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EDUCATIVE AL SERVIZIO DELL’INTEGRAZIONE SCOLASTICA

Oggi la scuola italiana presenta una situazione d’integrazione degli alunni con disabilità in continua

trasformazione. Occorrono risorse materiali e risorse umane per realizzarsi come processo di qualità.

La scuola deve fronteggiare la richiesta di bisogni educativi di tutti gli alunni che si segnalano per diversità senza

essere disabili:

alunni appartenenti a famiglie emigrate da nazioni con lingua, costumi e religione differenti;

• alunni entrati nella scuola italiana con un precedente inizio di scolarizzazione in un altro contesto culturale;

• ambienti familiari socio-culturalmente deprivati che forniscono scarse competenze;

• alunni che non trovano nella scuola motivazione a causa di problemi personali, o per la didattica;

• soggetti che vivono in realtà familiari problematiche e che presentano disturbi a relazionarsi con i coetanei.

> Dobbiamo parlare di pluralità di integrazioni.

La classe deve essere progettata come luogo educativo di incontro dei bisogni di tutti; deve rispondere ai bisogni

diversi dei diversi alunni > scuola che individualizza i suoi obiettivi, la didattica, i contenuti che propone in

rapporto alle diversità degli alunni. Una scuola qualitativamente migliorata saprà:

Mettere in evidenza i bisogni e non le limitazioni degli alunni;

• Scegliere di operare primariamente sulle risorse dell’individuo;

• Considerare il momento di accoglienza un momento prioritario;

• Sollecitare la partecipazione di ogni alunno;

• Tenere presente i fini ultimi dell’azione educativa.

Impensabile che i docenti possano da soli fronteggiare queste problematich senza una collaborazione.

La scuola di ogni ordine e grado ha bisogno di formare tutti gli insegnanti sui problemi che scolasticamente

pongono gli alunni con BES perché tutti siano capaci di favorirne l’integrazione > elemento che cambia e innova la

scuola. Il completo processo delle integrazioni si realizzerà solo quando tutti i docenti si sentiranno coinvolti in

questo compiti anche se l’onere spetta a tutta la scuola, dove siano presenti anche operatori scolastici formati in

modo mirato > formazione continua.

Operatore tecnologico

Figura di un operatore scolastico competente nell’uso delle nuove tecnologie.

Questo professionista si potrebbe chiamare Operatore tecnologico per l’integrazione dei disabili. I suoi compiti:

aggiornato su ciò che c’è di nuovo nelle nuove tecnologie per la didattica (ausili informatici per i disabili,

• software didattici comuni e speciali) + sperimentazione di quello che potrebbe essere utile al disabile

necessità di esperti del settore, non collaboratori volontari (oggi presenti nelle scuole), ma con competenze nelle

• tecniche classiche legate all’educazione e all’istruzione dei soggetti con particolari minorazioni, come la

conoscenza della lingua dei segni per interagire con alunni sordi o sapere l’alfabeto Braille per la lettura e

scrittura dei ciechi.

capacità di uso di strumenti tecnologici di vario tipo (anche specifiche per disabili)

• con solida cultura dell’integrazione e della diversità senza pregiudizi che sono i maggiori impedimenti alla

• realizzazione delle potenzialità di ogni singolo disabile.

Potrebbe essere formato tramite master universitario con laboratori, tirocinio (osservazione, sensibilizzazione,

attento al rischio di burn-out, stage di formazione)… anche se poi nella realtà si troverà ad affrontare dinamiche di

gruppo che dovrà saper gestire all’interno di modalità relazionali educativamente corrette. Sarà in collegamento sia

con gli insegnanti che con la famiglia del disabile. Si tratta di richiedere una formazione in progress che dura tutto

l’arco della vita professionale.

I collaboratori scolastici

Il collaboratore scolastico è tenuto a prestare ausilio all’alunno disabile nell’accesso dalle aree esterne alle strutture

scolastiche, all’interno e nell’uscita da esse, nonché nell’uso dei servizi igienici e nella cura dell’igiene personal

(Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, 1993).

1999 rettifica > non si impone nulla al collaboratore scolastico, ma deve essere una libera scelta che ha comportato

spesso la non disponibilità del personale. 7 Gelati

Contratto del 2002-2003 > se viene specificato nel POF, il collaboratore scolastico è tenuto ad accogliere anche

degli alunni disabili (verrà remunerato per questo)

Se il modo di rapportarsi al disabile da parte degli adulti fosse nello spirito dell’accoglienza, dell’accettazione,

dell’incoraggiamento, la scuola sarebbe in grado di formare bambini, ragazzi e giovani alla cultura della diversità e

alla cultura dell’integrazione.

Gruppi di studio

L’integrazione necessita di risorse metodologiche e molti soggetti che lavorano per preparare il contesto. Nella

104/1992 sono stati pensati due importanti strumenti:

1. Gruppo di lavoro provinciale per l’integrazione scolastica > (nell’ufficio scolastico provinciale) partecipano

rappresentanti delle associazioni degli handicappati, esperti della scuola, esperti degli enti locali, dei servizi

sanitari;

2. Gruppo di lavoro e di studio > (nel singolo istituto) devono essere istituiti presso ogni circolo didattico ed

istituto di scuola secondaria di primo e secondo grado e non tutti coloro che ne fanno parte sono professionisti

(genitori dei disabili, compagni di classe..) perchè il disabile non deve essere integrato solo a scuola, ma per la

vita. I familiari possono essere utili per indicare quali sono i punti di forza e di debolezza del proprio figlio. È

un modo per impegnarsi affinché le proposte della scuola di integrazione del disabile non si esauriscano tra le

mura della scuola, ma si estendano anche nelle famiglie, al tempo libero.

La presenza degli alunni (solo alle superiori/licei) è di rappresentanza democratica e occasione per avere delle

proposte a misura di classe.

Il gruppo di lavoro interprovinciale ha compiti di consulenza, di proposta e di collaborazione con tutti gli organi

che operano sul territorio e presenta una relazione sull’andamento dell’integrazione annualmente al Ministero

dell’Istruzione e al Presidente della Giunta regionale.

Compiti del gruppo di lavoro secondo Marisa Pavone:

Ricognitivi (raccolta dei dati circa la realtà scolastica ed extra-scolastica)

• Organizzativi (gestione delle risorse come distribuzione delle ore di attività di sostegno, utilizzazione delle

• compresenze dei docenti, attivazione di consulenze esterne)

Progettuali ( progetti per la continuità tra ordini scolastici, per l’aggiornamento dei docenti …)

• Consultivi ( iniziative per sollecitare collaborazioni tra docenti)

Se veramente le figure che operano nella scuola in rapporto all’integrazione dei disabili e alle integrazioni di tutti

coloro che presentano bisogni educativi speciali sapranno collaborare e complementare le proprie azioni, si

realizzerà un processo in grado di contribuire allo sviluppo delle potenzialità di ogni alunni, abile o diversamente

abile, e alla sua piena integrazione scolastica, premessa per una futura integrazione sociale.

5. L’INSEGNANTE SPECIALIZZATO PER L’INTEGRAZIONE SCOLASTICA

La tradizione di specializzare gli insegnanti per l’educazione dei disabili è nata in tempi lontani, ma oggi si

chiamano insegnanti di sostegno, termine introdotto con la legge 199/1979 che va a evidenziare il compito e non la

sua specializzazione, provocando così la presenza di docenti privi di questa, ma di sostegno al disabile.

La formazione dei docenti nasce dal T.U. del 1928 che prevedeva dei corsi di fisiopatologia dello sviluppo fisico e

psichico dove conseguire la specializzazione per insegnare nelle scuole con particolari finalità (avvenuto per circa

50 anni). I corsi erano annuali, molto spazio alla didattica speciale, legislazione scolastica, ambiti clinici connessi

alle patologie.

1975, svolta > emanato il Decreto n.970 che passò da corsi annuali a biennali aperti solo previa autorizzazione

ministeriale.

1977 > primi programmi per i corsi di specializzazione: formazione solo per docenti di scuola elementare connotati

di un’eccessiva dimensione medico-sanitaria. Si iniziava a parlare di polivalenza, ma in realtà era possibile

specializzarsi per uno dei 3 indirizzi previsti:

• Disabili psicofisici;

• Minorati della vista;

• Minorati dell’udito.

Questa riforma ebbe vita breve. 1984 > il MPI istituì una Commissione di Studio per fare proposte per il riordino

dei corsi. I programmi furono pubblicati nel 1986 e tra gli elementi significativi ricordiamo:

la scelta culturale della formazione polivalente;

• la riduzione dell’area sanitaria a favore dell’area didattico-educativa;

• lo spazio dedicato al ruolo che deve avere l’osservazione nell’attività didattica;

• 8 Gelati

la specificazione dei compiti che l’insegnate specializzato dovrà assolvere per favorire i processi d’integrazione

• dei disabili.

I corsi biennali funzionarono fino al 1992. Nel biennio 1993-1995 furono sospesi i corsi di specializzazione non

gestiti dal Provveditorato per le irregolarità rilevate. Solo nel 1995 ci fu la riapertura dei corsi di specializzazione

per l’integrazione e nel frattempo era già uscita la legge-quadro 104.

Secondo i nuovi programmi del 1995 tutta la comunità scolastica è il referente per l’integrazione scolastica del

disabile e ciò sarebbe più facile se il corpo docente potesse aggiornarsi, con modalità di crediti formativi accertati.

I programmi del 1995 articolano la formazione dello specializzando in 5 aree:

1. Il quadro;

2. Il soggetto;

3. Il metodo;

4. I linguaggi;

5. La professionalità.

Una lacuna dei programmi è l’assenza di didattica speciale rimandate a corsi di aggiornamento. Si dovrebbero

invece avvicinare tutti i docenti ai problemi che presentano gli alunni con BES, non per far di tutti degli

specializzati, ma per sensibilizzare tutti ai problemi del disabile e sviluppare la cultura dell’integrazione.

I compiti e le responsabilità didattiche dei docenti erano cambiate perchè dovevano essere mediatori

dell’integrazione nella classe di uno o più soggetti di disabilità. Il ruolo che la legislazione scolastica riconosceva ai

docenti come corresponsabili degli alunni dell’intera classe (non solo del soggetto disabile) non sempre era gradito

ai docenti di classe, abituati a essere docenti unici e non equipe docenti e portarti a de-responsabilizzarsi rispetto

all’insegnamento dovuto al disabile. La giustificazi

Dettagli
A.A. 2014-2015
18 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PED/03 Didattica e pedagogia speciale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Diana Artemide di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Pedagogia speciale e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Garbo Roberta.