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SECONDA PARTE
La psicologia sociale studia i modi e le forme dell’articolazione tra mondo psichico e mondo sociale.
Questa articolazione si estrinseca in tre livelli di interazione: tra individuo ed individuo, tra individuo
e gruppo e tra gruppi.
L’interesse per i gruppi nella psicologia sociale subisce vari mutamenti nel corso della storia. Si ha
un accesso interesse nel periodo compreso tra gli anni ‘30 e ‘50, soprattutto negli Stati Uniti, nel
tentativo di dare delle spiegazioni all’ascesa dei totalitarismi e agli stermini di massa.
Dal punto di vista scientifico, l’interesse per i gruppi sorge negli anni ‘20, con gli esperimenti posti
in essere negli stabilimenti di Hawtorne sull’importanza del gruppo come organizzatore dei
comportamenti degli individui.
Un interesse scientifico ai gruppi è dovuto anche all’opera di Lewin, che definisce lo statuto
psicosociale della nozione di gruppo.
Negli anni ‘60 lo studio dei gruppi si trasferisce in Europa, considerata dagli Stati Unita zona calda
per l’influenza del blocco sovietico.
Negli anni ‘70 si ha una riduzione per l’interesse sui gruppi, non accresciuta da fatti storici quali la
guerra in Vietnam. Tale circostanza indusse a ritenere rilevante per l’interesse scientifico sui gruppi
la conflittualità esterna e non quella interna.
I fattori che causarono il ridursi dell’interesse scientifico sui gruppi furono l’adozione generalizzata
del metodo sperimentale e l’attenzione rivolta all’individuo più che al gruppo.
Negli anni ‘90 si ha un ritorno di interesse per i gruppi, dovuto al consolidarsi dell’approccio europeo
e della social cognition, anche se venne perpetrata una prospettiva di studio individualista.
Lo studio sui gruppi è attraversato da luci e ombre.
Uno dei lati negativi è dovuto ad un pregiudizio epistemologico, che vede contrapposti un modello
razionale di uomo, che si esplica nella vita individuale, ed un modello istintivo viscerale, che invece
si manifesta nella vita all’interno dei gruppi.
I lati positivi sono invece rappresentati da quelle visioni che hanno posto in rilevo il fatto che i gruppi
rappresentano un’ineluttabile esperienza sociale per l’individuo e possono porsi come importante
strumento di cambiamento sociale.
Quest’impostazione fu portata avanti da Lewin, che la applicò nella sua ricerca sul campo avente
l’obiettivo di cambiare le abitudini alimentari della popolazione statunitense. Per ottenere tale
risultato, Lewin accertò che il maggiore fattore di cambiamento era determinato non da conferenze a
cui le persone partecipavano singolarmente, ma da gruppi di individui. Attraverso tali gruppi si
riusciva ad incidere non solo sulle motivazioni ma anche sulle azioni degli individui.
Questo approccio fu poi portato avanti con le esperienze dell’action research e dei T-group. Con
l’action reaserch la ricerca aveva l’obiettivo di cambiare la realtà sociale e allo stesso modo traeva
da essa nuovi elementi di conoscenza. Con i T-group, invece, si poneva in essere un metodo di
formazione non derivante dall’insegnamento di un individuo, ma dall’esperienza del singolo
all’interno del gruppo. In Lewin vi era tuttavia la consapevolezza che i gruppi potessero rappresentare
anche fattori in grado di ostacolare il cambiamento.
All’esperienza di Lewin seguì l’approccio europeo degli anni ‘60, incentrato sullo studio degli effetti
delle minoranze in rapporto all’innovazione e focalizzato in particolare sulle minoranze eterodosse
o contro-normative. Tale approccio era caratterizzato tuttavia da una certa sfiducia sul fatto che tali
minoranze potessero sempre raggiungere i loro obiettivi.
Una delle dispute maggiori in rapporto alle luci ed ombre nello studio dei gruppi riguarda
indubbiamente le questioni di metodo, con la contrapposizione tra ricerche di campo e ricerche di
laboratorio. È necessario utilizzare un approccio che riesca ad integrare entrambe e che utilizzi in
particolare il metodo di laboratorio solo nella parte finale, per trarre giovamento dal controllo delle
variabili. Nella fase iniziale, invece, è necessario utilizzare le ricerche di campo, come ad esempio
gli studi osservativi, le inchieste ed i quasi esperimenti, che traggono origine dallo studio sui gruppi
reali.
È utile inoltre porre in essere degli studi che riescano a confrontarsi con altre discipline, per il
vantaggio che deriva dal confronto con materie poste a vari livelli.
Ai fini della generalizzabilità della ricerca è necessario inoltre fare sempre riferimento al contesto in
cui la ricerca si colloca. Alcuni studi hanno infatti replicato in India le ricerche poste in essere da
Lewin in America riguardo alle abitudini alimentari, ottenendo risultati diversi.
Occorre infine porre attenzione ai significati dei termini utilizzati: i vocaboli utilizzati in campo
psicologico sono di ampio utilizzo, infatti, anche nell’accezione comune.
Esistono numerose definizioni di gruppo. Secondo la definizione di Mcgrath, si distinguono infatti
le aggregazioni artificiali, che sono insiemi creati artificialmente di individui con qualche
caratteristica in comune; le aggregazioni non organizzate, come ad esempio gli individui che si
trovano occasionalmente nello stesso luogo; le unità sociali con modelli di relazione, in cui
determinati individui condividono determinati valori; le unità sociali strutturate, in cui le relazioni tra
i membri sono più forti; le unità sociali intenzionalmente progettate, come ad esempio un gruppo di
lavoro; le unità sociali non intenzionalmente progettate, come un gruppo di amici.
Sotto questa visione, le caratteristiche che differenziano i vari gruppi e aggregazioni sono la
grandezza e le relazioni tra i membri.
Tale definizione è tuttavia restrittiva, perché esistono gruppi in cui i membri non sono legati da
relazioni reciproche. Questa nozione, tuttavia, ci consente di distinguere tra piccoli gruppi e gruppi
faccia a faccia. Nei piccoli gruppi i membri, pur avendo delle relazioni tra di loro, non hanno
necessariamente delle relazioni dirette, come invece avviene nei gruppi faccia a faccia.
Secondo la nozione di Bales, i gruppi sono necessariamente piccoli e ad interazione diretta, in cui
emergono dei contrasti emozionali tra i membri del gruppo nel raggiungimento dello scopo, contrasti
che devono essere composti.
Esiste poi la differenziazione tra gruppi primari e secondari: nel primo tipo si hanno delle relazioni
dirette tra i membri, mentre nel secondo tipo è maggiormente presente la componente del
raggiungimento dell’obiettivo.
I gruppi vengono poi distinti in formali o informali, a seconda che nascano sotto l’egida istituzionale
o spontaneamente.
I gruppi informali, o naturali, vengono poi distinti dai gruppi costruiti, che sono creati a scopi di
ricerca e dai quasi gruppi, che in realtà non sono dei veri e propri gruppi, in quanto anche gli scambi
tra i membri sono imposti artificialmente.
Vi sono infine i gruppi di riferimento, in cui l’individuo si identifica e a cui vuole appartenere.
Secondo l’ottica gestaltista di Lewin, il gruppo costituisce una totalità dinamica, in cui le proprietà
strutturali delle parti sono diverse dalle proprietà strutturali dell’insieme.
Secondo Lewin, pertanto, il gruppo è una totalità in cui le parti che la costituiscono sono tra loro
interdipendenti.
L’interdipendenza può essere del destino, in cui i membri si sentono sulla stessa barca, o degli
obiettivi.
L’interdipendenza degli obiettivi è più forte della prima, perché i comportamenti di un membro
interferiscono sugli altri componenti.
Sherif, invece, ha una concezione del gruppo come una struttura (concezione architetturale), in cui i
membri hanno diversi status e ruoli e condividono una serie di norme e di valori comuni.
La sua concezione è ecologica, in quanto la struttura del gruppo è influenzata dalle relazioni con gli
altri gruppi.
Per Sheirif è importante, nell’ambito della ricerca, prendere in considerazione i gruppi naturali, per
cui l’autore utilizza il metodo sperimentale solo al termine della ricerca, per escludere variabili non
volute.
La concezione strutturale di Sherif si adatta sia a gruppi di piccole che di grandi dimensioni.
La concezione di Tajfel, invece, concepisce il gruppo come un corpo di persone che sentono di essere
parte dello stesso gruppo. È importante, pertanto, l’auto-categorizzazione del membro all’interno di
un determinato gruppo. È quindi rilevante che sussista la componente cognitiva, valutativa ed
emozionale.
È sufficiente, pertanto, qualsiasi tipo di categorizzazione sociale per distinguere un ingroup da un
outgroup.
Questa concezione è soggettiva e viene corretta con una componente oggettiva: la valutazione del
membro, interna, deve coincidere con la valutazione esterna di un ipotetico osservatore.
La componente cognitiva deve essere pertanto classificata come sociocognitiva, perché deve esistere
un consenso circa la categorizzazione necessaria per fare parte di un gruppo.
È rilevante infine nell’ambito del gruppo la nozione di entitatività, che trae origine dalla nozione di
gruppo di Lewin. L’entitatività è il grado in cui gli osservatori percepiscono il gruppo come una vera
e propria entità.
Tale concetto rimanda al settore della percezione sociale interno alla psicologia sociale. L’entitavità
è maggiore nella percezione dei singoli individui che rispetto ai gruppi. Gli individui vengono
percepiti infatti come un’unità organizzata e coerente, in cui alcuni parti vengono inferite da altre.
Secondo alcuni autori, l’entitavità gioca un ruolo importante nei pregiudizi che si verificano tra un
gruppo ed un altro. L’entitavità rimanda pertanto al concetto di interconnessione, in cui il gruppo si
distingue per la connessione di un membro con gli altri. Secondo tale teoria pertanto il rapporto tra
gruppi è irrilevante per il formarsi del singolo gruppo.
***************
La vita sociale è costituita dall’entrata e dall’uscita dell’individuo dai gruppi. Ogni società, per
sopravvivere, ha bisogno di coesione interna e di continuità temporale. I riti di passaggio assicurano
tali componenti, nell’ingresso di nuovi membri all’interno di un gruppo.
I riti di passaggio consentono ad un individuo di cambiare il proprio gruppo di appartenenza, la
propria situazione sociale e il proprio ruolo. Si distinguono all’interno di tali riti la fase preliminare,
liminare e post liminare.
Lo studio dei riti di passaggio si è concentrato sia sulla nostra società (riti folcloristici) che su società
diverse dalla nostra.
I riti di pa