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APPROCCIO SOCIOCULTURALE E APPRENDIMENTO:

Visione dell’apprendimento come pratica situata e distribuita.

a) situata: perché non può esserci apprendimento senza contesto. L’apprendimento è situato all’interno degli

specifici contesti in cui si realizza. Se l’apprendimento è sempre strettamente connesso al contesto di

apprendimento c’è la possibilità che le abilità acquisite in un cointesto specifico vengano utilizzate in un altro

contesto? Assolutamente sì, altrimenti non avremmo capacità di transfer. Compito della scuola è di fornire

agli studenti gli strumenti che poi possono essere spesi anche altrove.

b) distribuita: l’apprendimento è distribuito tra tutti i partecipanti all’interno di un contesto, facendo uso anche

di strumenti tecnici che si ha a disposizione.

In questa visione c’è una continua co – costruzione della conoscenza: la conoscenza in un contesto di

apprendimento dovrebbe essere sempre co – costruita e non unilaterale e ci dovrebbe essere una continua

negoziazione di significati.

 Secondo l’approccio socioculturale l’apprendimento si manifesta dalla periferia al centro: secondo

l’approccio socioculturale un buon contesto di apprendimento dovrebbe rendere tutte le persone da

inesperte ad esperte in un determinato campo.  passaggio da un ruolo “periferico” a uno “centrale”.

 Gli individui quindi si appropriano progressivamente di modi di pensare e ragionare sempre più efficaci e

divengono poi in grado di proporre essi stessi nuove pratiche.

 contesto, collaborazione e costruzione (le 3 C) sono parole chiave che richiamano gli aspetti fondamentali

dell’approccio socioculturale (necessità di un contesto, importanza della collaborazione e costruzione della

conoscenza).

IMPLICAZIONI PER L’APPRENDIMENTO:

La psicologia dell’educazione è nata come scienza con forti implicazioni pratiche.

Le ricerche che vengono fatte nel campo della psicologia dell’educazione spesso hanno implicazioni

pratiche, ricadute nel campo dell’istruzione.

Tre buone pratiche che derivano dall’approccio socioculturale sono:

1) l’apprendistato cognitivo

2) contesti e pratiche discorsive (l’importanza della discussione)

3) aiuto reciproco tra pari

1) APPRENDISTATO COGNITIVO:

L’apprendistato è un periodo in cui una persona (apprendista) impara a svolgere un determinato lavoro, una

mansione.

Che caratteristiche ha questo tipo di apprendistato? Se c’è un apprendistato oltre l’apprendista deve esserci

una persona che guida, un esperto. Quello dell’apprendistato è un contesto dove la persona va e apprende

qualcosa che gli serve e quindi è un contesto significativo per la sua vita.

In parallelo, l’apprendistato cognitivo ha come fine ultimo quello di far apprendere in ambito scolastico.

Come l’apprendistato in ambito lavorativo, l’apprendistato cognitivo ha un contesto significativo e ha un

esperto che funge da modello.

Un modo per rendere espliciti i processi cognitivi, per esteriorizzare i processi cognitivi, è il pensiero ad alta

voce: con esso esprimo passo a passo ciò che sto facendo e quindi mostro a colui che deve apprendere

quali sono i vari specifici passaggi da mettere in atto per arrivare a risolvere il problema. È un lavoro

estremamente complesso, di tipo metacognitivo, che si può fare però anche con i bambini piccoli.

Esternare i processi cognitivi significa far capire al bambino tutti i passaggi e fargli capire che certe cose

sono difficili ma che con l’impegno si possono fare.

Come il bambino può arrivare ad essere autonomo in questo?

Deve essere in grado di interiorizzare il modello e farlo diventare un suo modello mentale. Non ha più

bisogno dell’esperto che gli mostra come fare.

Dipende da tante cose quindi (livello di colui che apprende, difficoltà del compito, ecc…).

L’allievo è attivo, non c’è apprendimento passivo. L’adulto funge da scaffolding, da supporto.

L’apprendistato cognitivo si articola nei seguenti momenti:

a) modellamento: esecuzione di un compito da parte di un esperto. Gli apprendisti imparano osservando il

modello. L’esperto esteriorizza, “rende visibili” i processi.

b) allenamento: gli studenti svolgono il compito e l’esperto fornisce feedback, sostegno e suggerimenti.

c) supporto: sia suggerimenti e aiuti, sia supporti materiali. Scaffolding e fading.

d) articolazione: adozione di ogni metodo che aiuti l’allievo ad articolare conoscenze, ragionamenti, processi

di problem solving.

 prevede che l’esperto adotti metodi diversi in funzione dei diversi allievi che ha davanti. Deve quindi per

esempio saper conto dei diversi stili cognitivi.

e) riflessione: forniti stimoli per spingere lo studente a confrontare la propria prestazione con esperto.

Modello cognitivo interno di competenza.

 la riflessione è il momento cruciale: gli allievi devono essere abituati a riflettere sui propri processi cognitivi.

f) esplorazione: studente formula autonomamente interrogativi e possibili soluzioni. Studenti sempre più

esperti.

 Alla luce di tutto ciò è chiaro che questo lavoro include

- processi di problem solving,

- riflessione sulla propria attività,

- monitoraggio,

- valutazione della propria prestazione alla luce di quella dell’esperto e del modello interno di competenza

che mi sono creato.

Un’applicazione dell’apprendistato cognitivo è quella del reciprocal teaching .

È utilizzato per aiutare gli studenti fin dalla scuola primaria a comprendere i testi scritti.

La comprensione del testo è essenziale sia in ambito scolastico che nella quotidiana.

Come è possibile avere questa modalità di ragionamento? Bisogna imparare 4 attività strategiche:

a) porre domande (capire se ci sono o meno dei punti di perplessità all’interno di questi testi. Un bambino

della scuola primaria non è in grado di trovare punti di incoerenza nel testo, se ci sono contraddizioni non le

nota).

b) fornire chiarimenti e spiegazioni (non sempre tutto è chiaro ed esplicito. A volte mancano alcuni

collegamenti).

c) riassumere (spesso i bambini non sanno selezionare le informazioni importanti e quindi riassumere)

d) fare previsioni

Questo modello viene attuato fin dalla scuola primaria per aiutare i bambini ad acquisire queste 4 strategie.

Il reciprocal teaching si svolge a gruppetti: dopo che il maestro ha fatto da modello fa lavorare i ragazzi in

gruppo in cui ognuno ha un ruolo (uno deve fare domande, uno che deve fornire chiarimenti, un altro deve

riassumere e un altro che deve fare previsioni) e poi si scambiano i ruoli. Lo scopo è che poi i soggetti siano

in grado di utilizzare queste strategie da soli per leggere e comprendere.

2) CONTESTI E PRATICHE DISCORSIVE:

Anche la discussione in classe si è rivelata molto utile perché permette alle persone di dire la propria

opinione e venire supportati da altri ma di venire anche smentiti.

Attraverso l’interazione con gli altri (discussione, confronto, argomentazione), ognuno espone la propria idea,

la quale può anche essere smentita dagli altri.

 conflitto socio cognitivo: dissidio tra punti di vista, legittimità di una risposta diversa dalla propria.

 allievi lavorano insieme

 co – costruzione della conoscenza

 condivisione della conoscenza

3) AIUTO RECIPROCO TRA PARI:

Per quanto riguarda la collaborazione tra pari ci può essere:

a) apprendimento collaborativo: avviene quando si creano gruppi dello stesso livello di competenza.

b) tutoring tra pari: avviene quando un bambino più esperto funge da guida a un bambino meno esperto.

- Favorisce la comprensione

- il contesto relazionale aiuta a costruire il senso di sé

- utile per tutti, allievi esperti e meno esperti.

 è importante che l’insegnante abbia creato un buon clima per realizzare al meglio il tutoring tra pari.

La relazione funziona se vengono rispettati certi aspetti, altrimenti lo scaffolding non funziona.

Gruppi omogenei: C’è lo stesso livello di competenza.

- svantaggio: non c’è persona esperta che può aiutare un non esperto. C’è il rischio che non ci sia un

elemento trainante.

- vantaggio: gli obiettivi sono comuni a tutti e condivisi.

gruppo eterogeneo: Non c’è lo stesso livello di competenza.

- svantaggio: i bambini meno esperti sono più passivi. Un ragazzo meno esperto in un compito può rimanere

indietro, è svantaggiato.

- vantaggio: soggetti più esperti possono aiutare soggetti meno esperti.

DIFFERENZE TRA APPRENDIMENTO DENTRO E FUORI LA SCUOLA:

Resnick ha messo in evidenza la differenza tra l’apprendimento dentro e fuori dalla scuola:

Dentro la scuola:

a) l’apprendimento all’interno della scuola è prevalentemente di tipo individuale. Il lavoro collaborativo è

sporadico. Cognizione individuale.

b) Lo “scopo” della scuola è acquisire principi teorici generali ma con l’idea che poi tali abilità possano

essere portate fuori. Quindi apprendo certe abilità di carattere generale, che poi possono essere utilizzate

anche in altri contesti. Apprendimento per la generalizzazione.

c) La valutazione si basa su ciò che si sa fare da soli

d) richiesta la manifestazione del “puro” pensiero, senza strumenti cognitivi e materiali di supporto,

soprattutto in sede di valutazione. Attività mentale.

e) L’apprendimento a scuola è basato sulla manipolazione di simboli (staccato da ogni contesto significativo).

Questi simboli sono molto astratti.

Fuori la scuola:

a) Le attività sono condivise, la cognizione è condivisa.

b) necessità di competenze specifiche, adatte alle situazioni. Se penso alla quotidianità ho la necessità di

avere competenze specifiche.

c) l’abilità di un individuo di conseguire un successo dipende dal rendimento di più persone. Quando nella

vita quotidiana raggiungiamo il successo spesso è dovuto al rendimento di più persone.

d) le attività si basano sull’uso di strumenti

e) l’apprendimento è contestualizzato perché connesso a eventi della vita quotidiana.

 è chiaro quindi che questi due ambienti sono diversi, ma è chiaro anche che l’uno deve essere funzionale

all’altro.

ALLIEVI E DOCENTI IN UNA CLASSE SOCIOCULTURALE:

- idee ed esperienze degli allievi sono il punto di partenza

- proposte attività di tipo significativo: si chiede di applicare la conoscenza a contesti autentici, di interpretare,

riflettere, argomentare

- importanza del dialogo, della disc

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
65 pagine
1 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ali7877 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicologia dell'educazione e dei processi di apprendimento e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Gelati Carmen.