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L’arrivo delle radio libere e la fine del monopolio. La legge Mammì.
Dalle tante esperienze radiofoniche nate dopo la fine del monopolio (1975), alcune si distinsero
per la capacità di cogliere le potenzialità di un mercato pubblicitario minore.
Sono queste le radio che costituirono, nel corso degli anni ‘80, le basi del sistema radiofonico
privato per come lo conosciamo oggi, sempre in bilico tra competitività e incertezze a livello
normativo.
Molte delle esperienze più significative e durature nel mondo della radio sono venute alla luce in
area milanese. In lombardia nacquero Radio Milano International (oggi conosciuta come R101),
Studio 105 (oggi è Radio105), RTL Radio Trasmissioni Lombarde (oggi è RTL102.5), Radio
Italia Solo Musica Italiana e Radio Deejay. Sempre a Milano nacque Radio Popolare che
anzichè concentrarsi sulla musica, diede spazio all’informazione e al coinvolgimento del
pubblico.
Nonostante molte di queste radio sopracitate fossero vivaci e innovative nelle iniziative, si
dovevano scontrare con la scarsità di risorse economiche ma riuscirono ugualmente a ritagliarsi
uno spazio utilizzando diverse tecniche: forme di azionariato popolare, appoggi politici ecc.
A Roma, già dal 1976, era attiva Radio Dimensione Suono (oggi è RDS), legata al mondo delle
discoteche. Sempre nello stesso anno a Napoli, venne inaugurata Radio Kiss Kiss.
Ad arricchire il panorama radiofonico, nel 1982 nacque Radio Maria che trasmetteva dalla
parrocchia di un piccolo paese in provincia di Como.
La legge Mammì
(del 6 agosto 1990) stabilì l’istituto della concessione alla radiodiffusione con
o senza scopo di lucro, e per le radio private commerciali creò due varianti territoriali: quella
nazionale e quella locale. Indicando anche l’impossibilità, per ogni soggetto, di possedere più di
3 concessioni in ambito nazionale.
La legge inoltre imposte tetti pubblicitari diversi per radio commerciali e locali, e stabilì che per
ottenere una concessione privata nazionale fosse necessario sottostare a obblighi informativi.
Le radio cominciarono cosi ad investire nella programmazione informativa fatta di giornali radio
e approfondimenti, un ambito che finora era stato caratterizzato solamente dalla RAI.
A metà strada tra locale e nazionale si sono posti alcuni soggetti riuniti in Syndication, circuiti di
radio locali animati da un soggetto capofila, spesso una concessionaria pubblicitaria, che
trasmettono lo stesso contenuto per un determinato numero di ore al giorno (in Italia fino a 6),
secondo un modello molto diffuso negli Stati Uniti. Le syndication però non hanno avuto molto
successo in Italia, infatti era la SPER (società pubblicità editoriale radiofonica) che dagli anni ‘80
controllava gli inserimenti pubblicitari da mandare in onda su centinaia di radio locali.
Le radio pirata inglesi degli anni sessanta.
Con il termine “radio pirata” si intende una emittente radiofonica che trasmetteva illegalmente.
La situazione in Europa era più o meno analoga a quella del nostro paese: radio statali,
rigidamente controllate, tra le quali spiccava per qualità e professionalità la famosa BBC
inglese, e naturalmente, si potevano osservare tempi diversi tra paese e paese nel passaggio di
testimone tra la radiofonia e la televisione come strumento di diffusione (broadcast) principale.
A differenza degli Stati Uniti, dove non c'era alcun monopolio o concessione statale da violare,
ma solo un problema di accesso a finanziamenti sufficienti e di registrazione e omologazione
all'ente tecnico regolatore delle attrezzature, in Europa per trasmettere via radio, senza essere il
gestore statale, bisognava violare la legge. D'altra parte però la premessa per nuovo mercato
c'era, tanta musica alternativa che esplodeva, sulla scia del successo planetario dei Beatles e
dei Rolling Stones, tanta voglia da parte dei giovani di ascoltare musica al di fuori delle fasce
orarie prestabilite e di sentirsi parte di un circuito diverso e alternativo a quello degli adulti.
Insomma, c'erano tutte le condizioni per imprenditori realmente intraprendenti che se la
sentivano di buttarsi in quest'avventura; la stessa cosa è successa vent'anni dopo con la
televisione, e vent'anni dopo ancora con Internet.
Siamo nel 1958 e Radio Merkur è la prima radio pirata offshore, finanziata da Ford e American
Tobacco con 450,000 dollari.
Le stazioni offshore trasmettevano in onde medie e il loro segnale dopo il tramonto, riusciva a
raggiungere tutta l’Europa, fattore che insieme alle contraddittorie e deboli legislazioni le
rendevano appetibili a tutti gli imprenditori americani che volevano investire
capitali ai quali per anni erano sempre stati negati spazi commerciali all’interno delle radio
nazionali. Nello specifico va ricordato infatti, che la BBC non ha mai concesso spazi pubblicitari.
Le stesse agenzie pubblicitarie inglesi, servendosi di prestanome francesi e olandesi, iniziarono
a comprare spazi pubblicitari all’interno dei palinsesti delle stazioni pirata, convinte della sicura
durata delle loro emissioni e formalmente convinte del crollo degli ascolti della radio pubblica.
Il 15 Agosto 1967 viene approvato il Marine Broadcasting Offences Bill. Questa legge stabilì che
qualunque tipo di trasmissione radio pubblica nei mari intorno la Gran Bretagna venisse vietata
e rese punibile chiunque avesse avuto un rapporto di collaborazione, a terra o in mare, atto a
favorire le trasmissioni commerciali.
La maturazione del mercato italiano. Gli anni ‘90 e i gruppi editoriali.
L’impatto con la concorrenza delle radio private fu molto violento. La RAI perse molti ascoltatori
a causa dell’aumento dell’offerta di musica e programmi da parte di altri emittenti ma anche
dovuto al peggioramento della qualità della ricezione FM.
Le radio private stavano segmentando il pubblico, accontentando le nicchie più specifiche.
Renzo Arbore, storico conduttore di “Alto Grandimento” su Radio RAI, disse che non si
preoccupava delle radio private poichè “
non avevano i mezzi, il knowhow e i personaggi noti di
cui disponeva la RAI stessa
”.
Un tentativo di innovazione è costituito dal lancio di due canali radio in FM che trasmettevano
solo il pomeriggio (Stereouno e Stereodue) e la notte (Stereonotte). Questo esperimento ha
arricchito l’offerta musicale radiofonica della RAI e rappresentò una forte accellerazione
nell’innovazione del linguaggio, dei contenuti e dello stile dei conduttori.
Stereonotte, in particolare, ha avuto un ruolo fondamentale nella proposta musicale del servizio
pubblico. Andava in onda da mezzanotte e mezza alle sei del mattino, organizzato in 4 diversi
turni di conduzione. I conduttori portavano da casa propria dei dischi e li trasmettevano senza
alcuna logica nè interruzioni pubblicitarie.
Pur essendo notturno, il programma era molto seguito.
Sul fronte dell’informazione sportiva e di servizio, la RAI era in vantaggio sui competitors.
Onda Verde, in onda dal 1983, trasmetteva notizie sul traffico in collaborazione con la polizia
stradale.
Nel 1987 sono iniziate anche le trasmissioni sperimentali di Isoradio, canale coprodotto con la
società di autostrade, dedicato interamente agli automobilisti.
Isoradio è trasmesso in isofrequenza, una tecnica di trasmissione che utilizza la stessa
frequenza su un vasto territorio e dunque facilmente accessibile da qualunque paese.
Poco più tardi, molte altre radio private iniziarono ad investire sull’informazione stradale,
fornendo notizie dettagliate per regione: la vera chiave del successo e della fidelizzazione degli
ascoltatori.
Audioradio e le specificità delle private.
La crisi della RAI si accentuò ancor di più con l’arrivo di Audiradio, l’indagine sull’ascolto
radiofonico a partire dal 1988. Come Auditel, Audiradio è una società che tiene insieme
broadcasting pubblico e privato, e svolge indagini campionarie unitarie sull’ascolto di tutte le
emittenti iscritte.
Dalle prime rilevazioni è stato lampante il sorpasso delle emittenti private su quelle della
concessionaria.
La crescente affidabilità ed efficienza di Audiradio ha portato un aumento negli investimenti
pubblicitari sul mezzo.
Gli anni ‘80 e i primianni ‘90 sono stati molto difficili per radio RAI, complici la concorrenza e una
crisi economica del settore.
Le radio private nel frattempo aveveno fatto della specificità il loro vero punto di forza. Basta
pensare a Radio Italia che trasmette unicamente musica italiana.
Inoltre le varie emittenti iniziarono ad equipaggiarsi di strumenti raffinati, software di
programmazione musicale in grado di creare enormi playlist e inviarle in onda automaticamente.
RTL102.5, ad esempio, adottò il Selector, che trasferiva le competenze di DJ in scalette capaci
di selezionare il disco giusto per il momento giusto.
Migliore era il lavoro di archiviazione dei brani, migliore era la resa nella programmazione della
musica.
Nel frattempo molte radio iniziarono ad investire sul miglioramento della rete ma fu proprio
RTL102.5 la prima a trasmettere sulle stesse frequenze in diverse zone d’italia, puntando sulla
riconoscibilità del marchio ovunque.
Gruppi editoriali.
Il primo gruppo editoriale a fare un passo verso la radiofonia è stato il Gruppo L’Espresso che
nel 1994 ha acquistato Radio Deejay.
Nel 1997 è stata acquisita anche Radio Capital e nel 1999 Italia Radio, storica emittente legata
al PCI.
L’offerta del gruppo Espresso si è configurata con 3 emittenti per 3 diverse fasce d’età: i
giovanissimi con m2o, i giovani adulti con Radio Deejay ed il pubblico maturo con Radio
Capital.
Nel 1999 è iniziata l’avventura del gruppo editoriale “Il sole 24 ore”. L’emittente nata da questo
gruppo è Radio24, adottando un format di news e talk d’informazione.
Rizzoli e Corriere della Sera avevano intenzione di avviare Radio Gazzetta, un network
dedicato allo sport ma non si realizzò mai.
Il gruppo RizzoliCorriere della Sera ha acquistato AGR, CNR e Radio Italia Network dal
Sole24ore. Nel 2005 ha trasformato RIN in Play Radio, ma quest’ultima su chiusa poco dopo
per mancanza d’ascolti e al suo posto arrivò Virgin Radio.
Play Radio passò a Finelco in cambio della cessione a RCS di una quota consistente della
stessa Finelco, dando cosi ad RCS, una partecipazione importante nel business radiofonico.
Contemporaneamente al lancio di Play Radio, si verificò l’ingresso di Mondadori nel mondo
della radio, rilevando nel 2005 Radio101 aggiudicandosela dopo una trattativa tra il Tribunale di
Milano e tutti g