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DISLESSIA:

 LETTURA STRUMENTALE: capacità di riconoscere e di denominare velocemente e correttamente le parole di un

testo

- nella lettura strumentale possiamo individuare abilità di natura visiva, fonologica e abilità di integrazione visuo-

uditiva che ci permettono di associare ai grafemi il loro equivalente fonemico.

a) visiva: ci sono dislessici che hanno un problema spaziale, nel senso che ad esempio fanno confusione con la

“gambetta” della “p”, della “d”, della “b”.

b) fonologica. Non riesco a capire quella letterina come si pronuncia. Io vedo che è una “d” ma non so come si

pronuncia.

c) visuo – uditiva: è la peggiore, perché comprende tutte e due le precedenti.

 COMPRENSIONE: capacità di rappresentarsi il contenuto di quello che si sta leggendo. Nella dislessia, la

comprensione del testo non è compromessa. Semplicemente sono attenti ad altri aspetti e quindi perdono un po’ il

significato. Se qualcuno infatti legge per loro, la comprensione del testo c’è.

 Ci sono varie ipotesi sulla dislessia: ipotesi del deficit verbale (Vellutino): è legata ad un disturbo del linguaggio.

Bisogna capire in che area (fonologica, semantica, grammatica, pragmatica).

- problema centrale nella dislessia: codifica verbale delle informazioni

- dislessia come parte del continuum dei disturbi del linguaggio

 il linguaggio è un sistema complesso che richiede l’azione coordinata di 4 sottosistemi:

- fonologia: mappatura parole/suoni. Come si legge un determinato suono. I gravi dislessici si collocano qua.

- semantica: significati delle parole

- grammatica: modo con cui le parole e le loro parti si combinano per veicolare diversi significati

- pragmatica: uso del linguaggio

 cosa avviene quando decodifichiamo un testo?

Quando codifichiamo un testo abbiamo, dal punto di vista neuropsicologico, i processi attraverso cui riusciamo a

leggere un testo scritto.

Quando noi leggiamo utilizziamo due vie:

a) fonologica (sublessicale) 73

b) lessicale

I dislessici in certe situazioni utilizzano una via piuttosto che un’altra, quindi continuano ad alternare. Quando

riescono utilizzano la via lessicale perché conoscono i termini, quando non riescono più codificano.

La via lessicale però spesso la usano per anticipazione (es. carota invece di carovana). Continuando a fare questo

doppio compito non ce la fanno più.

- due differenti punti di vista:

• uno di tipo neuropsicologico, che spiega quali sono i processi attraverso cui riusciamo a

leggere un messaggio scritto

• uno strettamente evolutivo, che consente di comprendere le fasi dell'apprendimento della

lettura

 modello a due vie

- gli studi della neuropsicologia cognitiva su pazienti con disturbi post-traumatici hanno permesso di costruire un

modello di lettura chiamato «modello a due vie» (Coltheart, 1978; 1981), che prevede l’esistenza di due vie di lettura:

• lessicale

• fonologica

 via lessicale:

- il riconoscimento della parola avviene confrontando le caratteristiche visive della parola con la rappresentazione

lessicale, precedentemente immagazzinata (non a caso parole e non parole nelle prove delle superiori cambiano e

diventano più complesse):

- il modello prevede poi una ripartizione della via lessicale in due modalità:

• semantica: consente di accedere, oltre che alla forma fonologica della parola, anche al

significato associato a essa attraverso tre stadi (via 1):

• riconoscimento di alcuni dei grafemi che costituiscono la parola (lessico visivo di

entrata)

• recupero del significato della parola (sistema cognitivo semantico)

• recupero del suono associato alla parola (lessico fonologico in uscita)

• non semantica

• consente di arrivare alla forma fonologica della parola senza recuperare il

significato a essa associato, passando cioè dal lessico visivo in entrata a quello in

uscita (via 2)

L’esistenza di queste due vie si è vista dallo studio dei pazienti con lesioni, che non riuscivano più a recuperare certe

parole (competenza prima presente e poi assente).

 l'esistenza di queste due vie è documentata dallo studio delle manifestazioni di pazienti che, a causa di lesioni,

perdono la capacità di leggere parole familiari senza però perdere la capacità di recuperarne il significato, dicono cioè

di conoscere il significato della parola che hanno di fronte, ma non sono in grado di leggerla ad alta voce, e viceversa.

 via fonologica:

Si basa esclusivamente sul recupero del fonema associato al grafema, quindi le singole unità.

Quindi riescono a pronunciare la parola.

- la seconda via postulata dal modello prevede invece che la lettura della parola avvenga attraverso il recupero di ogni

fonema associato al grafema (via 3); le singole unità verrebbero associate secondo le regole proprie della lingua del

parlante permettendo, quindi, a quest'ultimo di pronunciare la parola; questo meccanismo spiegherebbe la capacità

di leggere anche parole nuove.

Ad esempio i bambini con ritardo mentale utilizzano la via fonologica, perché fanno fatica a recuperare il lessico.

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Quando noi utilizziamo il modello standard di lettura, essenzialmente facciamo una serie di cose:

 modello standard di lettura

- analisi visiva: es. guardo una “a”

- conversione grafema-fonema: es. guardo una “a” e produco verbalmente la “a”

- lessico ortografico

- sistema semantico: come si legge la parola (accento)

- lessico fonologico di uscita: produzione della parola nel complesso

 quindi abbiamo due strategie di lettura:

- fonologica • richiede l’analisi delle singole sub-unità che compongono la parola e attraverso le regole di

conversione g/f viene ricostruita la catena fonologica che consente recupero della parola

nel repertorio lessicale

- lessicale • il lettore riconosce globalmente la parola e la pronuncia dopo averla riconosciuta dal suo

repertorio lessicale

I bambini con difficoltà di lettura fanno fatica con entrambe queste strategie. Da piccoli tenderanno ad utilizzare

maggiormente la via fonologica. Più vanno avanti tendono a diventare lenti ma corretti perché utilizzano la via

lessicale.

MODELLO EVOLUTIVO DI UTA FRITH:

- stadio logografico: es. prescolare. I bambini a settembre circa dell’ultimo anno della scuola materna tendono ad

utilizzare la fase logografica.

- stadio alfabetico: in età scolare. Fonema – grafema o grafema – fonema.

- stadio ortografico: dopo la prima elementare. I suoni piano piano diventano sillabe.

- stadio lessicale: vedo la parola e la leggo

I dislessici in base alla gravità fanno fatica nello stadio alfabetico o ortografico.

 cause DSA:

La causa è essenzialmente biologica, genetica (non si sa ancora qual è il gene). In famiglia di un bambino con DSA ci

sarà sempre qualcuno con DSA. Non è possibile che un bambino abbia dal nulla un disturbo dell’apprendimento

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perché appunto è genetico. Allo stesso modo, il DSA non si può sviluppare per aspetti socioculturali o altro. In questo

caso infatti questi bambini hanno un blocco cognitivo ed emotivo dovuto ad altre questioni.

- esiste un sostanziale accordo sul fatto che all’origine vi sia un fattore biologico: una prova è costituita dall’alta

familiarità del disturbo

- lo sviluppo delle conoscenze scientifiche ha permesso di stabilire che si tratta di una caratteristica costituzionale,

determinata biologicamente e non dovuta a problemi psicologici o a disagio socio-culturale

 ipotesi eziopatologenetiche:

- FONOLOGICA • deficit nella rappresentazione, nel recupero e/o nell’utilizzo dei suoni del linguaggio

(fonemi) il quale ostacolerebbe l’acquisizione delle capacità di decodifica della lingua scritta

- VISIVA (Magnocellulare)

• deficit visivi a livello dei movimenti oculari saccadi di breve ampiezza (non riescono a

trattenere tutta la parola, hanno un focus solo su un pezzetto per volta ma poi fanno fatica

a ricomporre la parola).

• anomalie anatomiche e funzionali del sistema visivo centrale magnocellulare

• difficoltà visive nello scanning di stimoli piccoli e affollati (cadono spesso in velocità di

elaborazione della WISC, perché è legato allo scanning)

 IPOTESI DEFICIT DI AUTOMATIZZAZIONE: noi leggiamo in maniera automatica, mentre i DSA devono sempre

pensare a quello che stanno scrivendo.

- processi elementari (decodifica e transcodifica nella letto-scrittura) devono poter divenire, dopo un periodo di

esposizione all’esercizio-allenamento-ripetizione, automatici

- processo automatico: processamento dell’informazione in modo veloce ed efficiente senza attenzione focale e con

scarso dispendio di risorse cognitive

- tale abilità risulta essere organizzata dal cervelletto (Nicolson e Fawcett, 1992)

- i dislessici hanno difficoltà nell’acquisire automaticità nelle lettura

 IPOTESI GENETICA:

- ereditabilità: ranges compreso tra 30-70% (es. i gemelli hanno uno un DSA grave e l’altro lieve).

- varianti genetiche che influenzano la dislessia: devono essere completamente identificate, ma studi di linkage hanno

mappato il potenziale rischio relativo ad alcuni loci di diversi cromosomi tra i quali il 2 - 3 – 6 – 15 – 18

- a oggi i geni indicati come candidati per la dislessia sono: Kiaa0319, Dcdc2 e DYXC1C1 tutti coinvolti nella migrazione

neuronale durante lo sviluppo della neo-corteccia cerebrale

 QUATTRO SOTTOTIPI DI DISLESSIA:

1) disfonetica

- difficoltà nell’utilizzare la via fonologica, usa esclusivamente la via lessicale

- riconoscimento delle parole scritte attraverso vie visiva e ortografica

- insufficiente mappatura neurale tra lettere e suoni (non hanno una conoscenza corretta di tutti i suoni e di tutte le

lettere. Per esempio confondono la “p” con la “b”). 76

- difficoltà di lettura di non-parole o di parole rare

2) superficiale

- deficit di automatizzazione (si basano esclusivamente sulla via fonologica. Sono lenti perchè non riescono a

recuperare il lessico).

- decodifica lettera per lettera, in base alle caratteristiche fonologiche

- ignorate le caratteristiche ortografiche, spaziali e percettive delle parole

- frequente confusione tra parole con ortografia simile ma fonologia diversa (pane/cane), difficoltà a discriminare

parole omofone (es. l’uva/luva) (cominciano a saltare anche le regole ortografiche).

- legge allo stesso modo parole e non-parole, senza mostrare alcun vantaggio per le parole più frequenti e non è in

grado di leggere correttamente le parole irregolari (es. accenti irregolari)

3) mista (in genere &egra

Dettagli
Publisher
A.A. 2016-2017
117 pagine
2 download
SSD Scienze storiche, filosofiche, pedagogiche e psicologiche M-PSI/04 Psicologia dello sviluppo e psicologia dell'educazione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher ali7877 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Fattori emotivi e relazionali dell'apprendimento e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Università degli Studi di Milano - Bicocca o del prof Rivolta Laura.