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X X X Y Y Y

T: tendenza motivazionale, ovvero una tendenza a mettere in atto una determinata azione;

M: motivo;

P: probabilità, ovvero l’aspettativa relativa a ciò che succederà se si agisce in un certo modo;

I: incentivo, corrispondente al valore attribuito a un determinato obiettivo o scopo. 43

▪ I tre elementi caratterizzano due tendenze diverse: la tendenza al successo (x) e la tendenza a evitare

il fallimento (y); dalle due deriva la tendenza motivazionale generale (T).

▪ Per Atkinson l’azione motivata è retta da un principio di utilità soggettiva: gli individui agiscono quando ritengono

di poter raggiungere gli scopi che sono alla loro portata e che valutano come importanti.

▪ Nel decidere se intraprendere o meno un’azione, quindi, le persone non sono esclusivamente in balia di spinte o

fattori di attrazione, ma effettuano valutazioni delle loro probabilità di successo e di fallimento, e si chiedono quanto

è effettivamente importante per loro il raggiungimento di un determinato scopo.

Incentivo o valore: "Quanto è importante per me il successo o l'evitamento del fallimento?".

I due costrutti di probabilità e incentivo sono relati in un certo modo: tanto più una cosa è difficile, tanto le persone

gli attribuiscono valore. È emerso che sono costrutti ortogonali. Il valore attribuito a un obiettivo è la variabile che

più conta alla riuscita reale e alla riuscita del comportamento stesso (emerso in ambito scolastico)

Atkinson applica il suo modello allo studio della motivazione alla riuscita:

T = (M x P x I ) – (M x P x I )

s S S F F F

S: tendenza al successo; F: tendenza a evitare il fallimento (f).

Tra aspettativa e valore Atkinson ipotizza una relazione inversa: l’incentivo è cioè tanto più grande quanto più

difficile è il compito/l’obiettivo e sono dunque più basse le probabilità di successo. La scelta dovrebbe quindi cadere

sempre sul “più difficile”… in realtà non è così … la scelta dipende anche da M e M .

s F

 Le persone più orientate al successo preferiscono generalmente compiti di media difficoltà;

 Le persone più orientate a evitare il fallimento preferiscono invece compiti molto difficili o molto facili.

Gli incentivi corrispondono principalmente a delle emozioni anticipate di orgoglio e soddisfazione, nel caso del

successo, e di vergogna del caso di insuccesso.

Limiti:

▪ Le persone non sono sempre in grado di elaborare aspettative di riuscita o di fallimento, soprattutto di fronte a

compiti o contesti nuovi; non fanno quindi tutto questo ragionamento;

▪ Le persone non sempre si impegnano nel complesso processo di massimizzazione dell'utilità proposto dal modello;

▪ Le decisioni delle persone spesso violano i principi matematici della scelta razionale.

[Qual è la differenza tra le aspettative di esito (Atkinson) e le convinzioni di autoefficacia (Bandura)?

Le aspettative sono delle probabilità/aspettative sull'esito. Le convinzioni di autoefficacia sono specifiche. Efficacia:

quanto io penso di essere capace di gestire con successo le attività che mi portano ad ottenere quel risultato (es. non

distrarmi mentre studio, trovare delle strategie per memorizzare il materiale, stare attenti). L'efficacia è un costrutto

chiave nello studio della motivazione, è presente in tutti i modelli che cercano di mettere insieme più costrutti

motivazioni e che cercano di spiegare e poi promuovere il cambiamento del comportamento. Siamo portatori di

tanti costrutti che agiscono in maniera diversa]

Weiner, teoria attribuzionale

▪ (1992).

Novità: punta l’attenzione sulle spiegazioni che le persone danno in merito a ciò che è successo nel passato (come io

mi spiego quello che è successo) e, in particolar modo, sulle attribuzioni relative alle cause di quanto accaduto.

[Bandura parlava della capacità di riflettere su quello che è successo]

L'esternalizzazione e l'internalizzazione delle cause sono delle variabili chiave del nostro funzionamento.

L'essere umano è portato naturalmente a interrogarsi molto di più sul negativo, siamo più sensibili.

Le attribuzioni causali variano in base a:

▫ Il locus di un evento: la causa è interna o esterna all’individuo?

▫ La controllabilità volontaria dell’evento: l’individuo è in grado di agire sulla causa? (es. non ho studiato, sono

sfortunato, non sono portato dipende da come noi concettualizziamo la nostra intelligenza);

▫ La stabilità e globalità della causa: la causa può essere generalizzata ad altre situazioni e altri momenti? (specifico -

generale).

[Le persone sono estremamente variabili. È importante la rappresentazione che si dà all'impegno. È difficile trovare

delle associazioni stabili tra i diversi criteri, in quanto variano in base alle attribuzioni personali] 44

Dalla combinazione delle tre dimensioni scaturiscono tante possibili attribuzioni. A ciascuna attribuzione sono

associate delle emozioni che hanno un’ulteriore valenza motivazionale, dal momento che a loro volta influenzano le

scelte e le azioni che la persona farà nel futuro. Lo strumento più diffuso per la misura delle attribuzioni causali è

l’Attributional Style Questionnaire, del quale esistono numerose varianti relativi a specifici ambiti di applicazione.

L’Attributional Style Questionnaire (1970).

Istruzioni:

1) Leggi attentamente la prima delle situazioni presentate e immagina che stia accadendo davvero proprio a te

(situazione positiva e negativa).

2) Pensa qual è secondo te il motivo principale (uno solo) della situazione (sempre immaginando che stia accadendo

a te).

3) Scrivi questo motivo nello spazio previsto.

4) Rispondi alle tre domande sul motivo cerchiando un solo numero per domanda. Non cerchiare le parole.

5) Vai alla situazione successiva, e così via, fino all’ultima.

Ricorda che non ci sono risposte giuste e sbagliate: conta solo il tuo punto di vista. Proprio per questo motivo, i

questionari sono anonimi.

Al rispondente vengono presentati degli eventi, sia positivi che negativi, e per ciascuno viene chiesto di individuare

un’unica causa e di valutarla in termini di locus, di stabilità e di globalità. Questi strumenti ipotizzano che le persone

abbiamo degli stili di attribuzione, ovvero delle modalità costanti e caratteristiche di interpretare gli eventi / nelle

interpretazioni che diamo ai fatti della nostra vita, c'è un certo grado di coerenza (altri dicono che a seconda delle

situazioni facciamo delle attribuzioni diverse).

Esistono tantissime forme concettualizzate, sia per popolazione sia per contesto di riferimento (bambini, scuola,

lavoro, depressione). Le variabili si esprimono lungo un continuum; questo fatto sottende un tipo di localizzazione

dimensionale (non esiste interno-esterno, ma totalmente esterno-un po' meno esterno ecc).

Vantaggi: estremamente modificabile.

Limiti: cultura, età, non misura la controllabilità.

L’importanza del senso di controllo.

Bandura, autoefficacia percepita

▪ (1997).

L’elevata specificità è una delle caratteristiche principali dell’autoefficacia percepita che, nella teoria social-cognitiva

di Bandura, corrisponde all’insieme delle valutazioni che le persone fanno rispetto al loro sentirsi capaci di eseguire

determinate azioni e di raggiungere livelli stabili di prestazione, in determinati compiti e ambiti delle loro vite.

 Importanza di sapere di saper fare

Secondo Bandura l’efficacia percepita gioca un ruolo molto importante nei vari contesti dell’esperienza individuale,

dal momento che i modi in cui ognuno di noi decide di agire sono fortemente influenzati da come e da quanto ci

riteniamo effettivamente in grado di fare. Siamo, infatti, scarsamente spinti ad agire e ad impegnarci se non ci

riteniamo all’altezza delle situazioni o se non crediamo di avere delle buone probabilità di riuscita.

Numerosi studi realizzati in contesti che spaziano dalla scuola al mondo del lavoro, dallo sport alla salute, hanno dato

sostegno alle sue idee, dimostrando come, a parità di capacità effettive, avere un’elevata convinzione della propria

efficacia costituisca una “marcia in più” particolarmente vantaggiosa.

Autoefficacia percepita e altri costrutti motivazionali. Bandura ipotizza una configurazione di nessi di influenza

che pone l’autoefficacia percepita quale fattore primario di

influenza nel processo che dalle attribuzioni causali fluisce

verso la generazione di aspettative e da queste va alle

intenzioni di agire, fino all’azione vera e propria. 45

 L’autoefficacia percepita è sempre specifica e altrettanti specifici sono gli strumenti per la sua valutazione:

“Quanto sei capace di gestire le intrusioni dei tuoi genitori nella tua vita privata senza irritazione e risentimento?”

“Quanto sei capace di portare aiuti difensivi a un tuo compagno battuto dal suo diretto avversario?”

Misurare l’autoefficacia percepita.

▪ “Le convinzioni di efficacia possono variare per livello e intensità e sono soprattutto caratterizzate da elevata

specificità; si riferiscono cioè a attività, domini e contesti specifici”;

L’elevata specificità che caratterizza l’autoefficacia percepita si riflette anche nei molteplici strumenti che sono stati

sviluppati per la sua valutazione;

▪ Le scale di efficacia devono riflettere accuratamente il costrutto che misurano. Gli item devono essere formulati in

termini di can do (capacità) e non will do (intenzione);

▪ Gli item non devono essere banali, riflettere prestazioni alla portata di tutti, ma devono essere “sfidanti” e fare

riferimento a difficoltà e impedimenti reali alla messa in atto del comportamento cui si riferiscono.

L’importanza degli obiettivi.

L’autoefficacia è molto importante nei processi di autoregolazione, ovvero nei processi attraverso i quali le

persone regolano il proprio comportamento in vista di obiettivi che vogliono raggiungere. Gran parte del nostro

comportamento è mosso nella direzione di ciò che vogliamo ottenere.

Gli obiettivi sono un importante oggetti di indagine per gli studiosi della motivazione; corrispondono alle

rappresentazioni di ciò che la persona vuole ottenere e verso cui dirige il suo comportamento in maniera volontaria.

Come sottolinea Emmons: “le persone spendono quotidianamente una fetta considerevole del loro tempo

a riflettere, decidere e perseguire obiettivi altamente valorizzati che ordinano e strutturano le loro vite”(1986).

Diversamente dai desideri, che corrispondono a qualcosa che la persona vuole f

Dettagli
Publisher
A.A. 2017-2018
72 pagine
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/01 Psicologia generale

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher Eleonor23 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Motivazione, Emozione e Personalità e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Steca Patrizia.