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I VALORI PERSONALI:

1) sono delle convinzioni

2) forniscono i criteri per valutare le azioni proprie e altrui

3) guidano il comportamento

4) sono ordinati in senso di importanza

FUNZIONE DEI VALORI:

 Standard che guidano e determinano l’azione, gli atteggiamenti verso gli oggetti e le situazioni, le idee, le

valutazioni, i giudizi, le giustificazioni, la presentazione di sé agli altri ed il confronto con essi

ORGANIZZAZIONE PSICOLOGICA DEI VALORI:

 Una volta appreso, un valore viene integrato in un sistema organizzato secondo un ordine di priorità.

 Una volta acquisiti dall’individuo, possono essere difesi, giustificati, sostenuti ed esortati come

personalmente e socialmente desiderabili.

IL SISTEMA VALORIALE:

 struttura che rende ragione delle relazioni tra i diversi valori

LA TEORIA DELLA STRUTTURA PSICOLOGICA UNIVERSALE DEI VALORI (SCHWARTZ, 1992):

“...un valore è un concetto che un individuo ha di uno scopo transituazionale che esprime interessi

(individualistici vs collettivistici) collegati a domini motivazionali e valutato su un continuum di importanza (da

molto importante a poco importante) come principio guida nella propria vita”

 Schwartz ha sviluppato la teoria universale dei valori.

Ciò che ha reso questa teoria così importante e riconosciuta è stato il fatto che Schwartz abbia dimostrato la

validità di tale teoria in moltissimi contesti culturali diversi.

Ciò ha contribuito alla sua diffusione.

NATURA E ORIGINE DEI VALORI:

Rappresentazioni cognitive di tre tipi di necessità umane universali:

- i bisogni di natura biologica dell’organismo

- le richieste di natura sociale, necessarie al coordinamento degli scambi interpersonali

- gli obblighi socio-istituzionali, che garantiscono il bene comune e la sopravvivenza della società.

QUANTI VALORI?:

 Nel corso degli ultimi decenni i risultati di ricerche condotte su circa 200 campioni in più di 60 differenti

nazioni attestano la possibilità di riconoscere DIECI VALORI distinti e validi in diverse culture.

IL MODELLO CIRCOMPLESSO DI SCHWARTZ:

- In un modello circomplesso, le variabili tendono a disporsi nello spazio seguendo un ordinamento circolare.

- La direzione e l’ampiezza delle associazioni tra le variabili è una funzione della loro distanza lungo la

circonferenza del circolo, con le variabili più “simili” collocate in posizioni adiacenti.

- La forza della relazione tra le variabili diminuisce all’aumentare della loro distanza e raggiunge il massimo

valore negativo per le variabili che si trovano in posizione opposta lungo la rappresentazione spaziale.

IL PVQ (PORTRAIT VALUES QUESTIONNAIRE, SCHWARTZ ET AL, 2001):

L’intento di Schwartz è quello di studiare i valori non chiedendo direttamente alla persona “cosa è importante

per te?”, perché secondo Schwartz questo è un modo che argina di meno la desiderabilità sociale.

Secondo Schwartz è più funzionale chiedere alla persona quanto si vede simile rispetto a delle descrizioni

date.

 Il PVQ è composto da 40 item.

 Ogni item fornisce una breve descrizione di un obiettivo, un’aspirazione o un desiderio personale di una

ipotetica persona, che assume implicitamente l’importanza di uno dei dieci valori

LE DIMENSIONI DEL PVQ:

 Questo modello prevede l’esistenza di questi 10 valori:

1) POTERE: status sociale e prestigio.

2) SUCCESSO: successo personale.

3) EDONISMO: piacere personale e gratificazione dei sensi.

4) STIMOLAZIONE: eccitazione, novità e sfide stimolanti.

5) AUTODIREZIONE: azione e indipendenza di pensiero.

6) UNIVERSALISMO: rispetto e protezione degli uomini e della natura.

7) BENEVOLENZA: benessere delle persone con cui si è a diretto contatto.

8) TRADIZIONE: rispetto e accettazione delle tradizioni.

9) CONFORMISMO: conformità alle aspettative e norme sociali.

10) SICUREZZA: incolumità e stabilità della società e della propria persona.

 Secondo Schwartz, ciascun valore orienta dei motivi e degli obiettivi specifici.

FORMATO DI RISPOSTA:

LA STRUTTURA PROTOTIPICA DEI SISTEMI VALORIALI DI SCHWARTZ:

Secondo Schwartz questi 10 valori si articolano attorno a due assi, l’uno in contrapposizione con l’altro:

- da una parte l’apertura al cambiamento verso il conservatorismo.

 conflitto tra l’enfatizzazione dell’indipendenza del proprio pensiero e delle proprie azioni e la preferenza per

l’osservanza delle pratiche dettate dalla tradizione e per la protezione della stabilità.

- dall’altra l’autoaffermazione verso l’autotrascendenza.

 conflitto tra l’accettazione degli altri e l’impegno per il loro benessere e la ricerca del successo personale e

del predominio sui propri simili.

LE QUATTRO DIMENSIONI SOVRAORDINATE:

Nel modello di Schwartz, i DIECI valori tendono a raggrupparsi in 4 dimensioni sovraordinate:

1) l’apertura al cambiamento (l’indipendenza del proprio pensiero e delle proprie azioni)

2) il conservatorismo (l’osservanza delle pratiche dettate dalla tradizione e la protezione della stabilità)

3) l’autoaffermazione (la ricerca del successo personale e del predominio sui propri simili)

4) l’autotrascendenza (l’accettazione degli altri e l’impegno per il loro benessere).

RILEVANZA PRATICA: COMPORTAMENTI SISTEMATICAMENTE PREDETTI DALLA PRIORITÀ DEI

VALORI:

- Scelta di occupazione, università, specializzazione

- Osservanza religiosa

- Orientamento politico e voto

- Cooperazione / competizione

- Delinquenza giovanile

- Comportamenti sessuali a rischio

- Crimini dei ‘colletti bianchi’

- Furti in negozi

- Alcoolismo

- Andare a caccia

IL RUOLO DELLA QUALITÀ DELL’ESPERIENZA:

Cosa provano le persone quando svolgono determinate attività?

Alcuni hanno studiato la qualità dell’esperienza e hanno parlato di questa introducendo prima di tutto una

distinzione tra motivazione intrinseca e motivazione estrinseca.

(N.B: intrinseco ed estrinseco si riferiscono a interno/esterno all’attività, non alla persona).

MOTIVAZIONE INTRINSECA:

La ragione per svolgere l’attività risiede nell’attività stessa.

Nell’attività l’individuo tende a perseguire i propri interessi e ad esercitare le proprie capacità ed è disposto

ad investire tempo ed energie, senza restrizioni.

 andare in palestra, fare sport, fare volontariato sono cose che facciamo per motivazione intrinseca.

MOTIVAZIONE ESTRINSECA:

La ragione per svolgere l’attività risiede all’esterno dell’attività stessa.

Il comportamento è alimentato dal desiderio di una ricompensa esterna e l’individuo si impegna ad attuare il

comportamento per il tempo e con lo sforzo necessari ad ottenere la ricompensa.

 attività che svolgiamo per motivazione estrinseca sono per esempio lavorare per guadagnare dei soldi

oppure fare qualcosa che poi ci viene riconosciuto.

IL CONTINUUM MOTIVAZIONALE – DECI, RYAN (2000):

 molte volte tuttavia svolgiamo attività con una motivazione mista.

Gli autori che hanno posto tale distinzione parlano proprio di un continuum e propongono l’idea che non ci

sia un’impossibilità di trasformazione.

Deci e Ryan propongono una sorta di continuum che dà anche suggerimenti operativi su come passare da

una motivazione estrinseca a una motivazione intrinseca.

 Bisogna far sì che nell’attività la persona trovi l’espressione di sé.

 Il passaggio da ciò che facciamo spinti dall’esterno a ciò che facciamo perché ci piace farlo passa secondo

gli autori attraverso una serie di passaggi nei quali si passa da una regolazione esterna (“lo faccio perché se

lo faccio mi premiano”) a “lo faccio perché introietto”.

Ci avviciniamo alla motivazione intrinseca quando cominciamo a mettere nell’attività degli obiettivi e tanto più

questi obiettivi sono valorizzati, tanto più noi ci avviciniamo alla motivazione intrinseca.

La motivazione intrinseca vera si ha quando ciò che faccio lo faccio perché mi piace, nelle attività che ci

consentono di avere espressione di noi.

 Un manuale di psicologia generale, quindi, può essere letto:

‐ perché si è costretti, altrimenti non si supererà l’esame (regolazione esterna)

‐ perché farlo ci fa stare a posto con la coscienza (introiezione)

‐ perché consente di acquisire conoscenze che sono importanti per i propri obiettivi professionali

(identificazione)

‐ perché consente di acquisire conoscenze che ci interessano molto (integrazione)

‐ perché è piacevole e gratificante (motivazione intrinseca)

- “La mia mente non si disperde, sono totalmente coinvolto in quello che sto facendo e non penso a

nient’altro.

Mi sento bene fisicamente… La realtà esterna non mi tocca”

- “La mia concentrazione va da sé come il respiro…Una volta che ho cominciato, il resto del mondo è

escluso dal mio pensiero”.

 indicare le attività che ci fanno sentire in questo modo

 queste frasi misurano il flow. Il flow è un costrutto psicologico che è stato studiato da Csikszentmihalyi.

Si chiama flow perché sottolinea il fluire dell’esperienza caratteristico di tale condizione.

IL FLOW – CSIKSZENTMIHALYI (1975):

nasce come uno studioso dell’attenzione e della concentrazione.

Era molto interessato a capire quali attività erano in grado di indurre la concentrazione delle persone.

 Csikszentmihalyi fece l’ipotesi dell’esistenza di un particolare stato dell’esperienza distintivo, caratteristico.

 A partire da una serie di interviste fatte per lo più a sportivi e artisti, Csikszentmihalyi definì l’esperienza di

flow, caratterizzata da:

- chiarezza di direzione ed azione: la persona quando è in flow sa esattamente cosa sta facendo, dove sta

andando e come andare in quella direzione.

- senso di controllo sulla situazione e sull’attività svolta. La situazione è in controllo grazie alle proprie

capacità.

- percezione fluida e di mancanza di ostacoli nello svolgimento dell’azione. Una volta che il flow parte, nello

svolgimento dell’attività si sente una mancanza di ostacolo, c’è un senso di fluidità.

- concentrazione spontanea e senza sforzo. La concentrazione va da sé.

- esperienza temporale distorta: la persona dimentica il tempo e non sa da quanto è immersa nell’attività.

- perdita di consapevolezza di sé, che conduce

Dettagli
Publisher
A.A. 2015-2016
52 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ali7877 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Motivazione, Emozione e Personalità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Steca Patrizia.