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(AGCOM).

4.8 Gli ascolti della radio privata

Audiradio è stata determinante nel rendere appetibile il mezzo radio agli investitori pubblicitari, messi così in

grado di conoscere numeri e tipologie di pubblico a cui far arrivare il messaggio.

Nel 2009 Audiradio ha introdotto il metodo dei diari, i cui risultati hanno fornito un quadro dell'ascolto molto

diverso dai precedenti, e a cui gli editori hanno reagito con posizioni diverse.

Dal secondo trimestre 2010 i dati non sono più stati diffusi e in seguito gli editori e gli altri soggetti che facevano

parte di Audiradio non sono più riusciti a raggiungere un accordo, per motivazioni sia tecniche che di politica

editoriale; questo ha portato nel luglio 2011 alla messa in liquidazione di Audiradio.

Il mercato italiano è rimasto nell'incertezza fino al 2012, quando la società GFK Eurisko ha lanciato una nuova

ricerca – RadioMonitor – usando per la prima volta il personal people meter integrato con la classica indagine

telefonica (CATI). I risultati, resi noti a giugno del 2012, non sono confrontabili con quelli di Audiario, per il

cambiamento delle metodologie di ricerca. Non sono mancate le contestazioni, da parte di radio pubblica e

privata, che hanno definito l'indagine parziale e distorsiva della realtà del mercato; soggetti privati nazionali, poi,

ne hanno contestato modalità e metodo sottolineando come l'indagine non avesse alcun carattere di ufficialità in

quanto svolta da un soggetto privato.

Per quanto riguarda il futuro, la decisione è in mano a un soggetto pubblico super partes, l'AGCOM: definizione

del nuovo metodo di ricerca, delle sue caratteristiche, di chi dovrò realizzarlo.

I dati forniti nel 2012 da GFK Eurisko hanno disegnato una mappa in cui per la prima volta una radio privata è al

primo posto nei dati di ascolto sul giorno medio, e in generale la radiofonia privata sorpassa quella pubblica: RTL

102.5 è la più ascoltata, seguita da Radio Deejay, Radio 105, RDS e Radio1 che si colloca solo al quinto posto.

4.9 Il quadro attuale

Attualmente sul mercato si posizionano le tre diverse realtà fin qui analizzate:

− la concessionaria pubblica

− l'imprenditoria privata → grandi gruppi editoriali che hanno esteso il loro business alla radiofonia;

imprenditori privati locali che hanno ampliato la propria presenza sul territorio;

− radio private di piccole dimensioni, realtà locali legate al territorio di appartenenza.

A determinare parte dei cambiamenti che hanno conferito al settore il suo attuale profilo è stato l'impegno dei

grandi gruppi editoriali.

Il Gruppo L'Espresso già alla fine degli anni '70 aveva costituito la SPER, società per la gestione della

pubblicità radiofonica. Poi ha acquisito tre radio nazionali destinate a target diversi: Radio Deejay, Radio Capital,

m20.

Il Gruppo Il Sole 24 Ore nel 1999 ha fondato una nuova radio nazionale, Radio24, con formato news&talk.

Il Gruppo Mondadori possiede l'emittente all genre R101.

La Mondadori Pubblicità nel 2009 ha acquistato la raccolta pubblicitaria dell'emittente commerciale Radio Kiss

Kiss, con sede a Napoli.

Dopo aver lanciato Play Radio (2005), RCS Mediagroup ne ha ceduto nel 2007 le frequenze a un imprenditore

privato già proprietario di altre emittenti, Alberto Hazan, proprietario del Gruppo Finelco, che attraverso un

accordo con il gruppo internazionale Virgin fa nascere in Italia Virgin Radio, formato di musica rock per

pubblico giovane. Quindi da vita a un accordo che vede insieme un gruppo editoriale, un imprenditore radiofonico

e un gruppo internazionale.

Del gruppo fanno attualmente parte Radio 105, Radio Monte Carlo, 105 Classic, RMC2 e, dal 2010, Virgin Radio

Television.

RTL 102.5 nasce nel 1978 come radio locale a Bergamo per opera del presidente/fondatore Lorenzo Suraci. Del

gruppo fanno parte la radio nazionale, la concessionaria di pubblicità Openspace e il canale televisivo RTL 102.5

TV, lanciato con la formula della “radiovisione”.

Radio Italia, fondata nel 1982 da Mario Volanti, è la prima a trasmettere solo musica italiana. Oggi controlla

l'emittente nazionale Radio Italia Solo Musica Italiana, il canale televisivo Video Italia su Sky, l'etichetta

discografica Solo Musica Italiana, l'organizzazione di eventi e concerti legati alla musica italiana e un sito

Internet.

RDS Radio Dimensione Suono nasce a Roma nel 1976 ed è di proprietà di Eduardo Montefusco, con la

formula “100% grandi successi”.

Ci sono anche esempi noti di radio locali:

− il gruppo Zanella, con sede a Castelfranco Veneto e posizione di leadership nel Nord-est;

− il gruppo di Radio Bruno, fondato a Carpi, attivo in Emilia-Romagna, Toscana, Liguria e Sardegna

− il gruppo Radio Subasio, che copre l'Italia centrale

− Radionorba

− Radio Margherita

4.10 Le sfide del futuro

Le nuove sfide hanno a che fare con la tecnologia, che sta cambiando il pubblico di riferimento, l'ambito e i canali

di diffusione.

Alcuni editori si sono posizionati sul mercato come veri e propri editori multimediali, cioè come fornitori di

contenuti che si muovono su devices differenti, dalla radio alla diffusione.

Molte emittenti hanno sviluppato integrazioni tecnologiche tra radio e televisione.

Le potenzialità dell'ascolto in streaming e il podcasting per i contenuti radiofonici hanno ampliato le prerogative

del mezzo, e i social network ne rispecchiano e diffondo l'animo aggregativo.

Le radio stanno sviluppando presenze sempre maggiori sul web e politiche di social media marketing.

Infine, il tema della trasmissione in modalità digitale. Il passaggio alla diffusione tecnica digitale inizia a metà

anni '90 ma viene interrotto dalla indisponibilità delle frequenze, finchè 2 novità non cambiano il quadro:

1. un'innovazione coreana dello standard che permette di diffondere programmi audio e programmi

televisivi su apparati mobili, Digital Media Broadcasting – DMB;

2. una variante dello stesso standard nata in Europa, il DAB+B, che permette di trasmettere il doppio dei

programmi a elevata qualità.

Il DAB riprende vita e si sviluppa in Europa, offrendo prospettive interessanti agli editori radiofonici: la radio

digitale non sostituirà quella analogica ma le si affiancherà (no switch off obbligatorio). Le frequenze digitali sono

assegnate agli editori già presenti sul mercato analogico che ne hanno fatto richiesta → no nuovi ingressi nel

settore. Offre il miglioramento delle trasmissioni da un punto di vista tecnologico, ma anche nuove strade dal

punto di vista editoriale: differenziazione ulteriore dell'offerta del prodotto attraverso canali trasmessi in DAB

rivolti a pubblici sempre più mirati.

5. La radio comunitaria: storia, protagonisti e prospettive

Le radio libere, considerate progenitrici delle radio comunitarie, ebbero una forte spinta propulsiva fino alla fine

degli anni settanta; negli anni successivi le emittenti commerciali più solide rileveranno le frequenze di diverse

radio libere, contribuendo a rendere l'etere italiano più omogeneo e, di fatto, a impoverire l'offerta radiofonica a

livello locale.

Le radio di movimento torneranno alla ribalta nazionale e internazionale nel 2001, con le emittenti legate all'area

antagonista e dei centri sociali che, nei giorni del G8 di Genova, daranno vita all'esperienza di Radio GAP.

5.1 La normativa: la legge Mammì

La legge Mammì (223/1990) è la prima legge riguardante il sistema radiotelevisivo, e prende il nome dall'allora

ministro delle Poste e delle Telecomunicazioni, Oscar Mammì.

Si tratta di un condono che rende legali situazioni di fatto o provvisorie.

Viene istituita una figura che dovrebbe occuparsi di controllo e vigilanza, il garande per la radiodiffusione e

l'editoria, ma non gli viene trasferito nessun potere: nessuna dotazione di uffici tecnici e strumenti per far

rispettare le decisioni e le eventuali sanzioni.

Furono realizzate solo le parti che riguardavano l'assetto duopolistico del sistema televisivo, mentre il resto della

normativa divenne di fatto desueto: la legge aveva fissato in 180 giorni il termine per le assegnazioni delle

concessioni radiotelevisive da parte del governo, termine largamente disatteso.

5.2 Le norme sulla radio comunitaria

La legge 223/1990 fa nascere l'emittenza radiofonica comunitaria senza fini di lucro, esercitata da fondazioni,

associazioni riconosciute e non, che siano espressione di particolari istanze culturali, etniche, politiche e religiose.

Essa prevedeva due tipi di concessione: locale e nazionale.

La legge si limitò a fotografare l'esistente e, tutt'oggi, le concessioni locali non hanno ancora un numero definito

per legge in quanto i ministeri competenti non sono stati in grado di presentare un soddisfacente piano di

ripartizione delle frequenze: è avvenuta una selezione tramite piccole e grandi concentrazioni, che ha portato a una

drastica diminuzione del numero delle radio locali e comunitarie dal 1990 in poi.

In generale, nella situazione italiana si evidenzia l'assenza totale di attenzione politica mostrata da tutti i governi

nei confronti della radio comunitaria locale; i pochi vantaggi intravisti per le radio comunitarie locali sono rimasti

lettera morta.

In cambio di agevolazioni sui canoni e tasse di concessione, le radio comunitarie venivano sottoposte a una serie

di obblighi:

− l'autoproduzione dei programmi per almeno il 50% dell'orario di trasmissione giornaliero → ridotta al

30% con la legge 650/1996

− l'impossibilità di trasformazione della concessione da comunitaria a commerciale

− la limitazione del tetto pubblicitario al 5% orario

L'obbligo di autoproduzione dei programmi per una percentuale così alta è particolarmente gravante in quanto la

legge non considera programmi autoprodotti la trasmissione di musica intervallata da interventi del conduttore.

Inoltre, la vigilanza sul rispetto della quantità di materiale autoprodotto, così come dell'affollamento pubblicitario,

è una questione aperta: il suo controllo è in teoria affidato ai comitati regionali per le comunicazioni e agli

ispettorati territoriali del ministero delle Comunicazioni, ma questi organismi non hanno mai agito in maniera

proattiva, operando solo quando chiamati in causa da denunce di altri emittenti o da associazioni di categoria.

Questo approggio ha portato nel tempo ad una scarsa osservanza delle regole sui contenuti della

programmazioone da parte delle emittenti radiofoniche di ogni tipo.

Sul fronte economico, il sistema di incentivi, peraltro deboli, previsti dalla legge Mammì a favore delle radio

comunitarie, non ha mai trovato un'applicazione concreta e tempestiva.

Le radio comunitarie riunite nell'A

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A.A. 2013-2014
37 pagine
30 download
SSD Scienze politiche e sociali SPS/08 Sociologia dei processi culturali e comunicativi

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher kiabori di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Laboratorio di comunicazione radiofonica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Bonini Tiziano.