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NO.

1) Non con il part-time

2) Non con l’equa divisione del lavoro domestico (+50% donne: 60h/sett x famiglia e lavoro US

20% uomini)

3) Non con migliori servizi sociali per l’infanzia

• 11% bambini iscritti al nido

• 95% bambini iscritti alla scuola materna

• Congedo maternità

- Luogo rispetto ad altri (ma con limite lavorativo)

- 80% obbligo / 30% retribuzione

- È una tutela (non c’è ricattabilità)

- È un limite (vedi colloqui) -> congedo paternità

• Assegni familiari (livello in media con EU ma non è universale

4) Non con migliore assistenza anziani e disabili

SI.

1) Reti di aiuto familiare

- Nonne che non lavorano e sostengono figlie e nuore

- Questo processo nel tempo si esaurisce

- La popolazione invecchia -> richiesta lavoro di cura maggiore

2) Ricorso a collaborazioni domestiche

- L’emancipazione delle donne italiane dentro la famiglia (e dalla famiglia) è consentita dalla

condizione servile dell’immigrato

3) Riduzione impegni familiari -> meno figli = + lavoro

- Forte caduta dea fertilità

- Ma ciò non vale in tutti i paesi: in Svezia: + lavoro = + figli

- Italia tipo welfare residualistico

- Tassi occupazione EU (20-54 anni):

• 77% senza figli

• 72% 1 figlio

• 69% 2 figli

• 55% 3 figli

- Relazione tra natalità e occupazione femminile:

• + occupazione = + natalità (paesi del nord)

• Serve l’intervento per servizi e cure

• Paesi del sud poco lavoro e poca natalità

3 Istruzione

• Il tasso di attività cresce al crescere del livello di istruzione

- 2008: 18% licenza elementare; 40% licenza media; 64% diplomate; 80% Laureate

• Metà 77 – Metà 92: cresce livello di istruzione -> cresce occupazione ma non cambia

l’atteggiamento di fondo verso l’occupazione

• 1995 – 2008: 2/3 crescita lavoro per livelli di istruzione; 1/3 aumento propensione a lavorare

Perché le donne istruite sono + attive?

1) Teoria del capitale umano: dato che l’istruzione è un investimento costoso le donne tendono a

cercare lavoro per poi mantenerlo per far rendere il + possibile il loro investimento

2) Approccio sociologico: la scuola diffonde nuovi modelli di vita (emancipazione)

Queste 2 spiegazioni non sono in contrasto ma convivono. Il problema non è l’ingresso ma la

permanenza del MDL dopo il matrimonio e la nascita dei figli.

Come gioca l’istruzione?

1) Occupazione + qualificata, + soddisfacente, è retribuzione

2) Maggior attaccamento al lavoro

3) In Italia: + istruzione = + occupazione nel settore pubblico (+ possibilità di conciliazione lavoro e

famiglia

Perché le donne sono più istruite?

• La crescita dell’istruzione superiore per le donne è cresciuta di più degli uomini (anni 80: + donne

istruite che uomini)

• Non bisogna cadere in ragionamenti circolari (es. emancipazione + investimenti nel lavoro)

Spiegazioni vere:

• Le donne hanno voti scolastici maggiori

• Tenore di vita più elevati (meno figli per famiglia)

• Aspirazione alla mobilità sociale, prima veniva col matrimonio, ora se non sei istruita non sei un

buon partito

4 Femminilizzazione domanda di lavoro

• Occupazione femminile > nel terziario 50%

• + terziario = + occupazione femminile

• Settori (Italia):

- Commercio / turismo / ristorazione -> 1 fase meno qualificata

- Servizi pubblici alla persona -> 1 fase meno qualificata

- Credito assicurazione -> 2 fase terziario + qualificato

- Servizi avanzati alle imprese -> 2 fase terziario + qualificato

• Settore pubblico:

- Si entra per concorsi (strumento meno discriminante perché universale)

- Concede + conciliazione lavoro – famiglia

- + donne istruite con figli

Perché il terziario si rivolge alle donne?

1) Circolo virtuoso: + terziario = + servizi = + lavoro, le attività di cura vengono esternalizzate

2) Costruzione sociale: delle occupazioni femminili (stereotipi)

• Donne capaci di mantenere relazioni sociali (gentili) (hostess, cameriere)

• Donne capaci di reggere la noia (pazienti, ordinate) (impiegate, segretarie)

Gli stereotipi di genere influenzano le scelte educative

Più occupate = più segregate?

• + occupazione femminile perché + crescita dell’occupazione femminile -> + segregazione

• Occupazione femminile si alza in settori / occupazioni maschili quando diventano socialmente

poco attraenti (es. maestri di scuola elementare)

Indicatori:

• Segregazioni orizzontali = concentrazione in settori /occupazione sullo stesso livello

• Segregazioni verticali = concentrazione in settori occupazioni con diverso livello di prestigio

I dati riguardano la segregazione orizzontale: dato che le donne nell’occupazione complessiva

sono meno, se troviamo una concentrazione solo in alcuni settori è negativo! Possiamo

immaginare che sia in atto un meccanismo di limitazione delle scelte (es. istruzione / settori in cui

non assumono donne / soffitto di vetro)

Indice di dissomiglianza = proporzione di donne che dovrebbero cambiare settore per avere un

eguale distribuzione di uomini e donne per settore.

• Più occupazione = + dissomiglianza, perché l’occupazione femminile è trainata dal settore

terziario e dal part-time

• Svezia /Finlandia/ Norvegia: hanno segregato le donne

In Italia l’indice di dissomiglianza è basso rispetto EU, aumentare l’occupazione significherà

aumentare segregazione.

Segregazione verticale

• Dati medi EU:

- + presenti in settori meno qualificati

- - presenti in settori più qualificati

• In Italia: la segregazione verticale non è così tanto un problema nel proletariato dei servizi non ci

sono poi così tante donne

• Soffitto di cristallo: sempre più spesso le donne entrano nel MDL in modo paritario ma poi

vengono bloccate nel loro cammino, ad eccezione della magistratura -> è completamente

formalizzato l’accesso, quindi da 4% a 50%

Spiegazione:

- Serve > disponibilità di tempo

- Serve > disponibilità di mobilità geografica

- Il reclutamento viene fatto da chi sta posizioni superiori (uomini) -> le donne vengono escluse

dalle reti informali “old boy networks”

Capitolo 3 i modelli di disoccupazione in Europa

Come si struttura? Che soggetti colpisce?

• È importante un’analisi comparata per MDL europei

• Politiche adeguate alle singole e specifiche caratteristiche territoriali

Italia:

• Penalizzazione di donne, giovani senza esperienza

• Bassa penalizzazione dei maschi adulti

Confronto EU

• Poche differenze intorno alla media EU

Ma tante differenze se si guarda la struttura della disoccupazione per le 3 dimensioni

2 Dimensione: Genere

• Donne + disoccupate in tutti i paesi tranne GB/Irlanda: + uomini; SUD/Nord: uguali

Tot.Disocc F.−Tot. Disocc. M.

Indice didiscriminazione di genere=

• Totale disoccupazione

- È + elevato

- Non dove c’è alta disoccupazione

- Non dove c’è + occupazione femminile

- Si: nei paesi che creano poca occupazione

1Dimensione: Disoccupazione

• Differenze per età: i giovani sono più colpiti da disoccupazione (tranne che Germania) con paesi

con tassi bassi ma anche elevatissimi 30%

• 1° modello Italiano: disoccupazione giovanile altissima; donne: tasso di disoccupazione cresce

all’aumentare dell’età ma non troppo

• 2° modello Tedesco: non esiste problema specifico di disoccupazione giovanile perché è circa

uguale in tutte le fasce d’età. Disoccupazione più elevata tra 55/59 anni. Spiegazione del sistema

di formazione duale.

• 3° modello europeo: tasso disoccupazione giovani = doppio degli adulti; tasso disoccupazione

anziani più elevato; penalizzazione dei giovani diversa da paese a paese; immagine della

disoccupazione per età diversa da quella fornita dal tasso totale di disoccupazione.

• IT/SP/SV: rischio disoccupazione giovanile alto

• IT/GR: adulti ugualmente colpiti

• Germania: maschi 35-49: tasso + alto; disoccupazione giovanile bassa

• Danimarca/Austria: disoccupazione bassissima

Per mostrare le differenze si fa ricorso a:

tax disocc. 15−24 disocc.(25−49)

( )−tax

Indice di penalizzazione= tasso disoccupazione tot.

Perché la disoccupazione giovanile rispetto a quella degli adulti varia da paese a paese?

Ipotesi 1: non è vero che la disoccupazione giovanile aumenta nei paesi in cui c’è tanta offerta di

lavoro giovanile

Ipotesi 2: nei paesi in cui il tasso di occupazione totale è molto basso -> + alta disoccupazione

giovanile, se i posti di lavoro sono una risorsa scarsa -> i giovani vengono penalizzati

Disoccupazione degli “anziani”

• Differenze tra paesi, non appare connessa a nessun indicatore MDL

• Doversi sistemi pensionistici (paese + penalizzato: Germania)

• Anni 80: politiche per prepensionamento

• Poi: crisi finanza pubblica, invecchiamento popolazione

Diversa struttura disoccupazione

• Non si può ragionare sui tassi di disoccupazione specifici (donne, giovani)

• Per attivare politiche contro la disoccupazione bisogna guardare l’intero universo dei disoccupati

• Struttura per genere: non molto diversa da paese a paese:

(+Donne – Uomini) -> Italia

(Donne = Uomini) -> Olanda

(- Donne = + Uomini) -> GB

• Struttura per età:

Italia: giovani disoccupati in % minore ma perché c’è meno natalità

GB+SV: da poco % disoccupati giovani a maggiore

Germania: poco più del 25% -> la più bassa

3 Dimensione: struttura per posizione sul mercato

Caso particolare Spagna: si sono diffusi contratti atipici e i giovani iniziano subito a lavorare ->

diventano disoccupati in senso stretto a età minori.

È importante saperla perché:

• 1° occupazione -> MDL con barriere forti

• Disoccupazione in senso stretto -> MDL flessibile

4 Dimensione: posizione nella famiglia

La posizione nella famiglia della persona in cerca di lavoro è molto importante perché influisce

sulle risorse economiche e psicologiche. Spesso le risorse economiche prevalgono ma quelle

psicologiche sono importanti. Genere: le donne possono avere processi identitari differenti.

Rischio disoccupazione: che MDL è più rigido?

Rischio disoccupazione più alto per donne e giovani. È confermato

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
34 pagine
3 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher stearbitrio di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Sociologia del mercato del lavoro e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Fullin Giovanna.