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NORD

Il nord segue il modello tedesco poiché presenta il più alto tasso di occupazione manifatturiera che attualmente si riscontra nei paesi avanzati. Un alto tasso di occupati nell'industria si scontra con la capacità del sistema sociale di riprodurre una sufficiente offerta di persone disponibili a fare gli operai in fabbriche di piccole dimensioni dove il lavoro rimane dotato di scarso prestigio sociale. In regioni dove le famiglie hanno redditi elevati, l'aspirazione agli stili di vita proposti dalla società spinge i giovani a non accettare più il lavoro operaio. In queste regioni persiste una domanda di lavoro operaio che riesce essere soddisfatta solo ricorrendo all'immigrazione.

SUD

Nel 2015 il tasso di occupazione dell'industria manifatturiera è del 6% e quello nei servizi alle imprese è del 5%. Il basso tasso di occupazione nel commercio e nel settore degli alberghi e dei ristoranti conferma la scarsa presenza nelle

regioni del Suddei servizi privati acquistati sul mercato. Il grave deficit occupazionale del Sud è lacausa principale del divario dell'Italia rispetto ai paesi avanzati.In Italia vi sono due sistemi socio-economici con problemi diversi: il nord è sopra-industrializzato e sottodimensionato per i servizi alla persona, nel sud il tasso dioccupazione dei servizi è basso mentre il vero vuoto occupazionale si registranell'industria manifatturiera.

Dalla classe operaia al lavoro non operaio

Alla terziarizzazione settoriale si accompagna una terziarizzazione professionale,quindi si riduce il lavoro manuale e quello operaio.

Lo sviluppo dell'industria manifatturiera

Nella riduzione del lavoro manuale assume grande rilievo il declino della classeoperaia della grande industria.Secondo Marx, la grande fabbrica aveva la funzione di rompere la deferenza di origineartigianale e di sviluppare la solidarietà.

L'industrializzazione in Italia decolla in

ritardo rispetto agli altri paesi europei e cresce grazie alle piccole fabbriche. Durante il fascismo vi fu un discreto sviluppo dei grandi stabilimenti. Dopo la guerra, smantellate le grandi fabbriche, la ripresa economica è segnata dal forte sviluppo delle piccole imprese mentre le grandi imprese crescono meno.

La grande fabbrica

Gli anni 60 sono quelli di maggior sviluppo industriale per l'Italia. È il momento di maggior espansione della classe operaia e delle fabbriche con produzione in serie (fordista) e organizzazione del lavoro parcellizzato e ripetitivo (taylorista). Si verificano tre picchi: il livello massimo dell'occupazione manufatturiera, la più alta quota di lavoratori dipendenti e il massimo di occupati nei grandi complessi. Queste condizioni spiegano il ciclo di conflitti sindacali che esplode a fine anni 60.

A metà degli anni 70 si arresta il processo di salarizzazione e per la classe operaia comincia il crollo. Si stima che alla fine degli

anni 90 gli operai della grande fabbrica sono il 2% dei lavoratori dipendenti. Le grandi imprese manifatturiere che sopravvivono si terziarizzano perché la presenza di operai è sempre minore, mentre cresce quella di dirigenti, tecnici, ricercatori e impiegati. Il lavoro operaio tende a concentrarsi nelle piccole fabbriche che continuano ad assumere i lavoratori manuali a bassa formazione. La riduzione del lavoro diretto di trasformazioni dei materiali, a favore di quello indiretto (gestione, logistica, marketing), investe le grandi imprese. Il lavoro manuale La quota di lavoro manuale diminuisce nell'industria manifatturiera e nelle costruzioni. La grande espansione del terziario fa sì che attualmente vi lavori ben il 50% degli operai. Il processo di terziarizzazione settoriale da un lato contribuisce in misura determinante alla forte crescita del lavoro non manuale, dall'altro crea anche un cospicuo numero di nuovi lavori manuali dequalificati. Una nuova figura cheLa figura più richiesta nel mercato del lavoro è quella dell'operaio dei servizi. I servizi in cui cresce la presenza di lavoratori manuali sono commessi, camerieri, domestici, estetiste, autisti, imbianchini. La prestazione richiesta è molto semplice e non richiede abilità nel leggere, scrivere o conoscenze tecniche. Alla manualità degli operai dei servizi si accompagna la capacità di resistere a condizioni di lavoro disagiate: turni asociali, ambienti isolati, rapporti servili. Anche se il loro status è considerato "bad jobs", all'ultimo posto nella scala delle valutazioni delle occupazioni, i lavoratori dei servizi richiedono due competenze: la piena dedizione alle funzioni svolte e la capacità di gestire le relazioni con i clienti. Inesistenti sono le possibilità di carriera professionale. La qualificazione del lavoro è descritta nel libro del capitale di Marx, in cui si spiega come l'operaio ex artigiano venga espropriato dalle potenze intellettuali della produzione e ridotto ad

Appendice della macchina. Nella sociologia del lavoro un filone di studi sulla degradazione professionale dellavoro operaio. L'approccio micro sociologico rischia di generalizzare casi particolari. L'approccio macro economico rischia di ignorare che con le stesse etichette si possono indicare in realtà lavorative mutate nel corso del tempo.

Occorre non ignorare che esiste una divisione internazionale del lavoro. Il decentramento produttivo a livello internazionale ha fatto quasi scomparire alcune industrie mature nei paesi più avanzati.

Upgrading contro la polarizzazione dell'occupazione. Con la terziarizzazione dell'economia cresce il processo di innalzamento professionale, upgrading, dell'occupazione. Alcuni studi che hanno mostrato un upgrading dell'occupazione nei paesi europei hanno rilevato che in Gran Bretagna crescevano anche i lavoratori occupati in mansioni poco qualificate, mentre diminuivano quelli occupati in attività qualificate.

Tale tendenza si dice polarizzazione asimmetrica. L'attuale mutamento tecnologico richiede maggiori competenze di trattare informazioni e incide sui lavori ripetitivi diffusi anche in occupazioni intellettuali, mentre non incide sui compiti astratti. I compiti astratti sono concentrati nelle occupazioni più qualificate, quelli ripetitivi nelle occupazioni di livello medio e quelli di servizio nelle attività meno qualificate. La disponibilità di forza lavoro nei paesi sviluppati si polarizza grazie alla partecipazione al lavoro delle donne che fa crescere la forza lavoro molto istruita. Per contro, cresce la forza lavoro immigrata disposta a svolgere le mansioni più qualificate. La polarizzazione si è presentata prima nei paesi anglosassoni perché le più elevate differenze di reddito possono aver aumentato la domanda di lavoratori poco qualificati e pagati per fornire servizi ai molti ricchi. Invece, nei paesi europei dove lo Stato esercita unpiù incisivo ruolo di regolazione del mercato del lavoro, l'espansione delle occupazioni dequalificate nei servizi è stata minore. Struttura dell'occupazione Per analizzare la struttura dell'occupazione si considera la professione dei lavoratori. Nel valutare l'evoluzione di una struttura occupazionale nel tempo occorre non confondere i tassi di incremento di una professione con il suo contributo alla creazione di posti di lavoro. I paesi dell'unione europea adottano una classificazione che si fonda su tre criteri: a. il settore di specializzazione b. la funzione svolta c. il livello di responsabilità o autonomia nei processi decisionali Esistono 8 categorie in cui si aggregano le centinaia di professioni in cui sono classificati gli occupati. Nell'unione europea cresce il peso relativo delle professioni intellettuali che svolgono compiti cognitivi non ripetitivi, e diminuisce la proporzione degli impiegati esecutivi che svolgono mansioni.ripetitive. Il peso del lavoro manuale si riduce per lautomazione della produzione industriale ove le macchine hanno sostituito ilumano.Si può concludere che siamo difronte a una doppia polarizzazione all<'interno>dellavoro manuale e di quello non manuale.L<'Italia>a confronto con gli altri paesi europeiRaggruppando gli 8 livelli in quattro grandi aree si hanno: professioni intellettuali,attività non manuale poco qualificate, attività manuali qualificate e attività manualinon qualificate.Agli opposti stannoGran Bretagna Svezia e Olanda dove è alta la proporzione delle professioni intellettuali ed è bassa la percentuale delle occupazioni manualiSpagna e Portogallo dove elevata è la percentuale delle occupazioni manuali ed è bassa la percentuale di quelle non manualiTra questi estremi ci sono Italia e Germania che hanno percentuali delle occupazionimanuali abbastanza simili mentre èmarketing e vendita, oltre che di gestione e produzione. In Germania, invece, le imprese sono più strutturate e organizzate, con una maggiore presenza di manager e professionisti. Nel settore manifatturiero, l'Italia si distingue per la presenza di lavoratori manuali specializzati, soprattutto nel settore dell'artigianato. In Germania, invece, si trovano più lavoratori qualificati impiegati nell'industria manifatturiera ad alta tecnologia. Nel settore dei servizi, l'Italia ha una percentuale più elevata di lavoratori impiegati nelle vendite e nei servizi personali, come ad esempio il commercio al dettaglio e il turismo. In Germania, invece, si trovano più professionisti impiegati nei settori finanziario, legale e delle tecnologie dell'informazione. In generale, si può dire che in Germania prevale una maggiore specializzazione e qualificazione professionale, mentre in Italia si registra una maggiore presenza di lavoratori meno qualificati. Queste differenze sono influenzate dalla struttura economica e produttiva dei due paesi.

Servizio ai clienti. Il settore in cui più netto era in ritardo dell'Italia era quello della pubblica amministrazione. La pubblica amministrazione italiana rimane il regno delle "mezze maniche" poiché gli impiegati esecutivi sono il 55%, un valore superiore a quello degli altri paesi europei. Ciò non indica un eccesso di burocrazia pubblica dequalificata poiché in Italia il tasso di occupazione nella pubblica amministrazione non è elevato.

Differenze nell'industria manifatturiera. L'occupazione nell'industria manifatturiera è ovunque a bassa intensità di professioni manageriali e intellettuali. Il punto di forza dell'industria italiana sta negli operai specializzati. La fascia delle professioni intellettuali in Italia è più fragile che nei maggiori paesi europei e anche meno istruita.

Le professioni intellettuali e tecniche, cui spettano le funzioni di innovazione e ricerca, sono meno sviluppate in Italia rispetto ad altri paesi europei.

Dettagli
Publisher
A.A. 2021-2022
77 pagine
SSD Scienze politiche e sociali SPS/09 Sociologia dei processi economici e del lavoro

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ilacon di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Lavoro, globalizzazione e trasformazioni sociali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Fellini Ivana.