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Estratto del documento

Una volta ultimata sulla carta la costruzione del reticolato geografico, ha inizio il lavoro

del topografo che determina la posizione degli elementi presenti sul terreno, naturali o

prodotti dalle attività umane. Essi non possono essere rappresentati nella loro forma reale

e nella loro totalità, ma per mezzo di simboli e dopo un’attenta selezione da cui

emergeranno solo quelli veramente importanti e significativi.

La simbologia è costituita da un insieme di segni convenzionali.

Requisiti fondamentali della rappresentazione convenzionale sono la chiarezza e la

leggibilità. È inoltre importante ricordare che ciò che è riportato sulla carta corrisponde a

quanto il topografo ha rinvenuto all’epoca del rilevamento. Carte vecchie o non

aggiornate possono risultare difformi dalla situazione reale, soprattutto per quanto

riguarda le opere umane o quei tratti a mutamenti naturali dovuti a fenomeni di erosione

o di deposito. Inoltre il topografo riporta solo le opere umane già presenti e non quelle

allo stato di progetto.

Una classificazione dei simboli topografici distingue tra elementi naturali e opere umane.

6.2 Orografia e idrografia

Gli elementi fisici più caratterizzanti del territorio sono quelli dell’orografia e

dell’idrografia, che sono visivamente i primi ad essere percepiti

- OROGRAFIA: descrive la distribuzione e la conformazione dei rilievi;

- IDROGRAFIA: tratta la configurazione delle reti idriche e degli specchi d’acqua

(mari, fiumi, torrenti e ruscelli, laghi, stagni, sorgenti, canali ecc..). infatti, la

distribuzione dei corsi d’acqua, la direzione del loro scorrimento e l’ampiezza dei

bacini imbriferi, ovvero delle porzioni di territorio che convogliano le acque

piovane verso un corso d’acqua principale, sono in funzione della conformazione

del rilievo.

Nelle moderne carte topografiche l’elemento fondamentale per la descrizione

dell’altimetria è la curva di livello o isoipsa: il luogo dei punti della superficie terrestre

aventi la stessa quota altimetrica rispetto al livello del mare. Una serie di curve di livello

equidistanti descrive con precisione tutte le insenature naturali dovute alla conformazione

delle montagne e ai solchi erosivi delle acqua superficiali.

L’equidistanza, definita come differenza di quota tra due isoipse consecutive, è sempre

indicata in margine alle carte. Minore è l’equidistanza, maggiore è la precisione con cui

viene rappresentato l’andamento del terreno.

  30  

L’intervallo, è invece la distanza planimetrica (in orizzontale) tra due isoipse consecutive.

Ovviamente, poiché con un’equidistanza piccola le curve di livello risultano in numero

maggiore, il loro conseguente infittimento potrebbe essere eccessivo e appesantire la

lettura, ostacolando il disegno della rimanente simbologia. Per tale motivo, una corretta

scelta dell’equidistanza è il presupposto fondamentale per il raggiungimento di un

equilibrato compromesso fra le esigenze descrittive e l’intelligibilità della carta.

Le curve di livello nelle carte topografiche si distinguono in curve direttrici,

rappresentate con un tratto più spesso, e curve intermedie, disegnate con un tratto più

fine. Tale accorgimento grafico ha lo scopo di facilitare la lettura e consente di seguire

l’andamento delle curve stesse senza confonderle. La quota, di tanto in tanto, viene

riportata in corrispondenza delle sole curve direttrici, interrompendone il tratto per

inserire il valore numerico. La

presenza delle isoipse non fornisce

informazioni solo sulla loro quota,

ma consente di determinare anche

quella dei punti compresi fra due

curve contigue e, quindi, di valutare

l’altezza sul livello del mare di tutti i

punti della carta.

Talvolta, tuttavia, nell’intervallo

dell’equidistanza possono essere

presenti brusche rotture di

pendenza, oppure ondulazioni. In tali casi le carte possono riportare con linee

tratteggiate, curve ausiliarie atte a descrivere meglio le irregolarità locali del terreno.

Curve di livello molto distanziate (intervallo ampio) sono indice di un terreno con modesta

pendenza. Viceversa, un infittimento delle isoipse avviene in corrispondenza di pendii

molto ripidi.

Curve chiuse concentriche contengono, di norma, la sommità di colline o di montagne.

Eccezioni possono essere presenti, soprattutto in corrispondenza di terreni carsici, in cui

curve chiuse concentriche possono contenere una depressione un avvallamento. Si tratta,

in genere, delle tipiche doline carsiche, che si distinguono graficamente dalla sommità di

un rilievo per la presenza di un segno - al centro dell’isoipsa più interna, oppure per

<< >>

il fatto che la stessa è contrassegnata, per tutto il suo sviluppo. Un altro caso di isoipse

chiuse concentriche è quello relativo alla rappresentazione dell’interno di un cratere

vulcanico.

La percezione del rilievo può essere facilitata qualora la rappresentazione dell’orografia

sia integrata dal tratteggio o dallo sfumo a lumeggiamento obliquo, che integra le curve

di livello solo nei casi in cui esse non siano in grado di dare un’idea immediata del rilievo

e in presenza di perturbazioni locali della superficie, quali frane, calchi, scarpate ecc.

I punti trigonometrici, utilizzati dai tipografi per compiere rilevamenti, sono indicati sulla

carta con n piccolo triangolo equilatero.

La quota topografica, viene individuata sulla carta con un puntino. Sono di norma quotate

cime di montagna e di colline, valichi, spuntoni di roccia di particolare evidenza, case

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isolate e centri abitati. La quota della superficie dei laghi è riferita al livello medio annuale

dell’acqua.

Per tutti gli altri punti non quotati la valutazione approssimativa dell’altitudine va fatta in

riferimento alle isoipse o ai punti quotati più vicini, oppure, con l’ausilio di un (altimetro).

Per le forme del rilievo, oltre alle curve di livello, possono essere utilizzate altre

simbologie che, in determinati casi, rendono meglio l’idea dell’andamento del terreno. Le

dune sabbiose sono disegnate con un insieme di punti che ne richiamano in modo

imitativo le ondulazioni.

L’idrografia di un territorio è descritta dalle linee di impluvio, che separano falde del

rilievo appartenenti a versanti opposti e sono di norma percorse da corsi d’acqua più o

meno permanenti.

Nelle carte a colori la rete idrografica è di colore azzurro. La linea di impluvio dei ruscelli

più piccoli è punteggiata se il letto è quasi sempre asciutto, tratteggiata se l’acqua scorre

solo in periodi limitati dell’anno. I fossi di pianure sono invece rappresentati con tratto

continuo. La linea di impluvio si ingrossa, procedendo da monte verso valle, per

rappresentare l’aumento della portata d’acqua. I corsi d’acqua con letto di larghezza

superiore ai tre metri, in cui l’acqua scorre in permanenza, sono rappresentati con doppia

linea.

La direzione del flusso è indicata con una freccia solo per i corsi d’acqua di lieve

pendenza, per i quali non sia possibile riconoscere a prima vista l’andamento

planimetrico. Nella maggior parte dei casi, tuttavia, la direzione del flusso deve essere

dedotta (il corso d’acqua scende in direzione della parte concava delle curve di livello).

Le sponde variabili sono quelle in cui l’assenza di una scarpata non consente la

delimitazione precisa del letto del fiume. Sono zone soggette ad allagamenti durante le

piene e vengono disegnate interrompendo la linea continua che delimita il letto,

indicando eventualmente in sfumatura il segno di vegetazione di acquitrino o di sabbia

(linea di puntini).

Anche per l’assetto delle isole variabili, presenti nei tratti di alveo in pianura, la loro

rappresentazione si riferisce solo allo stato reale del territorio al momento del

rilevamento, soggetto a successivi mutamenti causati dalle piene. Tali isole sono di norma

sabbiose e prive di vegetazione permanente.

Simboli particolari si riferiscono ai terreni paludosi, dove la pendenza troppo piccola non

consente il deflusso delle acqua, ma non determina specchi d’acqua libera (stagni) che

vengono rappresentati come laghi, alle risaie, contornate dai terrapieni che ne limita

l’estensione, alle torbiere e alle colmate, aree depresse che vengono riempite

progressivamente deviandovi acque torbide che vi si depositano i materiali trasportati in

sospensione.

In conclusione, i corsi d’acqua ripidi si possono considerare stabili per tutto il tempo di

vita medio di una cartina. Viceversa, i fiumi di pianure possono subire periodiche

variazioni dell’alveo. Un’indicazione di particolare utilità, in caso di uso escursionistico

della carta, è quella relativa a pozzi, sorgenti, cisterne, fontane, abbeveratoi e

acquedotti, purchè siano facilmente riconoscibili sul terreno.

  32  

6.3 La copertura vegetale

La descrizione delle caratteristiche del terreno e della copertura vegetale è fornita

solo se esse sono stabili nel tempo. Tuttavia, già dopo alcuni anni dalla pubblicazione, la

carta potrebbe non corrispondere più alla situazione reale.

Le caratteristiche della copertura vegetale sono riportate solo sulle

carte a scala maggiore.

Per prati si intendono le praterie perenni di pianura. In montagna essi

non vengono riportati perché il relativo simbolo si confonde con quello

delle rocce.

I boschi sono distinti tra ‘fitti’ e ‘radi’; il sottobosco può essere

riportato al simbolo boschivo con la presenza, più o meno fitta, della

relativa simbologia.

Il bosco fitto è rappresentato con tre simboli di essenza raggruppati; i

simboli possono essere uguali se il bosco è formato da un unico tipo di

piante, oppure diversi se è misto. Un simbolo fuori dall’area boschiva

rappresenta un albero isolato caratteristico, che viene riportato solo se nelle vicinanze

non sono presenti altri elementi utili per l’orientamento.

6.4 Gli insediamenti umani e la relativa toponomastica

Gli insediamenti umani sono tra gli elementi che più caratterizzano un territorio e nelle

carte sono rappresentati con particolare cura: spesso sono denominati con una specifica

toponomastica. Quelle d’abitazione sono rappresentate in pianta con un rettangolino

nero. Capanne, ricoveri temporanei, ovili, tettoie e così via hanno simboli particolari. Le

chiese, dove le dimensioni lo consentano sono indicate con la pianta del fabbricato in

scala. Tuttavia all’interno dei centri abitati possono essere segnate con una semplice

croce.

Raggruppamenti di alcuni rettangolini accompagnati da un toponimo in corsivo indicano

Dettagli
A.A. 2014-2015
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SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-GGR/01 Geografia

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher beariassunti.net di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Geografia I e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli studi "Carlo Bo" di Urbino o del prof Bertini Maria Augusta.