Gran parte delle teorie non dipinge in maniera positiva lo stato. Una di queste sostiene che lo stato è sorto
per fornire delle rendite di protezione: la gente paga le tasse e in cambio riceve protezione (grazie al
controllo che lo stato esercita sulle forze dell’ordine) mentre lo stato riceve riconoscimento del monopolio
(un individuo non può scegliere a chi pagare le tasse).
Lo stato monopolistico tuttavia non spreme fino all’ultima goccia la rendita sulla popolazione: la geopolitica
moderna mostra che in generale i costi della guerra e la spesa pubblica possono generare crisi fiscali.
Le crisi tuttavia possono generare delle riforme. Ciò è coerente con il modello neorazionalista del
comportamento delle persone, secondo il quale l’individuo intraprende un’azione drastica solo quando si
trova di fronte a delle emergenze. Queste riforme possono andare in direzione della democratizzazione, ma
in generale seguono i binari della routine, perché ciò favorisce solo una parte della popolazione.
La teoria della coalizione vincente minima sostiene che in un partito, che ha ottenuto una grande vittoria,
non regna necessariamente l’armonia: allora i vincitori cominciano a spaccarsi e a lottare fino a quando si
forma una coalizione vincente più piccola.
Nella teoria della scelta pubblica, James Buchanan si è spinto ancora più avanti nel tratteggiare le
conseguenze negative della concezione utilitaristica: i politici hanno interesse ad essere eletti e perciò
indirizzano la spesa del bilancio statale verso le cose che gli elettori vogliono ( non un aumento delle tasse).
I politici allora puntano sul debito pubblico, accontentando oggi gli elettori (nel futuro altri pagheranno il
deficit). Buchanan è favorevole ad una legge sul bilancio che proibisca le spese in passivo e renda
obbligatorio il bilancio in pareggio chi controlla i controllori? / come si evita il free rider?
Buchanan sostiene che gli individui devono elevarsi dalla condizione utilitaristica individuale per salire ad un
livello in cui si preoccupano a livello collettivo.
Coleman pensa che ci vorrebbero degli schemi di incentivazione che rendano vantaggioso per le persone
fare degli sforzi nell’educazione dei bambini. Per quanto riguarda i corporate actors invece propone di
sospendere le immunità a chi spetta compie l’attività dannosa. Sostiene inoltre che l’intervento diretto
dello stato potrebbe risolvere i problemi con una semplice distribuzione dei beni tra diversi gruppi, in
quanto il mercato è effettivamente una realtà concreta.
La teoria del conflitto risulta debole quando si tratta di analizzare ciò che avverrà dopo la rivoluzione.
La tradizione durkheimiana
Durkheim è la figura più rappresentativa e non faceva nessuna distinzione tra sociologia e antropologia: lui
e i suoi seguaci usavano il termine etnologia per le descrizioni empiriche delle società tribali, mentre per
sociologia intendevano l’analisi teorica di una società, tribale o moderna che fosse. Il contenuto principale
de l’Année sociologique erano rassegne di studi antropologici e sintesi di altri autori come Mauss, Hubert e
Bougle: Durkheim era particolarmente interessato all’induzione delle leggi di tutte le società dallo studio
delle società tribali e sosteneva che queste ultime fornissero con più chiarezza i legami. osservare la
società moderna con le lenti della società tribale.
La chiave del metodo scientifico consiste nella ricerca di un insieme di generalizzazioni causali tra loro
coerenti che si basano sul confronto sistematico delle condizioni in presenza delle quali si verifica una
gamma variabile di effetti: il suicidio è stato analizzato con questa tecnica (scelse di studiare il suicidio
perché si situa all’estremo opposto rispetto alla solidarietà sociale).
A Durkhiem non interessavano gli indicatori empirici in sé, ma la generalizzazione teorica: è la
generalizzazione tratta dai vari indicatori che costituisce una scienza. Sostenne inoltre che i contenuti
fondamentali della sociologia devono rifarsi alla storia: solo prendendo in esame un ampio arco di tempo e
di spazio si possono fare dei confronti sufficienti per vedere quali sono le forme condizioni che determinano
strutture di ampie dimensioni, quali le forme della società stessa.
Auguste Comte coniò il termine sociologia e prospetto che divenisse una scienza: voleva inoltre
sottolineare che la sociologia era la scienza più importante, in quanto avrebbe corretto gli errori di tutte le
altre e avrebbe potuto creare una società perfetta. Sebbene Durkheim non fosse altrettanto utopista,
anch’egli sosteneva che il compito della sociologia fosse quello di individuare leggi capaci di distinguere gli
stadi normali da quelli patologici della società.
Il fattore chiave esplicativo di Durkheim è rappresentato dai rapporti strutturali: le variazioni tra i modelli di
integrazione sociale determinano variazioni nel comportamento(la società determina l’individuo). Gli
individui sviluppano ruoli sempre più specializzati a causa dell’aumento della popolazione e
dell’emigrazione , a cui si aggiungono i progressi tecnologici: questi due mutamenti nella struttura sociale
comporta una progressiva concentrazione delle società, cioè fanno diminuire gli spazi tra i gruppi e
inducono gli individui a interagire di più fra loro. In pratica ogni gruppo deve produrre tutto ciò di cui ha
bisogno: l’intera società diventa più interdipendente nello stesso momento in cui gli individui si
differenziano di più l’uno dall’altro. Durkheim studiò come le società con una densità maggiore hanno idee
più astratte e generali, rispetto a quelle con bassa densità, che invece sono più concrete (per fronteggiare
subito i bisogni).
Rispetto a Marx, sosteneva che se anche il capitalismo fosse stato abbattuto e sostituito dal socialismo,
questo avrebbe mantenuto in vita la divisione del lavoro.
La tesi generale è che gli aspetti fisici della struttura determinano gli aspetti sociali. Tuttavia non tutti sono
esposti in maniera uguale agli influssi della densità sociale.
Inoltre ogni individuo è legato alla società tramite dei rituali sociali, che sono più evidenti nella religione,
ma possono essere distinti anche nella quotidianità: essi contraddistinguono le società ad alta densità di
popolazione, di conseguenza certe idee finiscono per rappresentare il gruppo stesso, diventandone dei
simboli (densità morale). Non è soltanto il numero degli individui, ma anche la misura in cui essi hanno una
vita in comune a contare. È vero che la società non può esistere senza idee, ma esse sono efficaci proprio
perché sociali, perché ricordano agli individui le collettività (rappresentazioni collettive); la coscienza
umana va indirizzata per direzionale la vita sociale degli individui.
Il modello di Durkheim ci presenta un mondo articolato su due livelli: il pensiero si sviluppa all’interno delle
nostre idee sociali e queste formano i contenuti della nostra coscienza. Non ci rendiamo conto del
significato simbolico delle idee sociali perché le diamo per scontate. Raffigura una società che ha un livello
conscio e superficiale e una struttura inconscia (la fisica sociale della densità fisica del gruppo) nella quale
operano i fattori realmente determinanti la razionalità ha sempre un fondamento non razionale ed è da
questo che essa emerge.
Anche i sociologi del conflitto pensano che la società sia organizzata su due livelli (uno materiale e uno
ideologico), ma mentre loro sostengono sia possibile mettere a nudo l’ideologia, per Durkheim è
impossibile, in quanto anche se svelate, torneranno sempre sotto qualche forma.
La sociologia di Durkheim si applica alla macrostruttura e alle microinterazioni, per questo tale tradizione
occupa una posizione centrale. Gran parte dei predecessori erano macrosociologi, come Montesquieu,
Comte e Spencer. Esistono due correnti: una si rifà alla macrosociologia di Durkheim della divisione del
lavoro e della struttura sociale e prosegue fino a Parsons e ai funzionalisti; l’altra si concentra
sull’antropologia sociale, da Mauss, passando per Goffman e Bernstein.
Durkheim scorse nell’ Spirito delle leggi di Montesquieu l’inizio della scienza della società. Quest’opera
segue il metodo scientifico e mostra come la società è qualcosa di più dello stato; classificò inoltre le
società secondo due tipi principali: l’antica repubblica greca e romana e la monarchia europea
contemporanea. Quest’ultima prevedeva la divisione dei poteri ed era dovuto al fatto che ogni società
avanzata tende a specializzarsi con la divisione del lavoro. Così Durkheim attribuiva a Montesquieu lo
schema teorico de La divisione del lavoro sociale (1893). Le antiche repubbliche erano caratterizzate da una
solidarietà meccanica. Durkheim pensava che fosse sulla buona strada considerando la densità di
popolazione come causa primaria di differenze nella struttura sociale e negli ideali.
Il fondatore della sociologia è Auguste Comte, che formulò l’idea della società come sistema a sé stante,
simile ad un organismo biologico. Formulò la legge dei tre stadi, secondo cui una società attraversa una fase
militare, una legale ed una industriale, al cui passaggio si verificano dei cambiamenti nell’ideologia(dalla
religione, alla metafisica, alla scienza) e nelle forme di attaccamento morale (famiglia, stato, umanità).
Spencer è stato considerato il successore di Comte e colui che ha liberato la sua sociologia dagli attributi
religiosi: tuttavia si era limitato a raccogliere fatti per illustrare un principio filosofico. Fin dall’inizio del suo
sistema aveva già enunciato la generalizzazione secondo cui ogni cosa si evolve da una stato di particelle
caotiche e uguali a una condizione di interdipendenza differenziata: Durkheim invece voleva che i principi
fossero stabiliti come risultato di comparazioni empiriche. Inoltre rivolge a Spencer un’altra critica:
quest’ultimo considerava la società simile ad un organismo e che solo gli individui avessero un’unità
psichica centrale, Durkheim invece credeva la società che costituisse nell’insieme un’unità psichica (che
inizialmente chiamò coscienza collettiva e poi rappresentazioni collettive). Spencer inoltre sosteneva che la
libertà dell’individuo e il libero mercato capitalistico rappresentassero la migliore forma di società.
Secondo Durkheim il sistema di Spencer era viziato dalle sue posizioni politiche: non solo la struttura è
dotata di le
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