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TOT
CF COMUNI
Costi di produzione comuni a
Pubblicità istituzionale b
Costi Generali ed Amminis. c
Reddito Operativo MLC – a – b – c
TOT
Vengono messi come controllabili anche i costi di produzione. Perché? Perché è sui costi standard
di produzione che un manager, ad esempio della direzione commerciale, prende decisioni. Even-
tuali inefficienze di produzione però non sono da lui controllabili e perciò ricadono nei CF non con-
trollabili
CF CONTROLLABILI: sono quei costi che il manager può controllare e sono specifici delle singole
linee di prodotto.
Margine Lordo Controllabile: è su questo che viene valutato il product manager. In realtà solita-
mente viene rapportato ai ricavi conseguiti in termini percentuali (MLC/Ricavi). 8
CF NON CONTROLLABILI: sono quei costi fissi specifici delle linee di prodotto, ma non controllabili
dal manager, come ad esempio il suo stesso stipendio, che perciò non devono influenzarne la valu-
tazione e ricadono dopo.
Margine Lordo di Segmento: questo è il risultato dell’area di risultato presa in considerazione.
CF COMUNI: sono i costi fissi sostenuti dall’azienda nel suo complesso, non sono specifici di una
singola linea di prodotto.
Centro di investimento: valutazione
I centri di investimento sono le unità con la più ampia autonomia perché gestiscono costi, ricavi e
capitale. Due sono le misure per valutarli:
1. Return on investment (ROI):
ROI = RO controllabile / CI controllabile
Dove CI è il Capitale Investito. Il ROI può essere diviso nelle sue determinanti:
ROI = (RO / Ricavi) x (Ricavi / CI)
Dove RO / Ricavi = Redditività delle vendite (quanto dei ricavi diventa RO?)
Mentre Ricavi / CI = Tasso di rotazione del capitale
Utilizzo il ROI per valutare una opportunità di investimento: se questo investimento ha un
ROI inferiore a quello del mio centro di investimento, allora non è conveniente.
2. Reddito residuale:
Reddito Residuale = RO (al netto delle imposte) – Costo del capitale
Dove il Costo del capitale = CI x OF% (Oneri Finanziari)
Utilizzo il Reddito Residuale qualora volessi convincere il manager del centro di investimen-
to che, nonostante per lui un investimento non sia conveniente, lo è per l’azienda nel suo
complesso! Il Reddito Residuale infatti, compiendo quell’investimento, aumenterebbe.
Come si determina il capitale investito? 4 modi:
1. TOT ATTIVO di SP 2. TOT ATTIVO – PASSIVO A BREVE
3. TOT ATTIVO – LAVORAZIONI IN CORSO 4. CAPITALE SOCIALE
I primi 3 metodi sono applicabili sempre, in base a cosa il manager può controllare. Se il manager
ad esempio NON controlla i metodi di indebitamento, allora non utilizzerò il punto 2.
Il Capitale Sociale è utilizzabile qualora l’unità di investimento sia una vera e propria azienda, giu-
ridicamente autonoma.
Se vi sono risorse comuni a più centri di investimento le devo allocare utilizzando delle base di ri-
partizioni opportune. Ad esempio: Il fabbisogno finanziario preventivato (la cassa); l’utilizzo di im-
pianti o magazzini; il fatturato pesato per tempi medi di incasso (i crediti); … 9
Come valuto le Attività in SP? Innanzitutto devo scegliere il valore contabile lordo o netto e calco-
lare tale valore basandolo su:
Costo storico Valore corrente
Non esiste un metodo corretto. L’importante è sceglierne uno e mantenerlo, per consentire un
confronto ed un controllo migliore. I manager preferiscono il valore basato sul costo storico poiché
lo ritengono più oggettivo e perché generare i valori correnti richiede dei costi che però non por-
tano ad un miglioramento effettivo del processo decisionale (costi superano benefici).
Decentramento organizzativo
Fin qui abbiamo parlato dei centri di responsabilità. Ma decentrare, delegando i poteri decisionali,
conviene sempre? Vantaggi Svantaggi
Il manager di livello inferiore ha a dispo- Il manager di livello inferiore decide
sizione informazioni migliori e può senza considerare l’azienda nel suo
prendere migliori decisioni complesso
L’alta direzione si concentra Diseconomie di scala: si duplicano delle
sulla strategia funzioni
Valuto meglio i manager perché hanno Gli obiettivi dei manager potrebbero
più autonomia decisionale non coincidere con quelli dell’azienda
Autonomia decisionale motiva i mana- Maggiori costi e necessità di coordina-
ger mento e cooperazione
Decentrare quindi può non essere la scelta migliore. Condizioni per una buona riuscita sono:
1. Indipendenza delle aree di risultato: le decisioni di un manager non influenzano particolar-
mente quelle di un altro manager
2. Scarsa rilevanza degli scambi interni: le aree decidono le loro fonti di approvvigionamento
3. Autonomia percepita DEVE coincidere con quella funzionale: se la delega è solo formale al-
lora non vi è stato un reale decentramento 10
Prezzi Trasferimento
Il prezzo di trasferimento è quello a cui avvengono gli scambi interni all’azienda, tra due divisioni.
Tra le due divisioni vi è infatti un conflitto: la divisione che vende vuole aumentare il prezzo, quella
che acquista ridurlo. Perciò bisogna trovare un modo per determinare il prezzo corretto, ma in ge-
nerale il prezzo di trasferimento sarà compreso tra il prezzo di riserva del venditore e del compra-
tore:
P minimo accettabile dal venditore < P trasferimento < P massimo accettabile dall’acquirente
Prezzo minimo del venditore Prezzo Massimo del compratore
Dipende dal grado di saturazione della capacità Dipende dalla presenza o meno del mercato
produttiva
Capacità in eccesso: la divisione può Esiste un mercato esterno:
produrre il bene tranquillamente: P max = P di mercato
P min = Costo Vivo
Capacità satura: vi è un costo opportu- Non esiste un mercato esterno:
nità dato dall’Mdc perso vendendo il P max = P vendita – Costi aggiuntivi
bene che saturava la capacità produtti-
va e che ora non dobbiamo produrre:
P min = CV + Costo opportunità
Se le divisioni sono 2 società giuridicamente autonome si applica, per legge, il prezzo di mercato.
Allocazione dei costi
Finora abbiamo discusso di come si allocano i costi indiretti. Ma perché è veramente importante?
Valutare gli effetti economici delle decisioni strategiche e del controllo operativo:
l’allocazione permette di valutare le proprie decisioni, supportandone i processi e consen-
tendo di definire i legami tra le diverse attività
Valutare le prestazioni: allocare serve per influire sul comportamento dei manager, alli-
neandole gli obiettivi
Calcolare il valore economico delle attività
Valutare i costi su specifici oggetti di calcolo: soprattutto se il prezzo è basato sul costo
Vi sono ancora dei costi indiretti che però non abbiamo analizzato: quelli delle unità di servizio,
ovvero quelle unità che supportano l’attività dei reparti, e i costi congiunti.
Unità di servizio
Sono quelle unità che svolgono funzioni di supporto all’attività produttiva. I loro costi vanno perciò
allocati prima ai reparti di produzione e poi all’oggetto di calcolo. Come?
1. Metodo diretto: scelta una base di ripartizione per ogni unità di servizio, allochi i costi ai
reparti di produzione. Questo metodo non considera gli interscambi tra le funzioni (anche
chi lavora nell’unità di manutenzione mangia in mensa!).
2. Metodo sequenziale: questo metodo analizza gli interscambi tra le unità di servizio: le uni-
tà vengono perciò ordinate in “scala”, partendo da quella con costi più elevati, scaricando i
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costi sulle unità a valle. La pecca di questo
metodo è che considera gli scambi solo in
modo unidirezionale (riprendendo
l’esempio di prima: la manutenzione può
riguardare anche la mensa stessa, quindi le
due unità di servizio si scambiano risorse a
vicenda). Per porre rimedio a questo si può
utilizzare il metodo reciproco (non in pro-
gramma).
Costi congiunti
Sono i costi sostenuti in processi congiunti, prima dello split-off. Sono 3 i metodi per allocarli:
1. Metodo delle quantità fisiche: è un metodo semplice e non richiede informazioni o analisi
complesse, tuttavia non tiene conto del diverso valore di mercato e delle diverse unità di
misura dei prodotti.
Costo Medio Unitario = TOT Costi Congiunti / TOT Q Prodotti
2. Metodo del valore relativo di vendita (VRV): alloca i costi in base alla % di incidenza del ri-
cavo netto o VRV di ogni prodotto. È migliore del primo metodo perché ne risolve le critici-
tà, tuttavia l’allocazione cambia al variare di un solo VRV, perché variano tutte le %.
VRV = Ricavo – Costi Separabili (delle lavorazioni aggiuntive)
VRV A % = VRV A / VRV TOT
3. Metodo del sottoprodotto: se vi sono prodotti di scarto (in termini di volumi e/o di prez-
zo), allora si può utilizzare questo metodo. Va calcolato il VRV del sottoprodotto e sottratto
ai costi congiunti. A questo punto i costi congiunti netti vengono allocati ai prodotti rima-
nenti con il metodo delle quantità fisiche o con il metodo del VRV.
Costi Congiunti Netti = Costi Congiunti – VRV sottoprodotto 12
Sistema di calcolo dei costi
I sistemi di calcolo ed allocazione dei costi possono essere diversi. Finora abbiamo analizzato le
tecniche per allocare i diversi costi, senza definire un vero e proprio sistema.
Costi a volumi normalizzati: Normal Costing
È un sistema misto poiché alloca i costi diretti (MP e MOD) utilizzando i valori effettivi, mentre
quelli indiretti li alloca utilizzando un CAP (coefficiente di allocazione preventivo) stabilito a bud-
get, utilizzando però la base di ripartizione effettiva. Perché tutto ciò?
Stabilizza il costo del prodotto evitando che fluttui a causa di cause esterne
Evita che le inefficienza di periodo influiscano sul costo del prodotto
6 sono le fasi di attuazione di tale sistema:
1. Scelta della Base di Ripartizione 2. Determinazione a budget dei CI
3. Calcolo del CAP 4. Rilevazione della BdR effettiva
5. Imputazione dei costi 6. Rilevazione dei ΔAssorbimento tra costi
effettivi e i costi allocati
Sovra assorbimento Sotto Assorbimento
Costi Allocati < Costi Effettivi Costi Allocati > Costi Effettivi
Ciò vuol dire che ho sottostimato il CAP Ciò vuol dire che ho sovrastimato il CAP
Come tratto contabilmente questo Sovra o Sotto Assorbimento? Due metodi:
1. Storno Immediato: lo imputo integralmente al CdV:
- Risolvere un problema di matematica
- Riassumere un testo
- Tradurre una frase
- E molto altro ancora...
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