezza. I sacerdoti erano poveri e

senza forza militare, dunque tentarono di aumentare il loro potere per mezzo di matrimoni dettati da

interessi politico-economici. Isaia III affermò addirittura che tutti possono aderire a YHWH.

La politica sadocita non poteva piacere agli ebrei della diaspora, perché essi volevano che

Gerusalemme restasse il loro centro spirituale. La situazione economica di Ger. sotto il governo dei

primi sadociti fu infatti parecchio grave: miseria, scontento, schiavitù per debiti, disebraizzazione ,

tensioni. L'incidente di Ger che spinse Neemia

(potente ministro dell'imperatore) ad agire ci è narrato da lui stesso nel primo capitolo del libro di

Neemia, appunto: le porte di Ger erano state bruciate, allora N vi si fece mandare come governatore a

riordinare la situazione, e alla fine impose la teologia del patto, il condono dei debiti, riorganizzò il

pagamento delle decime in favore del tempio, insistette sull'impurità dei pagani, convocò assemblee di

soli rimpatriati, considerando gli ebrei rimasti in patria dei non-ebrei. Fra i gesti più spettacolari di N va

ricordata la convocazione di un'assemblea che doveva rinnovare il patto con YHWH, in cui si sottolineò

il divieto del matrimonio misto per preservare il popolo ebraico. Il patto è al centro del nuovo stato.

IV. IL SECONDO SADOCITISMO (400-173 a.C. circa)

La continuazione dell'opera di Neemia: Ezra e il Cronista. È molto difficile definire i contorni storici della

figura di Ezra; visse probabilmente intorno al 200 a.C. continuando l'opera di Neemia con una teologia

che gli permise di essere interpretato come all'origine del farsaismo e del giudaismo moderno: seguì la

teologia del patto ponendo l'accento sulla Legge, indipendentemente dal patto. Interessante nella sua

opera fu il riconoscimento da parte del governo persiano della Torah come legge valida per tutti gli

ebrei.

L'opera del Cronista si pone invece sulla scia della costituzione e della teologia di Neemia: narrò la

storia di Israele ignorando il regno del nord e i rimasti in patria durante l'esilio babilonese. Non ebbe

naturalmente interessi storici, ma politici e ideologici, di correzione, per adattare la storia alla politica di

Neemia. Come giustificare allora un re empio e impunito da dio come Manasse? Si inventò una tarda

conversione del re.

Opposizioni all'opera di Neemia:

1. samaritani: volendo separare Ger dai popoli vicini, N cacciò dalla città il figlio del Sommo Sacerdote

Eliashib, che aveva sposato una samaritana e non la voleva ripudiare. Il sadocita fuggì quindi nella

regione della Samaria insieme ad altri esuli della Giudea e intorno al 330 a.C. sorse un tempio.

L'ebraismo samaritano si distingue dalla religione di Ger per aver conservato come canonico solo il

libro della Legge. Il samaritanesimo non conosce profeti se non Mosè, e il futuro Messia.

2. Rut e Giona: il libro di Rut riprende un'antica storia che raccontava di una coppia ebrea con due

figli, che si e

Dettagli
Publisher
A.A. 2014-2015
16 pagine
10 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-STO/07 Storia del cristianesimo e delle chiese

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher simosuxyeah di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Storia dell'ebraismo e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi di Torino o del prof Martone Corrado.