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ALTERAZIONI SISTEMA GLUTAMAERGICO:

Un’altra ipotesi attribuisce il problema ad un’alterazione del sistema glutamaergico.

Questa ipotesi parte dall’evidenza dei sintomi cognitivi.

- la chetamina blocca il recettore NMDA, che è un recettore del glutammato, e provoca sintomi transitori

schizofrenici simili in volontari sani.

- il glutammato sembra ridotto nelle regioni frontali, quindi c’è meno liberazione di glutammato che si lega ai

recettori NMDA, quindi i recettori NMDA non ricevono il loro neurotrasmettitore glutammato e i neuroni che

ricevono le comunicazioni tramite glutammato si comportano come se non ricevessero nessun segnale.

Questi neuroni sono interneuroni inibitori GABA.

 La disregolazione del sistema glutamaergico porterebbe all’eccesso di dopamina.

 normalmente si libera il glutammato, si lega al suo recettore sull’interneurone GABA e l’interneurone a quel

punto blocca l’ulteriore produzione di glutammato. Qui in realtà il neurone che non riceve segnale tramite

glutammato non lavora sull’interneurone inibitorio e quindi l’interneurone inibitorio continua a lasciar libera la

produzione.

Quindi c’è una disregolazione del sistema glutamaergico.

ANOMALIE IMMUNOLOGICHE:

Un’altra ipotesi è l’ipotesi immunologica.

Ci sono delle sostanze che sono importanti nelle risposte immunitarie, che sono le citochine. Effettivamente i

soggetti con schizofrenia hanno delle alterazioni immunologiche, quindi un’ipotesi è che ci sono delle

citochine che sono proinfiammatorie e alcune che sono antiinfiammatorie.

Potrebbe essere che c’è un’infezione virale, un virus che in qualche modo danneggia il successivo sviluppo

del cervello, potrebbe scatenare un’autoimmunità (l’organismo produce anticorpi verso se stesso).

Fra le teorie sulle alterazioni immunologiche possono essere inserite quelle che attribuiscono un ruolo alle

infezioni e alla stagione di nascita: si è evidenziato infatti che molte persone affette da schizofrenia sono

nate durante la stagione invernale o all’inizio di quella primaverile. Si è quindi ipotizzato che ci possano

essere fattori di rischio stagione – specifici di tipo virale o dietetico.

Molti studi hanno inoltre focalizzato l’attenzione sulle complicazioni durante la gravidanza e alla nascita, oltre

che sull’esposizione alle epidemie influenzali. Indagini epidemiologiche mostrano infatti un’alta incidenza di

schizofrenia a seguito dell’esposizione prenatale al virus dell’influenza durante diverse epidemie e un

aumentato rischio di sviluppare la patologia a seguito dell’esposizione all’influenza, durante il secondo

trimestre di gravidanza.

ANOMALIE NEUROENDOCRINE:

Un’altra cosa che hanno trovato negli schizofrenici sono anomalie neuroendocrine (le ghiandole endocrine

sono quelle che producono gli ormoni).

In particolare c’è un ormone, il cortisone, che viene liberato nelle situazioni di stress e viene prodotto perché

mette in circolo il glucosio e fa tutte quelle cose che ci servono per reagire allo stress.

In un soggetto normale, se io inietto del desametazone, una sostanza analoga al cortisone, io non produco

più cortisone. Nei soggetti schizofrenici non c’è soppressione.

Un’ipotesi è che ci sia una risposta alterata allo stress dell’asse ipotalamo – ipofisi: hanno un’ipotesi

aumentata di volume, livelli di cortisolo aumentati nei soggetti a rischio e quindi un fattore di vulnerabilità.

DIFETTO DI NEUROSVILUPPO:

DISTURBO DEL NEUROSVILUPPO:

Quelli che hanno sottolineato l’ipotesi del neurosviluppo hanno cercato più o meno di mettere insieme

diverse cose.

L’eziologia della schizofrenia coinvolgerebbe processi patologici causati da fattori genetici e ambientali, che

cominciano prima che il cervello raggiunga il suo stato adulto nell’adolescenza.

 Ci sarebbero dei fattori genetici ed ambientali che provocherebbero l’attivazione di circuiti neurali patologici

e si svilupperebbero prima in utero nel secondo semestre di gravidanza e poi nell’adolescenza quando c’è

un’ulteriore maturazione del cervello, che deve raggiungere lo stato di cervello adulto.

L’attivazione di questi processi patologici farebbe emergere i sintomi positivi e negativi.

 In condizioni normali si riducono i neuroni superflui, ma nei pazienti schizofrenici c’è un’eccessiva riduzione

di queste sinapsi.

SINTOMI POSITIVI:

ALLUCINAZIONI  FALSE PERCEZIONI

DELIRI  FALSE CONVINZIONI

allucinazioni: false percezioni in assenza di stimolo appropriato.

allucinazioni uditive: udire voci umane, anche se il paziente apprende col tempo che le “voci” non sono reali,

tuttavia le esperienze continueranno ad avere la qualità di percezioni “reali”.

Esistono due teorie: teoria dell’input e teoria dell’output.

TEORIE DELL’INPUT:

Le teorie dell’input sostengono che l’allucinazione si verifica quando uno stimolo esterno viene percepito

erroneamente.

 ipotesi 1: incapacità di discriminazione: due stimoli appaiono al paziente più simili che ad altre persone, e

quindi vengono confusi. Questo è però improbabile perché le allucinazioni si verificano anche in ambienti

silenziosi.

 ipotesi 2: distorsione anomala: anormale distorsione a udire parole quando non ci sono. Tuttavia i pazienti

non hanno una distorsione nel percepire parole. Inoltre non si spiega il carattere specifico delle allucinazioni

(udire i propri pensieri, udire persone parlare di loro, ecc…).

 è difficile e improbabile che le allucinazioni riflettano la percezione errata di stimoli esterni.

TEORIE DELL’OUTPUT:

Le teorie dell’output sono più accreditate.

Una di queste suggerisce che le “voci” sono il risultato di un discorso subvocale pronunciato dal paziente.

 Alcuni studi hanno dimostrato che tenere occupata la muscolatura dell’apparato vocale del paziente (o

tenere bocca aperta) riduceva le allucinazioni.

Questo si rifà al modello di Baddeley e Hitch (1974) di Memoria di lavoro  magazzino fonologico e ripasso

articolatorio: le allucinazioni avrebbero a che fare con il ripasso articolatorio (allucinazioni uditive anche in

persone sorde dalla nascita che tuttavia possiedono una sorta di “linguaggio interno”).

STUDI STRUTTURALI (guardano la morfologia):

vanno a misurare il volume della sostanza grigia nei pazienti. La sostanza grigia è ridotta nel giro temporale

superiore sinistro (dove vengono decodificate le parole) e la corteccia uditiva primaia bilateralmente (giro di

Heschl), che sente suoni e rumori.

STUDI DI ATTIVAZIONE (mi dicono quale parte del cervello si attiva quando faccio un determinato

compito):

Guardando il metabolismo del cervello in un paziente schizofrenico durante un’allucinazione, rispetto ai

soggetti normali, ha un’attivazione bilaterale nel giro frontale inferiore (che inibisce, blocca, monitorizza), nel

giro postcentrale e un’attivazione sinistra del lobulo parietale inferiore.

Altri studi confrontano pazienti schizofrenici che hanno le allucinazioni rispetto a pazienti schizofrenici che

non hanno allucinazioni. Nei pazienti che hanno le allucinazioni c’è minore attività del giro temporale

superiore (che decodifica il linguaggio), del giro temporale medio e della corteccia premotoria di sinistra.

POSSIBILE SPIEGAZIONE:

Il lobo frontale normalmente fa un monitoraggio, ma il paziente ha una minore attività a livello del giro

frontale inferiore e quindi c’è un difetto di monitoraggio del linguaggio interno.

Questo linguaggio generato internamente è mal interpretato a causa di una distorsione permanente del

linguaggio nel lobo temporale.

 giro frontale e post - centrale: implicati nella produzione di linguaggio interno.

 lobulo parietale inferiore: sbaglia ad attribuirlo. Lo attribuisce ad uno stimolo esterno invece di capire che è

il soggetto stesso che lo genera.

 giro temporale superiore e giro temporale medio: dovrebbero decodificare il messaggio ma non lo

capiscono perché funzionano male.

 la corteccia del cingolato anteriore e la corteccia premotoria non eseguono un monitoraggio accurato per

farmi dire “guarda che lo produci tu internamente”.

CONNETTIVITÀ:

Nei soggetti schizofrenici con allucinazioni ci sono molti più collegamenti tra l’area di Broca (area che parla)

e l’area di Wernicke (l’area che dovrebbe capire), quindi c’è anche un sovrannumero di collegamenti tra

queste due regioni.

Nei pazienti schizofrenici senza allucinazioni non c’è questo sovrannumero.

Le differenze maggiori tra soggetti normali e soggetti schizofrenici riguardano il segmento lungo (diretto) del

fascicolo arcuato.

SINTOMI POSITIVI ASSOCIATI A LESIONI CEREBRALI SPECIFICHE:

Ci sono una serie di somiglianze di sintomi che può avere un paziente con lesione frontale rispetto a un

paziente con schizofrenia.

Per esempio i pazienti con lesioni frontali possono avere un sintomo molto caratteristico, quello della mano

aliena.

Nel fenomeno della mano aliena, la mano controlaterale alla lesione viene percepita come qualcosa di

estraneo e ne parlano in terza persona (es. “lei fa così”), come se fosse fuori dal controllo della volontà.

Nel grado più estremo si verifica il conflitto intermanuale per cui una mano fa una cosa e la mano aliena ne

fa un’altra.

Un altro disturbo frontale che fa pensare alla schizofrenia è la sindrome di Capgras (delirio di errata

identificazione).

La sindrome di Capgras consiste in un’errata identificazione, per cui il paziente crede che le persone, i luoghi

e gli edifici che conosce siano stati sostituiti da “sosia” o copie identiche.

Un altro disturbo frontale assimilabile alla schizofrenia è la prosopoagnosia, in cui il paziente riconosce le

persone (familiarità ok), ma l’identificazione è compromessa.

 In questi casi il deficit è riconducibile a due vie diverse:

a) identificazione (via ventrale)

b) riconoscimento della familiarità degli stimoli (via dorsale da corteccia visiva a sistema limbico).

SINTOMI NEGATIVI ASSOCIATI A LESIONI FRONTALI:

Quando c’è una lesione alla corteccia del cingolo e della corteccia premotoria, il paziente è mutacico (apatia)

e non risponde, non si muove, è assente il comportamento spontaneo, ha una tendenza al comportamento

stimolo – guidato (comportamento di utilizzazione).

Quando c’è una lesione alla corteccia orbito – frontale, il paziente ha un comportamento moriatico e una

compromissione del giudizio sociale.

 Quindi molti dei sintomi che troviamo nel paziente frontale fanno pensare ad

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
53 pagine
8 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/02 Psicobiologia e psicologia fisiologica

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ali7877 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Psicobiologia dei disturbi comportamentali e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Papagno Costanza.