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3-LA RADIO DI SERVIZIO PUBBLICO

Per emittenti di servizio pubblico intendiamo aziende radiofoniche separate dal diretto controllo del governo,

sebbene dipendano da esso per la maggior parte del loro sostentamento.

Il servizio pubblico si distingue dalla radio di Stato in quanto agisce in un regime di concorrenza all’interno di

stati democratici.

Il modello economico del servizio pubblico si basa su: fondi statali e una tassa sugli apparecchi, il canone.

Ci sono 3 macrocategorie di servizio pubblico:

- modello “liberale” (in GB) dove il servizio pubblico è indipendente dalla politica del governo

- modello “pluralista polarizzato” con livelli considerevoli di intervento dello stato(paesi mediterranei)

- modello “democratico-corporativo” fortemente legato all’influenza di gruppi sociali e parzialmente

indipendente dalla politica (Austria, Olanda, Svizzera, Belgio, Germania)

Ma le definizioni di servizio pubblico storicamente sono sintetizzabili in tre grandi categorie

• pubblica utilità = un servizio che lo stato eroga a tutti i cittadini

• sfera pubblica e bene comune = il servizio pubblico si fa carico della gestione di un bene pubblico, la rete di

trasmissione di segnali radiofonici, per metterlo al servizio della sfera pubblica. Il canale pubblico ha il dovere

di fornire tutte le informazioni di cui hanno bisogno i cittadini

• rapporto pubblico e audience = il servizio pubblico è al servizio dell’ascoltatore/consumatore, il suo obiettivo

è quello di soddisfare gli interessi e le preferenze del singolo consumatore, piuttosto che i bisogni della

collettività.

Questa concezione nasce negli anni 80, quando le radio pubbliche hanno iniziato a confrontarsi con la fuga

di ascolti verso i media privati.

Gli obiettivi del servizio pubblico: copertura territoriale, programmazione pluralista, attenzione alla cultura

nazionale ma anche alla natura multietnica della società, responsabilità verso la società e il pubblico.

3.2- IL SERVIZIO PUBBLICO RADIOFONICO IN ITALIA

In Italia la società concessionaria in esclusiva del servizio pubblico radiotelevisivo è la RAI, società per azioni

di cui il ministero dell’Economia e delle Finanze possiede il 99,56%, il restante 0,44% è di proprietà della

SIAE.

Modello economico  sistema misto di entrate = canone, vendita spazi pubblicitari (più esegui: ricavi

editoriali, vendita diritti e merchandising)

Le entrate, nell’anno 2010, ammontano a 2,8 miliardi di euro.

Il canone di 113€ è uno dei più bassi d’Europa.

Dei ricavi derivanti dal canone italiano, la quota destinata alla radiofonia è esigua. L’ultimo bilancio della

radiofonia RAI, secondo fonti non confermate, ammonta a 25 milioni di € (solo 1,5% del tot).

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Le entrate pubblicitarie di radio e tv costituiscono il 30% del bilancio pubblico, ma si sta registrando un calo.

La crisi della pubblicità ha avuto come conseguenza un drastico contenimento dei costi operativi e il

progressivo aumento del canone.

Radio RAI, vive un presente difficili dovuto non solo alla concorrenza di radio commerciali, ma soprattutto a

quelle nuove forme di intrattenimento nate con la rete. A questo scenario si aggiungono anche i problemi

interni dovuti alla pressione politica e la necessità di dover contenere le spese generali e del costo del lavoro.

Radio RAI è tenuta a destinare ai generi predeterminati, di seguito indicati, non meno del 70% dell’offerta

annuale di programmazione dei canali nazionali Radio1 e Radio2 e non meno del 90% di Radio3: notiziari,

informazione generale (sport, reportage..),

cultura(programmiscientifici,umanistici,tecnologici;teatro;documentari storici), programmi su temi sociali,

musica, servizio (programmi per la tutela della lingua italiana, programmazione per non udenti, programmi

finalizzati a promuovere la conoscenza dell’ UE, programmi con temi religiosi), pubblica utilità (notiziari sulla

viabilità, condizioni meteo).

Mentre una radio privata costruisce il proprio palinsesto con il fine di attirare investimenti pubblicitari e ha

l’unico vincolo di non sforare il tetto prefissato per i costi di produzione, i direttori dei canali pubblici sono

vincolati dalle proprie scelte non solo dalla spinta a fare alti numeri d’ascolto, ma anche dalle pressioni

politiche, dalla riduzione progressiva del budget e dagli obiettivi prefissati dal contratto di servizio.

CONTRATTO NAZIONALE DI SERVIZIO STIPULATO TRA LA RAI E IL MINISTERO DELLO SVILUPPO

ECONOMICO PER IL BIENNIO 2010-2012:

La missione di servizio pubblico, più in particolare, consiste nel garantire all’universalità dell’utenza un’ampia

gamma di programmazione e un’offerta di trasmissioni equilibrate e varie, di tutti i generi, al fine di

soddisfare, con riferimento al contesto nazionale ed europeo, le esigenze democratiche, culturali e sociali

della collettività, di assicurare qualità dell’informazione, pluralismo, inclusa la diversità culturale e linguistica

intesa nel quadro della più ampia identità nazionale italiana e comunque ribadendo il valore indiscutibile della

coesione nazionale.

3.3- OFFERTA RADIOFONICA DELLA RAI

Attualmente l’offerta radiofonica di Radio Rai è di 10 canali trasmessi attraverso 7 diverse tecnologie( AM,

FM, Via cavo, DAB/DAB+, Straming, Digitare terrestre, Digitare satellitare).

• Radio1 (4,5 milioni di ascoltatori nel giorno medio) è il canale orientato all’informazione, unico a essere

trasmesso in tutte le tecnologie Rai disponibili, comprese le onde medie, dismesse per le altre reti nel 2004.

Ha assunto questo nome dopo la riforma del 75, quando ancora si chiamava Programma Nazionale (prima fu

Rete Rossa e Primo Programma) . Il canale trovò la sua piena espressione nel giornale radio (GR), diretto da

Antonio Piccone Stella. Ora il palinsesto è centrato sull’informazione tanto da essere definito all news, ma

all’inizio faceva anche programmi di musica e di svago. La definitiva connotazione di canale informativo

arriva nel 1998, con la decisione di dividere il palinsesto in 4 fasce quotidiane con appuntamenti fissi.

I programmi più popolari e longevi: Radio anche io, Baobab, Zapping, Tutto il calcio minuto per minuto.

Anche se radio1 dovrebbe mandare in onda solo informazione, sport e musica, troviamo ancora qualche

spazio dedicato al varietà (Attenti al pupo) e a rubriche culturali(Con parole mie)

*in tutte e 3 le reti nazionali emerge a fatica un unico formato tematico, questo perché cercano di attrarre

ascoltatori/consumatori e quindi investimenti pubblicitari.

Inoltre questa radio sta attraversando una profonda crisi di ascolti con la perdita di almeno 3 milioni di

ascoltatori negli ultimi 10 anni nel giorno medio,ma è dovuta anche all’invecchiamento del pubblico di Radio1

e alla sua mancata rigenerazione, anche a causa delle tecnologie obsolete come il sito internet fermo a un

design 1.0

• Radio2 (3,1 milioni di ascoltatori nel giorno medio) è il canale pubblico orientato all’intrattenimento e alla

musica pop. Nato nel 1937- all’ora si chiamava Secondo Programma- ha assunto questo nome dopo la

riforma del 75. Il carattere di intrattenimento leggero risale al 1951. Su questo canale sono nati programmi

come Alto Gradimento di Renzo Arbore e Gianni Boncompagni, che fu il modello di tutti i varietà radiofonici

successivi e Chiamate Roma 3131. Dagli anni 90 ha dovuto iniziare a combattere con le radio private, così

cercò di aumentare gli spazi musicali sempre cercando di essere una “radio di Programmi” di stampo

generalista.

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Verso gli anni 2000 sono nati nuovi programmi con un linguaggio rinnovato e con un nuovo rapporto con lo

spettatore: Caterpillar, Il ruggito del coniglio, Dispenser, Sei uno zero, Alcatraz, Amnesia e Viva Radio2 con

Fiorello.

Nonostante questo l’ascolto di Radio2 è calato di circa 2 milioni in 10 anni. Per questo a partire dal 2009 c’è

stato un cambio di formato, Radio2 si è trasformata in una rete musicale giovanile. Ma anche questa nuova

direzione possiamo definirla un formato ibrido: radio di programmi ma anche musicale (all’interno c’è musica,

intrattenimento leggero, programmi generalisti)

•Radio3 (1,4 milioni di ascoltatori nel giorno medio) chiamato cosi dopo la riforma del 75, prima era Terzo

Programma. Creato nel 1950 sul modello del Third Programme della BBC, presentava un’impronta culturale-

educativa per rispondere alle esigenze di un pubblico più alto e allo stesso tempo contribuire alla crescita

intellettuale del paese.

Nella musica si divideva tra musica seria e leggera (anche se spettava al Secondo Programma) e il jazz

venne immesso con difficoltà iniziali. Lo stesso vale per la letteratura e le arti, con spazi limitati al cinema e

alla cultura di massa. I generi più frequenti oltre alla classica erano il teatro radiofonico, i radiodrammi, la

lettura di romanzi, le conversazioni tra i protagonisti della vita culturale del paese. Dopo il 75 la nuova Radio3

diretta da Enzo Forcella ha rinnovato i linguaggi e stili comunicativi allargando i confini del concetto di

cultura, ma è stato sorpassato dalle radio private in merito alla formazione musicale e culturale. Dal 2009,

con la direzione di Marino Sinibaldi, questa radio è stata nuovamente ripensata rafforzando si il rapporto con

i fedeli ma dando spazio anche alla generazione dei 30-40enni e moltiplicando la presenza delle radio on site

(dal vivo come le dirette dei festival) e on line sui social media.

Accanto a programmi storici: Prima Pagina, Fahrenheit, Radio3 mondo, Radio3 scienza, Tutta la città ne

parla, Hollywood party, Piazza Verdi sono nati nuovi programmi Radio3Doc, Chiodo fisso, Tre soldi,

Wikiradio(documentari radiofonici) Il Dottor Djemblè (varietà surreali) Alza il volume, Sei gradi, File urbani

( musica leggera e pop)

E’ da sottolineare che la musica occupa il 50% del palinsesto, con un dominio del genere classico (78%)

rispetto a tutti gli altri ( es Jazz 6%, pop 5%, alternative 2%).

• FD4 e FD5, sono ciò che resta dei canali di filodiffusione creati nel 1958 dalla RAI quando la copertura

radiofonica via etere non era capillare e la qualità del suono in modulazione di ampiezza (AM) spesso

lasciava a desiderare. La filodiffusione, al contrario, permetteva di ricevere i programmi con una qualità del

suono maggiore. La trasmissione via cavo garantiva infatti un suono limpido e una diffusione su tutto il

territorio nazionale. Dopo l’introduzione della modulazione di frequenza e con l’avvento delle radio private la

filodiffusione fu relegata sempre di più nella nicchia degli appassionati di musica classica e degli ascoltatori di

“fascia alta” .

Non esistono dati certi sugli ascolti ma sembra che si aggirino sui 300

Dettagli
A.A. 2013-2014
35 pagine
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SSD Scienze antichità, filologico-letterarie e storico-artistiche L-ART/06 Cinema, fotografia e televisione

I contenuti di questa pagina costituiscono rielaborazioni personali del Publisher giulia.caimi.3 di informazioni apprese con la frequenza delle lezioni di Laboratorio di comunicazione radiofonica e studio autonomo di eventuali libri di riferimento in preparazione dell'esame finale o della tesi. Non devono intendersi come materiale ufficiale dell'università Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) o del prof Bonini Tiziano.