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C. 5 FAMIGLIE MULTIPROBLEMATICHE, SERVIZI SOCIALI E APPROCCIO SISTEMICO
Nelle FMP i sintomi creano disorganizzazione e malfunzionamento creando la premessa x la presenza di
altri sintomi destrutturanti. Caratteristiche delle FMP:
- La comparsa dei sintomi è nelle fasi precoci di costruzione del sistema familiare (dalla coppia
genitoriale)
- I sintomi iniziali riescono a bloccare l’evolversi del sistema verso altre fasi del ciclo vitale
(disgregazione, incapacità di affrontare necessità sociali ed emotive), x cui intensa ricerca di aiuto
ext e svuotamento delle competenze dei membri adulti del sistema
- Presenza di + sintomi devianti e di gravità alta
- Assenza o basso liv di funzione di guida dei genitori
- Straordinaria debolezza dei confini tra famiglia/ext e all’int stesso
- Tendenza a mantenere relazioni di dipendenza cronica coi servizi/operatori
Normalmente la richiesta d’intervento non è avanzata dalla famiglia ma dai scolastici, giudiziari,
problemi:
sanitari, psicologici. Il liv sociale delle FMP è basso, con gravi condizioni economico-culturali (miseria,
mancanza estrema di mezzi culturali e sociali in grado di provvedere a una sufficiente integrazione nel
tessuto sociale, prevalgono nuclei numerosi, promiscuità, carenza igienica. Altre caratteristiche:
- Padre periferico (senza stabile occupazione o marginale/illegale)
- Coppia instabile (unita da giovane, incapace di costruire un nucleo stabile e organizzato, frequente
richiamo a famiglia d’origine e delega)
- Donna sola
Tecniche d’intervento
La complessità dell’approccio e della richiesta rendono difficile l’uso di tecniche tradizionali
(durata/collocazione degli incontri non ricordano le sedute canoniche di terapia familiare, es. a domicilio), è
frequentissimo dedicare una gran quantità di t a un solo membro. L’intervento strutturale è assai efficace
(capacità di colpire direttamente la struttura del sistema), le risposte ottenute inizialmente sono spesso
scoraggianti. Necessario il coinvolgimento di + servizi (lavoro di rete). 7
La FMP produce reazioni emotive forte, i t d’intervento mettono a dura prova la pazienza, l’alternarsi di
miglioramenti/ritorni crea sentimenti di frustrazione e impotenza. L’alto liv di coinvolgimento mette a
rischio la stabilità emotiva degli operatori (burn out).
C. 6 L’INTERVENTO CON LA FAMIGLIA NEI CASI DI MALTRATTAMENTO ALL’INFANZIA
Dietro ogni situazione di maltrattamento c’è un bambino che soffre e una famiglia in crisi. Indicatori di
riconoscimento del maltrattamento.
presenza di un possibile problema del nucleo familiare i cui effetti ricadono sul
Indicatori di rischio/abuso:
bimbo; compito degli operatori è riconoscere i comportamenti-segnale. Un genitore disinteressato-
incapace di riconoscere il disagio del figlio evidenzia un lim nella sua funzione genitoriale. Gli indicatori
possono essere Occorre approfondire le risorse genitoriali presenti che a volte
individuali, familiari e sociali.
consentono di uscire spontaneamente dalla situazione di crisi.
= la patologia familiare ha già individuato nei < la valvola di sfogo delle proprie difficoltà. Si
Maltrattamento
distingue:
1. Maltrattamento fisico: lesioni cutanee, scheletriche, traumi cronici, lesioni int, deficit di crescita.
Nel comportamento ostilità, reattività, aggressività, iperattività, isolamento, sottomissione, cambi
d’umore, rendimento scolastico
2. Trascuratezza: carenza di cure igieniche e sanitarie, immunitarie, malnutrizione, deficit crescita,
ritardi cognitivi, incidenti domestici. Comportamento: assenze scolastiche, mancanza di regole x
addormentamento/alimentazione, avvicinamento precoce a delinquenza
3. Abuso sex: ferite/contusioni non accidentali nelle zone genitali, difficoltà a sedersi,camminare, fare
attività fisica, perdite vaginali, dolori, infiammazioni, infezioni, malattie sex. Comportamento: crollo
rendimento scolastico, alterazioni alimentari, cambi d’umore, ansia, isolamento sociale, rifiuto
visite mediche, fobie
Un singolo indicatore non è sufficiente.
Ipotesi cliniche
Maltrattamento come effetto di una situazione di crisi della famiglia: una famiglia in crisi è un nucleo che
manifesta la propria patologia relazionale attuando condotte inadeguate/violenti verso figli. Il
maltrattamento risulta come risposta tot inadeguata a tensioni che trovano sfogo nel < x la sua debolezza
nella rete familiare. I giochi familiari tipici delle famiglie maltrattanti rivelano un intreccio di relazioni tra
coniugi, famiglia nucleare ed estesa come possibili nodi problematici da cui può svilupparsi rabbia e furore
che inducono violenza. Tra i fattori di rischio: esser immersi in una condizione
ciclo ripetitivo dell’abuso:
che contempla la violenza familiare come abituale modalità di relazione; si crea un contesto di
apprendimento che induce i bambini maltrattati a divenire genitori maltrattanti.
Es. genitore che picchia il bambino x dare un mess a un altro membro della famiglia + gli stessi bambini
cadono inconsapevolmente nella trappola del maltrattamento attivandosi x mantenere la drammatica
posizione. Uno dei costi principali di sofferenza/patologia x bambini è l’assenza di fig. di riferimento nei
periodi sensibili di sviluppo. I bambini manifestano la sofferenza x es. con gioco ripetitivo (post-traumatico).
Ripetitività compulsiva, ma il gioco fallisce nel mitigare l’ansia. 8
Fattori protettivi: presenza di un genitore in grado di tutelare il bambino dal maltrattamento dell’altro,
capacità di riconoscere gli errori (autocritica), incontro del giovane con partner in grado di svolgere
funzione ripartiva.
L’intervento psicoterapeutico è difficile: manca la richiesta spontanea d’aiuto, disponibilità a collaborare.
Spesso sono limitati gli strumenti culturali che impediscono alla famiglia d’origine con la parola (strumento
d’elezione della terapia). Uno degli interventi che il tribunale può richiedere è l’allontanamento del < dalla
famiglia d’origine. I primi interlocutori sono i bambini, ogni intervento deve essere programmato x il loro
benessere; la salute del bimbo viene prima di tutte le motivazioni socioculturali, psicologiche, materiali che
la famiglia pone.
Prospettive d’aiuto e intervento
Il contesto familiare non è + in grado di offrire adeguate occasioni di crescita, se il giudice decide x
l’allontanamento occorre una collocazione in struttura protetta. Occorre individuare delle priorità
d’intervento:
- Il cliente è il bambino
- Lavorare x ottenere l’assenso e collaborazione del bambino
- I bambini devono sapere cosa è successo e xchè sono allontanati da casa altrimenti si pensano
responsabili (ai genitori si deve attribuire al difficoltà/disagio, non la colpa/cattiveria)
- Non giudicare le famiglie maltrattanti
- Non lavorare da soli ma in collegamento con altri colleghi
- Dare un t all’intervento (una delle situazioni + drammatiche è collocare il bambino in strutture
protette senza un progetto)
- La segnalazione al tribunale dei < è un obbligo legale
- Inopportunità di collocare il figlio presso un parente (il maltrattamento chiama in causa i nodi
irrisolti di 3 generazioni)
- Non cedere al ricatto dell’assistenza (famiglie di modesta estrazione scoiale che giustificano l’abuso
x colpa della povertà)
C.7 LE DONNE E LA VIOLENZA FAMILIARE
Il complesso fenomeno del maltrattamento
La violenza intrafamiliare è stata x molto t sottostimata dalla letteratura psicologica, primi studi risalgono al
60 con lavori che la interpretano come prodotto di personalità patologiche tali da avviare relazioni
pericolose (es. causa dell’alcolismo, incapacità di gestire frustrazioni: maltrattamento come fenomeno
limitato a sogg devianti).
Anni 70, ampliamento studi e considerazione del contesto socioculturale in cui la violenza si produce +
sviluppo centri antiviolenza = emerge che la violenza domestica non è eccezionale né limitata alle famiglie
emarginate. Considerare:
- + evidente e facile da dimostrare
Violenza fisica:
- sempre associata alla fisica, + subdola e complessa che si esprime con minacce, mess di
Psicologica:
squalifica, valorizzazioni, restrizioni di libertà/autonomia 9
- sia fisico che psicologico; riconoscere l’imposizione dell’atto sex significa avere
Sopruso sex:
coscienza di sé, autonomia e diritti, ma spesso le donne si rifanno a modelli ereditati dalla
tradizione e vivono la prevaricazione sex come dovere coniugale
I protagonisti della violenza e le loro vicende familiari
Il maltrattamento intrafamiliare è un fenomeno trasversale ed esteso ma è possibile evidenziare caratteri
generali dei sogg coinvolti:
Storie di famiglie d’origine disfunzionali: non necessariamente è presente la violenza ma non si
riconoscono i bisogni emotivi, clima di distanza affettiva, assenza dialogo, indifferenza, spesso i
rapporti genitori/figli formalmente buoni e rispettosi ma freddi/distanti, famiglie apparentemente
unite che fanno molte cose insieme, raramente si litiga ma nessuno parla davvero di sé = omertà e
impossibilità di affrontare la radice dei problemi + che la gravità, nessun membro è libero di
esprimer ei propri bisogni, sentimenti, pensieri, ciascuno deve attenersi al proprio ruolo in modo
rigico/statico x l’impossibilità di evolvere e adattarsi ai cambiamenti (negazione realtà). Ostacola
nella donna la capacità di analizzare e riconoscere le situazioni svantaggiose, imparano a nona
ascoltare le proprie sensazioni, a non darsi valore, tendono a investire in rapporti in cui si sentono
utili/indispensabili, sono attratte da uomini da salvare, bisognosi di affetto o freddi/distanti. La
paura di non meritare amore le induce ad accettare qualsiasi cosa x scongiurare la paura
dell’abbandono (dedizione + sottomissione)
Negli uomini, tendenza a ripetere modelli culturali e di comportamento appresi nelle famiglie
d’origine (capofamiglia all’apice di una gerarchia di rapporti, i sogg sono vissuti come ogg di
possesso, la violenza come mezzo di affermazione del potere); personalità fragili e dipendenti con
storie pregresse di disagio/abbandono, incapacità di gestire il confronto con l’altro e controllo
pulsioni
La relazione di coppia: dal conflitto alla violenza
Il maltrattamento è usato x imporre il proprio potere: sistemi familiari inflessibili e isoalti in cui non sono
ammesse intrusioni, rapporti di coppia complementari e rigidi, incapacità di elaborare e comunicare
all’altro il proprio disagio = il passaggio all’atto è modalità privilegiata di gestione dle conflitto