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LO SPORTELLO DI ASCOLTO:
Lo sportello di ascolto è nato con l’obiettivo di offrire un servizio di ascolto e di analisi del disagio e per
l’individuazione di tipologie differenziate di consulenza.
Esso si avvale della presenza di operatori adeguatamente formati, le cui competenze sono messe al servizio
sia delle scuole sia delle famiglie per affrontare immediatamente la situazione problematica e per favorire la
collaborazione tra scuola e famiglia e altri servizi capaci di fornire la risposta più adeguata al bisogno
rilevato.
Gli obiettivi dello sportello sono:
a) favorire un collegamento tra i diversi soggetti che si occupano della prevenzione del disagio scolastico,
costruendo una rete di collaborazione co i diversi soggetti interessati e competenti nel territorio
b) sostenere progetti per la prevenzione delle diverse forme di disagio scolastico e la promozione del
benessere a scuola, soprattutto attraverso l’apertura di una “linea dedicata” di ascolto rivolta a studenti,
personale della scuola e famiglie.
c) fornire attività di formazione per docenti al fine di potenziare la conoscenza delle problematiche sottese al
disagio scolastico e delle metodologie di prevenzione e di intervento
d) fornire ai docenti, agli studenti e alle famiglie strumenti per l’intervento nei casi di accertata necessità,
soprattutto attraverso:
- la promozione di azioni congiunte con enti/istituzioni del territorio
- il supporto alle azioni già intraprese dalle scuola
- la collaborazione con le scuole interessate per la sensibilizzazione alla presa in carico del caso
- la promozione e il supporto alle iniziative di attivazione degli spazi di ascolto/CIC nelle scuola.
LA RETE DI SCUOLE:
In generale una rete può essere concettualizzata come un insieme di attori (gruppi, enti, associazioni),
interessati a un determinato tema/problema e motivati a collaborare allo scopo di affrontarlo e risolverlo.
È importante fare la rete non solo tra le scuole e le agenzie del territorio ma anche tra le diverse scuole.
Questo consente:
- superamento dell’individualismo e collaborazione per un obiettivo comune
- sensibilizzazione di più persone
- suddivisione di compiti e responsabilità
- risparmio di tempo e risorse
- maggiori conoscenze e strumenti
- maggiore possibilità di affrontare il problema con successo
Il lavoro di rete offre una serie di vantaggi valutabili soprattutto nel medio e lungo periodo.
A livello generale, le finalità di una rete di scuole sono le seguenti:
a) avere una conoscenza più allargata dei problemi e delle esigenze dei ragazzi
b) individuare, valorizzare e condividere le risposte presenti
c) dialogare e operare in sinergia con le istituzioni del territorio
L’APPROCCIO ISTITUZIONALE:
Quello che, a oggi, risulta essere il modello privilegiato di intervento anti – bullismo è il Whole School
Approach.
Gli interventi che si collocano a questo livello hanno l’obiettivo primario di coinvolgere l’intera comunità
scolastica con tutte le sue componenti nella prevenzione e nella gestione delle situazioni di bullismo.
Tali interventi si fondano su due assunti:
a) è responsabilità di tutta la scuola attivarsi per il benessere degli studenti e per la prevenzione delle
situazioni di disagio relazionale
b) un problema complesso e multisfaccettato come il bullismo necessita di azioni educative ad ampio raggio,
coinvolgendo attivamente anche i membri della comunità scolastica che non partecipano direttamente alle
situazioni di prepotenza.
LA POLITICA SCOLASTICA:
È importante un approccio integrato dell’intera scuola per ottenere risultati più marcati e duraturi nel tempo:
Per questo motivo è essenziale definire una vera e propria politica scolastica anti – bullismo, ovvero una
ferma e chiara dichiarazione circa l’inaccettabilità di qualsiasi forma di prepotenza unita all’elaborazione di
un insieme di obiettivi, di linee guida anti – violenza e di un sistema di regole basato sul rispetto e la
cooperazione.
Una politica scolastica anti – bullismo, se formulata e pubblicizzata correttamente:
a) costruisce il fondamento per una chiara comunicazione tra tutte le componenti della scuola riguardo alle
aspettative circa i comportamenti appropriati e le conseguenze per i comportamenti di prepotenza
b) aiuta a prendere decisioni rispetto a tali conseguenze e permette al personale della scuola, ai genitori e
agli studenti di comunicare in maniera uniforme su questi temi.
c) fornisce alla comunità allargata la misura di quanto il tema del bullismo sia seriamente dalla scuola.
Le politiche che hanno più probabilità di successo non sono quelle che hanno “tolleranza zero” e quindi
bocciano o sospendono, ma sono quelle che prevedono strategie di intervento volte:
a) ad aiutare gli studenti a modificare il proprio comportamento scorretto,
b) a insegnare loro a costruire relazioni sociali positive,
c) ad aumentare il loro senso di appartenenza alla comunità – scuola
d) a coinvolgere l’intera comunità scolastica nel lavoro di prevenzione dei comportamenti problematici, di
miglioramento del clima della scuola e di supporto agli studenti in difficoltà.
È possibile individuare alcuni passi comuni utili per arrivare a definire correttamente una politica scolastica
antibullismo:
passo 1: definire il bullismo: discussione e condivisione tra tutte le componenti della scuola rispetto a ciò che
si deve intendere per bullismo.
passo 2: fare riferimento a modelli esistenti: una volta raggiunto l’accordo su cosa si deve intendere per
bullismo, nel cominciare il lavoro di stesura della propria politica scolastica, la scuola potrebbe fare
riferimento a modelli o esempi di politica anti – bullismo.
Tuttavia non deve essere un’operazione di “copia e incolla”, ma deve essere mirata alla scuola in questione.
passo 3: identificare le procedure di denuncia e di intervento: è opportuno che già nella politica scolastica
siano ben definite le modalità con cui specifici episodi di cui si è stati vittima o semplici testimoni possano
essere denunciati.
A tal proposito dovranno essere individuate a priori le persone incaricate di raccogliere queste testimonianze,
le diverse modalità con cui farlo e le procedure di intervento successive alla denuncia o alla raccolta di
eventuali ulteriori informazioni.
passo 4: prevedere l’aiuto alla vittima: la protezione e il sostegno al soggetto più debole devono essere
considerati prioritari e, fin dalla stesura delle politica scolastica, è importante prevedere esplicitamente
modalità di ascolto e aiuto allo studente vittima di prepotenze, per garantirne sia l’incolumità fisica che il
benessere psicologico e scolastico. A tal proposito è opportuno prevedere la possibilità di ricorrere a risorse
esterne (es. psicologo) qualora ci sia la necessità di un intervento più approfondito e specialistico.
passo 5: prevedere attività di prevenzione: è importante delineare anche le linee d’azione per la prevenzione
delle prepotenze nella scuola e il miglioramento del clima generale e delle relazioni sociali.
ATTIVITÀ ANTI – BULLISMO A LIVELLO DI SCUOLA:
Tra gli interventi significativi a questo livello, orientati alla modificazione del clima relazionale della scuola e
associati a un decremento nei comportamenti di prepotenza, ci sono soprattutto:
a) le conferenze scolastiche: si propongono primariamente di aumentare la consapevolezza e la conoscenza
del problema del bullismo negli studenti, nel personale della scuola e nei genitori.
Le conferenze costituiscono uno strumento semplice attraverso cui informare e sensibilizzare un numero
elevato di persone. Quindi è importante formare insegnanti e anche le altre figure all’interno della scuola a
intervenire e a dare obiettivi comuni.
b) la formazione specifica degli insegnanti (e del resto del personale): la formazione all’interno della scuola di
un gruppo di adulti (insegnanti, ma non solo) riguardo il tema del bullismo può portare ad un “effetto a
cascata” per cui, col passare degli anni e l’aumento dell’esperienza diretta, questi insegnanti possono
diventare essi stessi i formatori di altri colleghi, trasmettendo loro conoscenze e competenze.
c) il miglioramento della supervisione delle attività dei bambini e degli spazi in cui esse si svolgono:
l’identificazione dei luoghi o dei momenti della giornata più a rischio rispetto al verificarsi di episodi di
bullismo può aiutare la scuola a migliorare la quantità e la qualità della supervisione da parte degli adulti,
riducendo l’insorgenza di conflitti e prepotenze.
INTERVENIRE SULL’ATMOSFERA MORALE DELLA SCUOLA:
Un ruolo significativo nell’influenzare il comportamento prepotente e gli atteggiamenti positivi verso il
bullismo può essere svolto da una variabile di livello contestuale come il clima morale della scuola, ossia
l’insieme dei valori e delle norme che regolano le relazioni all’interno dell’ambiente scolastico e il grado in cui
tali valori e norme sono condivisi dai membri di tale comunità.
Molto frequentemente, il bullismo viene influenzato dalla percezione che il clima della comunità scolastica sia
favorevole, o quanto meno non apertamente contrario, alle prepotenze e all’uso della forza.
È quindi importante:
a) creare un clima di sicurezza in cui i ragazzi si sentano sicuri di poter parlare delle prepotenze, un clima di
comunità (questo crea un’atmosfera positiva, un senso di appartenenza)
b) favorire una maggiore conoscenza tra gli studenti del clima morale della scuola: non solo sapere “in
questa scuola non è accettato il bullismo”, ma anche sapere che ci sono tanti altri ragazzi che condividono
questo clima morale.
MIGLIORARE LA DISCIPLINA A SCUOLA:
Una dimensione che influenza notevolmente il clima scolastico è il tipo di sistema disciplinare con cui
vengono gestite le infrazioni alle regole. È possibile distinguere climi diversi basati su due tipi di giustizia:
a) clima di tipo punitivo: modello più tradizionale caratterizzato da alti livelli di controllo e bassi livelli di
supporto fornito ai membri della comunità.
Si tratta di un approccio più individualistico che vede anche il bullismo come un problema fondamentalmente
legato al comportamento individuale dei bulli.
Questo tipo di clima, in cui si privilegiano le punizioni come strategie per il mantenimento della disciplina, non
rappresenta una via efficace alla soluzione dei problemi comportamentali.
b) restorative justice: un approccio alla disciplina basato sui valori della cooperazione e della responsabilità,
interessato più al benessere delle relazioni che ai comportam